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Autore: zorrorosso    26/02/2021    1 recensioni
la mia rivisitazione personale delle avventure di D’Artagnan in capitoli liberamente ispirati alle avventure dell’anime e alle novelle (e un po’ di tutto).
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Duca di Buckingam, Porthos
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26

Bellissima, come sempre.

 

Il Palazzo Reale splendeva alla luce del primo tramonto estivo, in uno dei giorni più lunghi dell’anno.

 

Dalle ampie finestre della sala pressoché deserta, il sole attraversava i vetri in una miriade di colori e decorazioni. Quanto differiva dalla sua umile dimora, quanto differiva dalla vecchia tenuta in cui era cresciuto!

D’Artagnan osservò tutto quell’ambiente senza essere curioso, non provava invidia o rancore, ma più il tempo passava tra le mura di quella sala, tra le stanze del palazzo, più cominciava a capire di quanto tutto ciò necessitasse lavoro e manutenzione.

 

Planchet riusciva a mantenere le stanze dell’abitazione della casa dei moschettieri ed il suo lavoro alla bottega solo grazie alla sua umiltà, ma più le cose aumentavano, più le terre si ampliavano e i campi producevano raccolti gloriosi, così c’era più bisogno di persone disposte a curare quei campi, le bestie o cose ricchissime e coperte d’oro che circondavano i sovrani tutto il santo giorno. 

Una vera servitù non può essere disposta a tutto questo lavoro soltanto per volontà divina: come offre i suoi servizi, così domanda materiali e privilegi.

 

Certo c’erano studioli e biblioteche, uffici dove poter leggere i documenti in pace, c’erano parchi e giardini nei quali perdersi, ma una responsabilità così grande ed esigente come quella di un regno, veniva a cercare i propri mastri, li prendeva per i capelli e, con il fiato sul collo, non li lasciava dormire di notte.

 

“Ferula”- la voce di Porthos lo svegliò da quella realtà.

 

D’Artagnan si voltò verso di lui, come se avesse appena detto qualche cosa di incomprensibile. Il moschettiere stava annusando l’aria calda dell’anticamera, con fin troppo interesse.

 

“Manca la ferula, il finocchio selvatico. Eppure l’ho vista proprio fuori dai giardini, almeno due cespugli”- guardò verso la finestra, quasi con l’intenzione di coglierne un mazzo e di portarla subito in cucina.

 

Per istinto e imitazione, anche D’Artagnan annusò l’aria che proveniva dalle cucine. Se Porthos non glie lo avesse fatto notare, non se ne sarebbe mai accorto. Eppure in quel momento se ne rese conto e non potè più evitare di considerarlo. Nell’odore caldo e salato che proveniva dai forni, sembrava proprio mancare quello delle erbe profumate, il banale condimento della cacciagione.

 

“Tutto questo oro, questo sfarzo, la musica e i doni, questa festa eterna che non sembra essere mai iniziata, così da non poter concludersi mai. Tutto l’oro di questo e del nuovo mondo... Ma manca un rametto di finocchio!”- Porthos si guardò attorno.

 

“La ferula è uno dei fiori più comuni e umili...”- disse D’Artagnan, quasi senza pensare.

 

“Non solo! È l’erba dei campi della Maratona, l’erba del coraggio! Che figura ci fa un banchetto del regno più potente di questo e del nuovo mondo senza l’odore del coraggio? Ci fa sembrare tutti vili e stupidi, al confronto!”- l’uomo scosse la testa e gli angoli della bocca di imbronciarono di delusione, come se quell’assenza rappresentasse molto di più di una semplice erba.

 

“Se è così importante per voi, forse dovremmo andare fuori a coglierla, allora. Se non è mai abbastanza, bisogna trovare ancora più coraggio!”- disse il ragazzo.

 

Porthos non esitò e corse verso l’esterno, alla ricerca di quell’erba divenuta improvvisamente così preziosa. D’Artagnan lo seguì più lentamente, pensando a tutto quell’affanno per un semplice odore di cucina. Non era la ferula, il vero oggetto di quelle ansie, più dello scambio che sarebbe dovuto occorrere in quella speciale occasione: consegnare la macchina ed in cambio ricevere onori e favori. 

 

Dare la sua stessa parola. Trovò quella responsabilità importante ed onerosa, la preoccupazione si potè notare tra i palmi leggermente sudati ed i denti stretti.

 

Si era già distratto una volta e sembrava che quella fosse una delle poche ultime occasioni concesse per incontrare il Re e la Regina.

