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Autore: Klo89    24/02/2021    0 recensioni
La galassia di Pegaso era in grave pericolo. I replicanti riattivati dal Dr. McKey erano cresciuti di numero in maniera esponenziale. Avevano costruito molte navi con le quali distruggevano tutti i mondi umani che incontravano. Per sconfiggere un male ne era stato creato uno peggiore. Atlantide cercava di fare del suo meglio per contrastare questa minaccia. Tuttavia lo scontro aveva portato a una perdita improvvisa e dolorosa tra i suoi membri. Un'alleanza con i Wraith sembrava l'unica possibilità per sconfiggere il nemico, mentre un nuovo membro si unisce alla spedizione terrestre. Il tempo è poco e la minaccia imminente. Potrà la cooperazione tra Wraith e terrestri avere la meglio sui replicanti? Si potranno diminuire le tensioni e soprattutto potranno Wraith e umani imparare gli uni dagli altri? Leggete e lo scoprirete.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Sheppard, Nuovo Personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Dalla spedizione sul pianeta Hoffan erano trascorse due settimane. La situazione non aveva fatto che peggiorare. I replicanti continuavano ad avanzare e a distruggere tutti i mondi che incontravano. Su Atlantide la tensione era alle stelle. Tutte le squadre erano impegnate ad avvisare e a evacuare i mondi umani. Purtroppo molti erano stati distrutti. Le persone erano troppe e i mondi sicuri che si trovavano al di fuori dalla traiettoria delle navi replicanti erano limitati. La Dottoressa Hope lavorava giorno e notte tuttavia i risultati non arrivavano. Gli altri scienziati non si erano ancora abituati alla sua presenza. Ritenevano che fosse un'arrogante e una folle. La notizia del suo tentativo di salvataggio del Wraith si era diffusa alla velocità della luce all'interno della base e ciò aveva alimentato ancora di più l'antipatia nei suoi confronti. Tutti si erano chiesti come avesse potuto anche solo pensare di aiutare un Wraith, un nemico. La reputavano una traditrice. I Wraith erano nemici e come tali andavano trattati. Se uno soffriva o moriva tanto meglio. Era un Wraith in meno da combattere. La Dottoressa Hope sapeva benissimo cosa pensavano di lei gli altri membri della spedizione e la cosa non le importava. Non era un'arrogante. Anzi, per tutta la sua vita aveva dovuto chinare la testa ai suoi compagni più grandi che la bullizzavano e la maltrattavano solo per la sua giovane età; ai suoi superiori che la vedevano semplicemente come una ragazzina con poca esperienza. Per non parlare della sua famiglia...Per quanto le riguardava avrebbe percorso la sua strada con determinazione senza sottomettersi a chi non la prendeva sul serio e non considerava le sue capacità. Aiutare il Wraith era stata una cosa del tutto naturale per lei. Sapeva che rappresentavano una minaccia per i mondi umani, tuttavia era nella loro natura agire così. Non ne potevano fare a meno. Non era una loro scelta, nonostante alcuni traevano gioia a infliggere dolore alle loro vittime, ma era il loro unico modo di trarre sostentamento. Sulla terra gli esseri umani avevano fatto di peggio nel corso della storia. Guerre feroci, genocidi insensati. Tutto solo e unicamente per il potere. Dal suo ritorno sulla base né Sheppard né la sua squadra le avevano più rivolto la parola. Non che lei si aspettasse diversamente, tuttavia se volevano fare squadra non potevano continuare ad ignorarla. Non solo avrebbe proseguito il lavoro di Mckay ma avrebbe anche preso parte alle spedizioni più importanti insieme a Sheppard e agli altri. Per quanto ne sapeva in quel momento sulla base si trovava solo Sheppard. Teyla e Ronon erano fuori in missione.

“Allora ci sono novità?” le chiese Zelenka risvegliandola dai suoi pensieri. Lui era l'unico che le rivolgeva la parola senza disprezzo.

Hope scosse la testa. Per quanto duro lavorasse era a un punto morto. E la cosa la faceva stare malissimo. Non tanto perché i suoi compagni si aspettavano da lei il miracolo immediato bensì per le innumerevoli vittime che giorno dopo giorno aumentavano.

“Dovresti fare una pausa. Sei dietro a quel monitor da oltre 12 ore” le disse Zelenka.

“Non ne posso fare a meno. Devo trovare la sequenza di codice giusto. Ogni secondo è prezioso e io non potrò riposarmi fino a quando non saprò che tutti i mondi umani di questa galassia sono al sicuro” gli rispose. Era determinata a trovare la soluzione.

