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Autore: __Lily    26/02/2021    1 recensioni
«Come potresti essere un mostro? Chi te lo ha detto?»
Mi strinsi nelle spalle.

Quella volta stavo giocando con Asuka non lontana da casa e lei era andata a riprendere la palla che era rotolata lontana, degli uomini ci videro e uno di loro disse «sono le figlie di quel demone, altri due piccoli mostri.»

Non ricordo il loro volto ma le loro parole non le ho mai dimenticate.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagome, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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UNO.




E’ così da sempre sono io a prendermi cura di lei, io che la difendo a lei non piace combattere, non le è mai piaciuto farlo, la sua aspirazione non è diventare forte come nostro padre, forte come vorrei essere io come lo è nostro zio e come lo era anche nostro nonno, mia sorella vuole essere una sacerdotessa come nostra zia.
Asuka è diversa da me non solo nei desideri ma anche nell’aspetto, esteriormente assomiglia a nostro padre uno dei demoni più potenti che io conosca, anzi il demone più potente che io conosca.
Asuka è come i fiori delicata e pura sa difendersi ovviamente ma non le piace usare la forza, per questo l’ho sempre fatto io per lei.
A chi mi chiede perché dico sempre «mia sorella è una mia responsabilità» e ed è così, Asuka non è solo la mia gemella e una parte di me ma è anche una mia responsabilità, ed è solo per lei se ora sto sfidando nostro padre o meglio il lui di un tempo passato.
Non posso sopportare che Asuka muoia per causa mia, non voglio e non posso essere io la causa della sua morte ed ecco perché sono qui, ecco perché tutto riporta a lui al nobile Sesshomaru, al demone senza cuore che era un tempo.
Mio padre non mi ha mai guardata così, non c’era mai odio o disprezzo nel suo sguardo ma amore e fierezza, nobiltà quella a cui anche io aspiro perché voglio essere come lui.
Voglio essere forte e nobile come lo è lui senza dimenticare però il rispetto e la compassione per gli altri, anche per i nemici sconfitti.
Mi osserva stringendo lo sguardo, i suoi occhi dorati per un momento diventano due fessure.
«Mio signore questa ragazzina è arrivata come una furia e ci ha aggrediti.»
«Non vi ho aggrediti» ribatto, come avrei potuto fare del male a Jaken?
Come avrei potuto ferire lei?
Quella bambina mi guarda smarrita non ha paura di me, infondo anche se non lo sa un giorno proprio lei sarà mia madre.
«Come osi mentire anche ora di fronte al nobile Sesshomaru?»
Sento Hisui irrigidirsi dietro di me, Hiraikotsu pronto a essere scagliato così mi volto e il mio sguardo è sufficiente a farlo desistere.
Hiusi… vorrei che tu ti liberassi della mia presenza e dei tuoi sentimenti io non posso averne per te e nemmeno per altri.
«Se solo lo avessi voluto davvero ora sareste morti entrambi» rispondo mettendoci tutta la durezza possibile in quelle parole.
Lei mi fissa per un qualche istante e poi va a nascondersi dietro a mio padre.
«Cosa vuoi da me?» mi chiede infine il grande demone.
«Una tua zanna.»
Sorride forse divertito dalla mia richiesta ma io non ho tempo da perdere se non avrò quella zanna Asuka morirà.
«Vattene se non vuoi morire.»
Non rispondo ma uso la mia frusta colpendo Jaken, un giorno mi scuserò con lui per questo ma ora non ho tempo, so che quel colpo non è stato grave ma so che è stato sufficiente a spaventare il mio piccolo amico kappa.
«Jaken!»
«Non muoverti Rin.»
Jaken si rialza da terra traballante e offeso per quel colpo, forse non sopporta che qualcuno di inferiore come me lo abbia colpito?
«Non me ne andrò senza.»
«Allora morirai» risponde lui.
Parto all’attacco usando la mia spada anche se non è forte come vorrei ma mio padre me ne aveva promessa una nuova se solo non fossimo finiti in questo tempo…
Lui è più forte so che sarà un suicidio ma Asuka ne ha bisogno, ha bisogno di quella zanna, Asuka non può morire lei non deve morire e io non posso essere la causa di questa morte anche se forse tentare di batterlo sarà la mia di morte.
«Non voglio battermi con te!» grido ma è inutile per il Sesshomaru di questo tempo io non sono nulla, io non esisto ancora non sa di me e di Asuka, non sa quanto cambierà un giorno, la mamma lo dice sempre.
Quando eravamo piccole ci raccontava di come si erano conosciuti e piano piano con il tempo amati, di come era riuscita a conquistare il suo cuore un cuore che per tanto tempo era stato privo di amore.
«Non credi che sia tardi per questo?»
Il suo colpo va a segno e sento il liquido caldo del sangue colare dal mio braccio, la mia tuta da sterminatrice si sta sporcando.