 

“Siete dunque riuscito a rimediare per quello che non c’era?”- chiese D’Artagnan, cercando di seguire Porthos in quel compito che sembrava all’improvviso così essenziale. L’uomo sorrise soddisfatto della sua impresa e, riprendendo fiato, con le mani ai fianchi, potè finalmente rallentare di nuovo il suo passo.

 

“La camminata tra i giardini e le cucine mi ha fatto pensare a quello che non avevamo. Però anche a quello che già abbiamo ottenuto: il fatto di essere stati invitati e di essere ospiti di questa festa così importante!”- disse aggiustando le sue vesti dopo la corsa.

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Il brusio di un battibecco silenzioso, dall’altra parte della sala deserta, distrasse i due. Rumori di vesti affrettate, inamidate e un parlato familiare, distese i due uomini dall’ansia delle presentazioni ufficiali, che sarebbero avvenute a breve.

 

“Siete sicuro che quello è il posto giusto?”- disse una delle voci.

 

“Sempre meglio di dove volevate sistemarla voi!”- sussurrò l’altra.

 

Passi veloci riecheggiarono sul pavimento e si fermarono alla vista dei due combattenti. Porthos si impettì e guardò le due figure interrompersi nel notare la loro presenza.

 

“Ah! Ecco! Stavamo proprio aspettando voi!”- disse D’Artagnan con un sorriso.

 

Gli occhi chiari di Aramis si illuminarono di una strana luce e lo guardò con un entusiasmo incoraggiante, mentre Athos lo guardò con sospetto e portò una mano davanti alla bocca, come per trattenere altre parole.

 

“Anche io vi stavo cercando! D’Artagnan, fate esattamente come vi dico! Presentatevi al Re, convincetelo a camminare da questa parte dei giardini, in modo che io gli sia di spalle e voi possiate vedermi mentre io e Porthos guideremo la macchina!”- disse il giovane, tutto d’un fiato.

 

“Io mi sistemerò qui, voi arriverete da questa parte. Dovrete seguire esattamente tutto quello che vi dirò; passo dopo passo... Potete leggere le mie labbra da questa distanza?”- continuò Aramis allontanandosi dal gruppo in lunghi passi e ritornando su di loro con lo sguardo, facendo cenni con la mano.

 

I tre si scambiarono uno sguardo perplesso e lo lasciarono fare. Porthos allungò il collo ed annuì con indifferenza. D’Artagnan lo guardò dimostrare le sue migliori doti di stratega. Athos aggrottò le sopracciglia e lo richiamò verso il gruppo.

 

“Aramis?”- disse stringendo lo sguardo.

 

Il giovane stava contando i passi che lo separavano dal gruppo con una pianificazione sospettosa, si fermò e si avvicinò.

 

“Cosa?”- chiese inarcando le spalle e mascherando il volto con una mano, quasi sottovoce.

 

Porthos scambiò uno sguardo veloce con gli altri tre ed annuì verso Athos.

“Vi state dimenticando della ragione per cui siamo veramente qui. La ragione per cui abbiamo dato la nostra parola”- disse poi, rivolto verso Aramis. 

 

Il giovane alzò le mani, come per sostenere la valanga di idee che stava per travolgerlo.

“Giusto! Voi andrete da Constance mentre io...”- disse, ma non riuscì a continuare.

 

“No, No!”- disse Athos.

 

“Volevate liberare la serva dai suoi doveri? Venite pure con noi allora! Neanche D’Artagnan era disposto a tanto! Eppure voi non vi siete tirato affatto indietro, Cavaliere! Venite pure con noi!”- Porthos prese il giovane per le spalle e lo costrinse a fare da testa di quella piccola missione.

 

“Per quanto avete sempre dimostrato la migliore strategia e conoscenza, sembrate mancare completamente di saggezza...”- continuò, verso il giovane in silenzio.  

 

“Cos’è la saggezza, dunque?”- chiese D’Artagnan.

 

“La saggezza sta nel margine di errore commesso in cerca della conoscenza, ma nel mio caso tutto questo è stato condizionato dall’amore”- disse Athos.

 

“Amore? Come? Voi lo definireste amore?”- chiese Aramis.

 

“Che cos’è l’amore, dunque?”- chiese D’Artagnan, incuriosito da quella discussione.

 

“Un tempo ormai lontano vi avrei potuto rispondere. Però oggi... Non saprei. Per questo vi dico, mettiamoci dietro a quel cespuglio, diamoci alle fronde e aspettiamo che arrivi il Re: tendiamogli una trappola, un’offerta che lo lasci senza parole e che non possa rifiutare, non diamogli scampo!”- pugni stretti ed occhi infiammati da un’altra idea divorante.

