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Autore: LorasWeasley    27/02/2021    1 recensioni
AU [Daisuga | Kuroken | Bokuaka | Iwaoi | Tsukkiyama]
[Accenni: Matsuhana | Tanakiyo | Kagehina | Sakuatsu | Osasuna | Ushiten | Semishira etc..]
Il racconto di un'estate tra relazioni, litigi, partite di Beach e scommesse.
Faranno la loro comparsa quasi tutti i personaggi e quasi tutte le coppie più amate.
Con Mattsun e Makki che si ritroveranno ad occuparsi di un Oikawa che non vuole far altro che dare fastidio a Iwaizumi.
Daichi che verrà intetterroto ogni volta che proverà a chiedere un appuntamento a Suga.
Kuro e Kenma che dovranno gestire i loro gatti e Bokuto, il quale non vuole altro che ottenere un pó di attenzione da Akaashi.
Tsukishima che dovrà venire a patti con i suoi sentimenti e molto altro...
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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14. Quella volta che Yamaguchi li fece preoccupare...

Yamaguchi aveva visto il cambiamento nel comportamento di Tsukishima. Lo conosceva da così tanti anni che anche la minima cosa per lui era evidente.
Il problema però era che non capiva cosa non andava, se l’avesse saputo avrebbe trovato un modo per sistemare la situazione. Perché teneva a Tsukki più di quanto la gente pensasse.
All’inizio credeva che fosse l’insistenza di Kuro e Bokuto a voler diventare amico del biondo a dargli fastidio, ma facilmente si accorse che non era quello il problema, se a Tsukishima fosse dispiaciuta la loro compagnia sarebbe stato più scontroso e fastidioso.
A Yamaguchi faceva piacere che il biondo si stesse legando con altre persone, doveva ammettere che inizialmente era stato geloso, ma era passato quasi subito. Solo un idiota non avrebbe notato quanto Kuro amasse Kenma mentre Bokuto era così preso da Akaashi da essere ovvio.
Yamaguchi era venuto a patti con i suoi sentimenti da diverso tempo, sapeva che a Tsukishima non era mai interessato nulla del genere, quindi si era limitato a non dire niente, preferiva reprimere quello che provava piuttosto che provarci e perderlo definitivamente.
Ma erano ormai diversi giorni che sentiva che lo stava perdendo comunque, che Tsukki era diventato più sfuggente, più cupo e parlava di meno anche con lui.
La situazione esplose infine la sera del festival, dopo che tornarono a casa.
Tsukishima posteggiò il suo scooter di fronte casa e il tragitto dentro fu silenzioso.
Float si svegliò quando li sentì rincasare, gli fece le feste per poi sistemarsi nella sua cuccia aspettando che anche loro andassero a dormire prima di riappisolarsi.
Yamaguchi sentiva la tensione nell’aria, come l’aveva sentita per tutta la sera.
-Oi Tsukki- chiamò con un leggero sorriso incerto in volto –Ti sei divertito?
Tsukishima stava salendo al piano di sopra, si bloccò e lo fissò, dopo qualche secondo disse con il suo solito tono –Perché questa domanda?
-Ah…- le sue lentiggini sparirono dietro il rossore mentre abbassava lo sguardo e si torturava le mani –non sembravi molto felice… sai, se non ti piace stare con loro, non dobbiamo andare per forza alle uscite che propongono.
La mascella di Kei si contrasse –Tu volevi andarci.
Si pentì all’istante di aver usato quel tono di accusa. Era quello che voleva dire, ma non quello che Yamaguchi intese.
Tadashi infatti arrossì sentendosi ancora più in colpa, si strinse le braccia al petto e mormorò –Sarei potuto andare con Hinata e Yachi.
E fu in quel momento che qualcosa si spezzò.
Tsukishima non aveva mai alzato la voce, non lo fece neanche quella volta.
Ma Tadashi sapeva che quel tono, quella furia nei suoi occhi, era peggio di sentirlo urlare.
-Sai cosa? Allora dovresti trasferirti da Hinata o da Yachi, sono sicuro che lei sarebbe super felice di condividere il letto con te!
