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Autore: Padfootblack    27/02/2021    1 recensioni
James Sirius Potter è tutto il contrario di suo padre: spavaldo, egocentrico e con un'autostima alle stelle.
Elladora Nott è totalmente diversa dai suoi genitori: buona, paziente e con una passione sfrenata per il Quidditch.
Cosa succede quando un Grifondoro impettito incontra una Serpeverde combinaguai?
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lysander Scamandro, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 23 – La pioggia lava via le delusioni

 

“Che corazza dura che hai” tuonò una voce. Adrien camminava verso di me, sotto la pioggia battente, coperto da un incantesimo che evitava alla pioggia di bagnarlo. Lo estese sulla mia testa e smisi di sentire gocce umide battermi addosso, era come avere un grande ombrello sopra le nostre teste.

“Ero venuta a pensare”confessai.

“A cosa?”

“Tutto”dissi evasiva.

“Conosco quello sguardo. Sei delusa e amareggiata”

“Dieci punti a Serpeverde”scherzai senza sorridere.

“È stato lui, vero? Potter”. Scossi la testa, era un misto di cose a farmi stare male, ma di certo non mi sarei confidata con lui. Adrien sbuffò irritato: “Non so cosa ci vedi in quello, è solo un pomposo, arrogante, presuntuoso ...”

“Attento, ti stai descrivendo”. Si voltò verso di me, alzando le sopracciglia con fare cinico: “Bene, siamo già a questi livelli? Sei così tanto innamorata di lui da difenderlo a spada tratta?”

“Non sono ...”ma mi bloccai e incrociai le braccia al petto, Adrien era l’ultima persona di cui avevo bisogno adesso.

“Quante volte ti ha deluso in questi mesi, eh?”. Tante, ma non tutte per colpa sua.

“Te l’avevo detto che non avresti mai fatto parte del loro gruppetto”continuò: “Pensano di essere i migliori e ti feriranno ancora. Quanto devi soffrire prima di renderti conto che non appartieni a quel mondo?”

“Lui mi ha dato più cose in tre mesi di quanto abbia fatto tu in un anno”riconobbi: “È gentile e premuroso e la sua famiglia mi ha accolto …”

“Non ti accetteranno mai”

“Tu non sai cosa si prova ...”

“Lo so bene”mi interruppe: “Hai smesso di amarmi perché eravamo tanto diversi e avevamo amicizie così distaccate …”

“Non ho smesso di amarti per quello, Adrien”rimbeccai: “Ma perché tu non mi facevi mai sentire alla tua altezza. Io non ero degna di passare del tempo con te perché avevo amici che ritenevi strambi, ti eri stufato della mia gentilezza e mi hai piantata perché ti faceva comodo avere un’amica come me, ma non una ragazza come me”

“Questo non è vero”

“Non mentirmi”lo supplicai: “Sappiamo entrambi che è così”. La pioggia continuava a battere incessante, mentre Adrien non riusciva a guardarmi negli occhi: “E ora ami lui, eh?”. Lo guardai truce e lo sentii ridere: “Ti piace soffrire. Bene, fa quello che vuoi della tua vita, ma non tornare da me quando i tuoi cosiddetti amici ti ridurranno in cenere”. E se ne andò, così com’era venuto, sparendo nella nebbia invernale. Male. Terribile fitta allo stomaco, ecco cosa si provava. Che giornata tremenda. Mia madre mi aveva inviato una lettera in cui minacciava di togliermi dallo stato di famiglia se non fossi tornata a casa a farle visita. E ora ci si metteva pure Adrien a ricordarmi il vero mondo al quale appartenevo. Non avevo il coraggio di tornare nella Sala Comune, non avevo il coraggio di entrare a scuola, volevo restare lì, nell’immenso giardino di Hogwarts da sola, con la pioggia che mi cadeva addosso e il cuore infranto per l’ennesima volta. Non seppi quanto tempo passò, ma smise di piovere e il cielo si rischiarò, mostrando un sole debole nascosto dalle nuvole.

“Finalmente!”esclamò una voce e la sagoma di Potter si mostrò ai miei occhi: “È tutto il pomeriggio che ti cerco, ho persino chiesto a Zabini dov’eri … ehi”. Si mise di fronte a me, indagando il mio stato d’animo: “Cos’è successo?”. Non riuscii a parlare e mi lasciai abbracciare, trovando un conforto temporaneo. Forse Adrien aveva ragione, forse non sarei mai entrata a far parte del gruppo, ma per adesso ero amica di James e avevo bisogno di lui. Chiuse le braccia intorno alla mia figura esile, facendomi sentire protetta ed eliminando con un solo gesto tutta la cattiveria di Adrien. Avevo finito tutte le lacrime per quel giorno, potevo solo sperare di non litigare anche con Potter, non ne avrei avuto le forze.

