Stava appollaiato su uno spuntone di roccia che affiorava dalla gelida distesa in cima alla scogliera vertiginosa, a contemplare i fievoli venti che increspavano le acque del mare, i lunghi arti artigliati avvolti attorno alla pietra scura, ascoltando per la chiamata che avrebbe scosso il cielo e fatto tremare la terra; la stessa chiamata che gli avrebbe sollevato le ali, silenziose come le stelle, per accorrere in contro al suo invocatore. Ma erano diversi giorni che non udiva la voce che l’avrebbe condotto alla battaglia, al fianco del suo cavaliere.
 
Alduin, il potente Signore dei Draghi, era stato sconfitto.

Guardava verso l’orizzonte sormontato dall’aurora boreale, dove riposava la madrepatria dei Nord, senza nessun preciso pensiero. Le lune erano appena visibili. Si era portato verso la costiera per cercare di distrarsi: la meditazione, come faceva per quasi tutto il tempo Paarthurnax, non lo aveva mai attratto e non potendo conversare quanto avrebbe desiderato aveva sentito il bisogno di allontanarsi dal Monahven, la Gola del Mondo, per cercarsi uno svago altrove, ancora in assenza del Dovahkiin. Era ormai da un po’ che non lo invocava; Odahviing stava cominciando a temere se si fosse dimenticata di lui... o che fosse morta.

Aveva scosso immediatamente la testa a quell’idea, beffeggiando il suo stesso pensiero. Quella mortale aveva battuto Alduin ben due volte. Aveva attirato lui e lo aveva intrappolato a Whiterun. I problemi di Skyrim erano mosche a confronto.

« Drem yol lok. Los hi tul het, Odahviing? »

Paarthurnax il Vecchio, il drago più antico e saggio rimasto della loro stirpe, lo raggiunse sorvolando la scogliera e si posò accanto a lui sulla distesa di neve. Era lento e impacciato a terra, prendendosi tutto il tempo e la pazienza del mondo che possedeva per parlare e per muoversi.

Il Cacciatore Alato della Neve sbuffò e guardò in alto, oltre il mare e la terra: una brezza di Kynareth appena più violenta gli accarezzò il lungo collo squamato. Le luci del nord erano di tonalità calde e brillanti quella sera, ardevano come la sua impaziente bramosia nel rivedere il suo alleato mortale.

« Dovahzul se Dovahkiin... tul nahlon » ringhiò sommessamente, sfogliando la sua lunga e possente coda. Si sorprese nell’udire il petto del vecchio drago rimbombare di divertimento alla sua risposta, ma non lo guardò.

« Tol joor gefask hin hil, Odahviing? »

Odahviing sapeva molto bene che non sfuggiva quasi nulla al Vecchio, ma ringhiò comunque: « Zu’u los vahriin mir wah Dovahkiin. Wuth dovah, drey ni tinvaak do truk hi ni mindok... » Ma poi grugnì e abbassò il suo muso affusolato, rifiutandosi di ammettere che si era davvero affezionato a quella mortale. La risata bonaria di Paarthurnax fece eco nell’aria, divertito dal suo evidente tentativo di sviarlo.

« Mh. Ru jol, lok. Aalkos, siiv nii fos praag. »

Il drago non disse nulla; un po’ si sorprese nel sentirsi colto alla sprovvista dalle parole del Vecchio, ma sapeva anche che era inutile continuare a protestare. E non si meravigliò quando udì lo sbuffo soddisfatto di Paarthurnax nel constatare che non avrebbe ottenuto risposta.

Tornò così a guardare verso il mare, verso i mondi quieti che dormivano sotto le stelle, continuando ad attendere la sua chiamata.

Dizionario:

Los hi tul het = Sei ancora qui

Dovahzul se Dovahkiin tul nahlon = La voce del Sangue di Drago ancora tace

Drey tol joor gefask hin hil? = Quel mortale ha ammorbidito il tuo cuore?

Zu’u los vahriin mir wah Dovahkiin = Ho giurato fedeltà al Dovahkiin

Wuth dovah, drey ni tinvaak do truk hi ni mindok = Vecchio drago, non parlare di cose che non conosci

Ru jol, lok = Quando si è incerti, alzati

Aalkos, siiv nii fos praag = Forse, scoprirai che è ciò di cui hai bisogno