E prima che il moro potesse rispondere in qualche modo, Kei sparì nella sua stanza sbattendo forte la porta.
Tadashi non si accorse di aver iniziato a piangere fino a quando Float non lo raggiunse per cercare di consolarlo.
Passò tutta la notte abbracciato al suo cane.
 
Il mattino successivo non si scambiarono troppe frasi.
Quando Yamaguchi uscì dalla sua stanza, Kei era già alzato da diverso tempo, aveva preparato la colazione e aveva già mangiato.
Aveva lasciato il cibo sul tavolo per l’altro ragazzo, ma lo evitò prendendo subito Float e annunciando che l’avrebbe portato a fare una passeggiata.
Yamaguchi non riuscì a mettere nulla nello stomaco se non un morso di un biscotto.
Quando il biondo tornò aveva un’espressione imperscrutabile, annunciò –C’è Hinata fuori che ti aspetta per scendere a mare.
Tadashi sussultò, si alzò dal tavolo e provò a dire –Tsukki…- ma il biondo era tornato a chiudersi nella sua stanza.
Yamaguchi indossò il costume e raggiunse Hinata, non aveva portato l’ombrellone e Tsukishima non si fece vedere per tutta la mattinata.
All’ora di pranzo chiese a Hinata e Yachi se volessero mangiare in spiaggia comprando dei panini già pronti dalla panineria vicino l’ingresso del villaggio.
Hinata ne fu più che entusiasta e si formò un discreto gruppetto che seguì il loro esempio.
Suga rifiutò e sembrava che per quel giorno stesse cercando di evitare in tutti i modi Daichi. Non che Tadashi ci pensò più di tanto, aveva già i suoi problemi ai quali badare.
Ma prima di tornare a casa il ragazzo dagli occhi chiari lo prese da parte e gli mise una mano sulla spalla per conforto mentre chiedeva –Va tutto bene?
Tadashi abbozzò un sorriso –Sì, certo.
Suga sapeva che gli stava mentendo, Yamaguchi glielo poteva leggere sul volto, ma decise di limitarsi a stringergli la spalla –Se hai bisogno di parlare, sono qui.
La giornata continuò fino a quando non si fece un orario decente per montare le reti e iniziare le partite di pallavolo del pomeriggio.
Yamaguchi accettò la proposta di Hinata di giocare in squadra con lui. Erano contro Kunimi e Kindaichi che, arrivati solo il giorno prima, non avevano ancora fatto neanche una partita.
Inizialmente la squadra di Hinata stava perdendo, ma ebbero solo bisogno di trovare il giusto ritmo per capire di funzionare abbastanza bene insieme.
Erano piccoli e agili, le palle float di Yamaguchi e le veloci di Hinata erano le migliori armi, non se la cavavano troppo bene in ricezione ma non erano così male da non riuscire a compensare con tutto il resto.
Tadashi però decise di fare solo un set, si scusò con Hinata che gli rispose di non preoccuparsi, alla fine Kageyama non perse tempo a prendere il suo posto.
La tensione era evidente sul campo, probabilmente sarebbe stata una bella partita da vedere. Yamaguchi però non riusciva proprio a concentrarsi.
Aveva mal di testa e caldo, pensava che fosse il poco cibo che aveva preso a pranzo e la notte quasi insonne, ma si rese conto che probabilmente non avrebbe dovuto stare tutto il giorno sotto il sole.
Era vero che la sua pelle era abbastanza scura per non scottarsi, ma ciò non significava che il suo organismo non ne potesse risentire comunque.
I suoi pensieri sfumarono velocemente quando si accorse di Tsukishima di fronte a lui, non era certo da quanto tempo fosse in spiaggia, quello di cui era certo era che lo stava fissando e il suo sguardo sembrava quasi… preoccupato.
Il biondo aprì la bocca per dirgli qualcosa. Hinata però sfruttò proprio quel momento per urlare contro di lui, usando il tempo in cui Kindaichi correva per andare a recuperare la palla –Oi Tsukishima? Hai visto la partita che ho fatto con Yamaguchi?
Tsukishima si limitò a schioccare la lingua e rinunciare a tutto quello che voleva dire.
