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Autore: artemide88    22/02/2021    3 recensioni
Isabella Black frequenta la più importante scuola della Virginia e non solo ha ottimi voti, ma sta per diplomarsi con un anno di anticipo. Vuole andarsene, da quella scuola e quella città, il prima possibile perché odia i bulli che la perseguitano. Potrebbe però avere vita più facile se rivelasse un piccolo dettaglio sulla sua vita...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buona lettura


CAPITOLO 13

Sobbalzai quando un vassoio pieno di cibo venne sbattuto con forza accanto a me. Mi scollai dal petto granitico di Edward perché Jasper Whitlock si frappose con prepotenza tra di noi. 
“Quando deciderete di usare il cervello, fatemi un fischio.” Sibilò irritato, mentre faceva spostare Edward una sedia più in là per mettersi tra di noi. Prese una forchettata della sua pasta e se la mise in bocca. Io e Edward ci guardammo sconcertati dietro le sue spalle, ma lui se ne accorse.
“Baciarvi in pubblico, usare il tavolo degli innamorati, tubare come una coppietta...dovreste studiare entrambi strategia.”
Il biondino era davvero arrabbiato con noi. Io scrollai le spalle, perché davvero non mi interessavano i suoi piani diabolici, ma farglielo presente aumentò la sua irritazione. Per me contava solo poter riprendere a baciare Edward.
“Beh, piccola Swan, dovrebbe interessarti abbastanza da non voler finire in presidenza e rischiare una bella strigliata di papino, se non peggio.” Mi fece segno di guardare dietro di noi, dove, come un falco, ci osservava la responsabile della mensa. Sussultai per la sorpresa e mi lasciai sfuggire un’imprecazione. 
“Tranquillo, papino è già arrabbiato con me.” Commentai a denti stretti.
“Ecco, appunto, cerca di non alimentare la sua furia. Io vi capisco, sul serio, siete due idioti con gli ormoni a mille. Ma posso perdonarvi perché non avete ancora pregiudicato nulla.” Edward, come me, alzò gli occhi al cielo e mi concessi di ridere con lui perché la situazione era davvero comica.
“Prendetemi pure in giro, ma qui la situazione è grave. Siete usciti allo scoperto troppo presto. Non avete stretto abbastanza alleanze.”
“Jasper...” Tentai di ritornare seria, questo ragazzo aveva gli occhi dietro la schiena. “Non vorrei essere scortese, ma questi non sono affari tuoi.”
“Hai ragione, sono affari nostri.” Una ragazzina minuta, con capelli a caschetto si sedette con un movimento fluido al nostro tavolo. “Mai avrei pensato di sedermi al tavolo degli innamorati.” Concluse sovrappensiero.
“Tu saresti?” Jasper la fulminò.
“Alice Brandon, Jasper Whitlock.” Feci le presentazioni formali. Alice tese una mano al biondo, ma i suoi occhi erano fissi su di me. “Volete spiegarmi cos’è questo tavolo degli innamorati?”
Le guance mi andarono a fuoco quando mi dissero che quel tavolo veniva usato per dichiarare a tutta la scuola che una nuova coppia si era formata. Avrei ucciso volentieri Edward, se non ci fosse stato in mezzo Jasper.
“Hai dimenticato l’acqua.” Rosalie passò una bottiglietta ad Alice e si accomodò al suo fianco.
“Questo tavolo sta diventando un po’ troppo affollato.” Borbottai cercando di non giocare con il cibo.
“Facci l’abitudine.”
“Stai esagerando, Jasper.” Il rimprovero duro di Edward non sortì alcun effetto. “Io e Bella abbiamo deciso che non ce ne frega proprio niente delle tue strategie.” Approvai il suo discorso con un bel cenno del capo e venni fulminata dagli altri tre.
“Non pensavo che ti rimangiassi così la parola. Abbiamo un patto.” Il tono di Rosalie non ammetteva repliche e non mi permise nemmeno di tentare di spiegarle che avrei comunque onorato la mia parte del contratto d’alleanza.
“Però devi proprio spiegarmi cosa ci guadagni. Hai scelto davvero la persona spagliata come chaperon per Alice. Giochiamo a carte scoperte, Hale.” Incrociai le braccia sotto al seno, in attesa. Non ero così stupida come credevano. I miei tre nuovi alleati si scambiarono un cenno d’assenso.
