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Autore: vanessie    26/02/2021    1 recensioni
Katelyn e Matthew sono due amici nati e cresciuti insieme fino ai loro 19 e 18 anni. Le loro mamme sono grandi amiche, tra un nascondino e una partita ai videogames hanno condiviso il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza. Le confidenze, le risate e gli sguardi imbarazzati hanno preceduto dei baci veri nati per gioco. Lui aveva sempre avuto il coraggio di dirle che l’amava, lei lo aveva compreso solo più tardi, quando guardandolo nei suoi occhi color del cielo aveva avvertito delle emozioni indescrivibili. Adesso che Matt frequentava il college in America, a Kate restavano solo bei ricordi…almeno fino a quando, sette anni dopo, ormai ventiseienne e con una relazione, lo rivide, partecipando con i suoi genitori ad una grigliata a casa dei loro cari amici di famiglia. Lì in giardino i loro sguardi si incrociarono, Katelyn capì che quelle emozioni sopite si erano risvegliate. In quel cielo azzurro c’erano ancora tutte le cose belle che amava di lui…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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INSIDE YOUR SKYBLUE EYES

"Mille dubbi”

 

 

POV Matt

Ero rientrato a Manhattan da tre settimane. Avevo ripreso le lezioni al college, la preparazione degli esami per febbraio e il lavoro al pronto soccorso. Mi ero tenuto molto impegnato per non pensare continuamente a Katelyn. Mi mancava da morire e non vedevo l’ora che arrivasse lo Spring break di metà marzo per volare in Irlanda tra le sue braccia. Ci sentivamo molto spesso, almeno una decina di volte al giorno e considerando il fuso orario era tantissimo. Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di lezioni, tra soli quattro giorni avrei avuto il primo esame, Neonatologia e terapia intensiva neonatale. Ero pronto, mancava solo il ripasso intensivo finale. Uscivo molto poco, giusto con Daniel e Michael, i miei coinquilini, proprio non ne avevo il tempo. Osservai dalla galleria del telefono qualche foto scattata nelle vacanze natalizie con Kate, quanto eravamo naturali e sorridenti! Quanto mi mancava darle un bacio, una carezza…quanto desideravo il suo profumo e il calore della sua pelle a contatto con la mia, avrei dato qualsiasi cosa per teletrasportarmi da lei e fare l’amore per tutta la notte.

L’esame andò alla grande, esaltato da un nuovo successo, mi buttai a capofitto nel ripasso per il secondo esame del 12 febbraio, Neurologia pediatrica. Il materiale da studiare era tanto e denso di informazioni, nomenclatura scientifica precisa, davvero pesante come esame. Solitamente, come buon auspicio prima di un esame difficile, facevo un’uscita con Michael e Daniel, ovviamente non la sera prima dell’esame altrimenti sarei arrivato stanco. Fu così che il 10 febbraio uscimmo e andammo in un locale a bere qualcosa. Eravamo a fare quattro chiacchiere al bancone del bar, con i nostri drink e la voglia di ridere e scherzare.

 

giphy

 