 

“E tutto questo cosa c’entra con l’amore, o la saggezza?”- chiese Porthos, sorpreso da quella risposta.

 

“Nulla. Quello che vi propongo è un capro espiatorio alla vostra e alla mia malinconia. Ci sarà un altro giorno per piangere all’amore perduto. Un’altro giorno per pensare all’amore futuro. Per oggi la conoscenza e la strategia sono, a volte, armi più importanti dell’amore e della saggezza!”- l’attenzione del giovane abbandonò per un attimo le sale della regina per poi ritornare al gruppo di combattenti.

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“Altezza!”- Porthos alzò la voce, in modo che gli altri abbandonassero quella discussione per accorgersi della breve parata che la Regina stava organizzando nelle vicinanze.

 

La sovrana e le dame di corte li notarono e lei si avvicinò

 

“Questi sarebbero gli uomini di cui avete parlato?”- la Regina si rivolse verso Constance, lei di rimando guardò i quattro. Gli occhi accennavano al risentimento, mentre si inchinava con grazia.

 

“Sì, sono loro”

 

“Dunque, Cavalieri: potreste garantire per l’onestà della mia serva?”- chiese la Regina.

 

“Possiamo garantire per la sua onestà e la sua reputazione. Non ha mai lasciato la nostra... Vista...”- D’Artagnan esitò nel pronunciare quelle parole. Gli altri tre annuirono, dando l’assenza di altri testimoni per scontato.

 

“È tutto... Vero?”- chiese la sovrana, con distrazione.

 

“Certo!”- rispose Athos.

 

“Avete visto Rochefort nei paraggi?”- sussurrò Constance, rivolta verso i moschettieri con fare dubbioso.

 

“No”- rispose D’Artagnan, guardandosi attorno e ricordandosi della conversazione avuta con il Comandante. Tuttavia non c’era veramente traccia di quell’uomo da nessuna parte.

 

La regina sospirò, chiuse gli occhi e sorrise con fare sufficiente.

“Vi crederò. Almeno per il momento”- disse mentre fece un gesto di dimissione, come distratta da qualcos’altro. La corte di dame e la regina li oltrepassarono, avanzando verso le sale da ballo.

 

“A proposito, D’Artagnan, che fine ha fatto Rochefort?”- chiesero gli altri uomini.

 

I quattro si guardarono attorno un’altra volta e alzarono le spalle. Nessuno lo aveva visto tra la guardia Cardinale.

 

“È proprio vero che Rochefort ha insultato la vostra bestia?”- chiese Porthos sottovoce, rivolto a D’Artagnan.

 

“Fatico a dargli torto...”- commentò Athos.

 

Aramis portò l’attenzione sul corteo reale che di lì a poco li avrebbe raggiunti. Un altro battaglione in una guerra fatta di passeggiate, colli ricamati e tacchi alti.

 

“Charles!”- il Re affrettò il passo, costringendo la servitù a fare lo stesso.

 

“Sire!”- D’Artagnan accorse immediatamente verso il sovrano e si prostrò in un breve inchino.

 

Con un comando netto, Porthos ed Aramis accorsero verso la macchina, mentre Athos li aspettò di soppiatto, controllando che D’Artagnan avesse distratto il Re da tutti i loro piani.

 

“Mi avete lasciato così bruscamente ieri! Un piacere ritrovarvi a questo ballo!”- disse il sovrano, lo sguardo più sereno alla vista del ragazzo, rallentò il passo fino a fermarsi.

 

“Il nostro colloquio mi ha aperto gli occhi verso i beni più importanti. Ero triste, ma la nostra conversazione mi ha sollevato! Per questo ho un dono per voi. Mi correggo! Non è da parte mia! Ma da parte del generosissimo e gentilissimo George De Villiers, Duca di Buckingham!”

 

D’Artagnan mostrò la macchina verso il sovrano. Lo strumento aveva il collo ripiegato e la testa sotto le ali chiuse, proprio come un cigno dormiente. Il Re sollevò un piede da terra e si sbilanciò da un lato nel tentativo di guardare meglio l’arnese esotico ed elaborato.

 

“Buckingham? Questo sarebbe un dono per me?”- chiese il sovrano con stupore.

 

“Sì. Un uomo dall’allegria invidiabile! Si scusa immensamente per aver creato qualsiasi...”- D’Artagnan si interruppe, voltò la testa verso un punto lontano.

 

“Equivoco? Equivoco...”- continuò, stringendo lo sguardo, come per guardare meglio qualcosa in lontananza, alle spalle del sovrano.

 

“Equivoco? Per cosa?”- chiese il Re, cercando di capire le espressioni sul suo volto incerto.

