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Autore: Khailea    21/02/2021    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas:
 
Tutto attorno al ragazzo si era fatto estremamente buio, i detriti dell’ascensore sotto di lui non avevano fatto molto per attutire la caduta, e per una manciata di secondi l’aria era completamente uscita dai polmoni a causa dell’impatto, ma, tutto sommato, stava ancora bene.
La prima cosa che il ragazzo controllò istintivamente fu il cappello, e grazie alle sue capacità nonostante l’oscurità poté vedere era completamente integro; un grande sollievo vista l’importanza.
-“Per quanto tempo vuoi star fermo? Farai aspettare il tuo innamorato.”- la voce di Mostro comparve all’improvviso. Era da molto che non lo sentiva, e solo ora a pensarci la cosa l’aveva sorpreso. –“Non credere mi metterò a commentare tutte le vostre stucchevoli vicende. Ho preferito aspettare una situazione un po’ diversa.”-
Poteva capire il suo silenzio, in un certo modo. Molte delle situazioni vissute non sarebbero mai state di suo interesse, quindi era giusto non fosse costretto a dir nulla.
-“Sono comunque aggiornato sui recenti avvenimenti, ma penso non guarderò quando sarete soli.”-
Anche se condividevano quel corpo Mostro era comunque in grado di decidere se guardare o meno qualcosa, e Daimonas fu profondamente grato di questa sua capacità. Almeno in momenti intimi potevano veramente stare soli, ma come aveva detto l’altro Jack probabilmente lo stava aspettando.
-Jack! Seraph! Milton!- provò a chiamarli un paio di volte, ma non riuscì a sentire nulla, probabilmente avevano trovato un modo per uscire da lì, quindi era meglio anche lui si sbrigasse.
Ad occhio e croce non c’erano appigli sui quali arrampicarsi dal punto in cui si trovava, ma tra i detriti notò una grata nel pavimento che forse poteva collegarsi a qualche altra parte della struttura.
-Beh, tentar non nuoce.- disse tra sé e sé il ragazzo, avvicinandosi e tirandola per rimuoverla. Ci volle più forza del previsto siccome era ben sistemata, ma il metallo rovinato dal tempo rese più facile la cosa. Si aprì così davanti a lui un lungo tunnel privo di luce e dal pavimento sporco, fortunatamente era ancora abbastanza magro da poterci passare senza troppi problemi, ma avrebbe dovuto gattonare per parecchio tempo.
-“Sei cambiato molto in questi pochi mesi, e non solo fisicamente.”-
-Dici?-
Normalmente non rispondeva mai a voce alta, ma ora erano soli, quindi non c’era alcun problema.
-“Hai iniziato a dare un altro valore alle cose. Ti sei affezionato a quelle persone, e ti hanno cambiato.”- non lo stava dicendo come fosse un rimprovero, ma semplicemente per un parere oggettivo.
-Penso che siano così, gli esseri umani. Interagiscono tra loro cambiandosi a vicenda.-
-“Diventa tutto più complicato. Paradossalmente la tua vita era più facile quando non ne avevi una.”-
-Però non scambierei questa vita per nulla al mondo.-
Aveva degli amici che lo proteggevano, persone con cui godersi le giornate, e soprattutto Jack. Non era in grado di descrivere tutte le emozioni che provava quando stavano assieme, ma desiderava scoprirle e viverle tutte.
-“Lo so. Sento che sei felice, anche se hai paura di perderli.”-
A quel punto Mostro tornò in silenzio per un po’, mentre Daimonas continuava a strisciare senza mai fermarsi, perfino quando il terreno cominciò a diventare viscido ed umido; preferiva non pensare a dove stesse finendo, quando un suono attirò la sua attenzione. Si trattava di uno squittio, che mano a mano si spostava diventava più forte. Probabilmente c’erano molti topi nei dintorni, e ne ebbe la conferma quando ne trovò almeno quattro a divorare la carcassa di uno di loro.
Purtroppo non poteva evitare di passarvi in mezzo, ed i topi vedendolo come una minaccia cercarono subito di morderlo e di cacciarlo. I loro morsi erano fastidiosi, ma non per questo evitò di superarli, anche perché non c’era nessun’altra strada, ma probabilmente attratti dal fatto fossero l’unica cosa calda e viva i topi continuarono a seguirlo provando a morderlo affamati.
-“Schiacciali. Non ti lasceranno in pace.”- disse Mostro senza sembrare troppo irritato dal suo indugiare. Inizialmente il ragazzo sperò i topi ad un certo punto lo lasciassero in pace, ma erano così affamati che la fame li spinse a continuare a tentare; alla fine schiacciarli fu veramente l’unica soluzione.
-Mi ricordano quando ho fame…- sussurrò mentre un leggero eco si dilungava nel tunnel.
-“Loro non hanno modo di evitarlo. Tu sei solo testardo.”- lo rimproverò Mostro, ricordando tutte le volte in cui aveva rifiutato di nutrirsi fino all’ultimo. Ovviamente non parlavano di cibo comune agli uomini, ma di qualcosa necessario solo a lui, senza il quale avrebbe potuto perdere il controllo. –“Almeno ora Jack ti aiuterà.”-
-Sì, gli sono molto grato.- rispose Daimonas con un leggero sorriso, fin dall’inizio Jack aveva sempre fatto tanto per lui. -Sono fortunato ad averlo conosciuto.-
-“…sì, direi di sì.”-
Forse lo intendeva per il semplice fatto era una fonte di cibo sicura, ma fintanto non avesse parlato male di lui andava bene.
Nel frattempo Davanti a Daimonas il tunnel proseguiva, diramandosi per altri sentieri, e da ciascuno di loro il ragazzo si fermava per qualche istante nella speranza di sentire qualcosa, ma non c’erano altro che squittii. Ad un certo punto trovò anche un vicolo cieco bloccato da una grata, e vista la posizione scomoda non gli sembrò il caso di rompere anche quella, soprattutto perché semplicemente il corridoio continuava.
Era quasi frustrante quella situazione, ma allo stesso tempo non lo faceva sentire a disagio. Aveva riposato nei posti più disparati prima di arrivare al dormitorio assieme a Jack, e ciò comprendeva oltre a ponti e strade anche cunicoli simili, per evitare persone che lo inseguivano. La gente trovava in lui un bersaglio facile e l’aveva usato per sfogare la loro rabbia, o semplicemente perché in lui c’era qualcosa diverso che li portava ad odiarlo, aggredendolo. Anche a scuola era successo, con quei bulli che ormai non vedeva da tempo.
-“E’ dovuto arrivare Jack a farti capire eri più forte di loro.”-
-No, sapevo da sempre che potevo ferirli, ma sono arrivati tutti a farmi capire non sono un mostro come pensavo.- rispose Daimonas sereno.
-“Si ricollega al discorso degli umani che cambiano?”-
-Già, direi proprio di sì.-
Le ginocchia cominciavano a dargli fastidio a forza di strisciare in quel modo, ma non poteva sollevarsi più di così.
Quanto poteva essere lunga quella strada, prima che fosse in grado di ritrovare i suoi amici?
 
