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Autore: Abby_da_Edoras    27/02/2021    11 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 6: Valkyries

 

Valkyries ride through the night sky
Singing fierce battle-cries
Valkyries, choosers of slain, come ride their wolves

Howling wolves in the night carrying female deities
Escort the dead warriors to Odin's hall

Armour of Valkyries flashes up over the skies
Shading a strange light - the northern lights…

(“Valkyries” – Amberian Dawn)

 

Aethelred aveva avuto ragione nell’incoraggiare Hvitserk e nel ripetergli che, comunque fossero andate le cose in passato, adesso poteva dimostrare a tutti di essere cambiato e che, pur senza compiere gesta eroiche, avrebbe dato il suo contributo per la salvezza di Kattegat e della sua famiglia.

Infatti una minaccia sempre più concreta incombeva su Kattegat e sulla Norvegia intera e, per farvi fronte, ci sarebbe voluto il contributo di tutti, Hvitserk compreso, possibilmente nel pieno delle sue facoltà mentali. Perché, in effetti, il giovane vichingo ne aveva tirate fuori tante di follie nel suo periodo da alcoolizzato e drogato, ma una cosa giusta l’aveva sempre detta, ossia che Ivar era tuttora a piede libero e che prima o poi sarebbe tornato. E, a dirla tutta, nessuno in quel di Kattegat si era posto delle domande più che ovvie, del tipo Dov’è adesso Ivar? e Che cosa starà combinando Ivar?

Bene, era giunto il momento di dare una risposta a questi interrogativi.

Mentre, a Kattegat, Hvitserk inseguiva fantasmi e visioni, Ivar, quello vero e reale, non fluttuava da una parte all’altra, bensì era riuscito a fuggire e, pur non essendo un dio come credeva e non avendo nemmeno i poteri paranormali che gli attribuiva Hvitserk, era riuscito ad arrivare nientemeno che a Kiev. Come avesse fatto non me lo chiedete, non ne ho la più pallida idea, ma a quanto pare una delle sue doti era quella di sapersi sempre reinventare, di saperne sempre una più del diavolo o di qualunque altra creatura demoniaca avessero nel Pantheon Norreno e, seppure nella steppa sconfinata a quaranta sotto zero, * tanto aveva fatto che era riuscito a trovarsi un alleato di tutto rispetto: il Principe Oleg. Questo ameno individuo governava i Rus’ di Kiev e aveva preso subito in simpatia Ivar, decidendo su due piedi di allearsi con lui per invadere la Scandinavia, che intendeva rivendicare come patria ancestrale dei Rus’ (di origine vichinga pure loro).

Oddio, a dir la verità il suddetto Oleg era uno schizzato di prima categoria, talmente folle e perverso da aver ridefinito il significato della parola psicopatico e aver riportato alla ragione persino Ivar che, trovandosi alla mercé di costui, si era improvvisamente ravveduto e aveva iniziato a comportarsi da persona pressoché normale! E il vero intento di Oleg non era certo quello di aiutare Ivar per pura carità cristiana, bensì servirsi di lui per invadere la Scandinavia e poi metterlo sul trono di Kattegat quale suo Re fantoccio. Cosa ne pensasse Ivar di tutto ciò potete benissimo immaginarlo, ma di certo non andava a dirlo in faccia al Principe! Così se ne era rimasto zitto e buono, tramando dietro le quinte come era sua abitudine e, intanto, l’armata Rus’ o quello che era si avvicinava sempre di più alla Norvegia…

Pertanto Bjorn e Ubbe non avevano né tempo né voglia di contestare o criticare la decisione di Aethelred di riportare Hvitserk a vivere nella dimora reale, avevano già i loro problemi. Proprio quel giorno, infatti, erano giunti a Kattegat dei messaggeri inviati da Re Harald (il quale, nel frattempo, aveva stabilito un’alleanza con Re Olaf ed era pertanto potuto tornare nei suoi territori) e avevano avvertito Bjorn del fatto che gruppi di predoni Rus’ razziavano e devastavano i confini del loro regno e di quelli circostanti.

Non era altro che l’avanguardia dell’esercito di Oleg e Ivar, ovviamente, che inviava scorribande mentre preparava una massiccia invasione.

