Anime & Manga > D.Gray Man
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Autore: ColdFire    26/08/2009    0 recensioni
"La bionda cercava inutilmente qualcosa per accendere un fuocherello, anche piccolo. Ma evidentemente lì in giro era molto improbabile ci fossero delle sterpi secche e dei legnetti. Così l'altra la guardava scettica e stanca, mentre faceva a brandelli le bende sporche di sangue che non aveva ancora ripulito.
-Cosa staresti facendo, Janie?-
-Uh?Non si vede?Cerco di accendere un fuoco-
-...-
L'occhiata scettica fu alquanto eloquente.
-Bhè, mi sembrano proprio dei surgelati..non sarebbe corretto farli sciogliere al fuoco?-
-Janie, guarda che questi sono ibernati e non congelati...-
-Ah, già, giusto. Certo che mi aspettavo fossi più istintiva di me, Sel..dopotutto il tuo istinto è più animalesco del mio!!-
E a quelle parole seguì l'ennesima occhiataccia verso la bionda. Scosse il capo e mandò lo sguardo ai "surgelati", per come li aveva chiamati Janie. Chissà se sarebbe cambiato qualcosa con loro..."
Un alternative universe di D.Gray-man del tutto particolare!!Ready to leave?!Gooo!!
Genere: Generale, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio , Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Over  KRonos
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Third Selene-“to be a doll in doom’s hands… to have something that you want”_She&H.LA._(Her LineAge)

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Decisamente decisa.

Ecco come entrò in quel Tempio.

I suoi occhi passarono sulle rovine, sulle macerie che avevano distrutto i macchinari di refrigerazione. E allora il suo sguardo si fece ancora più corrucciato e i suoi passi tintinnarono veloci nella sua corsa verso le capsule annerite e scardinate dai binari per il rifornimento di energia.

La sua fervida e gelida calma si tramutò in orrore, quasi.

E con la sola anormale forza delle sue sottili braccia ribaltò uno di quei due contenitori metallici a forma di bozzolo, più grandi di una comune figura umana, atti però a contenerla.

Il coperchio era annerito e spaccato e la striscia elettronica che avrebbe dovuto segnalare respiro e battito cardiaco, pressione e quant’altro indicasse se  quell’individuo era vivo o morto, era tristemente nera.

 

Non se n’era accorta, ma aveva il respiro accelerato.

E le erano anche usciti gli artigli.

 

Quell’ombra che si notava dietro il coperchio non era quella di un individuo adulto.

Era minuta e sottile.

Si vedeva il candore mortale del corpo.

Molto probabilmente il crollo che aveva distrutto i macchinari doveva essere stato recente.

 

Si maledisse, stringendo i denti e accostandosi con foga all’altra capsula.

E s’immobilizzò, quando il suo fine udito, sotto le urla dei suoi compagni che stavano arrivando in quel momento ad aiutarla, percepì un lieve ronzio artificiale e singhiozzante.

 

Solo sentitolo, s’accorse che quella capsula, pur scardinata era ancora collegata ai binari.

Un vero miracolo che rotolando, si fosse portata dietro i fili di collegamento, e che così i binari, in parte ancora attivi, avessero continuato a trasmettere energia alla capsula.

Certo, non ad aver certe speranze che quell’altro individuo fosse vivo, ma ne restava comunque un cumulo nel suo cuore.

 

La sua stirpe.

 

Con la stessa anomala forza scoperchiò la capsula, il cui tappo era annerito allo stesso modo e la cui striscia elettronica sobbalzava e non faceva altro che riempirsi di puntini gialli senza alcun significato.

L’investì una nuvola di vapore, che salì diretta dall’interno.

Ancor prima che quello si dissolvesse del tutto, sapeva che quell’individuo, quello, sì, era vivo.

E che, miracolo!

Per quanto non fosse un componente della sua arcaica famiglia, era un servitore del Signore!!

 

La sua felicità, per un momento, prese il posto della solita espressione gelida e struggentemente calma.

Ma le bastò che il vapore si diradasse ancora un po’, per capire che c’era qualcosa che non andava.

In fondo quella dannata barra elettrica guasta non le aveva dato nemmeno l’ombra di un segno vitale.

