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Autore: Mordekai    25/02/2021    0 recensioni
In silenzio, sul suo trono, osservava l’impercettibile movimento eseguito dalle nuvole in attesa che si oscurassero, tuonare e scatenare il loro odio sulla città. Quel medesimo odio che un vecchio dragonide di Erdath, esiliato per la sua smania di potere, provava per i suoi simili e che anch’egli restava con i suoi occhi rossi fissi sul firmamento sorridendo diabolicamente.
‘’Un nuovo dragonide ad Erdath? Questa è una deliziosa sorpresa.’’
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Re dei Dragonidi sedeva sul suo trono immerso ancora nei propri pensieri, con lo sguardo rivolto all’esterno del proprio regno, ove le sue orecchie udivano le urla gioiose per l’arrivo imminente di un nuovo nascituro ad Erdath; eppure uno strano terrore rendeva irrequieta la sua fiera anima da drago. Poteva percepirlo nelle scaglie della sua lunga coda, che si agitava, si dimenava.

‘’Questo dragonide non porterà nulla di buono, ahimè.’’- asserì alzandosi dal proprio trono, stirandosi le ali che usava come mantello, di un tenue rosso scuro rispetto all’arancione del suo intero corpo. Tagath Breommas, detto anche Tagath il Vittorioso, era il Re dei Dragonidi di Erdath e fin dalla sua giovinezza si dimostrò essere un valido condottiero per poi divenire regnante. In molti lo chiamavano Il Secondo Sole per le sue scaglie di un bellissimo arancione splendente che sfumavano sul rosso scuro sulle sue possenti ali. Le porte della sala si aprirono, rivelando un altro dragonide più anziano che reggeva uno scettro ed era vestito di raffinati abiti bianchi con simboli porpora sul petto e sulle maniche. Particolare interessante di quel ‘prete’ erano i lunghi baffi che scendevano dai bordi delle sue narici e dal mento, risaltando maggiormente la sua origine di terre orientali.

‘’La tua anima è irrequieta, Tagath. E le tue scaglie sono ritte come spighe di grano. Cosa ti affligge?’’- chiese il dragonide, entrando nella sala e restando distante dal Re.

‘’Il prossimo dragonide di Erdath, ecco cosa mi affligge. Temo che questo nuovo arrivato sia un presagio di sventura per tutti noi.’’- rispose il Re con uno sbuffo da generare piccole fiamme dalle sue narici. Il prete usò il suo scettro per calpestare la coda di Tagath che ruggì e per poco non lo incenerì con il suo soffio.

’Asgath, che diavolo ti prende?’’- domandò sorpreso e, in parte, contrariato da quel gesto. Come risposta il prete lo colpì nuovamente sul naso prima di rispondere:

‘’Sono cento settantasei anni che sei Re di Erdath e la nascita di un nuovo dragonide ti inquieta? E tu saresti colui che ha affrontato la Piaga di Fossogelido? Suvvia Tagath, finalmente il nostro regno può accogliere tra le sue ali un nuovo erede di stirpe dragonide e ti preoccupi invece di gioirne.’’

Ed in quell’istante si udirono le acclamazioni quasi vittoriose dei cittadini, stando a simboleggiare l’avvenuta nascita del cucciolo sovrastando gli urletti di quest’ultimo. Il Re si massaggiò il muso e scosse il capo ancora amareggiato per i festeggiamenti in atto, ricevendo uno sguardo di disapprovazione da parte del prete fin quando un terzo dragonide entrò nella sala ansimante:

‘’Mio Signore, il drago…’’

‘’Sì, abbiamo sentito l’esplosione di gioia dei cittadini. Portate alla famiglia le Ali del Benvenuto e le mie congratulazioni.’’- lo interruppe Tagath tornando a sedersi sul proprio trono prima che il soldato aggiungesse:

‘’Il Dragonide è bianco!’’- e quella rivelazione suscitò meraviglia e stupore nel dragonide anziano, ma Tagath ebbe un fremito gelido lungo la sua coda tanto da far rizzare le scaglie. Il soldato si congedò al successivo gesto del Re che posò successivamente i suoi occhi sul prete, impassibile alla notizia sconcertante ma con un lieve sorriso sulle labbra.