 

“Baciamano? Dizione...”- l’attenzione del ragazzo lasciò sgarbatamente la presenza del Re, mentre allungò ancora di più il collo e le spalle, per vedere meglio qualcosa.

 

“Ottima dizione?”- disse D’Artagnan, la sua sembrava proprio una domanda, ma allo stupore del Re non continuò a guardare l’orizzonte e a parlare con incertezza. Si prostrò semplicemente in un altro, profondo, inchino.

 

Questa volta fu il re a stringere lo sguardo, aggrottare le sopracciglia e piegare la testa sul giovane. Non aveva la necessità di vedere o sentire meglio: si ricordava bene di quelle taglienti voci di corte che complimentavano la dizione di Buckingham, il suo grossolano accento straniero, contro i suoi difetti di pronuncia. 

Un argomento da non trattare, proprio di fronte a lui.

 

“No... Intendevo, Buckingham manda i suoi calorosi complimenti per la vostra... Ottima dizione!”- si corresse D’Artagnan, nel più completo imbarazzo, ancora prostrato ai suoi piedi. Lo sguardo del sovrano si distese, ma si voltò in quel punto dell’orizzonte su cui lo sguardo del ragazzo si stava stringendo pochi attimi prima. La sua attenzione fissò sui movimenti dei tre uomini alle spalle del Re.

 

Luigi XIII guardò i tre combattenti fermarsi in strane posizioni, intenti com’erano a gesticolare in direzione di D’Artagnan. Strinse lo sguardo verso di loro, poi verso il giovane, poi verso di loro ed infine verso al giovane indicando i tre uomini con entrambe i palmi delle mani.

“Cos’è questa farsa? Volete dirmi che non ne sapete nulla?”- chiese il Re.

 

D’Artagnan alzò le sopracciglia in segno di stupore, ed indicò ammutolito verso i tre.

 

“Noi! Affatto! Chi? De Batz? La macchina? Mai visti prima... Tutta farina del suo sacco... Del sacco di Buckingham... Di qualche altro sacco. Non saprei...”- disse Athos, con fare pensieroso.

 

“Aramis?”- continuò, puntando il gomito contro il giovane.

 

“Chi? Io!? Vostro umile servo del Signore? Sarà stata sicuramente una svista... Un’altro Cavalier D’Herblay... Un lontano cugino...”

 

“Ce ne sono fin troppi a Parigi! Facile confondersi!”- rise Porthos, notando l’assurdità delle loro menzogne.

 

“Bene!”

 

Il Sovrano annuì, si distrasse dai tre uomini e strinse le mani con soddisfazione. 

Si rivolse nuovamente verso il ragazzo.

 

“Allora bisogna veramente badarsi da gente come Voi, D’Artagnan de Batz!”- disse, ritornando con lo sguardo su di lui, cominciò ad allungare il passo, dirigendosi di nuovo verso le stanze della regina.

 

“Come potrei mai ripagare la vostra cortesia?”- chiese il sovrano, con fare disteso e sereno.

 

D’Artagnan rivide lo sguardo di Porthos elencare accuratamente il lontano desiderio di tutte quelle proprietà e i possedimenti, il sarto, l’argenteria ed un bel cavallo addestrato. Riascoltò le lente parole di Aramis e le sue richieste di umili favori e libri di lusso, cose impossibili da elencare tutte in un momento. Pensò ad Athos ed al fatto che non aveva ancora chiesto veramente nulla, ma come sarebbe stato pronto ad aprire bocca nel silenzio meno opportuno... Raddrizzò la schiena, unì le mani proprio come aveva visto fare al Re e mostrò una vaga eleganza.

 

“Non saprei...”- disse lui, sospirando. Non era quello che avrebbe dovuto dire, ma la verità forse risiedeva in quella risposta onesta: non voleva più nulla di quello che aveva già ottenuto. Il buon odore di un rametto di coraggio.

 

“La Tenuta dei Navarra ha subito una strana disgrazia. Non può pagare più per il suo feudo. I Marchesi sono stati costretti a deporre il loro titolo. Ne sapete qualcosa?”- chiese il sovrano. D’Artagnan ricordò i loro pascoli in fiamme illuminare il buio della notte.

 

“Affatto”- disse sgranando gli occhi. Il sovrano non si accorse della sua reazione stupita.

 

“Beh, D’Artagnan, voi che siete di quelle parti potreste davvero essermi d’aiuto qui...”

 

“Eh?”- il ragazzo guardò il sovrano con ancora più stupore. Lui pose una mano sulla tracolla da parata ed alzò le spalle, dimostrando una completa indifferenza.