“Dunque Ivar si sarebbe alleato con un Principe Rus’ e adesso starebbe tornando in forze con un’immensa armata per invadere Kattegat e tutta la Scandinavia?” domandò Ubbe **, allibito, mentre si trovava con Bjorn, Gunnhild, Torvi, Aethelred e Hvitserk nella Sala Grande. “Qualcuno dei mercanti che ha viaggiato sulla Via della Seta mi aveva accennato qualcosa del genere, ma speravo che non fosse vero…”

Hvitserk non disse niente, ma fissò il fratello maggiore con l’aria di replicare Io ve lo dicevo che Ivar sarebbe tornato presto e che bisognava prepararsi, ma voi non mi avete mai dato ascolto!

“Invece è così” rispose Bjorn, meditabondo. “Dobbiamo organizzarci prima che i Rus’ ci attacchino. Ho ordinato ai messaggeri di Re Harald di tornare da lui e di chiedergli di convocare tutti i Re, le Regine, gli Jarl e i Conti di Norvegia perché accorrano in forze a protezione di Kattegat. Solo così avremo la speranza di poter sconfiggere un esercito tanto grande e potente.”

“Se avessimo avuto il tempo di eleggere un Re dei Norreni, come voleva Re Olaf, forse adesso sarebbe più facile riunire tutti gli eserciti della Norvegia, purtroppo però gli attacchi dei Rus’ si stanno facendo sempre più devastanti ed è chiaro che la battaglia decisiva potrebbe aver luogo in qualsiasi momento” intervenne Gunnhild. “Io spero, comunque, che la minaccia dell’invasione di un popolo straniero sia sufficiente a spingere i governanti a inviare i loro eserciti.”

La Regina aveva parlato in tono triste e preoccupato. Quelli erano giorni molto drammatici per lei. Il pericolo dell’invasione era ogni momento più vicino e, come se non bastasse, lei aveva perduto il figlio che aspettava, per essersi affaticata eccessivamente durante gli addestramenti e nella preparazione delle difese di Kattegat. Aethelred ammirava moltissimo Gunnhild e pensava che Bjorn avesse scelto una moglie perfetta per lui, una vera Regina e una guerriera, proprio come era stata Lagertha fino a pochi mesi prima. Si sentiva tanto il bisogno di Lagertha in quella reggia, ma la shieldmaiden era ritornata alla sua fattoria per riposare e riprendersi dalle ferite che aveva ricevuto durante il combattimento contro i fuorilegge… e durante l’aggressione di Hvitserk.

Aethelred, tuttavia, non dubitava del fatto che, una volta arrivato l’esercito dei Rus’, Lagertha avrebbe fatto in modo di partecipare alla battaglia a qualsiasi costo.

L’atmosfera era particolarmente opprimente e negativa e il Principe pensò di fare qualcosa per spezzare quella cappa di pessimismo che sembrava schiacciare tutti.

“Sentite, so che al momento non sappiamo niente di questo esercito, non sappiamo dove sia, quando attaccherà, e nemmeno quanti soldati avremo noi a disposizione. Ma stare qui a preoccuparci non risolverà niente e, anzi, finirà per deprimerci e scoraggiarci. Perché intanto non cerchiamo di pensare a una linea di difesa?” propose. “Immagino che i Rus’ avranno una loro strategia. Dovremmo cercare di anticipare le loro mosse e pianificare le nostre.”

“Avranno senz’altro una strategia” sottolineò Hvitserk, “visto che Ivar è con loro. Ammettiamolo, è sempre stato il miglior stratega tra tutti noi.”

“Sarà anche vero, ma mio padre mi ha insegnato quanto la strategia sia importante in battaglia… e credo di poter almeno tentare di trovare il modo per controbattere le tattiche di Ivar” replicò Aethelred. A dirla tutta non era così sicuro di se stesso, ma si rendeva conto che Bjorn e gli altri avevano l’assoluta necessità di pensare a qualcosa di concreto per non rimuginare continuamente sugli alleati che non arrivavano e sulla pericolosità dei Rus’. Pianificare una tattica difensiva poteva essere un modo come un altro per impegnare le menti di tutti e distrarli e, chissà, magari si sarebbe anche rivelata utile!