‘’Sì? Ho qualcosa sui baffi?’’- chiese scherzosamente il dragonide anziano lisciandosi i baffi e sorridendo ampiamente questa volta. Il Re Tagath mutò espressione, le scaglie sul suo corpo si indurirono maggiormente, l’odore di zolfo che emanavano le sue narici appestò l’intera sala e la mano artigliata si poggiò minacciosamente sulla spada che portava al fianco:

‘’Tu lo sapevi, non è così?! Sapevi che quel dragonide fosse bianco fin dal principio e non hai voluto dirmi nulla!’’- ruggì Tagath e le sue possenti ali rosse si aprirono generando una folata di vento che innalzò scintille e polvere.

‘’Ci sono cose che un Dragonide del Cosmo non può rivelare, specialmente se si tratta di un cucciolo unico come lui. E anche perché sapevo che avresti perso il controllo. Su adesso, andiamo a porgere i nostri saluti alla famiglia.’’- replicò Asgath, lisciandosi nuovamente i lunghi baffi bianchi e avviandosi all’uscita precedendo il Re ancora contrariato da quel comportamento. Varcato l’uscio altri due dragonidi sopraggiunsero al cospetto del Re, uno dalla pelle verde rame e l’altro dalle scaglie color terra bruciata: il primo indossava abiti semplici, sfarzosi e decorati da ninnoli in argento ma pur sempre armato di un piccolo stiletto legato al fianco; l’altro dragonide dalla pelle spessa aveva più la forma di un ibrido tra drago e salamandra per via della testa piatta e delle poche corna che gli circondavano il viso. Rispetto al compagno che lo seguiva, i suoi abiti rispecchiavano la sua indole cavalleresca evidenziata da due vambrace di fero, una pettorina di cuoio e gambali spinati. L’ascia bipenne che capeggiava dalla sua schiena era la sua firma.

‘’Serpenthelm. Gradak. Lieto di rivedervi a corte.’’- disse Tagath, stringendo la mano ai due compagni. ‘’Il tempo però non è stato cortese con voi.’’- aggiunse.
‘’E tu sei il solito lucertolone scorbutico.’’- replicò Gradak, digrignando i denti ed infierendo nell’animo già calpestato del Re. Serpenthelm, invece, si destreggiava con diversi elastici tra le dita artigliate creando diverse forme geometriche e così intricate da suscitare la curiosità di Asgath ma il dragonide combattente ridestò il suo compagno calpestandogli la zampa:

‘’Per tutti draghi millenari Gradak! La zampa mi serve!’’- gridò dolorante il dragonide massaggiandosela e facendo volare gli elastici ovunque sul pavimento. Gradak alzò gli occhi al cielo e con un cenno della testa fece comprendere all’altro dragonide di dire qualcosa:

‘’Ah la nascita del dragonide bianco. Hai il dono della parola, non serviva schiacciarmi la zampa. Comunque, essendo un evento più unico che raro opterei un grande banchetto nella grande piazza e acclamando il nascituro come membro ufficiale di Erdath.’’- furono le parole di Serpenthelm recuperando dei fogli di carta pecora ove aveva segnato alcune idee per la festa di benvenuto. E tra un discorso e l’altro, in un territorio distante da Erdath circondato da montagne color piombo, il clima gioioso si tramutò in odio e rancore visibili negli occhi dorati del dragonide nero che sedeva sul suo trono intento ad osservare da un globo luminoso tutti i suoi fratelli festeggiare; quel globo era una delle poche fonti di luci presenti nella gigantesca fortezza ove egli viveva e che chiama Faldlirr ah Ejhesi ovvero Fortezza dell’Esilio.