In tarda serata il mio telefono prese a squillare. Mi stupii leggendo sul display il nome di Kate. A quell’ora, con il fuso orario, erano le cinque del mattino in Irlanda. Che strano! “Pronto” dissi, ma tra la chiamata Whatsapp non proprio ben connessa e il frastuono della musica non sentivo nulla “Pronto Kate?” ritentai, tappandomi l’orecchio libero “Puoi ripetere, non ti sento bene” rimasi sconvolto da ciò che mi disse. Uscii all’esterno del locale per capire. Quando rientrai, tornai dai miei coinquilini. Ero totalmente…su un altro pianeta. Se ne accorsero, dopo che buttai giù d’un fiato il resto del cocktail, più di metà bicchiere. “Che ti prende Matt?” mi domandò Daniel “Era Katelyn” “Sì questo lo sappiamo, ma che cos’è successo?” insistè Michael “Suo padre è morto!” esclamai. Non potevo credere che quella fosse la realtà, sicuramente ero nel mio letto e stavo facendo un brutto sogno, tra poco la sveglia sarebbe suonata per cominciare la giornata al pronto soccorso o sui libri. La pacca sulla spalla di Daniel, però, mi fece intuire che fossi sveglio, non stavo sognando “Cazzo amico, ma perché?” mi chiese “Ha avuto un infarto” sentenziai, mi sentivo distante, confuso. Volevo bene a Ben, molto bene, immaginare che in quel momento lui non ci fosse più mi colpì come una spada nel petto. “È successo adesso?” si informò Michael “Da qualche ora” “Mi dispiace, soprattutto per Kate” rispose Mickey “Sì, dispiace tanto anche a me” si unì Dan. Annuii, tutto quell’alcool trangugiato in una botta mi diede un lieve capogiro. Tornammo a casa, la serata benaugurante in vista dell’esame era andata a farsi fottere. Lasciai in pace Katelyn perché mi aveva detto che aveva trascorso la notte in bianco, era esausta e voleva tentare di addormentarsi. Anche la mia notte fu tormentata, presi sonno tardissimo, verso le quattro del mattino, dopo che dedicai qualche preghiera a Ben, dopo che mi persi nel ricordo dei nostri anni insieme, riempiendomi il viso di lacrime. I ricordi erano strani, alcuni mi riportarono ad episodi insignificanti, ma comunque importanti per il nostro rapporto. Ripensai a una volta in cui ero un bambino e lui mi aveva portato con Holly e Kate a Kilkenny, una città a sud di Dublino. C’era una fiera e lui ci comprò un enorme stecco di zucchero filato. Mi aiutava a rubarne pezzetti da quello di Katelyn, mentre lei era distratta, solo per farle uno scherzo. Un altro ricordo risaliva alla mia adolescenza, avevo 14 anni, quando per la prima volta uscii da solo con Ben, come se stessi uscendo con mio padre. Fu quel giorno che andai a vedere per la prima volta una partita di calcio allo stadio. Ben mi regalò anche la maglia ufficiale del mio calciatore preferito di quel tempo. Nel ricordo successivo avevo 16 anni e Kate 17. Ci beccò a bere birra nel suo garage durante una cena di famiglia. In Irlanda i minori di 18 anni non possono bere, dunque ci sgridò e riferì ai miei genitori. Kate si arrabbiò moltissimo, non voleva che suo padre lo raccontasse al mio, disse che era colpa sua, invece lei ed io sapevamo benissimo che stato io a convincerla. Trovai un attimo per restare solo con Ben e gli spiegai che la colpa era mia, non mi andava di mentirgli. Lui si stupì per la mia confessione, mi diede una pacca sulla spalla complimentandosi per la mia lealtà, dicendo che da un ragazzino di 16 anni non se lo aspettava, aggiunse però anche un simpatico calcio nel sedere per ammonirmi. Sorrisi a quel ricordo, asciugando le mie lacrime, ma inevitabilmente ne affiorò un altro. Erano i miei ultimi mesi a Dublino, prima della partenza per l’America, dovevo compiere 18 anni. Tutti sapevano che avevo una gigantesca infatuazione per Kate all’epoca, lui compreso. Ero arrivato a casa loro per portare delle cose che mamma mi aveva incaricato di dare a Holly, ci rimasi di merda quando trovai la mia migliore amica in compagnia di un ragazzo, un suo compagno del college. Riuscii a mantenere un contegno, ma il disappunto doveva essere stampato sul mio viso. Lui mi confortò con un: se ti può consolare a me non piace, non capisco cosa ci trovi mia figlia in lui, andiamo tu sei molto più carino. Nell’ultimo ricordo di quella notte, prima di crollare esausto per la stanchezza, ero con Ben allo stadio i primi di gennaio di quell’anno, quando ero tornato a casa per Natale. Ricordai che lui mi confidò di averci visti baciare e mi fece quella sorta di discorsetto, che però non gli uscì bene, non fu affatto severo, forse perché fare il discorsetto ad uno che conosci dalla nascita e che consideri come un figlio, doveva essere strano. Mi aveva anche accennato ad una sorta di malessere, ad un respiro affannato, gli avevo consigliato di andare dal medico…chissà, forse era stato un preavviso di quell’infarto, forse avrei potuto accompagnarcelo di persona. Il 12 febbraio era la data del mio esame tosto, Neurologia pediatrica. Era anche la data del funerale di Ben. Avevo trascorso il giorno precedente tra mille dubbi, fare l’esame, uno dei più difficili della mia carriera universitaria, oppure prendere il primo aereo per Dublino per il funerale? Non so cosa mi spinse ad optare per la prima scelta. Michael e Daniel non erano d’accordo, me lo avevano detto chiaro in faccia. Presi un taxi e mi diressi in ateneo.

 

giphy

 

Kate mi scrisse su Whatsapp, non avevo avuto il coraggio di dirle che non sarei andato, stupido codardo!

 

Siamo in chiesa, stai arrivando?

 

Visualizzai e dissi a me stesso che le avrei risposto tra poco, quando avrei capito come dirglielo. Arrivato all’università pagai il taxi e mi diressi verso l’aula in cui si svolgeva l’esame. Era il momento di dirglielo.