Faccio una smorfia posando la mia spada a terra e lo vedo incerto qualcosa lo sta facendo esitare.
«Setsuna!»
Hisui corre da me, esamina la ferita e riprende in mano Hiraikotsu.
«Fermo sai che sarebbe un suicidio» gli dico io «sono io il tuo avversario per quanto potremmo finire tutto qui se solo acconsentissi a darmi una tua zanna.»
«Una sconosciuta viene qui pretendendo una mia zanna e minacciando chi proteggo, cerchi davvero la morte dunque.»
Non mi da nemmeno il tempo di rispondere che mi scatena contro la sua frustra, fa male, a volte negli allenamenti la usava ma non così e non per ferirmi di proposito.
L’esitazione è svanita e per quanto io sia veloce nello schivare la sua frusta lui lo è di più e mi colpisce ripetutamente per lo più sulla schiena.
Cado a terra, Hisui para la frusta con la sua arma per me ma sento l’odore del suo sangue, lo ha colpito.
«Basta!» urlo rialzandomi.
Il volto di Hisui sanguina ma non ho il tempo di aiutarlo a stento posso aiutare me stessa.
«Prendi Kirara e vattene» gli dico tornando a fissare mio padre e il suo sguardo di gelido disprezzo.
«Non ti lascio qui.»
«Hisui!»
Vorrei che per una volta non discutesse con me che facesse ciò che chiedo ma non lo farà, testardo che non è altro - penso.
Lui si avvicina a me, ripone la spada e mi afferra il polso.
«Ti ho dato la possibilità di andartene e vivere e l’hai sprecata.»
«Se Asuka muore per me non avrebbe senso vivere e senza la tua zanna lei morirà.»
«Perché dovrei dare la mia zanna a una sconosciuta? Anche nelle mie zanne c’è potere.»
«Lo so ma non ho scelta» gli dico fissandolo negli occhi.
Lo sguardo di mio padre è così diverso almeno quando guarda me o mia sorella o la mamma ma questo… è puro disprezzo.
«Chi sei? L’odore del tuo sangue…»
«Anche se te lo dicessi non mi crederesti.»
«Non amo ripetere le cose.»
Guardo verso mia madre così piccola e così simile ad Asuka nel carattere e la vedo avvicinarsi a noi, a lui.
«Sono tua figlia» rispondo io.
Sul suo volto compare una smorfia di disgusto e mi chiedo come sia stato possibile un cambiamento simile, tra loro c’è un abisso.
«Non ho una figlia.»
«Non ancora ma accadrà, io e Asuka siamo le tue figlie. Non dovrei essere qui ma un portale ci ha condotti in questo tempo e ora Asuka sta morendo perché ha dato a me il suo dannato ciondolo!»
Se mio padre mi sentisse parlare così andrebbe dritto da mio zio e gli farebbe di certo una partaccia, non ama che io dica parole come dannato ma la sua influenza in questo è stata decisamente grande.
Mi lascia libera e cado a terra stremata dalla lotta con lui e da ciò che è accaduto prima, distrutta dal dolore che provo per ciò che ho fatto e distrutta dalla preoccupazione per la mia sorellina.
Hisui para nuovamente i colpi per me e se continua così il suo Hiraikotsu dono di sua madre finirà per rovinarsi.
Mi rialzo con fatica e vorrei scoppiare a piangere ma non lo faccio.
Getto la mia arma a terra e mi inginocchio.
«Aiutami!»
La frusta mi colpisce il volto ma poi smette, sento il suo sguardo su di me freddo come non mai, come può non provare un po’ di pena?
«Tsk ecco così impari» dice Jaken avvicinandosi al suo signore.
«Asuka sta morendo ed è tutta colpa mia.»
«Setsuna…»
Hisui prova a farmi rialzare ma non voglio farlo non finché non mi aiuterà.
«Salvala.»
«Vattene» dice invece e lo sento camminare nell’erba, vedo i suoi piedi allontanarsi da me.
«Un giorno ti pentirai di questa scelta» urla Hiusi anche se il suo udito è molto più fine del nostro.
«Mi stai minacciando piccolo umano?»
Si volta verso di me e Hisui forse vorrebbe avvicinarsi per colpirci ancora non lo so ma lei lo ferma, basta solo che la sua piccola mano prenda la sua veste e lui si ferma.
«Signor Sesshomaru non puoi aiutarli? Infondo non ci hanno fatto del male.»
Il suo sguardo si posa su di lei e mi sembra diverso più gentile, non dice nulla ma riprende a camminare lasciandoci lì.
Jaken lo segue dopo un momento di esitazione nemmeno lui crede a ciò che ho detto eppure è la verità Sesshomaru è mio padre ma lei invece resta lì a fissarmi immobile.
«Aiutami» la supplico so che solo lei può aiutarmi a salvare Asuka, solo lei può convincere quel grande demone dal cuore di ghiaccio.
«Rin!»
Lei mi sorride e poi corre via raggiungendo Sesshomaru e Jaken.
Sento il corpo in fiamme ma so che nonostante tutto quella non era la sua vera forza così come non la usa mai quando ci alleniamo insieme.
«Setsuna avanti» mi dice Hisui cercando di aiutarmi ad alzarmi da terra, vedo Kirara che ci viene incontro e alla fine sono sulla sua groppa e l’ultima cosa che vedo prima di perdere i sensi è il volto di Hisui.