“È successo qualcosa di grave ai tuoi?”. Perché questa era la cosa peggiore che poteva capitare a lui, ma non sapeva che il legame che avevo io con i miei genitori era totalmente diverso rispetto al suo. Scossi la testa, non avevo voglia di parlarne.

“È successo qualcosa di grave a te?”. Grave quanto? Perché sentire il mio ex che mi ripeteva quanto fossi stupida a farmi nuovi amici e non essere ricambiata dal ragazzo che mi piaceva non era grave, era solo triste. Scossi di nuovo la testa.

“Vuoi parlarmene?”. Certo che voglio parlartene, ma potresti scappare al suono delle mie parole. James non aveva mai avuto una relazione seria, saltava di donzella in donzella. Io ero stata solo un anno con Adrien e poi avevo iniziato a frequentare raramente altre persone, senza impegnarmi. In qualche modo sapevo già che io e Potter non potevamo funzionare.

“Allora devi darmi qualche indizio o non so come tirarti su il morale”. Mi basta che tu sia qui a stringermi e dirmi che andrà tutto bene. Non mi importa se non mi ami e se non sono abbastanza per te, ci sono abituata. Sono abituata a dare tutto ciò che posso alle persone che amo e a non essere ricambiata.

“Ho paura”farfugliai.

“Di cosa?”

“Tutto”

“Oh questo sì che è semplice da debellare: non puoi avere paura di nulla fin quando sarai con me”. E mi chiedevano ancora come mai ne fossi innamorata. Sorrisi mesta: “E poi?”

“E visto che non ho intenzione di lasciarti scappare, staremo insieme per tutta la vita”. Lo aveva detto sul serio? Staremo insieme? Come amici intendeva, stupida Elle, scendi dal piedistallo. Mi distaccai da lui lentamente, sentendo ogni mia porzione di pelle pregarmi di tornare fra le sue braccia.

“Va un po’ meglio?”

“Sì, grazie”

“Non ti ho mai vista così tanto giù, neanche quando ti chiamavo … come ti chiamavo”

“Certe volte capita”ammisi.

“Sei zuppa”. E solo allora mi resi conto di essere bagnata fradicia. Annuii come se lo avessi previsto: “La pioggia lava via le delusioni”

“Delusioni d’amore?”

“No, delusioni in generale”

“Niente che una torta di Molly Weasley non possa sistemare”. Quanto avrei voluto anche io una nonna che mi inviava dolci tramite gufo.

“Senti, Elle … io non so chi sia che ti faccia soffrire così tanto in questi giorni. Se lo sapessi sarebbe già in infermeria mal conciato. Ma è un idiota e un essere senza cuore se fa stare male una come te”. Non riuscivo a trovare una risposta adatta per ringraziarlo e la situazione peggiorò quando appoggiò la sua fronte sulla mia: “Non meriti tutto questo”. Non meritavo neanche questa tortura, avere le sue labbra così vicine alle mie e il suo respiro caldo sulla pelle senza poter fare nulla. Diamine, Potter, andava bene consolarmi, ma così era troppo. Era troppo accarezzarmi la guancia fredda e bagnata dalla pioggia, facendomi tornare un po’ di colorito sul viso pallido. Era troppo stringere il braccio sui miei fianchi per non lasciarmi scappare via. Era troppo anche avvicinarsi e posare le labbra sulle mie. Non ebbi il tempo di pensare a cosa stavo facendo e ai mille modi per fermarlo, perché ricambiai il bacio e finalmente, dopo giorni, una luce si accese in me. Il cuore infranto riprese a battere forte nel petto, così forte che sembravano fuochi d’artificio. Perché adesso? Perché mi stava baciando proprio adesso, in una delle mise peggiori, zuppa e coi capelli fradici? Magari gli facevo pena. Oh Merlino, ma certo, stava tentando di tirarmi su il morale perché gli facevo pena. Mi distaccai da lui e aprii gli occhi sconvolta, avevamo entrambi la stessa espressione impaurita.

“Merlino”sussurrò lui.

“Scusa”dissi subito: “Non so che mi è preso ...”

“Ti ho baciato io, Elle”

“Ah, già”. Allora non l’aveva fatto per pena, ma perché era stato preso dal momento. Eravamo ancora stretti l’uno all’altra, troppo spaventati per fare anche solo un piccolo movimento.

“Tu … da quanto?”chiese curioso.

“Da quanto cosa?”tentai di prendere tempo per scappare da quella situazione terribilmente imbarazzante.

“Nulla”. Il fatto che lui fosse più spaventato di me di fronte ai sentimenti mi tirava su il morale. Corrugò le sopracciglia: “Io … non pensavo a te così, insomma ...”

“Siamo amici”dissi semplicemente.

“Sì, ecco, amici”. Okay allora perché diamine mi aveva baciata? Per dimostrarmi la sua amicizia?