 

Scusami Kate, alla fine ho scelto di restare, ho lavorato sodo per questo esame e saltarlo mi farebbe restare indietro, perdendo la borsa di studi. Non posso permettermi una retta da 40mila dollari, se voglio studiare e laurearmi devo stare attento a non sgarrare mai, nemmeno un esame. Perdonami, spero che mi capirai! Ho pregato per tuo padre da quaggiù e sai che sei nel mio cuore, come se fossi al tuo fianco <3

 

Staccai la connessione internet, non potevo permettermi distrazioni, dovevo approfittare di quel tempo per ripassare prima che fosse il mio turno. L’esame andò alla grande, non mi aspettavo un 30 e lode, ok mi ero impegnato a fondo, ma temevo di scordare qualcosa. A quel punto, svuotato dalla tensione, riaccesi il telefono. Kate aveva visualizzato, la doppia spunta blu me lo indicava, ma non aveva risposto. Continuò a non farlo nelle ore successive, nei giorni successivi. Avevo compreso che non avesse apprezzato la mia scelta, leggeva i miei messaggi e vedeva le mie chiamate perse su Whatsapp ma non diceva nulla, neanche si arrabbiava, il silenzio assoluto. La tempestai di messaggi anche su Messenger, niente…talvolta la vedevo online su Facebook ma non mi calcolava. In ogni messaggio le avevo chiesto scusa, le avevo detto che mi dispiaceva, che avevo bisogno di sentirla, che ero preoccupato e che volevo perlomeno sapere come stava. Diventai irrequieto e intrattabile, presi a male parole i miei coinquilini più di una volta per delle cazzate.

 

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Il giorno successivo avrei avuto l’ultimo esame di quella sessione di febbraio, Dermatologia infantile. Lo avevo lasciato per ultimo quel mese perché era il più semplice dei tre, ma lo avevo del tutto trascurato. Kate mi tormentava la testa, non ero concentrato per studiare, non ne avevo voglia e sapevo che se fossi andato a darlo avrei preso un votaccio che mi avrebbe sciupato la media, ora che mancavano solo 4 esami alla fine. Decisi di non darlo, non mi era mai successo in 7 anni di carriera universitaria. Accettai di essere rimasto indietro, potevo recuperarlo nella sessione straordinaria di aprile, anche se sarebbe stato complicato con la frequenza ai corsi e il pronto soccorso. Le lezioni del secondo semestre ripresero regolarmente il primo marzo. Lei non mi rispondeva, io impazzivo. Avevo promesso di tornare per la pausa di una settimana dello Spring break, acquistai i biglietti aerei e dentro di me sapevo che quella sarebbe stata l’occasione giusta per chiarire. Nel frattempo avevo chiesto a mia sorella di Kate, non mi andava di mettere in mezzo i miei genitori, ma a Jennifer potevo chiederlo. Non fu felice, mi disse che era stata una batosta per lei la scomparsa del padre così improvvisa e che era a pezzi. Domandai a Jen di dirle che mi dispiaceva e che avrei solo voluto sentirla, ma mia sorella si incazzò di brutto con me, dicendomi: ti sei comportato come una testa di cazzo Matthew, come può aver voglia di sentirti? È già tanto se non ti manda a quel paese, io al suo posto lo farei.

Fantastico…avevo perso l’affetto di Ben e rischiavo di perdere quello di Kate, avrei fatto qualsiasi cosa durante la mia settimana a Dublino per recuperare il nostro legame. Era quasi giunto il momento, quello era l’ultimo giorno di lezioni prima dello Spring break. Feci colazione con un piccolo trolley pronto, da portare in facoltà per poi scappare all’aeroporto. Daniel mi guardò malissimo quando accennai a Kate quella mattina “E tu pensi che una ragazza che ha perso il padre, voglia perdonarti dopo che tu non sei andato al funerale?” mi sfidò “Ci chiariremo” risposi ingenuo. Michael scoppiò in una risata “Ti considera il suo migliore amico e tu l’hai lasciata sola” precisò. Abbassai lo sguardo, sapevo che avevano ragione, avevo preso la decisione sbagliata quel giorno, me n’ero reso conto troppo tardi, ma purtroppo non avevo la bacchetta magica per cancellare il passato. “So che vi fa schifo ciò che ho fatto e vi capisco!” esclamai ad entrambi “Non preoccuparti per noi Matt, ti stiamo mettendo in guardia per ciò che troverai a Dublino” disse Michael “Oltre che considerarti il suo migliore amico, lei era innamorata di te, lo capiva chiunque, Matt! Temo che non abbia voglia di vederti più, amico” aggiunse Daniel. Le loro parole mi colpirono, non avevo pensato alla possibilità di perderla per sempre e non volevo pensarci neppure in quell’istante. L’avrei cercata, ci saremo parlati, avrei preso tutte le sue brutte parole, ma le avrei chiesto perdono e forse…sarei riuscito a mettere le cose a posto.     

 

NOTE:

Buon pomeriggio, nella vita succede sempre qualcosa di improvviso e tragico: Ben muore d'infarto, l'ipotesi di Matthew che il malessere a cui aveva accennato nelle vacanze di Natale fosse una specie di preavviso è corretta. Questo è un capitolo di rottura, Matt sceglie inspiegabilmente di restare a New York per l'esame, decisione che logicamente ferisce Katelyn, che in un momento duro come quello che sta affrontando aveva decisamente bisogno di avere vicino il suo migliore amico. Lui sa di aver sbagliato, lei non vuole parlargli, lo ignora totalmente, spera però che scusandosi in occasione dello Spring break le cose si sistemino...avrà ragione? O si sta solo illudendo? La risposta nei prossimi aggiornamenti!

Vanessie

 

   
 
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