Zelenka era impressionato per la tenacia e l'instancabilità della Dottoressa. Anche durante le ore serali le era capitato di trovarla sulla balconata della città intenta a elaborare calcoli con il suo laptop. Era instancabile. Certo non era Rodney e nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo, però vedeva in lei la stessa determinazione e la stessa passione del suo amico.

“Capisco perfettamente, ma fondersi il cervello non serve a nulla. Perché non vieni con me a bere un buon caffè. Vedrai, staccare per un po' ti farà bene” disse Zelenka.

Hope non aveva molta voglia di andare in sala mensa dove avrebbe attirato gli sguardi di tutti. Ciò che meno tollerava erano i commenti a bassa voce fatti dai suoi compagni in modo tale che non sentisse. Come se fosse stupida. Sapeva benissimo che parlavano male di lei. Inoltre ciò che non solo Zelenka, ma tutti ad Atlantide non sapevano era il suo altro lavoro. Ovvero stava cercando una cura per il Wraith Smily. Lo aveva rinchiuso nella criocapsula facendogli una promessa e aveva tutta l'intenzione di mantenerla. C'erano così tante cose che non sapevano dei Wraith e lei come scienziata era interessata a scoprirle tutte. Per il momento tuttavia non aveva fatto molti passi avanti nemmeno nel trovare una cura per lui. Si sentiva davvero frustrata. Decise di accontentare il Dr Zelenka. In fondo era l'unico che aveva mostrato nei suoi confronti gentilezza e come ben sapeva nulla nella vita è dovuto. Se vuoi rispetto devi dare rispetto, se vuoi avere buoni rapporti con gli altri devi essere la prima a comportarti con garbo. Zelenka le stava tendendo la mano e lei doveva afferrarla.

“Va bene, ti ringrazio” gli disse infine.

I due uscirono dal laboratorio. Seguirono il corridoio fino a raggiungere l'ascensore. Salirono di 15 piani fino a raggiungere la sala mensa. Entrarono. Era l'ora di cena e la sala era affollata, cosa che Hope non aveva considerato. Perdendosi completamente nel suo lavoro perdeva quasi sempre la cognizione del tempo.

Al suo ingresso molti si voltarono a guardarla. Lei e Zelenka si avviarono alla ricerca di un tavolo disponibile. Commenti maligni le arrivarono alle orecchie.

Ecco la traditrice disse un ufficiale a un tavolo.

E meno male che era un genio. Sono sicura che a quest'ora Rodney avrebbe già trovato la soluzione al nostro problema disse un'altra soldatessa.

Hope non diede molto peso a ciò che sentiva, mentre Zelenka era visibilmente imbarazzato.

Raggiunsero un tavolo e si sedettero.

“Non ti preoccupare, so perfettamente ciò che tutti pensano di me” disse Hope rivolto a Zelenka.

Quelle parole misero il Dottore ancora di più in imbarazzo. Stava per dirle qualcosa quando si udirono diverse esplosioni che fecero tremare tutta la sala . Le luci si spensero e partì un allarme. Nel refettorio molti balzarono in piedi, altri si nascosero sotto i tavoli. Il panico stava dilagando, mentre le esplosioni continuavano. La Dottoressa Hope non si scompose, si alzò e si diresse verso la sala di controllo della città. Doveva capire cos'era successo. Zelenka la seguì. Anche se era spaventato non avrebbe perso la faccia di fronte a una ragazzina. Nei corridoi che lei e Zelenka attraversavano vi era il caos assoluto. Molti pannelli di energia collocati nelle pareti erano saltati. Si intravedevano feriti che con tutta probabilità stavano cercando di raggiungere l'infermeria. Raggiunto il primo ascensore disponibile si accorsero che non funzionava. Evidentemente l'energia che alimentava la città stava diminuendo alimentando solo i settori principali e mantenendo attivi i sistemi vitali. Decisero quindi di prendere le scale. Fatti venti piani raggiunsero infine il cuore di Atlantide.

Zelenka era distrutto. Ansimava per la fatica, in fondo non era più un ragazzino. Si appoggiò a una parete per non collassare a terra. Hope invece si diresse al pannello di controllo per capire ciò che stava succedendo. Era ancora funzionante. Iniziò a esaminare i dati per capire ciò che stava succedendo. Più leggeva e più il suo volto diventava pallido.

Zelenka si avvicinò a lei vedendo il cambio di colorito così repentino. “Che succede?” le chiese.

“Il campo di forza che protegge le parti della città che si trovano al di sotto della superficie marina stanno cedendo...” iniziò a dire quando comparvero Sheppard, Woolsey e Carter.