Il demone è sveglio raramente dorme ma il suo servitore è crollato forse il colpo ricevuto da quella ragazzina c’entra qualcosa.
«Sono tua figlia!»
Sesshomaru scuote la testa, quella mezzodemone come può essere sua figlia?
Anche se davvero venisse da un altro tempo come può esserlo? Come può lui che odia gli umani a eccezione di quella piccola bambina che ormai lo segue ovunque aver scelto una donna umana?
Non è nemmeno sicuro di volere qualcuno lui non sa cosa sia l’amore.
Sente Rin sospirare così la chiama.
«Rin sei ancora sveglia.»
«Sì» risponde piano lei per non svegliare Jaken, poi si alza e si avvicina a lui.
Le piccole braccia si stringono al corpicino.
Sesshomaru allunga la sua coda e ce la avvolge.
«E’ tardi dovresti dormire.»
«Non ci riesco oggi non funziona nemmeno contare le stelle.»
Rin ha sempre delle uscite strane ormai ci si è abituato ma è la prima volta che le sente dire una cosa simile.
«Le stelle?»
«Sì» risponde con aria triste la bambina spostando nuovamente lo sguardo sul cielo illuminato dalla luna pallida «quando la mamma era viva mi diceva che le stelle sono le anime delle persone e che nessuno sà che stella diventerà un giorno, a volte cerco la sua stella ma non so quale sia.»
Ci fu un momento di silenzio in cui la bambina posò i suoi occhi scuri sul demone di ghiaccio.
«Signor Sesshomaru credi che un giorno anche io diventerò una stella?»
Cosa si risponde a una domanda simile? Nessuno gliel’ha mai posta prima.
«Io… non lo so Rin ma se lo credi allora sì ma ci vorrà molto tempo prima di quel momento.»
«Allora Rin rimarrà con voi?» domanda la bambina speranzosa.
Dopo la morte dei genitori si sentiva sempre triste al villaggio ma la tristezza era svanita da quando aveva conosciuto il demone in quella radura.
«Sì.»
Lei gli sorride e per un momento dimentica Jaken che dorme, lo sente russare e ride un po’ più forte ma poi nella sua mente ritorna l’immagine di quella giovane ragazza che aveva sfidato il suo protettore.
«Aiutami» le aveva detto quasi con le lacrime agli occhi.
«Signor Sesshomaru posso chiederti una cosa?»
«Cosa vuoi sapere?»
La curiosità di quella bambina era così grande e lui non sempre era in grado di soddisfarla.
«La ragazza che ti ha sfidato credi abbia detto la verità? Lei è tua figlia signor Sesshomaru?»
«Temo di sì.»
I suoi occhi dorati si incupirono per qualche istante come quando le nuvole coprono il sole.
«La aiuterai allora?»
Rin si strinse un po’ nella coda calda del suo demone preferito.
«Non posso darle una mia zanna.»
«E’ perché fa male?»
«No Rin non temo il dolore. Vedi Tenseiga? Tenseiga così come Tessaiga sono state create da una zanna di mio padre, anche nelle zanne di un demone come me c’è potere quindi non posso cederle a nessuno.»
Ovvio che ricordava Tenseiga quella spada le aveva restituito la vita ma senza sapere perché sentiva che aiutare quella ragazza - la figlia del signor Sesshomaru - era la cosa giusta da fare.
«Ho capito.»
«Bene.»
«Allora perché non fai creare il ciondolo? Lei ha parlato di un ciondolo è quello che vuole alla fine e se è davvero tua figlia-»
«Non avrò mai una figlia mezzodemone» rispose risoluto lui forse con troppa durezza «prova a dormire Rin si è fatto tardi.»
Rin si distese sopra alla cada di Sesshomaru e alla fine nonostante vedesse di fronte a sé il volto di quella ragazza e i suoi occhi supplicanti si addormentò.