E dopotutto, seppure quella creatura ancora respirava, lei non ne sentiva affatto il battito cardiaco.

 

-Dannazione!!Lezdry, portami l’attrezzatura medica qui, SUBITO!!-

 

Infilò i bracci nel trasparente materiale ghiacciato e ne divelse gentilmente ma velocemente quel corpo e lo tolse dalla capsula.

Lo adagiò a terra e sopraggiunse ciò che aveva chiesto con tanta foga.

 

Mentre la sua gelida calma tornava a farle eseguire le azioni necessarie con tutta la velocità di cui era capace, sentì la mente quasi ovattata, mentre i suoi occhi febbrili vagavano dai suoi tentativi di salvare la creatura a quei suoi tratti così distintivi.

 

Poi un battito, lento e smorzato. Poi un altro. Un altro e un altro ancora.

 

E quando la creatura aprì gli occhi, lei si specchiò in due iridi smorte identiche alle sue.

 

Quella “ragazza” non era affatto della sua stirpe.

Ma era qualcosa di molto vicino alla sua razza.

 

**

 

Era la vigilia di Capodanno.

Effettivamente, il fatto che lo fosse, non implicava che venisse festeggiata.

E, doveva ammetterlo, lì all’Ordine la vigilia era solo un eco lontano della London Down.

Quei pochi che se la festeggiavano lo facevano per conto proprio e senza disturbare gli altri.

 

Yoshi sapeva che in quel momento, dieci e mezza, Rick Lezdry, il caro beneamato supervisore stava scolandosi qualche bottiglia di vecchio whisky, crogiolandosi nei suoi ricordi e pensieri, persi gli occhi su quelle carte abbandonate sulla sua scrivania massiccia, come al solito al lume di due ceri. A contrattare con i suoi demoni. Anzi, col suo demone personale!

 

Sapeva anche che i finder e che gli esorcisti in missione in quel momento, magari, un po’ stavano invidiando la calma del castello, seppure infuriasse ancora la pioggia, proprio come la vigilia di Natale.

E allora quelli che invece se ne stavano nell’alveare, magari, evitavano di fare troppa baldoria e un po’ pensavano anche a quei poveri disgraziati, non sapendo se sarebbero tornati o meno.

 

Il Natale, il Capodanno..in quel luogo, in quel mondo, oramai, ogni giorno era uguale a tutti gli altri.

Grigio e scuro, terribilmente appiattito sullo stesso schema di “piglia e fuggi” col Conte e i Noah.

Ed era sfibrante pensare che nemmeno mentre la gente comune brindava, loro non potevano concedersi non una festicciola-oddio, è osare troppo- ma almeno un po’ di sano riposo, un po’ di meritata tranquillità.

 

Era per questo che Yoshi odiava doversene stare al castello durante i periodi festivi.

Perché, diamine, lui mica lo faceva apposta a sentire tutti quegli sconsolati pensieri??!!

E fatto bello, senza che Josephine l’autorizzasse, non poteva nemmeno stendersi a letto e prendersi quella buona fialetta di sonnifero forte che gli annebbiava tanto la mente che tutti quei pensieri così carichi di emozioni e desideri s’ovattavano e lui almeno un poco riusciva a riposare.

 

E allora girovagava.

Per i corridoi, su e giù, dai sotterranei al castello, dal castello ai sotterranei.

Infondo nonostante le luci accese, non c’era davvero nessuno in giro.

 

Non era nemmeno mezza notte.

 

Provò a immaginare.

Provò a pensare a quelle voci che per sentito dire gli erano arrivate vivaci e antiche, mentre continuava a curiosare per la struttura deserta, inoltrandosi pian piano e con fare dispersivo verso la sua vera meta.

Socchiuse gli occhi, quando afferrò chiari quei racconti in mente.

I vecchi che parlavano di fiori di colori che sbocciavano in cielo.

E lui che ne vedeva gli adombrati ricordi nelle loro sagge e vecchie menti.

Uno scoppiettare sfavillante di colori in cielo.

Il fischio, l’esplosione colorata e poi il rombo.

Fuochi d’artificio.

