Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: afep    27/02/2021    0 recensioni
Gli stranieri non hanno vita facile a Windhelm, e la situazione è notevolmente peggiorata da quando lo Jarl ha decretato l'espulsione per chiunque non sia necessario alla comunità.
Per Elyne Augier, senza lavoro e senza più un soldo, il rischio di essere deportata di nuovo a High Rock è quanto mai alto, ma potrebbe evitarlo se solo accettasse di sposare un cittadino compiacente. E se quel cittadino fosse casualmente un Dunmer, per lei si aprirebbero le porte del Quartiere Grigio.
Genere: Guerra, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ulfric Manto della Tempesta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il resto dell'inverno trascorse senza nuovi eventi eclatanti.
Con il passare dei giorni il manto di neve che copriva la città si fece più sottile, il freddo intenso divenne un poco più sopportabile e il cielo grigio e pesante assunse la sfumatura pallida e gelata di una lastra di ghiaccio.
La primavera sorprese Elyne quasi all'improvviso. Abituata alla Festa dei Fiori di High Rock, che si svolgeva in un clima più temperato ed era sempre preannunciata da un rinverdirsi della vegetazione, non comprese che si stava avvicinando il giorno dell'equinozio fino a che non sentì Revyn parlarne con sua sorella.
A Windhelm, a causa della temperatura ancora inclemente che impediva alle piante di sbocciare, la primavera non veniva festeggiata con corolle di fiori, ma vi erano danze pubbliche e banchetti privati che non differivano molto da quanto la giovane Bretone aveva già visto nella sua terra d'origine.
Così il giorno designato si mise la bella gonna rossa che era stata il suo abito da sposa, si coprì il capo con un nuovo berretto di pelliccia e uscì al braccio di suo marito con il fermo proposito di godersi la giornata. In un angolo della piazza cittadina passarono la mattinata a ballare al suono dei tamburi e dei flauti dei musici, stando attenti a non entrare nel frenetico cerchio di coppie Nord danzanti, mentre il resto della giornata la trascorsero al Quartiere Grigio, prima come ospiti di Aval Atheron e dei suoi fratelli, poi come avventori della locanda di Nuova Gnisis, dove molte famiglie Dunmer si erano riunite in serata per festeggiare secondo la loro tradizione.
Lì, per la prima volta da quando era entrata a far parte di quella comunità, Elyne cominciò a sentirsi davvero accettata.
L'autunno era stato segnato dalla diffidenza nei suoi confronti e l'inverno aveva portato molti abitanti a credere che non avrebbe resistito a lungo ai primi freddi o alle scomodità del quartiere. Ma, contro ogni pronostico sfavorevole, Elyne era rimasta, e l'affetto che traspariva dai piccoli gesti tra lei e suo marito, così come la sua confidenza con gli Atheron, convinsero alcuni scettici ad ammorbidire le loro posizioni.
La giovane Bretone si trovò così, senza comprenderne davvero il motivo, al centro di una piccola serie di attenzioni. Gli adulti le rivolgevano la parola per cercare di capire che genere di donna fosse; i bambini le ronzavano intorno divertiti dal suo strano accento; e gli anziani, rigidi e austeri come suggeriva la loro razza, si sciolsero solo quando la videro accettare di buon grado gli auguri di una vecchia sacerdotessa, alla quale Revyn aveva chiesto di benedire la loro unione nel nome del Vero Tribunale.
C'era qualcosa di infinitamente dolce e amaro nella celebrazione dei Dunmer, qualcosa che non si ritrovava nell'allegria dei festeggiamenti Nord né nella vivacità di quelli Bretoni, e che toccò Elyne nel profondo. Alla gioia per l'arrivo della bella stagione si mescolava la nostalgia per la lontana terra di Morrowind, i suoi paesaggi dominati dal grande vulcano e le calde brezze che spiravano sui suoi territori. La giovane Bretone ascoltò a lungo i canti ritmati che i profughi avevano portato con loro a Skyrim quasi duecento anni prima, godendosi la melodia e sentendosi stringere il cuore per le traduzioni che Revyn le mormorava all'orecchio.
I partecipanti alla festa eseguirono quei brani a turno, e quando venne la volta del suo sposo lo udì per la seconda volta esprimersi nella sua lingua natale. La voce di Revyn non aveva niente di eccezionale e i suoni duri del Dunmeri non aiutavano a renderla più piacevole, ma almeno era intonato ed Elyne, ben lontana dal trovare un difetto nella sua esecuzione, gli posò il capo su una spalla e lo ascoltò con piacere.