‘’Un dragonide bianco?! Che sia davvero Orhius incarnato? Il cucciolo deve essere mio! Zhetgar, mostrati a me, fedele assistente!’’- urlò il dragonide con forza da far tremare le pareti e le colonne della sua sala immersa nella penombra. Un miasma scuro riempì l’intero luogo dando origine ad un dragonide violaceo in una divisa nera simile a quella di un assassino e sibilante chiese:

‘’Mi ha convocato, Lord Arthakos?’’

Lord Arthakos, questo era il nome del dragonide esiliato da Erdath. Il suo potenziale per divenire membro degli Antichi Saggi era immenso, la sua vasta conoscenza dei primi luoghi ove il Dio Orhius posò piede e generò altra vita suscitò l’interesse di ogni drago anziano. Eppur il suo animo abbracciò le tenebre e sfruttò le sue abilità per ottenere fama e potere attraverso le varie schiere di dragonidi abbandonati dal destino, originando scontri e rivolte popolari costringendo Tagath ad esiliarlo oltre le montagne e punire i suoi seguaci. Arthakos si limitò ad indicare il globo luminoso che mostrava il cucciolo di dragonide bianco tra le braccia del proprio padre; Zhetgar si sorprese nell’ammirarlo ma il suo istinto assassino prese il sopravvento:

‘’Vuole che elimini il cucciolo?’’- domandò sfoderando i pugnali, infondendoli con il suo soffio marcescente.

‘’No, mio fedele Zhetgar. Quel dragonide deve essere mio schiavo. Devo soggiogarlo, scoprire il suo potere e usarlo contro il regno di Erdath! Attiverò la magia della torre per te, così avrai un vantaggio se nessuno riesce a vederti nella nebbia. Io verrò dopo per infierire.’’

‘’Come desiderate, Lord Arthakos.’’- rispose il dragonide violaceo dissolvendosi nell’ombra, lasciando dietro di sé solo qualche mulinello di polvere. Arthakos lasciò il suo trono dirigendosi all’unica torre pericolante della sua fortezza, dove al suo interno vi era una grande stele fluttuante grigia con diverse lettere dipinte di un rosso brillante. Ai piedi di quella stele, su un leggio, poggiava un libro di pelle consumata aperto su una sola pagina e il dragonide oscuro con voce tuonante recitò per tre volte un maleficio:

‘’Vulom, nildb daar lir!’’- e dalla stele si sprigionò la magia proibita da lui conosciuta, generando intense saette azzurre che giunsero in cielo creando giganteschi nuvoloni neri che oscurarono il sole, espandendosi anche sul Regno di Erdath ove i suoi cittadini erano intenti a festeggiare con il banchetto.

‘’Adesso, vecchio Tagath, assaggerai un po’ del mio rancore. Non potrai proteggere quel cucciolo da me finché avrò fiato!’’- ruggì Arthakos arrampicandosi sulla balconata della torre e volando verso quel regno che lo aveva esiliato. Fragorosi tuoni, scintillanti saette, una densa nebbia ed un terrificante acquazzone si abbatterono su di esso, costringendo tutti i dragonidi a scappare e a rifugiarsi nelle loro abitazioni eccetto il Re ed il suo seguito:

‘’Io vi avevo avvertito!’’- gemette Re Tagath brandendo la sua spada preparandosi a fronteggiare un nemico invisibile. Gradak, Serpenthelm e Asgath circondarono il Re e prepararono le loro armi prossimi ad uno scontro imminente. Si udì, d’un tratto, il suono del legno che veniva spezzato e scagliato lontano seguito da un dragonide privato della propria coda:

‘’Per favore…è tutto ciò che rimane della mia famiglia!’’- gemette lui, stringendo al proprio petto un cucciolo di drago, lo stesso cucciolo bianco visto ore prima della tempesta. Un secondo dragonide, dal corpo purpureo e con vesti da assassino si fece largo dalla coltre polverosa con in mano dei pugnali infusi di veleno.