 
 
 
 
 
 
 
Jack-Milton-Seraph:
 
-Daimonas!-
Il primo istinto di Jack fu quello di saltare nel vuoto per aggrappare il suo ragazzo, ma Milton glielo impedì aggrappandosi al suo braccio.
-No! No devo prenderlo!-
-Jack non ti dimenare!-
L’urlo di Seraph in qualche modo riuscì a raggiungerlo, e nonostante la rabbia momentanea per l’esser stato bloccato questa si dissipò completamente vedendo l’espressione di Milton. Si stava reggendo con tutta la forza possibile a quel grosso cavo di metallo con una sola mano, ed era evidente quanto le stesse facendo male. Allo stesso tempo Daimonas era anche il suo migliore amico, quindi poteva star male tanto quanto lui. Il ragazzo quindi immediatamente, per evitare di darle altro peso, si aggrappò al cavo, dandole un po’ di respiro.
Rimasero così per qualche secondo, prima che Seraph parlasse nuovamente.
-Dobbiamo trovare un modo per uscire, e trovare Daimonas.-
-Daimonas è laggiù! Dobbiamo andare da lui!- obbiettò Jack già pronto a lanciarsi.
-Credi davvero sia così debole? Sappiamo tutti quali poteri ha, Jack. Una caduta simile non gli romperà nemmeno un dito.-
-Non puoi esserne sicura.- ringhiò lui infastidito, ma la ragazza cercò comunque di farlo ragionare. Era preoccupata come tutti per il loro amico, ma né lei né Milton sarebbero potute scendere da lì senza rischiare di rompersi l’osso del collo, e non era il caso di dividere il gruppo più del necessario.
-Il rumore provocato dall’ascensore si è sentito dopo pochi secondi, saranno tre piani, e lui era sopra.- disse la ragazza cercando di farlo ragionare. -Jack, sono sicura troverà un passaggio e ci verrà a cercare. Per favore, qui io e Milton siamo in pericolo, dobbiamo proseguire.-
Non contò l’altro perché sapeva che, come Daimonas, non avrebbe avuto problemi. Jack serrò i denti stringendo le mani con forza sul metallo, ed alla fine si obbligò a darle retta.
-Sarà meglio che tu abbia ragione, Seraph…-
Si sentiva in colpa per quella scelta, era come se stesse abbandonando Daimonas a suo parare, ma voleva fidarsi di lui.
Alla fine quindi i due si arrampicarono verso l’alto fino a raggiungere la bionda, che anche con l’aiuto della propria spada fu in grado di aprire la porta dell’ascensore. Trovarono una stanza simile a quella in cui erano stati poco prima, notevolmente rovinata e spoglia.
-Bene, come intendiamo trovare Daimonas?- chiese subito Jack non appena tutti furono entrati.
-Troveremo un modo per spostarci verso il basso.- rispose Seraph calma.
-E se l’ascensore fosse stato l’unico modo?-
-Jack, calmati per favore…- tentò di dire Milton vedendo l’espressione dell’amico, che si calmò quando notò la mano completamente rossa; per poco la pelle non si era graffiata.
-Scusa…non voglio metter pepe sulla situazione…non mi piace aver lasciato Daimonas così però.-
-Non lo abbiamo lasciato, è stato un’incidente, ma lo ritroveremo.- rispose la ragazza con un sorriso gentile. Era sicura l’altro stesse bene però, perché la rosa tra i suoi capelli era perfettamente integra.
Cercando di mantenersi ottimisti i tre decisero di proseguire, spostandosi verso la porta nella stanza per proseguire, ma una volta aperta trovarono davanti a sé un altro ostacolo. La stanza in cui erano doveva essersi allagata, ma il vero problema non era il pavimento bagnato, bensì una serie di cavi che, rottisi da vari macchinari, avevano elettrificato l’acqua. I ragazzi arretrarono immediatamente quando aprendo la porta ne entrò anche da loro.
-Merda.- borbottò Jack guardandosi attorno. -E adesso?-
Milton e Jack guardarono entrambi Seraph, ma la ragazza sembrò essere a corto di idee, almeno per qualche istante.
-Non possiamo tornare indietro. Il cavo ci ha retti a malapena…-
-Però come facciamo a superare questo? Io non sento dolore, ma se il mio corpo tocca l’acqua rimarrò comunque bloccato.-
Come qualsiasi altra persona sarebbe stato attraversato dalla scarica elettrica, che gli avrebbe impedito di muoversi.
-Ci sono alcuni punti in cui possiamo salire…ma è veramente pericoloso.-
Effettivamente Seraph aveva ragione; macchinari, tubi alle pareti, detriti accumulati, tutte quelle cose potevano permettere loro di passare.
-Direi non abbiamo altra scelta allora.- disse Milton cercando di mantenere la calma. Aveva imparato che a mente lucida si potevano trovare più facilmente le soluzioni migliori.
-Spostiamo quella scrivania, così avremo un punto di partenza.- disse Jack indicando il mobile in legno alle loro spalle, e tutti insieme lo mossero facendo attenzione di non toccare direttamente l’acqua.
-Bene, siete pronti?- chiese un’ultima volta Seraph, guardando i due che entrambi annuirono seri.
Seraph fu la prima a muoversi, saltando dalla scrivania fino al macchinario più vicino, la cui base era leggermente inclinata, ma permise comunque di atterrarvi e di aggrapparsi ad alcune manopole.
Seguire tutti la stessa strada poteva essere la soluzione più sicura, visto era già stata provata, quindi una volta che le fu dato spazio anche Milton fece lo stesso, mentre l’altra le afferrò il braccio al volo in modo da poterla sorreggere all’arrivo. Nel suo salto però Milton aveva spostato di qualche centimetro indietro la scrivania, ma Jack non ne fu molto preoccupato, e riuscì comunque a raggiungere il macchinario con il suo salto.
Sotto il peso di tutti e tre però questo cominciò a scricchiolare, come se potesse ribaltarsi, e questo li portò ad aumentare la velocità.