Con l'avanzare della notte i toni si abbassarono e poco a poco il calore della sala, il sottofondo ronzante delle voci degli astanti e il boccale di sujamma che era stata spinta ad assaggiare ebbero la meglio su di lei.
Elyne chiuse gli occhi alla locanda di Nuova Gnisis e li riaprì soltanto molte ore più tardi, tra le coperte del proprio letto.
Le ci volle qualche attimo per recuperare lucidità e capire dove si trovasse, e quando accadde si lasciò sfuggire un sospiro affranto, indovinando cosa fosse accaduto.
Revyn doveva averla riportata a casa sollevandola tra le braccia, e una volta lì l'aveva sistemata sotto le coperte ancora vestita, curandosi soltanto di toglierle gli stivali e allentarle i lacci del corsetto per darle maggiore agio. Come ci fosse riuscito senza svegliarla – o senza nemmeno provare a farlo – era qualcosa che che andava oltre la sua comprensione.
Un enigma.” Pensò la giovane stancamente, voltandosi tra le coperte per guardare l'uomo che dormiva tranquillamente al suo fianco. Le sue dita si allungarono verso il volto grigio di suo marito, scostandogli le ciocche nere che gli erano scese sulla fronte. “Un enigma avvolto in una coperta di lana. E con una bella faccia.” Aggiunse, e a quel pensiero ridacchiò scioccamente tra sé, sfiorandogli una guancia.
Non sapeva esattamente quando avesse cominciato a trovare attraente l'uomo che aveva sposato, e ancora si stupiva di come, in passato, avesse potuto trovare i Dunmer tanto inquietanti e sgradevoli.
Non c'era niente di inquietante, niente di sgradevole nell'aspetto del suo sposo, e quel pensiero era rinfocolato dal sentimento che ormai da qualche tempo sentiva premerle dolcemente in petto.
C'era una parola che si affacciava spesso alla sua mente, e che Elyne si affrettava a scacciare ogni volta che la sentiva sfiorarle le labbra; forse era ancora troppo presto per quel genere di confessioni, e lei temeva di rovinare il loro rapporto se avesse cercato di bruciare i tempi.
Eppure, anche se taceva, non poteva fare a meno di sentire.
E ciò che sentiva non era altro che la stima e l'affetto per suo marito che andavano mutando lentamente in qualcosa di più.



I giorni successivi trascorsero sulla scia del piacevole ricordo lasciato dalla festa, e l'avvento di Mano della Pioggia portò a Elyne una nuova distrazione.
A High Rock il mese appena iniziato avrebbe portato alcune importanti ricorrenze, ma a Skyrim non si celebravano le festività Bretoni e tutto quello che la ragazza poteva sperare era di trovare un po' di divertimento durante il Giorno dei Burloni; quella era una delle poche feste che venivano festeggiate in tutta Tamriel, e lei non vedeva l'ora di svagarsi con i bonari scherzi che avrebbero animato la giornata.
“Dovremo tenere chiuso l'emporio.” La avvisò Revyn una mattina, mentre si dirigevano insieme alla piazza del mercato approfittando del giorno di riposo settimanale. “Alcuni Nord potrebbero spingersi un po' più in là del consentito con noi del Quartiere, e voglio limitare i danni.”
“Creano molti problemi di solito?” Gli domandò la ragazza, stringendosi al suo braccio per combattere l'aria fredda che spirava sulla città.
“Meno di quanti potrebbero, ma più di quanti dovrebbero.” Ribatté suo marito con fare seccato, ma cogliendo la sua espressione corrucciata si affrettò a rassicurarla. “Non essere preoccupata, yi daelha. Passeremo una bella giornata, te lo prometto.”
“Lo spero.” Sospirò Elyne di rimando, accarezzandogli il braccio sotto il riparo del mantello.
Mentre attraversavano la città, la giovane Bretone notò diversi sguardi in tralice che seguivano la loro avanzata. Lei e Revyn non erano l'unica coppia mista presente a Windhelm, ma il fatto che lui fosse un Dunmer sembrava attirare più sguardi del necessario. Di certo, più di quanti la ragazza avrebbe desiderato.
“Non farci caso.” Le disse suo marito dopo qualche tempo, notando il suo nervosismo. “Sono solo curiosi. Gli abitanti del Quartiere Grigio di solito non si mischiano con gli altri.”