‘’La tua famiglia appartiene a Lord Arthakos adesso. Consegnami il cucciolo e ti sarà risparmiata la vita.’’- disse freddamente l’assassino violaceo bloccando la coda mutilata della sua vittima con la sua zampa, attendendo che la sua preda venisse consegnata. Un fulmine lineare colpì il basalto per dividere l’aggressore dalla vittima che claudicante corse via, venendo aiutato da Serpenthelm.

‘’Zhetgar, viscida lucertola! Non hai imparato la lezione di trent’anni fa? Vuoi un secondo assaggio?’’- chiese beffardo Gradak, recuperando la sua grande ascia e assumendo una posa quasi difensiva ma allo stesso tempo offensiva. Il dragonide viola ridacchiò diabolicamente facendo volteggiare i suoi pugnali tra le mani creando archi di miasmi venefici:

‘’Gradak, che spiacevole inconveniente. Non ho tempo per giocare con te, ho un lavoro da portare a termine. Sparisci.’’- e inaspettatamente il dragonide scagliò un pugnale contro il guerriero usando la sua coda, che impattò sull’ascia disorientando brevemente Gradak per sferrare una pugnalata sul fianco. Quest’ultimo lo respinse con una spallata ed eseguì una poderosa spazzata nel tentativo di smembrarlo, ma inutilmente. Asgath intervenne usando la sua magia creando fulmini globulari per colpire l’assassino e il Re Tagath si librò in aria mostrando la sua fierezza finché:

’Tagath Udassian, nobile e prode Re di Erdath. Che piacevole coincidenza.’’- fu la voce gelida di una presenza alle sue spalle che, successivamente, colpì al petto e al muso il povero Re prima di afferrargli la coda e scaraventarlo al suolo con facilità. Quel trambusto risultò una fortunata distrazione per Zhetgar che pugnalò le spalle di Gradak e con un terzo ferì il volto di Asgath, per poi dirigersi nel palazzo. Tagath, ripresosi dal violento impatto, riconobbe il nuovo avversario dalle ali nere e splendenti:

‘’Tu, maledetto traditore!’’- ruggì il Re, recuperando la sua spada infuocata e scagliandosi sul nemico con un fendente.  Il dragonide nero parò il colpo sfruttando una scimitarra di fiamme e contrattaccare con una testata il Re. Asgath e Gradak, seppur feriti, raggiunsero il Re e combinarono i loro poteri per generare un turbine di fuoco ed elettricità:

‘’Sil Krem!’’- esclamò Arthakos respingendo sia il fuoco elettrico che tutti e tre i suoi simili con una poderosa onda d’energia color pervinca che li paralizzò per un breve lasso di tempo prima di farli accasciare al suolo come pesanti sacchi di pietra. L’oscuro dragonide sorrise ed infierì colpendo ripetutamente il volto di Tagath prima di afferrargli il collo e lanciandolo nel gruppetto di altri pari-razza agonizzanti:

‘’E adesso Tagath, perdonami ma ho un cucciolo da reclamare!’’- disse Arthakos sferrando un ultimo calcio sul muso del povero Re, rendendolo quasi inerme. Gradak però, nonostante gli effetti del veleno causati dai pugnali dell’assassino porpora, riuscì a trafiggergli l’ala con uno dei suoi:

‘’Quel cucciolo non sarà mai tuo Arthakos, dovrai passare prima sulle mie scaglie!’’- disse il dragonide condottiero avvicinandosi barcollando, ma i suoi occhi mantenevano le fiamme d’onore di un dragonide e scagliò la sua ascia bipenne contro di lui mancandolo di pochi centimetri dal petto. Il dragonide oscuro lo colpì con una gomitata al volto e conficcò i suoi artigli nel petto del pari-razza mettendolo al tappeto. Nel mentre che lo scontro tra Arthakos e i suoi nemici avveniva nella piazza centrale, all’interno del palazzo reale Zhetgar cercava di scovare il nascondiglio del dragonide ferito seguendo la scia di sangue da lui lasciata giungendo alle porte semi aperte della sala principale:

‘’Mi dispiace che la tua vita sia terminata, ma dovevi fare come detto.’’- disse Zhetgar aprendo la porta e trovando la pozza di sangue ma non il drago. Con i pugnali sguainati si mosse quattamente per la sala finché non udì qualcosa sciogliersi e il puzzo derivante da esso, così evitò un getto d’acido derivante da Serpenthelm che provò a colpirlo con diversi affondi del suo stiletto. I due si sfidarono ad un duello di spade e pugnali, di soffio magico e di combattimento corpo a corpo fin quando il povero Serpenthelm si ritrovò le lame alla gola e le zampe del dragonide che lo immobilizzavano.

‘’Sei diventato bravo Serpenthelm, reattivo se posso dirlo. Però io sono pur sempre un assassino e sono sempre un passo avanti.’’

‘’E due indietro.’’- ed una luce argentata colpì il dragonide violaceo sbalzandolo contro una delle pareti e poi venire afferrato per la gola e schiacciato nella colonna fino a metà di essa fino a tagliarla di lato per ferire maggiormente l’assassino. Serpenthelm lo placcò alle spalle, creando una gabbia con il suo stesso corpo e puntando lo stiletto alla gola di Zhetgar intento ad osservare quel dragonide dalla mole massiccia, dalle corna acuminate che creavano una corona sul suo capo, delle grandi ali che evidenziavano maggiormente la sua tempra da condottiero e dalla Romfaia stretta nelle sue mani:

‘’Oh, sono sorpreso di vederti ancora così pieno di energie Spettro dei Dragonidi, Primo Re di Erdath. Campione dei Draghi, Kevmor Orkradd.’’- asserì con tono quasi ironico il dragonide violaceo, sorridendo beffardamente al suo nuovo avversario. Alla flebile luce dei bracieri e dei candelabri si mostrò finalmente Kevmor Orkraad, il precedente Re di Erdath, un dragonide argentato con una lunga cresta piumata fino alla punta della coda. I suoi occhi, identici al colore delle sue scaglie, non emanavano alcuna emozione eccetto l’arma che stringeva: sembrava emettere melodie sibilanti ad ogni movimento.

‘’Il passato è il passato, Zhetgar. Ti offro una sola possibilità: arrenditi e vattene dal mio regno.’’- asserì Kevmor puntandogli la Romfaia al petto.

‘’Credi che nessuno sappia della tua gioventù? Che prima di divenire parte degli Antichi Saggi eri uno dei più feroci tra i dragonidi cavalieri? Ti chiamavano anche Sguardo della Paralisi e…’’- l’assassino violaceo venne interrotto da una frustata della coda piumata del dragonide argentato, ferendolo alla bocca ma non sembrò per nulla infastidito da quella reazione. Le porte della sala vennero scardinate e distrutte da una esplosione di fiamme che concesse a Zhetgar di afferrare il collo di Serpenthelm usando la sua coda e lanciandolo lontano ma il Primo Re di Erdath gli sbarrò la strada, gli ghermì il collo e lo scaraventò fuori una finestra mandandola in frantumi.

‘’Kevmor, sempre così scorbutico. Dovresti addolcirti un po’.’’- esordì Lord Arthakos con fare provocatorio prima di richiamare il suo potere per debilitare il vecchio Re ma venne respinto dalla stessa barbarica forza del dragonide argentato e fu lui stesso a contrattaccare con la Romfaia riuscendo a scalfire l’armatura di cuoio indossata da Arthakos, subendo in pieno il colpo.