 

“La loro tenuta è vostra. Per editto Reale!”

 

“C-Come?”

 

“Ricordatevi che la vostra famiglia dovrà ripagare anche i loro diritti feudali...”- spiegò il sovrano.

 

“Maestà!”

 

“Non ne siete grato?”- chiese il sovrano, interpretando quel dono come generoso e clemente.

 

D’Artagnan sospirò. Più lavoro per la sua famiglia ed i suoi fratelli. Forse anche per lui.

Un buon lieto fine, dopotutto. 

 

Sembrava, però non appartenere a lui, più che al suo casato e la sua famiglia.

_____________________________

 

In compagnia di un sovrano di uno dei regni più potenti di quel tempo, non c’era veramente tregua. Passarono solo pochi attimi, prima che un altro ministro o un altro nobile interrompessero quella discussione così incerta.

 

Come avrebbe gestito quei raccolti? Quant’era la tassa per quel feudo? Quante domande avrebbe voluto ancora chiedere in relazione ad un dono così importante!

 

Però non ne trovò il tempo, mentre cercò pazientemente di ritrovare il modo di aprire bocca tra le interruzioni di qualcun altro, arrivò il punto in cui perfino lo stesso Re cercò di zittire il gruppo di nobili. Infine la calca si aprì sulla tunica scarlatta di Richelieu che si fece avanti nella comunella.

 

“Eminenza!”- esclamò Luigi XIII, sollevato da quella visione.

 

“Manca qualcuno in queste vostre schiere, Eminenza?”- chiese il sovrano, non notando le sue guardie presenti.

 

Il Cardinale si guardò attorno, vagamente perplesso.

 

“Noto questo fatto, chiederò ai suoi commilitoni. D’Artagnan, ne sapete qualcosa?”- chiese il sovrano. Lui scosse la testa ammutolito, le voci della calca risuonare ancora nelle sue orecchie.

 

Richelieu fece un cenno con la mano, come per non destare sospetti su cosa stesse accadendo nelle caserme della guardia Cardinale.

 

“A proposito di mancanze, Maestà, manca ancora quel gioiello così prezioso?”- chiese, cambiando abilmente discorso. 

 

Il Re e Richelieu annuirono l’uno con l’altro ed inviarono l’invito alla Regina di entrare e prostrare i suoi stessi saluti.

 

"Altezza, la bellezza vi chiama ..."- disse Richelieu sorridendo soddisfatto all’entrata della Regina, accompagnata da diverse dame di corte.

 

La sovrana si inchinò con grazia di fronte al gruppo di persone che la stavano osservando. Constance l’aiutò a spostare lo strascico delle ampie gonne dell’abito reale, aggiustò il collo ricamato e i pendenti, rivelando la scollatura coperta con i tanto ambiti diamanti nuziali legati con un bel nastro di raso blu.

 

"Mia amata regina, mi chiedevo che fine avesse fatto la vostra bellissima collana" - chiese di nuovo il Re.

 

"Eccola! Più bella che mai, Sire" - rispose lei con un sorriso, un lungo e profondo sospiro di sollievo.

 

Stupore e bellezza inondarono gli occhi del Re, ma anche la confusione di non capire bene quello che era successo durante quelle settimane di dubbi, sospetti e voci che il suo più fidato ministro non aveva esitato a spargere con così tanta certezza. 

 

"Questa è sicuramente la più bella..."- disse in un lungo pensiero, prendendo il mento tra le dita, con fare sospettoso.

 

"Bellissima, infatti"- aggiunse la Regina, i suoi occhi voltarono verso D’Artagnan.

 

"Bellissima, come sempre!"- D’Artagnan si chinò con grazia verso la regina, ma il suo sguardo volgeva oltre le sue ricche vesti e i suoi ampi colli, verso Constance, ancora accomodata in quel lungo inchino.

 

Aramis raddrizzò la schiena soddisfatto, si voltò verso Porthos ed Athos, portò le mani sull’elsa del rapière e lo sfoderò, lucente ed affilato. I tre incrociarono le lame dei rapieri e atteggiarono il piccolo defilè con confidenza, di fronte ad un gruppo di dame adoranti.

 

I tre moschettieri accennarono un breve inchino ed abbandonarono in fretta le stanze della Regina, alla volta dei banchetti e delle più sontuose sale da ballo.

 

Epilogo de “Le Avventure di D’Artagnan”

 

Al momento in cui l'orchestra si fermò, Athos sedeva solo. Portò una mano sull’altra e guardò la particolare coppa di vetro dipinto di fronte a lui. 

La raffinatezza e l'arte del vetro soffiato lo lasciò pensare allo sfarzo del ricevimento, alla sala dove i quattro amici erano andati a finire. 