-Stiamo andando bene.- disse Jack con convinzione, il primo salto almeno era andato bene.
Senza rispondergli Seraph andò per il secondo, spostandosi su un’altra macchina distante poco meno di un metro.
-Attenti, qui si scivola.-
Effettivamente sopra sembrava vi fosse caduta sopra dell’acqua. Milton accettò felicemente la mano dell’amica che le offriva un appoggio, mentre Jack aspettò ancora dove si trovava, per evitare di mettere troppo peso in un unico punto.
Ormai erano arrivati a metà della stanza, ma dal loro lato non c’era più spazio per muoversi, solo un tubo che dal soffitto avrebbe potuto permettere di saltare dall’altro lato.
Sperando fosse solido Seraph si lanciò aggrappandosi, ma con orrore sentì un acuto cigolio, e le viti che si staccavano. Era certa sarebbe caduta, però il tubo si staccò solo per metà, lasciandola penzolare mentre questo oscillava verso la porta alla quale miravano, ma senza altri appigli.
-Seraph!-
-Resisti! Cerchiamo di aiutarti!- disse subito Jack cercando un’altra strada. C’erano alcuni cumuli del soffitto caduto non molto distante da lì, e sembravano essere l’unica via possibile. -Milton, tu rimani qui, io tento di passare dall’altro lato. Forse così potrò far cadere qualcosa sotto Seraph.-
-Fa attenzione…- rispose la ragazza annuendo.
Jack cercò di prendere un buono slancio per centrare il bersaglio, ed anche se il cumulo si appiattì sotto di lui riuscì almeno a non cadere. Il problema venne quando fu il turno di raggiungere uno dei mobili davanti a sé. Purtroppo era decisamente più in basso rispetto a questi, e quando saltò per arrivare ad una scrivania si aggrappò solo per un soffio al bordo. Il legno però doveva essere marcito a causa dell’umidità, e si spezzò facendolo cadere a terra.
-Jack!- urlarono entrambe le ragazze, preoccupate. La scarica era più forte del previsto, perché nonostante i suoi tentativi di muoversi i nervi ed i muscoli non collaboravano; pur non sentendo nulla era intrappolato.
-Oh no!- Milton era l’unica in grado di muoversi al momento, ma non avrebbe mai potuto lasciarli così e proseguire.
-Milton! Dall’altra parte della stanza vedo un vano! Forse l’elettricità può essere disattivata da lì!- disse Seraph cercando di non perdere la presa, ma le dita cominciavano a farle male, e soprattutto il tubo si stava inclinando sempre di più, costringendola a tenere le gambe sollevate per non toccare l’acqua.
-Va bene! Posso farcela.- rispose l’altra guardando Jack, poi l’intera stanza. Non c’erano altri sentieri, di questo ormai ne era certa, ma guardando al macchinario accanto a sé pensò di poterne creare uno.
La sua idea era molto rischiosa, ma ormai non le restava altro da fare, quindi saltò nuovamente nel punto precedente, aggrappandosi per un pelo al bordo prima di scivolare. Prendendo fiato poi la ragazza salì nel punto più alto ed appoggiato alla parete, facendo lentamente passare metà del corpo nel piccolo spazio tra il metallo ed il muro, fino a quando non riuscì ad inclinarlo.
La macchina cadde a terra con un pesante tonfo e provocando molti schizzi, ma nessuno di loro toccò né Seraph né Milton, che riuscì ad atterrare sulla base prima che fosse troppo tardi.
-Milton!-
-Sto bene. Sto bene.- rispose la ragazza a Seraph, di spalle ed impossibilitata a vederla.
Vista la lunghezza di quell’affare era riuscita a tagliare buona parte della camera, e la vicinanza alla scrivania le permise addirittura di tirarla verso di sé per spostarla in un altro punto.
Jack la osservava colpito, non potendo fare altro e nemmeno parlare, nella certezza ormai che non sarebbe caduta. Con molta più facilità rispetto a lui Milton riuscì a raggiungere la stessa scrivania che aveva ceduto, ed effettivamente scricchiolò pericolosamente anche sotto i suoi piedi, ma rapidamente la ragazza la superò, saltando su un vecchio armadietto abbastanza basso da permetterle di salire senza troppi problemi.
Ormai mancavano pochissimi metri al vano, all’incirca solo un ultimo salto dalla sedia lì vicino, ma quando vi saltò sopra lo slancio fu troppo e questa si ribaltò in avanti.
-Oh no!-
Temendo il peggio Milton reagì istintivamente, lanciandosi contro il vano ed aggrappandosi con forza al bordo, spingendo i piedi sul muro per evitare l’acqua. Era arrivata, ma non sarebbe riuscita a reggersi a lungo e lo sentiva chiaramente.
-Apriti forza!-
Rischiò di scivolare nel tentativo di aprire la porticina, ma riuscì a farlo appena in tempo, e rapidamente abbassò tutte le leve presenti all’interno della scatola.
Già alla seconda fila però l’elettricità svanì, ed come prova Jack riuscì a muoversi.
-Cavolo!- disse prendendo un bel respiro, anche se effettivamente non ne aveva bisogno, ma era per dare un po’ di teatralità. Seraph nel frattempo aveva finalmente potuto lasciarsi andare, e guardò colpita Milton, che fece altrettanto.
-Bravissima. Ci hai salvati.- disse la bionda guardandole le mani. -Ti sei fatta male?-
Erano un po’ rosse, tra il cavo di prima ed il resto, ma nulla di più.
-Sto bene. Sono felice che voi stiate bene.-
-Grazie a te.- rispose Jack avvicinandosi. -Direi…di andarcene, che ne dite?-
-Si, proseguiamo. Dobbiamo trovare Daimonas.- disse Seraph, ricevendo un piccolo sorriso da parte di Jack.
Sperava solamente l’altro avesse avuto più fortuna di loro…
 