 

Gli avevano detto che di tanto in tanto c’era ancora qualche folle che andava bruciando qualche reliquia del genere, di tempi andati e che qualche volta, bhè, un botto singolo e accompagnato da grida allegre non era affatto un qualcosa di negativo.

Era giusto un nostalgico fiore un po’ rinsecchito che splendeva un’ultima volta, consumandosi poi del tutto.

 

Ma quella sera pioveva.

Yoshi sapeva che anche se avesse avuto qualcuno di quei vecchi fuochi d’artificio, non avrebbe potuto far compiere quel magico istante che più di quarant’anni fa rallegrava al sol vederlo.

 

Pioveva e il vento frusciava lieve nel suo rimbombo fra le pareti metalliche dei sotterranei.

I sotterranei della Sezione Scientifica.

Il luogo ove lei stava come la regina d’Inghilterra era stata per tanto sul suo trono.

Messo su il paragone, forse, lei era capo della sezione Scientifica da più tempo della regina, lì, su quel suo bel trono dorato. Molto più tempo.

Una pietra miliare che era già presente quando Rick Lezdry Senior progettò il castello sulla scogliera e quei sotterranei-e lei fu una di quelli che ne realizzò i punti strategici e la stazione della monorotaia sotterranea.

 

Il ragazzo, indi, entrò nell’ antro della sezione scientifica con un sorrisetto alquanto buffo sulle labbra e da subito portò gli occhi all’ampio e alto soffitto, per poi scendere a arrivare al caos di scrivanie invase di boccette e quant’altro.

E poi all’unica figura umanoide che lì si muoveva.

Deivendoff Josephine.

 

Il giovane allargò maggiormente il suo sorriso, mentre pian piano avanzava fra le scrivanie deserte. La guardava, di spalle, a destreggiarsi con quella boccetta colma di chissà quale sostanza che lei stava finemente riscaldando sulla fiamma con lenti movimenti circolari del polso.

 

Si fermò giusto a una scrivania di distanza, poggiato su uno degli spigoli, incrociando i bracci sul petto e inclinando un po’ il capo, silenziosamente in attesa.

 

Notò come le cascava la treccia lievemente sfatta sulla spalla sinistra e la schiena, quel colore scuro e nero, oleoso, profondo che per ogni singolo capello mandava insoliti riflessi argentei; come era tesa la stoffa del suo abito altrettanto nero fra le scapole, come il tessuto si muoveva assieme ai movimenti del braccio, mentre la treccia di tanto in tanto ondeggiava quando magari si piegava di più sul tavolo da lavoro o quando il capo girava a destra e a manca.

 

Era quasi ipnotizzante.

Bhè, almeno così la sua attenzione non era più focalizzata su quella miriade di pensieri fortemente intensi che affollavano l’Ordine.

 

-Cosa ti serve, Yoshi?-

 

Non ci erano voluti nemmeno cinque minuti, perché la voce della donna perforasse il silenzioso ronzio della fiammella, dei suoi muscoli in movimento.

E come al solito, aveva capito perfettamente da subito chi si trovasse davanti-o meglio dietro-senza nemmeno gettargli un’occhiata.

 

Il ragazzo allora socchiuse gli occhi, stringendosi nelle spalle, portando poi le mani sulla nuca, i gomiti alti.

 

-Sai a volte mi viene ancora da chiedermi come fai..alla fin fine rispondermi da solo mi annoia..-

 

Fece con voce squillante e moderata allo stesso tempo, come a non voler disturbare troppo la donna che stava effettivamente lavorando.

 

-Dovresti dormire-

 

Fu la ripresa della mora, che ancora non s’era girata o aveva smesso di far quello che stava facendo.

In realtà, ora che ci rifletteva meglio, il ragazzo potè notare una sorta di frenesia frettolosa nei movimenti del capo della Sezione Scientifica.

Mosse qualche passo verso la sua schiena, fermandosi giusto giusto a una distanza quasi a dire di sicurezza dalla scrivania della donna.

 

-Anche tu, sai? Domani parti assieme a noi..-

 

E si azzardò cauto a posarle una mano su di una spalla.

Bloccandola per un attimo.