L’ironia delle loro sorti. 

 

Sedeva solo, tuttavia non si sentì affatto solo, si alzò in piedi ed accennò un sorriso veloce in lontananza.

  

La luce di così tante candele rendeva tutto diverso, oggetti e persone immerse in colori caldi e dorati. Athos alzò il mento di direzione di Porthos, sollevó e mostrò la coppa particolare di fronte a lui, l’amico alzò semplicemente spalle e sopracciglia, sorrise e si apprestò a riempire lo stesso tipo di bicchiere prima di avvicinarsi. 

 

Per quella serata, l’amico aveva tirato fuori le sue migliori vesti ricamate, i suoi sorrisi migliori e portamenti più eleganti. Considerati tutti gli sforzi fatti da parte sua, sperò per un attimo che qualcuno lo avesse notato ed avesse ascoltato le sue richieste. Aveva fatto tanto per ottenere i lussi di quel ricevimento e pensò a come tutto questo fosse valso il sacrificio. Di certo non era passato inosservato alla vista di molte dame non ed aveva intrattenuto i suoi astanti in discorsi lunghissimi e articolati. 

Aramis era stato d'aiuto e gli aveva suggerito parole troppo difficili per le orecchie di chiunque. 

 

Il giovane, che per qualche tempo non aveva lasciato il suo fianco, in quel momento era ritornato a discutere con un’altra di quelle personalità apparentemente insignificanti, ma aveva tutte le certezze che, se si intratteneva con lui, avrebbe sicuramente dovuto avere conoscenze ed interessi al di fuori di quelli che erano semplicemente affari della famiglia reale.

Lo guardò con la stessa curiosità. I suoi capelli ricadevano sulle spalle in lunghe ciocche, che terminavano in quel laccio che aveva sempre indossato, questa volta era un fiocco azzurro, i suoi occhi chiari, grandi, il volto leggermente arrotondato, le labbra e i lineamenti morbidi. 

Un vago sospetto oltrepassò i pensieri di Athos, le luci del candelabro rendevano tutto più romantico.

 

Presto, il vetro delle loro coppe tintinnò in un brindisi, accompagnato da una lunga risata.

 

“Birra al posto del vino?”- chiese Porthos.

 

“Un ricordo a questo lungo viaggio...”- rispose lui.

 

“Dov’è D’Artagnan?”- chiese Aramis, i tre si guardarono attorno, notando come il ragazzo si fosse dileguato da quell'ultimo brindisi.

 

Il ragazzo prese una lunga pausa dallo sfarzo. Passeggiò verso le arcate più buie del palazzo, arrivando lentamente verso le scuderie. Ancora incerto sul da farsi con le proprietà che aveva appena ricevuto e quelle che una volta erano della sua famiglia. 

D’Artagnan si sedette su uno dei fienili ed osservò la luna che lo aveva guidato nel suo destino. Notò come in un certo senso fosse cambiata, non era più la bella luna di qualche tempo prima, sembrava nascondere qualcosa di indescrivibile. Come poteva essere la stessa luna?

 

Passi lenti lo seguirono alle spalle.

 

Constance camminò con confidenza verso gli stessi viali, si sedette al suo fianco, non curante del bell’abito e di dove si trovassero in quel momento. L’astro argentato brillava nel cielo proprio come la prima notte in cui si erano incontrati la prima volta.

 

“Non credo di essere fatto per questi palazzi. Non credo di essere fatto per città come Londra o Parigi edifici orribili, gente ed animali senza l’aria per respirare...”- disse, rivolto verso di lei.

 

La ragazza accennò una smorfia e un’alzata di spalle.

 

“Tuttavia potrei essere fatto per queste scuderie, queste caserme, sono fatto per queste armi...”- la voce di D’Artagnan si spezzò in un sentimento di rabbia e delusione. Alla fine di quel lungo viaggio, non c’erano ronde e uniformi ad attenderlo: soltanto altre campagne e terre da custodire.

 

Constance scosse la testa.

“Non badate a queste cose”- disse lei.

 

“Come? Non dovrei preoccuparmi del mio destino? Della mia moralità?”- chiese lui, con fare sorpreso.

 

“Non so cosa passa per la vostra testa o chi vi credete di essere. Però sarò sincera con voi: volevate trovare quell’arnese strano e lo avete trovato, vi ho chiesto la collana e l’avete ottenuta, volevate diventare moschettiere senza passare per Rochefort ed ora siete diventato l’inseparabile compare dei tre favoriti di Treville. Qui al ricevimento del Re...”- la ragazza prese una breve pausa e lo guardò. 