 
 
 
 
 
 
 
Gruppo di Ryujin-Ailea-Annabelle-Grace-Nadeshiko:
 
Annabelle a stento riusciva a mantenere un respiro regolare, di fronte alla situazione in cui si erano cacciate. Le pareti della stanza per qualche motivo avevano iniziato a muoversi, stringendosi di secondo in secondo mentre loro non avevano alcuna via d’uscita.
Ailea disperatamente si era subito lanciata verso il passaggio dal quale erano entrate, trascinando con sé la rossa nel tentativo di sollevarla e farla entrare, ma era troppo in anto per loro e troppo scivolosa a causa dei rifiuti liquidi.
-Ragazze! Che sta succedendo!?- urlò Ryujin dal condotto, sentendo le due urlare.
-Le pareti si stanno stringendo!- gridò Ailea più forte che poté, e gli altri ebbero dei brividi lungo la schiena.
-Dobbiamo tirarle fuori da lì!-
Grace immediatamente provò a spingere gli stessi identici pulsanti di prima, ma non sembrò servire.
-Cavolo cavolo cavolo!-
Anche Nadeshiko fece lo stesso, provando addirittura a staccare la spina, ma il macchinario era stato azionato, quindi dovevano bloccarlo manualmente o avrebbe portato a termine il suo compito prima di spegnersi, ossia schiacciare le altre due.
Le pareti avevano continuato a stringersi, lasciando sempre meno spazio e trascinando tutti i detriti a terra. Ailea in un disperato tentativo provò addirittura ad opporsi con il suo corpo, ma venne solamente spinta e scivolò nella fanghiglia melmosa sotto di sé.
Annabelle di contro era nel pieno di un attacco di panico; il respiro le mancava, mentre espirava ed inspirava ad un ritmo allarmante, la testa era sul punto di scoppiare ed il corpo le tremava.
Non poteva credere di stare per morire schiacciata, non voleva pensare sarebbe finita veramente così.
Aveva portato con sé un arco ma a che scopo? Era completamente inutile, proprio come lei che non solo appena era comparsa nel gruppo aveva fatto litigare due persone all’interno, ma in quella situazione l’unica cosa sembrava essere in grado di fare era venire schiacciata.
Il suo proverbiale ottimismo andò completamente a quel paese, mentre si ritrovava sul punto di piangere.
Ailea stava ancora tentando disperatamente di lottare, e trovò a terra alcuni tubi di ferrò, abbastanza grossi da darle qualche speranza, anche se i suoi tentativi di bloccarlo a terra e far da leva furono inutili. Presto però notò l’amica, e provò subito a parlarle.
-Ehi ehi! No Annabelle, calmati! Guardami!- disse subito mantenendosi sul posto, ma cercando comunque di attirare la sua attenzione. -Sono qui, non sei da sola. Fai dei bei respiri e vedrai che calmandoti troveremo una soluzione.-
Annabelle tentò di fare come le diceva, ma non era semplice, pensare di trovare una soluzione le sembrava completamente impossibile, soprattutto visto le pareti erano ancor più vicine.
Alla fine ad Ailea non venne altra soluzione se non quella aiutava lei in quei casi, la musica.
-Oh...
Oh...
Oh...
Oh...
I don't like anyone better than you, it's true. I'd crawl a mile in a desolate place with the snakes, just for you.-
Incominciò a cantare, anche se la voce quasi le tremava, mentre continuava a lottare contro i muri.
-Oh, I'm an animal, hand me a tramadol, gimme the juice.
You are my citadel, you are my wishing well, my baby blue, oh, oh, oh...
I used to like liquor to get me inspired, but you look so beautiful, my new supplier.
I used to like smoking to stop all the thinking.
But I found a different buzz...-
Di sopra Grace, Nadeshiko e Ryujin continuavano ad armeggiare senza sosta, cercando di capire come bloccare quell’affare.
-The world is a curse, it'll kill if you let it. I know they got pills that can help you forget it.
They bottle it, call it medicine.
But I don't need drugs...-
La canzone era sicuramente particolare, ma proprio per questo attirò l’attenzione di Annabelle, che tentò con tutta sé stessa di concentrarsi solo su Ailea.
-'Cause I'm already high enough!
You got me, you got me good!
I'm already high enough!
I only, I only, I only got eyes for you!
Do you see anyone other than me?
Baby, please...-
Ormai mancavano pochi metri prima che fossero schiacciate, ma in qualche modo Ailea riuscì a bloccare uno dei tubi di metallo tra i due muri, e per qualche secondo sembrò funzionasse; dovevano essere molto vecchi, ed i macchinari arrugginiti.
-I'll take a hit of whatever you got.
Maybe two, maybe three...
Oh, you're phenomenal, feel like a domino, fall to my knees!
I am a malady, you are my galaxy, my sweet relief, oh, oh, oh...
I used to like liquor to get me inspired, but you look so beautiful, my new supplier.
I used to like smoking to stop all the thinking, but I found a different buzz.-
Anche Annabelle vedendo funzionava si alzò con uno scatto provando ad aiutarla, mettendo anche gli altri tubi in posizione simile, a poco a poco però sembravano sul punto di piegarsi.
-The world is a curse, it'll kill if you let it.
I know they got pills that can help you forget it.
They bottle it, call it medicine, but I don't need drugs...
'Cause I'm already high enough!
You got me, you got me good!
I'm already high enough!
I only, I only, I only got eyes for you!
Oh. Don't try to give me cold water. I don't wanna sober up.
All I see are tomorrows.
Oh, the stars were made for us.
I'm already high enough!
You got me, you got me good!
I'm already high enough!
I only, I only, I only got eyes for you!
Oh!
I only got eyes for you!
Oh. Oh.
I only, I only, I only got eyes for you!-
Nadeshiko era talmente frustrata ad un certo punto che non ci vide più, e colpì con un pugno la macchina davanti a sé, schiacciando contemporaneamente vari pulsanti.
Fu a quel punto che tutto si fermò, e dal condotto poterono sentire le voci delle loro amiche.
-Sono fermi!-
In una posizione estremamente claustrofobica, ma sì, i muri si erano fermati. La bocca di Grace era completamente spalancata, e Ryujin dall’incredulità non poté non abbracciare Nadeshiko.
-Sei un genio!-
L’azzurra era confusa e sbigottita tanto quanto i due, ma presto si rianimò alzando le braccia al cielo.
-Ce l’ho fatta!-
Mentre i tre di sopra esultavano anche Annabelle ed Ailea poterono tirare un sospiro di sollievo.
-Va meglio?- chiese con gentilezza la bruna.
-Sì…mi dispiace…-
-Non dirlo nemmeno. Anche io stavo per andare in panico.-
-Non sembrava…sei riuscita anche a farci prendere tempo.- rispose Annabelle appoggiando la schiena al muro, nel tentativo di riprendere il ritmo del proprio respiro. -Tutti sembrate così…in controllo…non so come facciate.-
-Non lo facciamo.- disse secca l’altra. -Vedi questi occhi?- chiese poi avvicinandosi e tirandosi una palpebra. -Durante una situazione simile mi è finito del gas in faccia, e sono diventati così. Ne sono uscita sconvolta, perché siamo solo ragazzini messi in situazioni atroci. La notte non smettevo di tremare, ho cominciato ad odiare i miei occhi perché mi rendevano strana, e per un po’ ho rischiato di cadere in depressione.-
Era tanto da ammettere, e normalmente non avrebbe mai mostrato le sue debolezze,  MAI. Ma con Annabelle sapeva di potersi fidare, e che quelle parole forse l’avrebbero potuta aiutare a non vivere ciò che aveva vissuto lei.
-Siamo ragazzini finiti in uno strano ed orribile mondo, ma ce la caviamo.- disse infine, guardandola con un sorriso.
-Grazie Ailea.-
Era colpita le avesse rivelato tanto, ma anche felice. Non solo perché si era fidata, ma perché tentava di farle capire l’irrazionalità dei suoi pensieri, in quanto erano tutti sulla stessa barca.
-Ora, dobbiamo pensare a come uscire da qui.-
Alle parole di Ailea Annabelle cercò di ingegnarsi, cosa avevano? Dei coltelli, un arco e dei rifiuti.
-Vedi una corda?- chiese quindi muovendosi per cercare meglio.
-Forse solo questa.- disse Ailea mostrandole un grosso cordone. -Cosa ci vuoi fare?-
-Forse solo qualcosa di un po’ disperato.- ammise l’altra prendendola, e legandola alla bene e meglio alla freccia.
-Oooh, forte però!- disse Ailea capendo cosa voleva fare.
-Ragazzi!- urlò poi Annabelle da sotto il passaggio. -Proverò a farvi arrivare una corda!-
Grace, Ryujin e Nadeshiko non aveva idea di come aveva intenzione di farlo, ma si misero tutti davanti all’ingresso, pronti a riceverla.
-Vai!- rispose Grace, e Annabelle tese la corda dell’arco prendendo dei profondi respiri.
Il primo tirò non andò a buon fine, si scontrò contro la parete del condotto praticamente dopo un paio di metri, scivolando davanti alle due con la punta smussata.
-Cavolo…-
Non avrebbe dovuto importarle molto, ma temeva il leader del club l’avrebbe rimproverata per averla danneggiata.
-Non preoccuparti. Riprova.- la incitò tuttavia Ailea, e la ragazza tirò nuovamente.
Anche stavolta non fu un successo, ma ad occhio e croce arrivò ad almeno metà, e la corda bastava.
Per il terzo tiro Annabelle si preparò più a lungo, prendendo dei lunghi respiri, cercando di tenere una buona mira, e ti tirare il più possibile, e questa volta i tre dall’altra parte sentirono avvicinarsi ancor di più il fischio della freccia.
-Eccola!- urlò Nadeshiko quando questa comparve davanti a loro, non abbastanza lunga per colpirli ma almeno per arrivare davanti al bordo. Ryujin si lanciò subito per afferrarla, prendendola prima che scivolasse nuovamente giù.
-Ce l’abbiamo! Aggrappatevi e vi solleviamo!- disse poi Grace, preparandosi assieme agli altri.
Annabelle ed Ailea legarono l’estremità della corda alle proprie vite per evitare di perdere l’appiglio, e dopo uno strattone diedero agli altri il via per tirare.
-Cavolo se pesate!- disse Nadeshiko mentre teneva stretta la corda, ma fu molto difficile muoversi anche solo di un metro. Bastò però che le tirassero fino al passaggio per far sì spingessero i piedi lungo i bordi, aiutandoli nel tirarle su.
-Questa sì che è una storia da raccontare.- disse Annabelle, riprendendo un po’ di colorito.
-Fidati, alla fine sarai talmente stanca che vorrai solo dormire.- rispose l’altra scherzando, ed alla fine riuscirono a tornare su, con Nadeshiko che le accolte entrambe con un forte abbraccio.
-Aaaaah state bene! Ero così preoccupata!-
-Puzziamo solo un pochino.- disse Annabelle ricambiando l’abbraccio.
-Va tutto bene però?- chiese comunque Ryujin, aiutando entrambe a rialzarsi dopo aver tolto la corda.
-Sì, ma non voglio più passare per cunicoli simili.- annuì Ailea allontanandosi.
-Beh, direi sarà meglio proseguire. Ne abbiamo tutti avuto abbastanza di questa stanza.- disse Grace muovendosi verso la porta, seguita da tutti gli altri.
 