Yoshi vide gli occhi neri e opachi della donna sbarrarsi per un secondo, come se quel gesto le avesse mandato una scarica elettrica su per tutto il corpo, mentre i suoi muscoli s’erano istantaneamente irrigiditi in una freddissima posa.

 

-..già..ma è proprio per questo che devo sbrigarmi a finire..-

 

Interruppe quel fastidioso silenzio ridonando mobilità al suo corpo, inclinando giusto un po’ il capo, scorgendo di sfuggita il volto mestamente sorridente del ragazzo dagli occhi blu.

 

Yoshi allora ritirò la mano, lasciandola al suo lavoro, appoggiandosi quasi senza peso allo spigolo della sua scrivania e lasciando i bracci stavolta penzoloni lungo la linea del busto, accomodati quasi innaturalmente stretti alle cosce.

Era proprio una cosa strana per lui. Stare così fermo e immobile.

In realtà, era proprio la donna che gli faceva quell’effetto. Quasi una sorta di assuefazione, come se Josephine fosse lei stessa quel sonnifero che gli serviva a ottenebrare la sua mente fin troppo sensibile ai pensieri altrui e alle sensazioni. Infatti, in quel momento, il silenzioso ronzio della stanza era davvero l’unica cosa che in quel momento il ragazzo sentisse.

 

-Ah, Josephie, ti prego, fammi dormire qui, stanotte!! C’è così tanto silenzio che sono sicuro che mi addormenterei subito e non ti disturberei affatto! Bitte bitte bitte!-

 

La sua voce proruppe nuovamente nell’antro, e stavolta si guadagnò un’occhiataccia.

 

-Yoshi, hai capito che sto lavorando? O la cosa ti è sfuggita di mente? Tu parli quando dormi e non riuscirei di certo a concentrarmi!-

 

Josephine mostrò un tono lievemente spazientito, per quanto il suo volto, eccetto l’occhiataccia, rimase fermamente statico nella sua atona espressione decisa e un po’ corrucciata.

 

Il ragazzo sospirò, silenzioso. E fu allora che assunse un’aria parecchio più seria.

 

-..è per lei, vero?...-

 

La donna si sentì quasi paralizzata da quel tono di voce così schematico e immobile, muto di ogni sentimento all’apparenza, ma colmo di una certa ansia. Eppure Josephine non si permise d’interrompersi nuovamente. Lasciò che quella domanda le scivolasse addosso come nulla fosse e tacque, annuendo proverbialmente a ciò che Yoshi gli chiedeva.

 

Eppure, il piatto fruscio della fiamma e dei suoi muscoli e dei liquidi che mesceva rimase, solo per poco, tanto muto e sospeso.

Le ampie vele degli archi a tutto sesto reclamavano suoni ben più graditi da far risuonare e i pilastri e le navate si contendevano quanto più l’acustica di quei mormorii d’oggetti in attesa di voci più reali e umane.

 

-..domani partiremo per giungere in Vaticano, a Roma, e il viaggio sarà lungo. Per quanto anch’io farò parte della “comitiva”, non posso certo portarmi dietro tutto il mio laboratorio. E far ragionare Rick circa le condizioni di Sel dopo la vigilia di Natale è fuori discussione: questa bella “scampagnata” è stata progettata da più di due settimane, e di più non possiamo aspettare, lo sai.. “la vittoria va a chi fa la mossa giusta al momento giusto..”-

 

Yoshi le aveva fissato la schiena senza nemmeno respirare, mentre lei parlava fluida, gelida, il tono che impattava con la pietra e si disperdeva subito, senza che questa avesse occasione di farla ondeggiare nell’aria.

Eppure quella cantilena fredda al giovane parve tanto un terribile sfogo dell’improduttività della donna.

 

-..Sel, è arrivata così al limite tanto che nemmeno tu riesci a fare qualcosa..?...naahh!!Non ci crederò mai, Josephie, lo sai. Tu sei troppo testona, proprio come quella lì. Sono sicuro che entro breve troverai la soluzione.-

 

Aveva allora cominciato a parlare a manetta, il piccolo uomo, guardando quella schiena sottile muoversi sporadicamente e intonando note ben più calde di quelle del capo della sezione Scientifica.

 

Dire che era nella sua natura balzare da stati d’animo ad altri del tutto opposti era un eufemismo.