 

La luce argentea rifletteva sul suo sguardo, intento ad osservarla.

 

“Che sia la Dea Fortuna, che sia la Dea Francia o un Olimpo sconosciuto, o la testardaggine di un giovane della Guascogna, avete ottenuto tutto quello che avete chiesto... Siatene grato!”- Constance si rivolse a lui facendo un breve cenno con la testa e si sedette ancora più vicino.

 

“Così credete”- disse, rivolto per un attimo verso la bella luna ed il riflesso delle finestre del palazzo illuminato dai candelabri. 

 

“Ci sarebbe qualche cosa che non ho ancora ottenuto...”- disse lui sotto voce.

 

Nel buio e nel silenzio di quel cortile lontano da tutto, il cuore di Charles palpitò e le sue guance divamparono al momento in cui le morbide mani della giovane presero le sue, mentre le labbra di Constance, come petali di rosa, sfiorarono quelle del ragazzo in un lieve bacio.



 

...È previsto che, nonostante il loro nome finisca in OS e IS, gli eroi della storia che stiamo per avere l'onore di raccontare ai nostri lettori, non hanno in loro nulla di mitologico...



 

________________FINE _______________

 

N/A

 

Linkografia? 
 

  Pepe Silva

 

Miguel de Cervantes, Don Quixote

https://www.gutenberg.org/files/996/996-h/996-h.htm

Ed il suo riassunto (perchè ogni tanto -sempre- perdevo il filo e guardavo solo le figure).

https://www.youtube.com/watch?v=a2C--8o3MVE

 

Terry Pratchett rilevanti: 

https://wiki.lspace.org/mediawiki/Watch_Series

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Fifth_Elephant

https://en.wikipedia.org/wiki/Guards!_Guards!

 

Una mappa stampata male, non accurata e non aggiornata della Francia e di Parigi centro.

https://www.charmedcardsandcrafts.co.uk/acatalog/Cartographer-stamps-map.jpg

 

Random Gianni Togni:

https://www.youtube.com/watch?v=xo75gy9E3nE

 

(Sotto suggerimento di Sarasa) Questo dipinto:

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Death_of_Marat

E relativo podcast:

https://www.artcuriouspodcast.com/artcuriouspodcast/49

Se Marat non sembra abbastanza morto con David, questa è la versione di Baudry.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/ce/Charlotte_Corday.jpg

 

E altre citazioni che prendono in riferimento Marat (da vivo):

https://www.gutenberg.org/files/35117/35117-h/35117-h.htm (primi capitoli).

 

Questa serie in generale, ma questo episodio in particolare:

https://www.youtube.com/watch?v=wtFoYua2dQw&list=PL72jhKwankOitGyCaryJdWVTeeKpbxnMe&index=2

 

Quest’altra serie in generale, ma questo episodio in particolare:

https://www.youtube.com/watch?v=yaYabkFSsms&list=PLdyDjddEYSCXAjm2JNHI3J8b1N5YLIb9P&index=19

 

Questo ritratto:

https://en.wikipedia.org/wiki/Louis_XIII#/media/File:Louis_XIII.jpg

(e relativo elmo).

 

Random Nina Simone:

https://www.youtube.com/watch?v=D5Y11hwjMNs

 

Questo film supertrash, ma che si attiene alle novelle (e ha tutta la parte di John Fenton): 

https://www.youtube.com/watch?v=ssLVKLJ8ojU 

 

Questa serie dipinta, di estrema propaganda barocca:

https://en.wikipedia.org/wiki/Marie_de%27_Medici_cycle#:~:text=The%20Marie%20de'%20Medici%20Cycle,in%20the%20autumn%20of%201621.&text=Twenty%2Done%20of%20the%20paintings,struggles%20and%20triumphs%20in%20life.

 

Londra pre-1666

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/ad/London_panorama%2C_1616b.jpg

 

Il canale “Reading the Past” su yt:

https://www.youtube.com/watch?v=mD7KO9L7sIs

https://www.youtube.com/watch?v=nW4WZbydxZA

(Seguo il canale, quindi ho guardato anche gli altri video, questi mi sembravano i più diretti)

 

Thin Lizzy di proposito:

https://www.youtube.com/watch?v=kFFHSRLl3mY

 

Il Tetramorfo in generale:

https://it.wikipedia.org/wiki/Tetramorfo

 

Ma anche la relazione tra I Quattro santi e i Quattro angeli in particolare.

