Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: liberaurora    21/02/2021    0 recensioni
Dopo aver assistito alla puntata di San Valentino della seconda stagione, quell'episodio così drammatico e ricco di pathos per la famiglia Cattaneo, ho sentito il bisogno di provare a descrivere lo stato d'animo di Luciano. Distrutto per la scoperta del tradimento dell'allora moglie Silvia, della bugia sulla sua paternità nei confronti del suo Federico, il ragioniere, sconvolto, vaga per la città finendo davanti al Paradiso, in cerca di un appiglio. Tuttavia, come ha mostrato bene la scena della puntata, l'unica persona con cui avrebbe voluto parlare e sfogarsi, la sua Clelia, stava tornando (ahimé e ahilui) da un appuntamento con Ennio. È stato proprio in quegli istanti di dolore nel dolore vissuti da Luciano, che ho voluto inserire questa sorta di introspezione di quelli che ho immaginato potessero essere i pensieri che assillavano la sua mente: il pensiero di aver perso Clelia, forse per sempre, la consapevolezza che avrebbe dovuto mentire a suo figlio per proteggerlo, diventando così bugiardo come Silvia, costringendo se stesso a venir meno non solo ai suoi desideri, come era sempre stato, ma anche alla sua onestà...
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quegli occhi. Erano tutto ciò che avevo. Mi aggrappavo al pensiero di lei, al suo sorriso e a quelle pupille verdi che accendevano le mie.
Adesso invece è tutto diverso. La sua vita non mi appartiene più. Forse non è mai stato vero niente, ma solo un'illusione. Quel palazzo di cristallo presso cui custodivo i miei sogni si è frantumato, ormai lo so. Eppure so anche che conserverò i frammenti del nostro amore come ricordi veri e unici.

E poi c'era la capanna matrimoniale. Negli anni sono bastate folate di vento, forti tempeste, innumerevoli gocce di pioggia per minacciarne la struttura. Finora però era sempre rimasta in piedi in un modo o nell'altro, mi ero imposto che fosse così. Più per il bene degli altri che per il mio. Come sempre. Non avrei immaginato che la menzogna avrebbe posto fine a tutto questo, bruciando ogni pezzo di legno. A quel punto nessun litro d'acqua avrebbe potuto arrestare questo devastante incendio.

Mi sentivo in balia di me stesso, umiliato, deluso. E quel che è peggio forse è che l'unica àncora a cui speravo di aggrapparmi aveva cambiato porto. Eppure non avrei potuto pretendere che lei vivesse nel passato, era giusto che continuasse il suo viaggio senza di me visto che non potevo offrirle alcuna destinazione.

Adesso, col cuore preso a morsi, vago senza meta. A farmi compagnia solo la consapevolezza che dovrò subire una metamorfosi, diventare ciò che più odio essere: un bugiardo, come chi porta la mia stessa fede al dito. Che poi, fede in che cosa?! Sicuramente non nella fiducia, né nell'ascolto né tantomeno nella sincerità. Questo veleno strisciante, fatto di falsità mascherate da inutili scuse, di cui ho sempre ignorato la presenza, si era impossessato sempre di più, in modo silenzioso, delle nostre vite. Ora neppure la più amara delle medicine sarebbe lontanamente paragonabile a questo terribile veleno.
Il mio ragazzo, così importante per me, è nutrito di un sangue estraneo. Il mio, rosso ruggine, è vivo sì, ma è come spento, soffocato.
Radici senz'acqua: ecco quello che mi rimane.
   
 
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