 

E come già annunciato nella ff di SesshomaruxRin sono tornata! Per chi non la avesse seguita alcune cose potrebbero non tornare molto o non essere capite a pieno però spero comunque che questa storia su Setsuna (che in Yashahime è l'unico personaggio a piacermi oltre a Moroha) possa essere interessante anche per voi lettori.
Siccome ho scritto 5 capitoli vi lascio una piccola anticipazione del capitolo 2. 



 

[...] I piedi di mia sorella calpestarono l’erba poi la sentii correre via senza le scarpe che aveva lasciato vicino a dove si era sdraiata.
«Non vuoi venire a salutarmi?» chiese mio padre.
Spostai il volto verso di lui e gli sorrisi poi come aveva fatto Asuka prima con me allungai la mano verso di lui che la prese e si sdraiò vicino a me.
«Mi piace qui» dissi tornando a fissare il cielo e le nuvole con le loro mille forme.
«Anche a me.»
«Padre possiamo rimanere ancora?» chiesi mentre mi mettevo a pancia in sotto così potevo guardarlo meglio.
«So che non vuoi tornare al villaggio lo capisco Setsuna, ma dobbiamo farlo.»
«Perché? Il tuo palazzo è più bello e non c’è nessuno a parte noi.»
«Perché ci sono persone che ci stanno aspettando ma ho una sorpresa per te.» [...]

  
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