“La famiglia Stanley ha troppo potere in città.” Alzai le sopracciglia. Detta dalla figlia del sindaco, sembrava più una dichiarazione di guerra politica più che una fotografia della realtà. “Mio padre si illude che un matrimonio possa fare la differenza. I King sono i cugini di Jessica.” 
“Puoi sempre dire a tuo padre che non vuoi sposarti.”
Lei fece spallucce. “Non mi importerebbe poi molto, se Royce non fosse...vecchio. Ha già ventitré anni.”
Per poco non le risi in faccia. Ventitré anni non mi sembravano poi così tanti. “Quello che è davvero sbagliato è che tu ti debba sposare a diciotto anni per gli interessi politici dei tuoi genitori.” Edward mascherò con un colpo di tosse Yankee. Alzai il dito medio verso di lui.
“Uh, la piccola Swan ha le palle, allora.”
“Resta sempre il fatto che far perdere il consenso a Jessica non cambierà nulla.”
Questa volta fu Jasper a rispondere. “Vero. Ma lo sanno tutti che il padre di Jessica è un fantoccio e che sono le donne Stanley a portare i pantaloni: si stanno facendo amiche le altre signore dei circoli perbene.”
Se alla nonna di Jessica fosse stato tolto il potere del ballo delle debuttanti, già l’ascendente della famiglia sarebbe diminuito.
“Mi fate venire mal di testa con questi complotti, sembriamo dei cortigiani. Temo, Edward, che i nostri alleati fossero alleati ben prima che venissero da noi e che ci stiano usando.”
“Nah, piccola Swan, vogliamo anche la vostra felicità.” Il sorrisetto ironico di Jasper mi stava per far saltare i nervi.
“Allora è di questo che parlavate nelle vostre riunioni in bagno?” Affilai lo sguardo, non mi sarei fatta mettere nel sacco dal generale. Era bello poter condividere un progetto con qualcuno, ma volevo davvero essere usata?
“Oh, su ragazzi. Ci stanno guardando tutti, siamo il tavolo più interessante al momento e possiamo sfruttarlo a nostro vantaggio.” Jasper si fece attento alle parole di Alice. “Sorridiamo, siamo felici e potenti. Biondo vicino a me, lascia Bella vicino a Edward. E voi due, per carità, fatevi gli occhi dolci.” 
Scoppiarono tutti a ridere, tranne me, rossa di vergogna e Edward che si prodigò in una serie di facce buffe, sbattendo in modo ossessivo le palpebre. Avrei deciso in seguito se approvassi il loro piano, perché, odiavo ammetterlo con me stessa, mi piaceva troppo la loro compagnia. 
“Dobbiamo dimostrare di essere una cricca esclusiva. Credo che manchi ancora un elemento.” La ragazzina si fece pensierosa, rivolta alla sedia vuota. “Sì, direi che sei è il numero perfetto.”
Come magicamente evocato, ecco il sesto elemento del nostro gruppo. Emmett McCarthy sembrava un orso inferocito quando arrivò al nostro tavolo. Posò con malagrazia il suo vassoio sul tavolo.
“Mi volete spiegare cosa vi hanno fatto i vassoi oggi?” 
Emmett mi sibilò di stare zitta e si rivolse ai suoi migliori amici. “Adesso facciamo anche comunella con ‘sta stronza?” 
“McCarthy, il mio mal di testa ha bisogno di una dose doppia di aspirina, anche senza il tuo bel faccino.” Gli risposi, mentre Edward mi massaggiava la nuca. Mi morsi la lingua per non fare le fusa.
“Confermo, la piccola Swan ha le palle.” Disse Jasper con approvazione e le ragazze soffocarono le risate.
“Sei proprio stronza.” Concordò invece Edward, ma mi fece l’occhiolino. “Siediti orso.”
Emmett mise il suo culo sull’unica sedia libera, vicino a Rosalie.
“Ma che problemi ha?” Tirai un colpetto al ragazzo al mio fianco, con fare cospiratorio. Whitlock si avvicinò e mi sussurrò che odiava mio padre per la sospensione dell’anno scorso.
“Oh!”
“Già, oh! Ci sono delle signore, altrimenti ti direi io che cosa è tuo padre!”
“Guarda che si può dire che ti ha salvato il culo, McCarthy!” Emmett stava ribollendo di rabbia e Edward mi sussurrò di andarci piano. “Rompere la mascella a Sam Uley ti poteva far espellere, idiota, come previsto dal codice etico.” Era evidente che nessuno sapeva di che stessi parlando. “Ti sei preso una settimana di sospensione e non è stato nemmeno messo nel tuo fascicolo scolastico.”
Emmett non parve convinto. “Ti assicuro, McCarthy che l’amministrazione voleva buttarti fuori, ma il preside è stato dalla tua parte.” 
“C’è un codice etico?”