Sarasa utilizza spesso le analogie coi quattro angeli, quindi mi rimando ad una delle sue ff per questi dettagli:

https://www.fanfiction.net/s/13469174/1/Et-moi-et-moi-%C3%A9moi

Ma io mi sono buttata sui Santi Martiri (che più o meno svolgono lo stesso ruolo Salute, Prosperità, Conoscenza e Coraggio) in particolare la storia di San Giorgio e di Sabra.

https://en.wikipedia.org/wiki/Saint_George

 

Questo tipo:

https://en.wikipedia.org/wiki/Hero_of_Alexandria

 

Random Keplero:

https://en.wikipedia.org/wiki/Johannes_Kepler

 

Un documentario sugli automata:

https://www.youtube.com/watch?v=YAg66jrvpHA

E se proprio volete leggere un altra storia con automata trattati molto meglio e in un altro contesto:

http://www.gutenberg.org/files/2785/2785-h/2785-h.htm

 

Questa colonna famosa:

https://en.wikipedia.org/wiki/Trajan%27s_Column

 

Questo podcast (tutto il concetto dell’ “unsound” spiegato secondo i pitagorici -?- bella storia di fantasia, scritta e raccontata abbastanza bene):

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Black_Tapes 

 

Questo motto:

https://en.wikipedia.org/wiki/Honi_soit_qui_mal_y_pense#/media/File:Royal_Coat_of_Arms_of_the_United_Kingdom.svg

 

Che -causa giarrettiera- ritroviamo anche in questo ritratto:

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a3/George_Villiers%2C_1st_Duke_of_Buckingham.jpg

 

I “Giudizi Universali” in questione:

(Beato Angelico) https://it.wikipedia.org/wiki/Giudizio_universale_(Angelico)

(Giovanni da Modena) https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Cappella_Bolognini,_%E2%80%9CIl_giudizio_universale%E2%80%9D,_Giovanni_da_Modena.jpg

...Non era per caso il titolo di una canzone? Sì. Questa:

https://www.youtube.com/watch?v=JJd05xURxTQ

 

Random Lady Gaga:

https://www.youtube.com/watch?v=wagn8Wrmzuc

 

Questo (altro) Cavaliere sorridente (che non ha niente a che fare con il primo):

https://en.wikipedia.org/wiki/Laughing_Cavalier#/media/File:Cavalier_soldier_Hals-1624x.jpg

Ma anche questo (che ha tutto a che fare con quello precedente):

http://www.gutenberg.org/files/33208/33208-h/33208-h.htm 

(e relativa fanfiction dei tre moschettieri *ehm* filosofi fatta dalla Orczy, il nome di “Bucefalo” è lo stesso del rapière di Diogene)

 

La Fattoria in questione (iaiao):

https://media.snl.no/media/71419/standard_compressed_Johan_Christian_Dahl_-_Hellefossen_near_Hokksund_-_Google_Art_Project.jpg

E il relativo duello

http://www.gutenberg.org/files/1896/1896-h/1896-h.htm (ispirazione dai primi capitoli)

 

Questo “scambio” di principesse (sempre dalla serie di Marie de’ Medici di Rubens)

https://en.wikipedia.org/wiki/Marie_de%27_Medici_cycle#/media/File:Peter_Paul_Rubens_037.jpg

 

Questa tipa e quest’altra tipa e i loro libri:

https://en.wikipedia.org/wiki/Moderata_Fonte

https://www.gutenberg.org/cache/epub/3420/pg3420.html

 

Quest’altra copertina di quest’altro libro:

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Archimedes#/media/File%3AArchimedes_–_Opere%2C_1615_–_BEIC_9741168.jpg

 

Quest’opera di Meyerbeer

https://www.youtube.com/watch?v=sK0xbDR3ckU

 

Non ho citato i video amatoriali e droni, gmaps e satelliti, strettamente riferiti alle strade o piazze delle varie città trattate, ma questo è un esempio dei vari passi che ho seguito per le città che non conosco e non ho visitato personalmente:

 

https://en.wikipedia.org/wiki/Beaugency

https://www.youtube.com/watch?v=F-lSz22kbmY

https://www.youtube.com/watch?v=Uhah2zgW1D8

 

E giusto per mantenere il livello di Hard Bass, Funk e tempi di editing/battitura parte della mia playlist:

 

https://www.youtube.com/watch?v=4xei2-cW9eo

https://www.youtube.com/watch?v=APdS0-UUwXo

https://www.youtube.com/watch?v=YgGzAKP_HuM

https://www.youtube.com/watch?v=Mn4xQdrczao

https://www.youtube.com/watch?v=JURtuwD9TsU

https://www.youtube.com/watch?v=hBP9txbREWI

https://www.youtube.com/watch?v=V1Pl8CzNzCw


 
  
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