“Com'è possibile che stanno cedendo? “ disse Shepaprd.

“Dai dati sembra che ci sia stato un cortocircuito in uno dei pannelli energetici. Questo ha portato a una diminuzione improvvisa dell'energia che alimenta il campo di forza generando le esplosioni. Se non interveniamo molti degli scompartimenti “subacquei” si allagheranno. C'è il rischio che la città sprofondi nuovamente nell'oceano” concluse.

“Oh fantastico!! Non solo i Wraith,non solo i replicanti..adesso pure la città è diventata un problema!” John era furioso. Tutta la situazione con i replicanti non aveva fatto altro che alimentare la sua frustrazione e la sua rabbia. Si diresse verso Hope “trova immediatamente un modo per risolvere il problema!!”. Glielo disse in maniera talmente brusca e maleducata che, nonostante gli scossoni continuavano, i presenti strabuzzarono gli occhi.

“Ora cerca di calmarti John” gli disse Carter. Capiva il suo stato d'animo. Oltre a essere una scienziata era anche un soldato, ma fare così e prendersela con lei non avrebbe portato a nulla.

Hope incurante dell'aggressione verbale di Sheppard gli disse “ dobbiamo mettere un generatore di energia al naquadah in questa sala” disse indicando sul monitor di un computer una mappa. “In questo modo è possibile ripristinare il campo di forza” concluse.

Sam riflettè su ciò che Hope aveva detto. Si guardò intorno ricordandosi che recentemente avevano fatto un inventario delle componenti di ricambio a loro disposizione e si ricordò che vi era un solo generatore rimasto a loro disposizione. Per loro fortuna era stato portato insieme ad altre attrezzature nella sala controllo per ogni evenienza e quello era proprio il momento adatto per usarlo. Si avvicinò a una serie di valigie metalliche all'interno delle quali vi erano collocati differenti apparati elettronici che tenevano di scorta come pezzi sostitutivi nel caso si fosse rotto qualcosa. Gli scossoni continuavano sempre più violenti facendo perdere l'equilibrio ai presenti. Woolsey andò a sbattere contro la console rovinando a terra. Fu aiutato dalla Dottoressa Hope a rialzarsi. Nel frattempo Sam era riuscita a trovare ciò che cercava. Infatti in una di quelle valigie vi era collocato il generatore al naquadah. Lo prese “Sheppard e Hope andrete nella sala a collocare il generatore” sentenziò Carter.

“Può accompagnarmi Zelenka. È perfettamente in grado di sostituire un generatore” le rispose John.

A quelle parole Hope perse la pazienza e utilizzando un tono molto formale disse “Colonnello Sheppart mi ascolti attentamente. So perfettamente di non esserle simpatica e sinceramente la cosa non mi turba affatto. Che le piaccia o no sono una scienziata di fama mondiale altamente qualificata. So che la perdita del Dr Rodney è stata un duro colpo per tutti voi, ma sia ben chiaro che non intendo sostituirlo. Sono qui per fare il mio dovere e non intendo essere messa da parte per capricci insulsi. Sono molto più giovane del Dr. Zelenka e se permette sappiamo tutti che è più un topo da laboratorio che un rambo pronto all'azione. Quindi la accompagnerò io e non intendo stare qui a discutere”. Detto ciò afferrò la valigetta e si diresse verso la zona sottostante della città. John era rosso di rabbia. Di certo non avrebbe permesso a una ragazzina di parlargli così. Tuttavia il tempo stringeva, gli scossoni erano sempre più forti e decise che per il momento si sarebbe concentrato su ciò che andava fatto. La seguì.

Tra uno scossone e un altro raggiunsero la zona sotterranea della città. Per lo più erano magazzini adibiti a contenere le scorte alimentari, mediche e le attrezzature. Alcune parti erano già state danneggiate dall'acqua quando la città fu allagata dopo il loro arrivo. Correndo per il corridoio buio Hope passò davanti alla stanza ove si trovava Smily. Il suo cuore sussultò. Se non avessero risolto la situazione in fretta tutto quel settore sarebbe stato allagato. L'acqua aveva già iniziato a penetrare all'interno. La sala ove si doveva recare si trovava all'estremità opposta di quel settore. Quella sala era il fulcro energetico che manteneva attiva l'ala ove riposava il Wraith.

Rallentati dall'acqua riuscirono a raggiungere la sala. Al centro si trovava una scala che avrebbe portato nel vano inferiore ove si trovava il pannello nel quale avrebbero dovuto inserire il generatore. Entrati nella stanza lo stupore li colpì. Nel centro della stanza,dove si trovava l'apertura circolare con la scala che scendeva, fuoriusciva dell'acqua. Il vano inferiore era completamente allagato.