Yamaguchi voleva chiamarlo, ma proprio in quel momento nell’altro campo Kuro aveva deciso di voler sfidare due ragazzi dello Shiratorizawa, Shirabu e Tendo, per poi chiedere a gran voce chi volesse giocare con lui.
E Tsukishima, stupendo tutti, rispose prima di Bokuto.
-Gioco io.
A Yamaguchi gli si strinse lo stomaco quando si rese conto che il biondo aveva volontariamente preso parte a una partita pur di evitarlo.
Sentì delle lacrime pungere nei suoi occhi. Non si sarebbe però messo a piangere lì, quindi con fatica si alzò e annunciò a nessuno in particolare che stava portando Float a fare una passeggiata.
Kei non gli tolse gli occhi di dosso mentre il moro prendeva il guinzaglio di Float e lo spronava a fare un giro.
L’animale sembrava combattuto tra il voler restare in spiaggia a giocare con la palla al correre in giro per le vie, alla fine decise di ascoltare il suo padrone e seguirlo.
Tsukishima non l’aveva perso di vista neanche per un secondo e quando il ragazzo sparì dalla sua visuale si preparò a battere, colpendo la palla con più cattiveria e forza di quanto fosse necessario.
Avevano appena cambiato campo dopo i primi cinque punti quando l’abbaiare di Float si fece rapidamente più forte e vicino.
Passarono solo pochi secondi prima che il cane spuntasse dalla stradina e corresse a perdifiato verso di loro.
Tsukishima sospirò mentre la vedeva invadere il campo –Sei di nuovo scappata da Yama?- domandò mentre le saltava addosso. Perché non era una novità che facesse di testa sua e corresse a invadere i campi di pallavolo per divertirsi, quello ormai era risaputo.
Capì ben presto però che c’era qualcosa che non andava quando registrò che Float non stava scodinzolando e non stava inseguendo la palla che era a solo pochi metri da lei. Il cane aveva morso il suo costume a pantaloncini largo e aveva iniziato a tirarlo ringhiando.
-Float calmati- provò ad ammonirlo il biondo.
E fu certo che qualcosa non andava quando il cane non l’ascoltò, cosa che non aveva mai fatto.
Si impuntò di tirarlo ancora di più e Kei quasi cadde in avanti.
Sentì il suo cuore martellargli nel petto, era successo qualcosa a Yamaguchi.
Quando Float capì che l’avrebbe seguito si girò e tornò a correre ripercorrendo la strada da dove era arrivato.
Molti lo seguirono, la partita completamente abbandonata.
Dovette girare la prima curva prima di trovare Yamaguchi a terra privo di sensi, Float era di fronte a lui, la coda dritta e le orecchie in aria mentre abbaiava di continuo.
-TADASHI!- urlò con urgenza Kei gettandosi in ginocchio al suo fianco e prendendolo tra le braccia.
Il ragazzo svenuto aveva il corpo percorso da brividi e la sua pelle era bollente al tatto.
Shirabu si inginocchiò al suo fianco e con calma e precisione portò una mano a controllare la temperatura dalla fronte sudata del malato, mentre con l’altra sentiva il battito dal polso.
Tsukishima lo fissò non capendo.
Shirabu spiegò senza alzare lo sguardo dal suo “paziente” –Sono al quarto anno di medicina. Sono abbastanza certo che abbia preso l’insolazione, i sintomi ci sono tutti. Non voglio allarmarti, ma dovresti portarlo in ospedale.
Tsukishima annuì meccanicamente, la sua mente così confusa e preoccupata al momento che era felice che qualcuno gli stesse dicendo cosa fare.
Sentì una mano sulla schiena nuda, Suga gli stava parlando –Daichi è andato a prendere la macchina, ti accompagniamo noi.
Shirabu si rivolse direttamente a Suga –è disidratato, provate a farlo bere mentre vi avviate. E per quanto tremi, ha il colpo surriscaldato, quindi non lo coprite perché non ha freddo.
Tsukishima si alzò tenendo il ragazzo tra le braccia stringendoselo al petto come se fosse il suo tesoro più prezioso.
  
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