“Quindi, ai loro occhi ti saresti mischiato con me?” Ribatté lei cercando di non ridere, ma ogni ilarità le morì sulle labbra quando scorse l'occhiata ardente del suo sposo.
“Non l'ho fatto solo ai loro occhi, non credi, daelha?” Le sussurrò suadente all'orecchio, facendole scorrere un piacevole brivido lungo la schiena.
“Non dovresti parlarmi così in mezzo alla strada.” Lo redarguì a bassa voce, mentre le guance le andavano in fiamme. Avrebbe voluto suonare più severa, ma le era difficile assumere un'aria austera quando le sue labbra erano piegate in un sorriso compiaciuto.
“Perché ti metto in imbarazzo?”
“Perché non posso baciarti come vorrei.”
La sua risposta venne accolta da una risata silenziosa, soffocata dal guanto che Revyn si premette sulla bocca. Sotto al mantello le strinse affettuosamente il braccio e, quando abbassò la mano guantata, sulle sue labbra grigie c'era lo stesso sorriso complice che aleggiava su quelle rosee della sua sposa.
Stavano ancora stuzzicandosi a vicenda in tono sommesso quando, costeggiando la locanda del Focolare Accogliente, capitò che incrociassero un gruppo di uomini e donne diretti al palazzo dello Jarl.
Erano tutti Nord, notò Elyne, e ciascuno di loro portava un'arma alla cintola. Da soli occupavano la strada per quasi l'intera larghezza, ma nel passare accanto alla coppia non modificarono minimamente la loro formazione, costringendo Revyn ad attirare la moglie a sé e a spingerla gentilmente contro la parete della locanda per evitarle di essere travolta.
“Un po' di attenzione, accidenti.” Brontolò la ragazza mentre il gruppo le passava accanto. Nel suo sfogo non aveva pensato alle conseguenze, e così venne colta di sorpresa quando uno dei guerrieri a portata d'orecchio si fermò e tornò sui propri passi per fronteggiarla.
Elyne non aveva paura per sé, perché sapeva che la sua magia le avrebbe concesso di difendersi contro qualunque prepotente, ma temeva per Revyn, che nel vedere il guerriero tornare indietro si era sistemato davanti a lei con fare protettivo. Era un gesto così dolce e così profondamente sciocco, dal momento che il Nord era molto più alto e robusto di lui e che avrebbe potuto stenderlo con un solo manrovescio, che nell'assistervi la giovane si sentì quasi commossa.
Doveva davvero invitare Aval a cena, per ringraziarlo di averle presentato un uomo così caro.
“Hai problemi, ragazza?” Le domandò il guerriero con tono ostile, guardandola con fare sprezzante dall'alto in basso.
“Tsk. Bretoni e pellegrigia.” Sibilò uno dei suoi compagni, fermandosi a propria volta e posando una mano sull'accetta da boscaiolo che portava alla cintura. “Perché non ve ne tornate nella vostra terra? Syrim appartiene ai Nord.”
“Lasciali perdere, Harbard.” Interloquì una delle donne del gruppo, posando una mano sulla spalla del primo uomo. “E anche tu, Sven. Quando Lord Ulfric sarà finalmente Re dei Re, ci penserà lui a fare piazza pulita.”
Le sue parole vennero accolte da un coro di brontolii di assenso, e con un'ultima occhiata trionfante il gruppo di Nord voltò loro le spalle, riprendendo a camminare verso il palazzo dello Jarl.
Elyne non attese di vederli svoltare l'angolo. Insinuando le braccia sotto le falde del mantello di suo marito gli cinse la vita, stringendolo a sé senza curarsi di chi avrebbe potuto vederli.
“Che cosa volevano dire?” Gli domandò, confusa. “Cos'è questa storia del Re dei Re?”
“È complicato.” Sospirò Revyn, cingendole le spalle per ricambiare il suo abbraccio. “A High Rock non vi sono giunte voci sulla rivolta dei Manto della Tempesta, immagino.”
“Vengo da un villaggio molto piccolo, le notizie delle altre terre non ci raggiungevano quasi mai. Però ho sentito dire qualcosa in merito mentre ero sulla nave che mi ha portata a Skyrim.” Elyne aggrottò la fronte, cercando di ricordare. “Voci su Talos e su alcuni disordini che l'Impero stava tenendo a bada, mi pare. Ma durante la traversata avevo altro per la testa, non ho pensato di ascoltare i marinai.”