“E adesso che si fa? È tutto allagato. Il generatore a contatto con l'acqua si romperà” disse Sheppard preoccupato. Era ancora furioso con Hope, ma doveva risolvere la situazione per il bene della città.

La ragazza lo guardò “ti sbagli. Ho contribuito a progettare questi generatori e ho fatto in modo che fossero impermeabili. Il rivestimento esterno è fatto di un materiale che non solo è resistente all'acqua, ma anche ermetico in modo tale da non far penetrare niente all'interno”.

Sheppard la guardò per un'istante. Questo era un bene. Dovevano solo scendere e mettere il generatore.

“Molto bene,dammi il generatore e dimmi dove lo devo mettere” disse Joh.

Hope stentava a credere alle sue orecchie. Non solo doveva essere inserito nella posizione corretta,ma doveva anche calibrarlo o a contatto con i circuiti sarebbe esploso.

“Non puoi assolutamente farlo tu. Va calibrato o salterà in aria” disse Hope.

Quella frase non piacque minimamente a Sheppard. Non la voleva tra i piedi. Tentò di ribattere, ma Hope fu più veloce.

“Non abbiamo tempo di discutere. Mettiamo da parte le divergenze e muoviamoci”.

John riflettè un attimo e dovette ammettere a sé stesso che non era uno scienziato e non aveva la minima idea di come si calibrava il generatore.

“Molto bene muoviamoci” disse infine.

I due presero un profondo respiro e si immersero.

Scesero la scala sommersa e percorsero 50 m. In fondo al corridoio con loro grande rammarico trovarono una porta chiusa. Dall'altra parte era collocato il pannello. Hope si avvicinò e cercò di forzare la serratura. Tuttavia non vi riuscì. Sheppard cercò di forzare la porta con la sua forza, ma ogni tentativo era inutile. La porta era praticamente sigillata.

Tornarono indietro anche perché iniziava a mancargli il fiato. Risaliti nel vano superiore subito John le disse “e adesso?”.

Colonnello Sheppard sono Carter com'è la situazione? si sentì provenire dalla radio di Sheppard.

“Abbiamo raggiunto la sala, ma il vano inferiore ove è collocato il pannello è allagato e come se non bastasse c'è una porta sigillata che ci impedisce di entrare” le rispose il Colonnello via radio. Nel frattempo gli scossoni si facevano sempre più forti.

La mente di Hope era in subbuglio. Continuava a elaborare ipotetici scenari per trovare la soluzione corretta.

Un esplosione li fece sobbalzare. Oramai il tempo era agli sgoccioli. Con suo grande rammarico disse “l'unica soluzione è quella di staccare i vani danneggiati dalla città”. In fondo erano i vani subacquei. Sotto di loro non vi era nulla, quindi anche se li staccavano la città sarebbe rimasta intatta.

Tutto tremava, le esplosioni continuavano con intensità crescente. Sheppard la guardava allucinato. Che razza di idea era. Tuttavia la risposta del colonnello Carter lo lasciò basito.

Ritengo anche io che sia l'unica soluzione fattibile a questo punto. Dottoressa Hope proceda a staccare l'ala danneggiata dalla città disse Sam via radio.

John era confuso, tuttavia non vi era tempo di discutere.

“Molto bene, muoviamoci” disse Hope e in fretta uscirono dalla sala.

Tornarono indietro e raggiunsero quella che era chiamata sala di controllo 2. da lì si potevano controllare molti settori. Hope si mise a lavoro sull'interfaccia. Iniziò con il sigillare e isolare il settore che dovevano staccare. Per fortuna essendo adibito a magazzino non vi era personale da evacuare. Lavorava in fretta inserendo codici di programmazione che a Sheppard sembravano arabo. A un certo punto si bloccò. Si rese conto che all'interno del settore che doveva staccare si trovava la stanza ove aveva nascosto il Wraith. Staccare il settore avrebbe significato la sua morte. Non staccarlo avrebbe significato la morte di tutti. Sheppard notò che si era fermata.

“Allora, ti vuoi muovere? Non abbiamo tutto il giorno!” sbraitò.

Il sangue di Hope si era gelato nelle vene. Doveva prendere una decisione cruciale.

“Allora,ce la fai sì o no ?” continuò John.

Hope sudava freddo, non voleva uccidere nessuno, ma le alternative scarseggiavano e il tempo a disposizione era oramai finito. Fece un profondo respiro e continuò la programmazione. Quando ebbe finito pensò tra sé e sé mi dispiace Smily. Premette il pulsante. Si udì un forte boato. John e Hope furono sobbalzati per terra.