 
 
 
 
 
 
 
Khal-Zell-Cirno:
 
-Ma perché non si stancano!-
Le urla di Cirno rimbombavano per i corridoi mentre i tre continuavano a correre inseguiti da quel branco di cani. Per loro fortuna erano stati in grado di trovare un percorso a cerchio, evitando così i vicoli ciechi, ma allo stesso tempo erano ancora in trappola.
-Credevi ad un certo punto avrebbero semplicemente smesso di inseguirci?!- sbraitò Zell mentre scattava per l’ennesima volta evitando un morso.
-Ci speravo!-
Perfino Khal cominciava a far fatica, ma soprattutto era frustrato dalla situazione. Aveva sperato i cani si sarebbero messi ad inseguire gli altri, ma così non era stato, ed ora era incastrato in quell’assurda situazione.
-Va bene. Basta così.-
Per quanto lo disgustasse, prese senza preavviso Cirno in braccio, mettendosela in spalla.
-Ma che fai?! Guarda che non sono stanca!- urlò la ragazza colpendogli la schiena con dei pugni.
-Congelali!-
-Oh! Bell’idea!-
Ora aveva la possibilità di attaccarli. Prendendo il proprio zaino nonostante i continui sobbalzi fu molto più semplice prendere delle sfere di ghiaccio e lanciarle contro i cani. Al primo tiro riuscì a prenderne uno sulle zampe, bloccandolo sul posto.
-Aspetta il prossimo giro adesso! Dobbiamo evitare di sparpagliarli.- disse il ragazzo cercando di non rallentare. Fortunatamente avevano anche evitato di congelarlo nei pressi della diramazione che li avrebbe riportati dagli altri, quindi dovevano concentrarsi solo in quel punto.
-Ma come facciamo a passare dopo?- disse giustamente Zell, infondo un muro di cani rabbiosi non era facile da oltrepassare.
-Con un po’ di fortuna.-
La risposta di Khal non fu per nulla soddisfacente, almeno dal punto di vista del biondo, mentre per Cirno andava anche piuttosto bene. Erano così tornati dal cane ancora bloccato, che vedendoli avvicinare tentò di azzannarli, ma i tre furono abbastanza veloci da evitare alcun morso e soprattutto la ragazza riuscì a bloccare altri due cani.
-Non possiamo più passare da lì, spara a raffica Cirno!-
-Sì signor capitano!- rispose la ragazza esaltata alle parole di Khal.
-Evita di congelare anche me però!- disse Zell all’ultimo secondo, prima che Cirno cominciasse a lanciare numerosissime sfere contro i cani. Alcune andarono a vuoto ma molte altre riuscirono nell’intento, e prima dell’inizio del prossimo giro i tre furono al sicuro.
-Ce l’abbiamo fatta! Dovrei girare con la licenza perché sono un’arma vivente!- disse la ragazza vantandosi e tenendo le dita come fossero delle pistole. Finalmente Khal poté lasciarla andare, prendendo fiato assieme a Zell.
-Cristo, menomale alleno le gambe…- borbottò il biondo appoggiandosi alla parete. -E’ stato veramente un parto.-
-Dobbiamo tornare indietro adesso. Direi che questa intera area è inutilizzabile.- disse Khal procedendo con calma. Voleva ritrovare Ailea, stufo di quella separazione momentanea, ma non intendeva mostrarsi stanco.
-Ricordi la strada?- chiese Zell colpito, infondo avevano girato per molto tempo e per varie vie.
-Sì, fortunatamente ho una buona memoria.-
A prescindere gli sarebbe bastato continuare a provare e dopo poco ce l’avrebbe fatta. L’abbaiare costante ed irritante dei cani si poteva sentire anche da lontano, probabilmente ad un certo punto si sarebbero liberati, ma per qualche ora potevano stare tranquilli.
-Avevano seguito solo noi giusto? Gli altri saranno al sicuro?-
-Sì Zell, eravamo noi le prede, ma siamo diventati i predatori.- rispose la ragazza con fare teatrale. Contrariamente a quanto avevano temuto non si erano allontanati poi così tanto dal percorso del resto del gruppo, perché presto sulla strada Khal notò la pistola lasciata da Astral.
-Uuuuh voglio tenerla io!- disse subito Cirno, ma Khal l’afferrò prima potesse farlo.
-Meglio di no. Sei già un’arma vivente, diventeresti troppo pericolosa.- quello che intendeva era che avrebbe potuto ammazzarli con il cervello si ritrovava, ma naturalmente non era il caso di dirlo ad alta voce. -Comunque devo ammetterlo…menomale c’eri tu.- disse infine per darle un contentino.
-Già, sareste perduti senza di me.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Vladimir Astral-Lacie-Yume:
 