“Edward, ma hai letto il modello dell’iscrizione prima di firmarlo?” In quel tavolo nessuno lo aveva letto, era evidente. Sospirai, perché a questo punto dovevo proprio fare la saccente figlia del preside. “Iscrivendosi si accettano determinate regole, tra cui, non usare la violenza e non compiere atti osceni o contro morale nella scuola.” Guardai in modo esplicito prima Jasper, poi Rosalie.
“Io non ho mai capito che ti aveva fatto Sam. Sembrava uno a posto.” Edward si rivolse all’orso che sembrava aver sbollito la rabbia e si era già avventato sul proprio cibo.
“Aveva insultato Emily, una matricola.” Alzò le spalle con noncuranza, mentre ripuliva il piatto dal sugo della pasta. Davvero Emmett McCarthy aveva difeso una matricola? 
“Non so chi sia.” Jasper non era l’unico, anche io non avevo sulla mia rubrica mentale nessuna Emily, matricola.
“Emily La Push. Se ne è andata poco prima di Natale. Era in classe con me a matematica.” A rispondere fu l’altra ex matricola, Alice. “Giravano brutte voci su di lei, Jessica non la lasciava in pace.” Mi toccava davvero allearmi con loro, Jessica si beava del dolore altrui e io non potevo sopportarlo.
“Colpa di Sam, comunque. Disse che Emily era una deliziosa bocca da scopare.” 
Il disgusto serpeggio per il tavolo e fui felice che Emmett gli avesse rotto la mascella e nient’altro. I tre ragazzi strinsero i pugni, ma, Sam Uley, per sua fortuna, era già stato espulso per condotta immorale o si sarebbe trovato a mangiar pappette un’altra volta.
Emmett mi guardò con malcelato sospetto per tutta la giornata, ma non mi scoraggiai perché prima o poi avrebbe cambiato idea su di me. Mi interessava? Sì, mi interessava che avesse una buona opinione. Mi stavo facendo degli amici e non avevo mai provato una tale sensazione di benessere e calore.
Alice e Jasper confabulavano ogni momento utile e dettarono la strategia per tutti. Io e i miei nuovi amici dovevamo farci trovare spesso insieme nei corridoi, sorridere agli altri studenti e cercare di mostrarci amichevoli con tutti. 
Sospettavo, e purtroppo sia Alice che Jasper furono d’accordo, che avremmo dovuto agire in seguito alle azioni di Jessica, non prima. Non potevamo attaccarla direttamente o saremmo stati noi quelli cattivi, ma intanto puntavamo sul farci riconoscere come gruppo elitario. Per la prima volta nella mia vita, ero parte attiva, mi prudevano le mani dalla voglia di agire. 
E, sempre per suggerimento di quella coppia infernale, non potevo usare in altro modo le mani. Mi avevano caldamente consigliato di limitare le esternazioni affettuose con il mio ragazzo. Il mio ragazzo...mi faceva arrossire il solo pensiero.
“Mi piace quando diventi tutta pensierosa e ti si arrossano le guance.” Edward mi fece fermare di fronte al suo armadietto e stronfiò il naso sul mio viso e il calore aumentò. “Ma dimmi cosa passa per quella testolina.”
“Oggi pomeriggio viene mia madre a prendermi. Ho un tè da zia Sue.” Gli dissi la cosa più innocente a cui stavo pensando. Perché confessargli che la sua sola presenza mi faceva scaldare certe parti del corpo, era decisamente troppo. Il messaggio che avevo ricevuto da Renèe, invece, era irritante, ma innocente.
“Bella, forse ti devi arrendere davvero.” Edward alzò gli occhi al cielo, esasperato. “Tua zia non ti chiede poi molto. So che non ti piacciono le convenzioni sociali, ma...”
“Convenzioni sociali? Davvero?” Forse dovevo specificare un piccolo problema. “Hai presente il mio precario senso dell’equilibrio? Non credo di essere capace di ballare senza rendermi ridicola. Certo che mi chiede molto!”
Edward mi prese il viso tra le mani e fece scontrare le nostre fronti. “Ti serve solo un buon cavaliere.” Peccato che l’unico cavaliere che volessi era Edward e zia Sue non lo avrebbe mai approvato, soprattutto se papà le spifferava che ci baciavamo come due cozze. 
Proprio in quel momento passò Molina che ci squadrò inarcando le sopracciglia, perplesso e sconcertato. Istintivamente mi ritrassi dal tocco di Edward e mi avviai verso la nuova lezione.



p.s. dell'autrice: le alleanze sono state strette. Se ne vedranno delle belle.
a presto
Sara


   
 
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