Aethelred ci aveva visto giusto. I vichinghi, impegnati a realizzare difese sempre più imponenti per Kattegat e a organizzare gli eserciti secondo tattiche difensive, nei giorni successivi si dimostrarono più propositivi e determinati, tirando fuori quello spirito combattivo e guerriero che li contraddistingueva e mettendo da parte dubbi e preoccupazioni. Il Principe fu felice di vedere che anche Hvitserk, dimenticate ormai le sue ossessioni assurde, non pensava più di dover essere lui personalmente a uccidere Ivar, quanto piuttosto a rendersi utile il più possibile per proteggere Kattegat e la sua gente. I preparativi per l’immane scontro avevano coinvolto anche un giovane tornato da poco in città, un certo Helgi, che era reduce da esperienze spaventose e, forse, aveva proprio bisogno di impegnarsi mente e corpo in qualcosa di reale e concreto per allontanarsi dai ricordi che lo spezzavano e che rischiavano di farlo impazzire.

Helgi era un giovane di Kattegat che, un paio di anni prima, era partito con la moglie Thorunn, in attesa di un figlio, la sua famiglia e un altro gruppo di persone per seguire Floki in Islanda. Floki li aveva convinti che là avrebbero vissuto in pace e armonia, in una terra benedetta dagli dei, e il gruppetto gli aveva creduto, salvo bestemmiare in tutte le lingue conosciute quando avevano scoperto che la famigerata terra benedetta dagli dei era un’isola vulcanica deserta e inospitale. Tuttavia si sarebbero pure impegnati a farla fruttare, seguendo le direttive di Floki, se non che il padre di Helgi, Eyvind, aveva iniziato a opporsi a tutto e a tutti, a scassare le palle un giorno sì e l’altro pure mettendosi contro anche i sassi dell’isola e fomentando odio e rivalità tra la sua famiglia e quella di Kjetill.

Insomma, l’idea di Floki di vivere in pace e armonia non era riuscita nemmeno con un piccolo gruppo di persone, tanto per dare l’idea di come l’essere umano sia, in fin dei conti, l’animale più pericoloso.

Detto in breve, i figli di Eyvind e Kjetill avevano cominciato ad ammazzarsi l’un l’altro e perfino la povera Thorunn ne aveva fatto le spese, dopo di che Kjetill, impazzito di rabbia e dolore, aveva massacrato Eyvind e ciò che restava della sua famiglia, comprese le donne e i bambini. Proprio un bell’esempio di comunità felice e pacifica, direi!

Helgi era riuscito miracolosamente a scampare al massacro e, misteriosamente (forse per volontà degli dei?), aveva trovato un modo per far ritorno a Kattegat. *** In un primo tempo se ne era rimasto in disparte, ancora traumatizzato da tutto ciò che era accaduto e dalla perdita di tutta la sua famiglia ma ora, lentamente, aveva iniziato a partecipare all’allestimento delle difese di Kattegat, scoprendo che lavorare e addestrarsi per i futuri combattimenti lo aiutava a non pensare e che sentirsi utile addolciva il dolore per la morte di Thorunn e del figlio non ancora nato.

Nel frattempo erano giunti in appoggio anche Re Harald e Erik il Rosso con i loro eserciti e il grosso delle forze di Kattegat si era spostato a Vestfold per fortificare anche il fiordo che portava alla capitale, Tamdrup. L’invasione dei Rus’, ormai era chiaro, non riguardava più soltanto la lotta per la conquista di Kattegat, bensì coinvolgeva la Norvegia intera, o almeno questo era il piano del folle Oleg. Chissà cosa ne pensava Ivar di tutto ciò, lui che, in realtà, desiderava il trono di Kattegat e la vendetta sui suoi fratelli? Beh, anche questo si sarebbe scoperto presto.

“Nessun altro ha risposto all’appello? Nessuno dei tanti Re, Regine e Jarl della Norvegia si preoccupa dell’invasione dei Rus’?” domandò Bjorn a Harald e Erik mentre osservavano i lavori di fortificazione del fiordo e della spiaggia, dove era più probabile che si scatenasse l’attacco delle truppe di Oleg.

“A quanto pare no” fece Harald, laconico. “E’ chiaro che ognuno pensa al proprio piccolo Regno. Forse sarebbe stato diverso se avessimo avuto il tempo di eleggere un Re dei Norreni e di unificare tutta la Norvegia, ma così…”

“Beh, sono degli sciocchi. Cosa pensano, che questo Oleg e i suoi Rus’ li risparmieranno poiché non sono scesi in battaglia? Poveri ingenui! Dopo aver conquistato la capitale e Kattegat, Oleg e la sua armata proseguiranno finché non avranno sottomesso tutta la Norvegia” replicò Erik, brusco.

“Mi domando perché Ivar si sia alleato proprio con un Principe cristiano” chiese Bjorn a bassa voce, rivolto evidentemente più a se stesso che agli altri. “E’ possibile che voglia davvero distruggere la civiltà norrena per stabilire un Regno governato da cristiani?”