-Dite che li abbiamo seminati?- sussurrò ad un certo punto Yume, dopo che tutto il gruppo rimasto si fu fermato ad ascoltare il silenzio. Apparentemente il piano di Khal, Zell e Cirno aveva funzionato, erano riusciti ad attirare i cani per mettere gli altri in salvo, ma questo non significava loro non fossero preoccupati. Forse solo a Lacie non sarebbe dispiaciuto se uno dei cani avesse dato un bel morso a Khal, ma erano sottili dettagli.
-Sembra di sì…almeno per ora.- rispose Vladimir dando un’occhiata al corridoio, avevano corso per almeno un quarto d’ora, e non sapevano nemmeno a che piano fossero arrivati.
-Io indietro non ci torno nya.- disse Lacie aggrappandosi al fratello, che tristemente pensava alla propria pistola. Era ancora la, quindi più tardi avrebbe potuto riprenderla, ma sperava veramente non si fosse rovinata.
-Ok, direi allora che possiamo continuare a muoverci…però da che parte?- chiese Yume facendo notare quante porte ora c’erano lungo il corridoio; uno scenario molto diverso rispetto a prima.
-Forse sarebbe il caso di controllarle tutte. Non si sa mai, il prof potrebbe nascondersi ovunque.- osservò Vladimir avvicinandosi verso la prima porta.
-E se trovassimo altri cani nya?-
-Tranquilla Lacie, sono sicuro siano finiti.- rispose l’altro aprendo la stanza, trovando però solo un vecchio bagno putrido. -Ma perché ogni volta il bagno a me…- borbottò disgustato allontanandosi.
Anche gli altri cercarono di aiutarlo nel controllare le stanze, ma trovarono ben poco; una specie di piccola camera con solo una brandina rotta, una stanza con dei grossi frigoriferi vuoti e rotti, addirittura porte che erano state murate.
Nessuna di loro si rivelò utile, almeno fino a quando Astral non aprì l’ennesima porta, sobbalzando scoprendo cosa c’era all’interno.
-Ragazzi!-
Chiamando subito gli altri questi lo raggiunsero, vendendo con sorpresa in un minuscolo sgabuzzino il loro vero professore di scienze, il signor Koshi, legato ed imbavagliato in modo non potesse muoversi.
-Cazzo.- disse Vladimir colto alla sprovvista, mentre Yume si avvicinò assieme ad Astral per slegare l’uomo.
-Quindi era qui che era finito. Non era scomparso per chissà quale motivo, l’aveva rapito.- disse Astral rimuovendo il nastro sulla bocca del professore, che prese subito una bella boccata d’aria.
-Aaaah…grazie ragazzi…-
-Come ci si sente ad essere un animale in gabbia nya?- chiese Lacie incrociando le braccia. Non aveva certo scordato le lezioni di dissezione dell’uomo, che però fu troppo stanco per lanciarle un’occhiataccia.
-Andiamo Lacie, non è il momento.- la rimproverò comunque il fratello, sciogliendo completamente l’altro che si massaggiò i polsi doloranti.
-Da quanto tempo è qui?- domandò Yume accanto a lui.
-Una settimana almeno…quel pazzo è arrivato una sera nell’infermeria e mi ha drogato.- spiegò il professore, il suo aspetto sembrava deperito. -Mi sono svegliato qui, per nutrirmi usava delle flebo in modo da non dover slegarmi. Sia chiaro sono favorevole a questo metodo, ma quell’uomo è un completo incompetente. Guardate qua!- disse alzando le maniche della camicia, rivelando dei grossi segni neri.
-L’abbiamo notato, a scuola non ha fatto molto per spacciarsi da professore.- rispose Yume annuendo.
-Professore?! Il preside gli ha dato il ruolo di professore?!-
-Sì ma sapeva già cosa stava succedendo. Tutta questa cosa era solo un gigantesco test.- spiegò Vladimir senza mezzi termini, ma l’uomo non ne fu così tanto sorpreso.
-Ok, spero almeno il fatto di essere ancora vivo non sia una coincidenza…- disse infine l’uomo alzandosi. -Bene, aggiornatemi un po’ per favore.-
-Abbiamo inseguito Benson fin qui, si è nascosto da qualche parte e lo siamo cercando.- rispose brevemente Yume senza entrare troppo nei dettagli.
-Ok, allora verrò con voi. Sono un adulto e vostro insegnante, è una mia responsabilità.-
Era sensata come cosa, e difficilmente avrebbe creato problemi, anzi, tutti i professori della Werewolf’s Shadow erano perfettamente in grado di mettere ko l’ottanta percento  degli studenti, però Lacie non lasciò semplicemente correre la cosa.
-Non così in fretta nya.-
Gli altri la guardarono confusi, mentre lei si mise davanti alla porta.
-Non pensa di doverci molto di più di semplici ringraziamenti nya? Lei è pur sempre quel professore che, solo perché non volevamo far del male a degli animali, ci ha messo i bastoni tra le ruote agli esami nya. E soprattutto fa del male a delle creature innocenti nya!- urlò la ragazza assottigliando gli occhi. Non voleva una ricompensa, ma una garanzia.
-Lacie!- tentò subito di dire Astral, ma il professore lo fermò.
-No, va bene. Ha ragione, cos’è che vuole quindi?- chiese guardandola negli occhi.
-La deve smettere di fare simili lezioni nya.-
-Questo non è possibile. E’ nel programma e non può venir cambiato. Potete però non partecipare più, e non verrete penalizzati.-
C’era da aspettarselo, anche se almeno stava ottenendo qualcosa; Yume, Vladimir ed Astral rimasero in silenzio osservando i due mentre contrattavano, leggermente a disagio.
-Ed avremo voti pieni nya.-
-Questo è ridicolo. Dovete merit…-
-Allora lei deve meritarsi la vita uscendo da qui senza il nostro aiuto nya. Legato.-
Certa volte Lacie sapeva far veramente paura. Seguì una lunga pausa nella quale entrambi continuarono a fissarsi, fino a quando con un sospiro l’uomo cedette.
-D’accordo.-
Lacie lo guardò con estrema soddisfazione, mentre uscì dalla stanza lasciando passare anche gli altri.
-Bene nya. Ora possiamo proseguire tutti insieme.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Lighneers-Ayame:
 