‘’Complimenti, il tempo è stato gentile con te. Ma lo hai sprecato per futilità!’’- esclamò il dragonide oscuro ed evocò due scimitarre di fuoco, usandole per compiere un turbinio di fiamme atte a ferire mortalmente il suo pari-razza. Kevmor si scansò e scagliò l’arma contro il dragonide oscuro riuscendo ad arrestare l’avanzata delle fiamme, librandosi in volo e poi fiondandosi su di lui con tutta la sua mole per schiacciarlo; Lord Arthakos sorrise beffardamente e riuscì a trasmigrare la sua forma corporea in quella del dragonide privo di coda, sfruttandolo come diversivo per poi svanire con il suo scagnozzo. Kevmor evitò di un soffio quel corpo emaciato, affondando nel pavimento di pietra.

‘’Per questa volta ti concedo la vittoria, ma ricorda: nessuno potrà proteggere quel cucciolo per sempre!’’

Il dragonide senza coda si accasciò al suolo, respirando affannosamente a causa del veleno entratogli in circolazione e che stava prosciugando ogni sua energia residua. Tagath, Asgath e Gradak una volta terminati gli effetti del potere del dragonide oscuro entrarono a palazzo per assistere al caos lasciato da uno scontro ormai terminato privo di vincitori e sconfitti. I tre dragonidi furono sollevati nel vedere Serpenthelm vivo ma lo sguardo di Kevmor fu come una tempesta di lame:

‘’Chi di voi ha lasciato Serpenthelm da solo? Chi?’’- domandò ruggendo e facendo volare le pietre distrutte con un semplice sbattere di ali. ‘’E tu Tagath, dovresti essere l’attuale Re ma ti sei fatto sconfiggere da quella maledetta lucertola viola! Tutto perché temi che il cucciolo possa essere la causa di una vendetta di Arthakos!’’- aggiunse il dragonide argentato, facendo tremare il suolo e le vetrate.

‘’La colpa non è di Tagath. Sono stato io a condurre il dragonide nel castello ma ho fallito nel proteggerlo.’’- replicò Serpenthelm, rialzandosi faticosamente per soccorrere il pari razza ma, a malincuore, il dragonide ferito era già defunto da qualche minuto ed il suo cadavere era stato pietrificato da qualche incantesimo.

‘’È…morto!’’- esclamò Serpenthelm, allontanandosi dalla salma pietrificata. Kevmor, il Primo Re di Erdath, si volse verso Tagath e puntò l’artiglio contro di lui:

‘’Un vero Re protegge i suoi simili, ma tu hai infangato l’onore dei Draghi e di noi dragonidi, Tagath! Hai permesso che uno dei nostri morisse per la tua paranoia! Ritieniti fortunato che Serpenthelm sia addestrato al combattimento e non è un semplice organizzatore di feste. Se fosse morto anche lui…’’- sentenziò Kevmor indicando la spada serrata nella mano del dragonide, come se volesse far presagire una condanna a morte non avvenuta.

‘’La mia non era paranoia, buon Kevmor! Il mio è stato solo un presentimento divenuto realtà. Quel cucciolo sarà…’’

‘’Quel cucciolo sarà parte di Erdath e non verrà abbandonato, che ti piaccia o meno! Non farmi ricredere sulla mia decisione.’’- lo interruppe il Primo Re, facendo brillare i suoi occhi nella penombra del palazzo e Gradak imprecò sottovoce riconoscendo il pericolo imminente; secondo antichi testi, quando un discendente dei draghi consente al proprio potere di avere il pieno controllo, i suoi occhi tendono ad illuminarsi come tizzoni durante l’inverno. Tagath sapeva di dover reagire ad un possibile attacco, così brandì la sua spada e si mise in posizione difensiva. Il lieve gracchiare del cucciolo bianco riportò l’attenzione dei presenti alla realtà, risparmiandoli da un secondo scontro inutile. E salvandoli.

   
 
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