“Probabilmente è l’unico alleato che ha trovato e non poteva permettersi di fare lo schizzinoso” rispose Harald che, a quanto pare, aveva compreso bene la situazione di Ivar. Del resto non poteva essere diversamente visto che, tempo prima, lui stesso era stato alleato di Ivar contro l’esercito di Bjorn. Sì, in quel mondo la gente cambiava schieramento con molta disinvoltura… cosa che, tuttavia, accade anche oggi. “Questo Principe Oleg gli avrà concesso di diventare Re di Kattegat e a lui è andata bene così.”

“Sì, immagino che tu abbia ragione: Ivar vuole stare sempre dalla parte di chi vince” commentò Bjorn, che rimaneva comunque poco convinto.

“Beh, allora questa volta finirà per stare dalla parte di chi perde” si intromise Aethelred, che era giunto da poco insieme a Gunnhild, Hvitserk e Helgi e aveva ascoltato l’ultima parte della conversazione. “Credo di aver capito quale potrebbe essere il suo piano e Gunnhild ha pensato a un modo per mandarlo a monte.”

“Il grosso della flotta dei Rus’ attaccherà la spiaggia, perciò avete fatto bene a fortificare questa zona e a concentrare la maggior parte delle truppe qui” spiegò la donna. “Tuttavia Aethelred mi ha fatto notare che i Rus’ potrebbero cercare di penetrare anche assaltando il fiume a nord. Noi, quindi, stiamo preparando una barriera difensiva proprio da quella parte e io guiderò un contingente di guerrieri e shieldmaiden per contrastare quell’attacco. Ci sono già molti uomini al lavoro sulle barriere.”

“Molto bene” sorrise Bjorn, fiero di quella moglie così intelligente e agguerrita.

“Guardate!” esclamò ad un tratto Harald. “Scorgo una flotta in lontananza. Potrebbero essere gli eserciti alleati che si sono finalmente decisi a venire in nostro aiuto?”

Bjorn scrutò l’orizzonte a lungo, poi scosse il capo.

“No, non sono eserciti vichinghi. Sono i Rus’” disse, cupo. “Prepariamoci alla battaglia. Ognuno ai propri posti di combattimento!”

Il Re strinse a sé la sua Regina e i due si baciarono prima di separarsi.

“Ci rivedremo, marito mio, ne sono certa” disse Gunnhild, staccandosi da lui. Poi si avviò di corsa in direzione della foce del fiume che avrebbe difeso con il suo esercito, seguita da Aethelred, Hvitserk e Helgi.

“Sono arrivati prima del previsto” mormorò il Principe. “Spero soltanto che le barriere difensive siano pronte…”

La grande battaglia tra Norreni e Rus’ stava per avere inizio e, questa volta, la posta in gioco era la Norvegia intera e non più soltanto Kattegat.

Da quel momento in poi le vite di molti sarebbero cambiate e le situazioni si sarebbero assestate e poi capovolte ancora e ancora. Era l’inizio di una vera e propria tempesta d’inverno

Fine capitolo sesto

 

 

 

* Citazione da “Popoff”, popolare canzoncina dello Zecchino d’Oro del 1967. Chiedo scusa per la battuta, ma mi è venuta spontanea ogni volta che, guardando la serie TV, la scena si spostava da Kattegat alla Russia! Mi è sembrato così assurdo che Ivar, che di certo non aveva un jet personale, fosse riuscito ad arrivare fin là! XD

** Nella serie TV Ubbe non partecipa alla battaglia contro i Rus’ in quanto è già partito con la famiglia verso l’Islanda. Nella mia versione, invece, Ubbe non partirà fino a che Kattegat non sarà al sicuro e i Rus’ sconfitti.

*** Nella serie TV Helgi muore nel massacro ed è invece Kjetill a tornare a Kattegat, creando di nuovo un sacco di casini. Io ho preferito lasciare Kjetill in Islanda dove farà danni ad altra gente e ho invece salvato Helgi perché… beh, perché mi tornava comodo ai fini della mia storia e poi la sua triste vicenda mi ha colpita e ho deciso di regalare anche a lui un lieto fine! Ignoro totalmente come abbia fatto Kjetill a tornare a Kattegat da quella terra di nessuno dove si trovava, per cui non specifico neanche come sia tornato Helgi…

 

   
 
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