-Ayame!-
Lighneer non ci pensò nemmeno, non appena Alexander lo trascinò fuori tentando di chiudere la porta lui lo colpì facendolo arretrare, entrando nell’esatto istante in cui avvenne l’esplosione.
La bomba non era stata piazzata solo sotto di loro, ma anche sopra; come il pavimento si ruppe così fece anche il soffitto.
Ayame sentendosi chiamare si voltò all’istante, vedendo Lighneers saltare verso di lei ed afferrarla, coprendole la testa mentre sui due tutto crollava.
Trascorsero vari minuti prima che il frastuono assordante a loro si acquietasse, ed Ayame percepiva chiaramente il corpo del ragazzo sopra il suo.
-Ligh…-
-STUPIDA!-
All’urlo la ragazza sobbalzò, nonostante lui stesse continuando a proteggerla.
-Tu stavi per fare la stessa cosa…- alla sua risposta le mani del ragazzo si strinsero più forte sulla sua testa, mentre sentì chiaramente il cuore aumentare il battito; forse era furioso, anche se non riusciva a vederlo tra le tenebre.
Non poteva risponderle però, perché aveva ragione, eppure allo stesso tempo aveva torto.
Lui era certo se la sarebbe cavata, mentre se l’avesse lasciata sola…
-Ti sei fatta male?- chiese infine, stavolta più pacatamente, tanto che le guance della ragazza andarono in fiamme.
-No…grazie.-
-Riesci a prendere il cellulare? Per la torcia.-
-Sì, sì subito.-
Rapidamente la ragazza riuscì a prenderlo dalla propria tasca, e ad accenderlo.
Non erano in una buona situazione, il soffitto era completamente crollato e se i detriti non li avevano schiacciati era stata solo per pura fortuna. Lo spazio disponibile però si riduceva ad appena un metro, impedendo loro di mantenere una qualsiasi distanza.
In una situazione meno pericolosa Ayame avrebbe ringraziato l’universo intero per quella situazione, ma l’ambiente iniziò presto a farsi claustrofobico per lei.
-Mantieni un respiro regolare. Non consumiamo ossigeno.-
Anche lui lo avvertiva, non sarebbe bastato per molto.
-Perché sei tornato?- chiese comunque Ayame, non riuscendo a trattenersi.
Il cuore le batteva all’impazzata per la risposta; perché ti amo, era questo che si aspettava.
-Che domanda stupida.- sibilò tuttavia il ragazzo, muovendosi quel che bastava per notare qualcosa alle loro spalle, la motosega di Ayame.
Sembrava intatta, anche se sotto qualche mattone.
-Faccio io.-
Con molta attenzione il ragazzo spostò delicatamente alcuni dei mattoni al lato, riuscendo a trascinare l’arma verso di loro. Questo provocò un altro crollo, anche se più moderato, che in qualche modo per loro fortuna aprì un passaggio verso l’alto.
Riuscivano a vedere una luce, seppur flebile, ed una corrente d’aria.
Ayame si avvicinò appoggiandosi alla schiena di Lighneers, mentre questo controllava il passaggio.
-Non sembra molto stabile…però è una possibile via di fuga.-
-Ce la possiamo fare. Ne sono certa.- rispose l’altra fiduciosa, abbracciandolo dalla schiena.
Lui sospirò quasi stancamente, lasciandola fare.
-Vai prima tu, io sono più grosso e rischierei di farti scivolare qualcosa addosso.-
-Oooh, hai voglia di goderti un bel panorama?- disse lei ammiccando, effettivamente portava ancora la gonna della divisa scolastica.
-Vai e basta…-
Ridacchiando come se non fossero in una situazione mortale Ayame fece come gli aveva detto, tenendo con sé il cellulare in modo da poter vedere. Arrampicarsi verso l’alto non fu affatto semplice, non solo per la mancanza di molti appigli, ma più per il fatto questi spesso erano instabili e rischiavano di scivolare.
Ci vollero almeno una decina di minuti per riuscire a fare più di un metro, e per Lighneers visto non aveva altra luce se non quella della ragazza.
Guardare verso l’alto poi era molto complicato, per l’esatto motivo che lei aveva detto prima; nonostante la poca luce era semplicissimo vedere il sottile intimo, semitrasparente e di pizzo, e nonostante tutto ciò c’era tra di loro Lighneers era comunque una persona.
Per rispetto tenne lo sguardo basso il più possibile, alzandolo solo quando la sentiva scivolare, ma quell’immagine era bella che impressa nei suoi occhi.
-Accidenti!-
Ad un certo punto uno dei punti in cui Ayame si stava aggrappando crollò, e lei finì inesorabilmente contro il ragazzo, trascinandosi dietro polvere e cocci. Fortunatamente per lui la sua testa finì sotto la gonna, quindi nulla gli andò negli occhi.
-Ops!-
Non provando nemmeno a sorridere o a trattenere il piacere di quel piccolo incidente la ragazza quantomeno trovò un altro appiglio, mentre lui la spinse con una mano per allontanarla.
-Ti dispiace?!-
-Per niente. E a te?-
-Muoviti e basta!-
Comunque soddisfatta da quella mancanza di una risposta la ragazza continuò, arrivando finalmente in un punto più pianeggiante.
-Riesco a vedere la porta, ma sembra bloccata.-
Disse indicandogliela ed aiutandolo a raggiungerla, assieme alla motosega che lui si era gentilmente offerto di trasportare.
-Inizio ad essere un po’ a corto d’aria…- sussurrò Ayame, appoggiandosi alla spalla del ragazzo.
-Faccio io.- avrebbe voluto aggiungere anche un allora stai zitta, ma si trattenne per non sprecare fiato.
Lasciando la motosega accanto a lei strisciò fino alla base della porta, tentando immediatamente di rimuovere quanti più mattoni e detriti possibili. Più ne smuoveva però più in alcuni punti ne cadevano, e quella fatica stava iniziando a provare anche lui. I polmoni iniziavano ad avere meno aria, mentre la testa gli prese a girare ed istintivamente il suo corpo prese a sudare, assalito dall’agitazione.
Non trovava nemmeno la maniglia, e non sapeva se la porta si sarebbe aperta dal loro lato o meno. Ogni suo gesto sembrava solo un’inutile fatica prima del nulla.
Alla fine provò addirittura a trattenere il respiro per continuare a lavorare, ma ben presto si rese conto dell’assurdità della cosa, e si appoggiò con la fronte alla parete.
Aria, aveva bisogno d’aria, sia per lui che per Ayame, ma questa non arrivava.
Ad un certo punto un suono cominciò ad infastidirgli le orecchie, era stridulo ed assillante, e talmente vicino da fargli quasi urlare di smetterla, poi finalmente si fermò, ed un’ondata d’aria gli entrò dalle narici.
Spalancando gli occhi vide Ayame che lo teneva stretto tra le braccia, mentre poco distante da loro c’era uno squarcio sulla porta, aperta evidentemente dalla motosega a giudicare dai denti che si erano rotti.
Aveva perso i sensi, ed era stata lei ad averlo fatto? In quel momento Ayame non gli rispose, e continuò semplicemente a sorridergli mentre gli accarezzava la fronte.
 
 
 
 
 
 
 
 
Hope-Alexander-Johanna-Sammy:
 