“Un’ultima cosa”domandò e le sue labbra furono di nuovo su di me e ci baciammo, ancora e ancora, perdendo il conto, avvinghiandoci sempre di più, sentendo il bisogno che avevamo l’uno dell’altra crescere a dismisura. Quando ci distaccammo, gli sguardi preoccupati tornarono a colorare i nostri volti.

“Che cosa mi sta succedendo?”chiese: “Non riesco a fermarmi”

“È normale, capita ...”

“Lo so che capita, ma stavolta è diverso”. Oh bene, almeno non facevo parte delle ragazze della scuola con cui collezionava incontri fugaci nello stanzino delle scope.

“È il momento”tentai di tranquillizzarlo: “Mi stavi tirando su di morale e boom, ci siamo baciati”

“Di solito quando tiro su il morale a una persona, non la bacio il momento dopo”. No, infatti, idiota, ma devi capire da solo cosa stai provando in questo momento perché io sono così confusa da volermi uccidere.

“Stai tranquillo”gli battei una mano su una spalla, più in imbarazzo che mai: “Tutto si sistemerà”

“Elle”aumentò la stretta sui miei fianchi: “È dal giorno del mio compleanno che desideravo dirtelo”

“Dirmi cosa?”

“Mi piaci”. COSA?! Avevo pianto lacrime inutili per tutte queste settimane perché pensavo di non essere ricambiata e adesso mi diceva questo? Mi sorrideva e con una mano mi teneva ferma, con l’altra si scompigliava i capelli, in evidente imbarazzo.

“Lo sapevi dal tuo compleanno ...”sussurrai.

“In realtà da prima, è per quello che mi ero arrabbiato quando Kate mi ha detto che avresti sposato Zabini. Ci ho messo un po’ a capirlo, sono un testone per certe cose e non ero sicuro di piacerti, tu sei così gentile con tutti e non capivo se il tuo atteggiamento nei miei confronti fosse diverso o no”

“Ma certo che era diverso”dissi ovvia.

“Quindi è diverso?”chiese in tono speranzoso e mi limitai ad annuire.

“Perché non me lo hai detto?”chiese allora stranito.

“Perché tu … non sei un tipo da queste cose”farfugliai confusa.

“E tu cosa ne sai?”

“Non esci mai con una ragazza per più di tre volte, tranne con quell’oca giuliva ...”

“Sono uscito con lei solo perché così avevo qualcosa di cui parlare con te. E sotto sotto volevo farti ingelosire”. Spalancai la bocca: “Ma sei scemo?”

“Non sapevo come poter giustificare il fatto che volessi passare del tempo con te e ...”

“Tu sei fuori di testa”

“L’ho fatto inconsciamente, almeno, questo è quello che mi ha detto mio fratello”

“Albus lo sa?”chiesi arrossendo.

“Stamattina l’ho visto e gli ho chiesto di te e lui … beh, se ne era reso conto tempo fa”

“Sei scemo”ripetei in trance e mi sorrise imbarazzato: “Scusami”

“Ma proprio tanto”continuai e mi baciò di nuovo, facendosi così perdonare per la sua stupidità. Non ci potevo credere, gli piacevo. E ci stavamo baciando.

“Esattamente, da quando è che ti piaccio io?”chiese poi egocentrico come suo solito.

“Ieri”mentii con un sorriso.

“Eeeelle!”si lamentò facendo il broncio.

“Non lo so, è successo e basta”sorrisi. Sentivo delle persone ridacchiare e solo in quel momento mi resi conto che eravamo in mezzo al giardino della scuola. Mi distaccai da lui giusto in tempo per vedere un gruppo di ragazze Tassorosso guardarci e sorridere fra di loro. Oh no. Mi allontanai subito da lui e presi un respiro.

“E adesso che c’è?”chiese preoccupato.

“Siamo … nel giardino”gli feci notare.

“Ti vergogni di me?”domandò poi triste.

“No, assolutamente no”dissi avvicinandomi di nuovo: “Però, forse … non dovremmo essere così plateali”

“Ti vergogni di me”asserì abbassando la testa: “Posso capirlo, ti ho trattata male e non sembro il ragazzo perfetto, ma ...”

“Non è per quello”lo rassicurai: “È che sono già sulla bocca di tutti per questioni famigliari e ...”

“Capisco, davvero”disse con occhi spenti. No, non capiva. Non me ne importava un fico secco se la gente ci vedeva avvinghiati, non volevo però che Lys ne soffrisse. E avrei voluto parlargli da sola prima che venisse a scoprirlo da altri.

“Stanza delle necessità. Ora”gli dissi semplicemente e lo lasciai lì, a bocca aperta, senza dargli possibilità di replica. Avrei trovato il tempo di parlare con Lys, ma adesso volevo soltanto passare tutto il tempo possibile con James.

   
 
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