Considerare che sapeva farlo così bene quanto modulare i suoi differenti toni di voce era, invece, più che giusto.

 

Infatti, in quel momento, il microscopico esorcista, a stare sotto quella grande volta, sorretta da sottilissimi pilastri affiancati l’uno all’altro, totalmente ghiacciata non solo dal gelido tempo di quell’interminabile inverno, pareva riscaldare molto più di tizzoni ardenti che avrebbero bruciato l’intera struttura.

E in quel frangente, strappò un sospiro di sollievo alla donna, che scosse il capo, mentre Yoshi continuava a parlottare fra sé.

 

-..puoi rimanere a dormire qui, se ti trovi meglio, ma il sonnifero non te lo do..-

 

-..mi sa che la testardaggine dev’essere qualcosa di insito nella vostra specie, sennò non si spiegherebbe come tu e Sel siate così capoccione, lo sai, Josephie? E potrebbe darsi che questo aspetto, magari sia collegato a un particolare gene unico di voi vecchiacce cecate e così, magari…-

 

-Yoshi…!!Accidenti!!-

 

Josephine lo interruppe bruscamente, con tono quasi arrabbiato e il ragazzo davvero si bloccò, ma con un bel sorriso sornione sulle labbra.

 

-Dobbiamo migliorare le tue parlate a sbafo, Yoshi. Quando attacchi a parlare sei pericoloso.-

 

-Oh, mai dai, Josephie! Eppure non mi lascerei mai scappare nessuna cosa importante!!-

 

Il sorriso si trasformò in un lieve broncio sogghignante, che stemperò, se possibile, ancora di più la cappa oscura della sala sotterranea.

 

-..no, hai capito male. Il pericolo lo corre la mia psiche, che finirà per logorarsi a starti a sentire. Ora fammi il favore e dormi. A terra, dove vuoi, ma basta che chiudi quella ciabatta.-

 

Le parole di Josephine furono ordini imperativi. Nulla di strano.

Ma il fatto che la donna avesse ordinato con tanta calma e autorità significava che era tornata quella di sempre, come se lo smarrimento di qualche minuto prima non ci fosse stato affatto.

 

Anche quella, per il ragazzo, fu una bella conquista. E contento come una pasqua sia d’essere riuscito a svegliare dal torpore dell’autocommiserazione Josephie, sia per aver ottenuto di dormire lì, si diresse verso una scrivania non molto lontana e si sedette contro a gambe incrociate.

 

-Grazie!!-

 

Aveva canterellato passando di fianco la scrivania della donna. Sorridendo come un’idiota, a detta di quest’ultima.

Cosa che continuò a fare anche quando si sedette e perfino quando chiuse gli occhi.

Si addormentò con quel sorrisino deficiente in faccia, quasi cose se avesse ottenuto qualcosa di avidamente agognato.

 

Un sospiro e un pavimento.

 

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 Direi che sono nuovamente in ritardo. Già. Ahahah. Stavolta non accantonerò scuse.

Sono in tremendo ritardo di più di un anno...

Vabbuò, pazienza..scusatemi. Spero che almeno questo capitolo vi sia piaciuto( per quanto possa augurarmi...Ma a qualcuno piace sta' cosa? E' brutta l'idea di un D.Gray-man futuristico?..), e vi do una buona notizia..penso di inserire anche i personaggi del manga...non verranno fuori subito subito, ma pazientate un altro po'.

I miei più grati ringraziamenti all'unico recensore(e primo) Hamish!Thank you per il tuo parere. Sì, questi capitoli iniziali sono atti a presentare questo futuro e i personaggi che ci vivono, che agiscono in questo tempo. Mi sarebbe parso troppo infantile e frettoloso partire subito in quarta con il nucleo della storia, senza fare almeno un piccolo preambolo. Sono contenta che i capitoli ti siano risultati gradevoli alla lettura, mi sto impegnando molto per non rendere troppo pesante questa fic, nonostante ci vogliano parecchie divagazioni, a volte, per spiegare varie cose..Comunque, ancora grazie e spero che tu legga anche questo capitolo.

Concludo qui, non ho null'altro da dire.

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ColdFire§

 

 

  
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