-Ayame! Lighneers!-
Hope aveva guardato con orrore i due venir seppelliti sotto quel cumulo di macerie, ed immediatamente aveva cercato di aprire la porta per andare in loro soccorso, ma questa si apriva solo dall’altro lato.
-Ragazzi! State bene?- urlò appoggiando l’orecchio contro la porta, senza però sentire nulla. Un brivido la percorse lungo la schiena, mentre sentì la mano di Alexander sulla schiena.
-Hope…-
Non sapeva cosa dirle, era stato lui a portarle via, e sapeva d’aver fatto la cosa giusta, ma se lei fosse stata arrabbiata perché non aveva salvato gli altri due? In un certo senso era così, ma a parlare era la parte irrazionale ed infantile presente in tutti, soprattutto negli adolescenti, ed Hope fu abbastanza consapevole da sopprimerla, prima di dire qualcosa di sbagliato.
-Staranno bene?- chiese Sammy spaventata, ma nessuno seppe rispondere.
-Sono entrambe due persone molto forti…è probabile troveranno un modo per uscire da lì.- tentò di dire Johanna, anche se con incertezza. Non sapevano cosa fosse successo dall’altra parte esattamente.
Forse Lighneers aveva fatto in tempo ed aveva salvato entrambi.
Rimasero immobili per svariati minuti, prima che Hope si allontanasse dalla porta.
-Dobbiamo andare avanti, trovando qualcuno forse potremmo tornare qui ad aiutarli.-
Non aveva senso stare con le mani in mano a pregare, bisognava agire. Alexander la guardò con adorazione per la sua forza di volontà, ed annuì seguendola nell’ennesima strada davanti a sé, in un silenzio carico di tensione. Sembrava quasi che dire qualcosa avrebbe rischiato di far cadere loro il terreno sotto i piedi, ma dipendeva solo dalle loro preoccupazioni che si acuivano in uno spazio tanto stretto.
Ad un certo punto la strada si interruppe con un’altra porta, ed i quattro ebbero quasi paura a superarla. Era chiaro ogni centimetro di quel posto fosse costellato di trappole, ma indugiare non le avrebbe certo evitate.
Alexander fu il primo a portare la mano alla maniglia, ritraendola quando avvertì sul palmo una puntura.
-Tutto bene?- chiese allarmata Hope, ed il ragazzo si inginocchiò davanti alla porta.
-C’è un ago qui.-
A quell’affermazione le tre trasalirono, guardandolo come se qualcosa di terribile potesse succedere da un momento all’altro. E se sull’ago ci fosse stata la stessa sostanza cercava di iniettare loro?
-Come ti senti?-
Hope gli si avvicinò preoccupata, guardandolo negli occhi in attesa di una risposta mentre il ragazzo stava in silenzio.
-Non sento…nulla di particolare.-
Era improbabile fosse lì per niente, poteva essere un veleno o qualche tipo di droga, ma per il momento era vero che non avvertiva alcun cambiamento.
-Forse dovremmo cambiare strada.- disse Johanna già pronta ad andarsene.
-E’ l’unica porta, non ci sono altre strade.- rispose tuttavia Alexander secco, aprendo la porta ed entrando.
La stanza in cui si trovavano era più alta rispetto alle altre, con vari tubi alle pareti e delle vecchie caldaie spente in alcuni angoli.
Come al solito c’era anche un’altra porta dall’altra parte della stanza, ed apparentemente non c’erano trappole o simili, ma quando tutti e quattro ebbero oltrepassato l’ingresso questo si chiuse con uno scatto, bloccandosi.
Rimasero tutti fermi ricordando le mine nel pavimento, ma accadde qualcosa di diverso stavolta, cominciarono a sentire un sibilo da sopra le loro teste. Lì, in mezzo a tutti i vari condotti, un bocchettone si era aperto, e stava facendo entrare un’aria verdastra.
-Non respirate!- urlò immediatamente Alexander fiondandosi verso l’altra porta, trovandola anch’essa bloccata. Evidentemente c’era un meccanismo che le chiudeva ed attivava l’aria una volta entrati.
Il ragazzo tentò allora di sfondarla, ma dopo la prima spallata il suo corpo cominciò ad irrigidirsi.
-M-merda…-
L’ago doveva avere avuto sulla punta una qualche sostanza paralizzante, e stava facendo effetto molto rapidamente.
-Alexander!-
Hope si precipitò subito ad aiutare il ragazzo, ma dei forti colpi di tosse la bloccarono. Il gas stava continuando ad aumentare, ed anche se non sapevano esattamente di cosa si trattasse non ci voleva un genio per capirne il pericolo. Sammy fece del proprio meglio per trattenere il respiro, ma non poté farlo troppo a lungo ed anche lei presto cominciò a tossire, accasciandosi a terra.
-Ho sonno…-
-Non dormire! Non devi chiudere gli occhi Sammy!- urlò Johanna, guardando gli altri due. -Cosa possiamo fare?-
-Pro-babilmente…il bocchettone è collegato alle porte…dobbiamo chiuderlo…- disse Alexander a denti stretti, con della bava che cominciava a scendergli dalle labbra a causa del veleno paralizzante.
Annuendo Johanna controllò immediatamente i dintorni del bocchettone; era distante, molto, ma non irraggiungibile, l’avevano già visto fin dal primo istante infondo grazie a tutti i tubi sparsi per le pareti.
Le piaceva danzare quindi aveva una certa agilità ed equilibrio nei movimenti, ma questo non la rendeva un’acrobata provetta, però raggiunse comunque una delle caldaie salendovi grazie a degli appigli ai lati. Non c’era tempo per pensare a ciò che non sapeva o sapeva fare, ed a prescindere l’adrenalina del momento la rendeva più rapida, facendole notare quanti più dettagli possibile.
Arrivata in cima si lanciò contro uno dei tubi alle pareti, riuscendo ad aggrapparsi nonostante sbatté dolorosamente il ginocchio alla parete, ma trattenne un mugugno di dolore per non sprecare fiato. Sentiva la testa farsi pesante e i polmoni bruciare, però aveva appena iniziato l’arrampicata, quindi non poteva cedere.
Fu molto più difficile arrampicarsi da quel punto, ma in qualche modo riuscì ad incastrare le scarpe nello spazio tra il muro dandosi una maggiore spinta. Nel giro di un minuto era già arrivata a metà, anche se aveva respirato più aria del previsto.
-Gnh!-
I muscoli delle braccia le bruciavano, e fu con grandissima fatica che riuscì a sollevarsi mettendosi sopra ad un tubo orizzontale sopra di sé. Era praticamente alla stessa altezza del bocchettone, che sporgeva dal muro tramite un condotto di metallo, però sarebbe servito comunque un salto, e cadendo da quell’altezza come minimo si sarebbe rotta una gamba.
-Johanna…- la debole voce di Sammy le diede la spinta necessaria a superare la paura ed a saltare. Un secondo si tramutò in ore mentre si chiedeva se il salto sarebbe bastato, se era troppo corto o se non sarebbe stata in grado di aggrapparsi, ma alla fine ci riuscì, seppur nuovamente ferendosi alla mano, stavolta.
Doveva soltanto chiuderlo, però allo stesso tempo doveva tenersi aggrappata al condotto che, sotto il suo peso, aveva iniziato a scricchiolare. A giudicare dalla fatica che fece nei primi tentativi Alexander aveva ragione, c’era veramente un qualche meccanismo all’interno.
-Chiuditiiii!- urlò ad un certo punto la ragazza, mettendoci tutta la sua forza rimasta.
Alla fine ci riuscì, ed i quattro sentirono uno scatto dalle porte.
-Usciamo!-
Nonostante le sue condizioni Hope riuscì ad afferrare Sammy ed Alexander, spalancando la porta per far entrare dell’aria normale, ma il ragazzo si allontanò con uno strattone mettendosi esattamente sotto Johanna.
-Buttati!-
Non c’era tempo per tergiversare, con un tuffo al cuore Johanna fece come le aveva detto, ed Alexander riuscì a prenderla al volo, nonostante a causa dei movimenti intorpiditi finirono entrambi per cadere all’ultimo secondo. Nuovamente Hope corse in loro soccorso, aiutandoli a rialzarsi mentre assieme le ragazze trascinarono Alexander fuori dalla porta.
Per vari minuti i quattro rimasero lì, a riprendere aria ed a trascinarsi lentamente in un punto più lontano.
-Alexander, come ti senti?- chiese Hope tenendolo vicino a sé.
-Il veleno…è debole, ma sono intorpidito.-
-Ho capito. Ti darò una mano a muoverti.- rispose lei annuendo. Ancora una volta era lei ad aiutarlo, quando invece avrebbe dovuto essere lui a proteggerla. Si rese però conto non era quello il momento di autocommiserarsi, e guardò Johanna con fare serio.
-Grazie…-
Non c’era altro da dire, o meglio, c’era ma non sapeva esprimerlo.
-Sei stata un’eroina Johanna!-
Menomale che c’era Sammy, molto più capace a complimentarsi con la gente.
-E’ vero, se non ci fossi stata tu non ce l’avremmo fatta.- disse a sua volta Hope, ringraziando l’amica, che però si limitò a sorridere.
Il ginocchio le faceva molto male, anche se era sicura non fosse rotto, ed il corpo tremava sotto l’emozione del momento.
-Ce la fai ad alzarti?- chiese Hope preoccupata. Non era in grado di tenere sia lei che il suo ragazzo, ma Johanna la guardò senza preoccupazioni.
-Sì, sono solo un po’ scossa, ma posso farcela.-
-Va bene, procediamo con calma allora, e arriviamo alla fine di tutta questa storia.-
 
 
 
 
 
 
( canzone in questo capitolo https://www.youtube.com/watch?v=FkFVMDlcJF8 )
   
 
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