I vani danneggiati si sono staccati disse alla radio Sam che monitorava la situazione dal monitor della sala controllo principale.

Dopo pochi minuti la stanza smise d tremare.

Ottimo lavoro. Non rilevo altri malfunzionamenti disse Sam.

“Stai ben...” cercò di chiedere Hope a John, ma quest'ultimo si alzò e senza proferire parola si diresse verso la sala controllo.

Hope non potè far altro che sospirare. Il colonello aveva davvero un pessimo carattere. In quel momento i suoi pensieri erano rivolti a Smily.

Si diresse anche lei verso la sala controllo.

Sam e Woolsey si congratularono per l'ottimo lavoro e li congedarono concedendogli del meritato riposo. Nel frattempo gli altri membri della spedizione stavano aggiustando i guasti causati dalle esplosioni.

Una volta rientrata nel suo alloggio Hope non riusciva a rassegnarsi. Era incredibile che dopo tutta la fatica che aveva fatto per salvare Smily era dovuta finire in quel modo. Gli aveva fatto una promessa e ora non solo non avrebbe più potuto mantenerla, ma era stata lei a causare la sua fine. Prese il suo laptop. Aveva fatto delle modifiche in modo tale che potesse interfacciarsi con la città. Sul desktop aveva collocato il programma grazie al quale poteva tenere sotto controllo i parametri della capsula in cui si trovava il Wraith. D'impulso aprì il programma. Sbiancò quando lesse i parametri. Non sapendo come la capsula sembrava intatta e i segni vitali del Wraith erano nella norma. Smily era ancora vivo! Immediatamente cercò di mappare la zona sul fondo dell'oceano ove si era collocata l'ala della città che avevano staccato. Era a ben 10000 m di profondità. Niente e nessuno avrebbe mai potuto raggiungere una profondità simile. Il sangue le si gelò per la seconda volta. Smily era spacciato. Non poteva recuperarlo e non sapeva fino a quando la capsula avrebbe retto. Immersa nei suoi pensieri sentì all'interfono la Dottoressa Hope è pregata di recarsi nell'ufficio del colonnello Carter.

“Fantastico!” disse infastidita. Stava pensando a come salvare Smily. Si alzò e raggiunse l'ufficio di Carter.

Entrando trovò lei, Woolsey e Sheppard.

“Prego si accomodi” le disse Woolsey.

Hope si sedette su una sedia che si trovava dinanzi la scrivania di Carter. Accanto a lei Sheppard. Avevano convocato anche lui.

“Vi abbiamo convocato perché ci è appena giunto un messaggio dall'AIOEI. Hanno valutato attentamente la nostra richiesta di una possibile alleanza con i Wraith per velocizzare il lavoro e dopo varie discussioni hanno acconsentito. Per tutti adesso la priorità è quella di sconfiggere i replicanti” disse Woolsey.

Hope non ci poteva credere. Finalmente quei burocrati avevano preso una decisione e per giunta la decisione che lei sperava. Con l'aiuto dei Wraith avrebbe lavorato molto più velocemente. Inoltre era molto curiosa di imparare di più su di loro. Non vedeva l'ora di iniziare.

D'altro canto John rimase sbalordito da quella rivelazione. Aveva lavorato con Guide in passato e tutte le volte le cose erano andate male.

“Abbiamo già provveduto a metterci in contatto con Guide alle coordinate che ha lasciato quando lo abbiamo liberato. Vi aspetta sulla sua nave per discutere l'alleanza”.

A quelle parole John disse “capisco la mia presenza dato che ho lavorato con lui in passato, ma perché deve venire anche lei?” disse indicando Hope. Quest'ultima stava per ribattere quando Carter disse “John Sheppard ti consiglio di assumere un atteggiamento più professionale e di lasciare da parte i tuoi sentimenti personali. La Dott.ssa Hope è una brillante scienziata e sarà lei a lavorare a contatto con i Wraith. Quindi verrà con te e la tua squadra”. Il suo tono non ammetteva replica.

Concluso il colloquio John e Hope uscirono dall'ufficio. Sarebbero partiti il giorno seguente. Hope era elettrizzata. Non vedeva l'ora di cominciare. Magari avrebbe anche appreso qualcosa che l'avrebbe potuta aiutare a salvare Smily. Determinata ed esausta si diresse verso il suo alloggio.

NdA: eccomi con un nuovo capitolo!! Spero la storia sia di vostro gradimento. Fatemelo sapere commentando!! Ogni opinione è molto importante!!

   
 
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