“E sei arrivata proprio durante la calma prima della tempesta, a quanto pare.” Revyn si sporse in avanti, baciandole fugacemente la fronte. “Ti spiegherò tutto non appena saremo tornati a casa. Ma ora andiamo: Hildr Mano Gelata ci stava guardando da dietro quell'angolo laggiù, e non vorrei che ci denunci a qualche guardia per atti osceni in luogo pubblico.”
La sola idea era così assurda che Elyne si lasciò sfuggire una bassa risata, sciogliendo suo marito dall'abbraccio.
“Povera Hildr. Deve condurre una vita davvero triste, per trovare in tutto questo qualcosa di osceno.”
“Cara, dimentichi che sono elfo scuro?” Ribatté Revyn con finto stupore, prendendola per mano e cominciando ad avviarsi lungo la strada. “Non sia mai che la vista di un Dunmer che stringe la sua sposa possa turbare i bambini.”
“Che gli Dei ce ne scampino!” Rise la ragazza, relegando il preoccupante pensiero della rivolta in un angolo della propria mente. Con gentilezza districò le proprie dita dalla stretta di Revyn, ma solo per fargli scivolare nuovamente la mano sotto il braccio e stringerglisi più vicina.
Insieme imboccarono un vicolo che costeggiava il tempio, e quando raggiunsero la piazza del mercato la loro attenzione era ormai rivolta ai banchi dei mercanti e al pranzo che avrebbero preparato una volta tornati a casa.
Solo più tardi, quando il sole era ormai tramontato, tornarono sul discorso della rivolta.
Raggomitolata sotto le coltri del loro letto, con il capo appoggiato alla spalla di suo marito, Elyne lo ascoltò raccontarle di Jarl Ulfric e dei Manto della Tempesta, un esercito di uomini e donne che avevano assunto il suo nome come segno distintivo.
A quanto pareva il Signore di Windhelm era sempre stato insofferente nei riguardi dell'Impero, di cui Skyrim era provincia, e di alcuni vecchi trattati di pace con gli Altmer, gli elfi alti di Alinor, che ponevano come condizione l'abolizione di una divinità molto amata dai Nord. Elyne conosceva la storia del trattato, ma a causa della distanza tra High Rock e Skyrim e dell'isolamento del proprio villaggio non aveva mai saputo davvero cosa fosse accaduto in quelle lande di ghiaccio.
Passandole distrattamente le dita tra i capelli Revyn le spiegò come Ulfric avesse ucciso il giovane Jarl di un altro feudo, durante un duello che molti Nord definivano leale ma che per le leggi dell'Impero non era affatto tale. Oggetto della disputa era il titolo di Re dei Re, che veniva assunto dal rappresentate di tutti gli Jarl di Skyrim, e che investiva colui che lo portava di grande potere politico.
“Jarl Ulfric vorrebbe riportare il culto di Talos a Skyrim.” Le disse Revyn, attorcigliandosi una delle ciocche scure della moglie sul dito. “Ma non può farlo. Anche se divenisse Re dei Re, renderlo nuovamente legale significherebbe infrangere una delle condizioni del trattato: potrebbe scatenare un'altra guerra.”
Elyne annuì, sistemandosi in modo da posargli la fronte nell'incavo del collo. A quanto pareva Ulfric e i suoi sostenitori avevano dato corpo a una rivolta; la loro rabbia si riversava principalmente verso i Thalmor, il governo degli elfi alti, ma anche contro l'Impero, che continuava a sostenere la legittimità dei trattati che cancellavano la loro divinità. Come risultato, sul territorio di Skyrim era sceso, negli anni passati, un clima di forte tensione: tensione che era sfociata spesso in contrasti armati tra le truppe dei Manto della Tempesta e le legioni dell'Impero inviate per sedare la rivolta.
“Dopo la scomparsa di Lady Lirael pareva che Ulfric avesse accantonato le armi.” Sospirò Revyn, stringendo Elyne a sé e accomodandole meglio la coperta di lana sotto il mento. “Ma quello che abbiamo visto oggi era un nuovo gruppo di guerrieri venuto ad arruolarsi. Presto potrebbero riprendere gli scontri.”
“Ma noi siamo al sicuro, vero?” Gli domandò la ragazza con una certa apprensione. “Finché stiamo dentro le mura non corriamo pericolo, non è così?”
“Certamente, daelha.” Il suo sposo si mosse tra le coperte, accarezzandole un fianco. “E tutti gli scontri si sono sempre svolti nei territori controllati dalle legioni imperiali. Windhelm e l'intero feudo dell'Eastmarch sono sicuri.”
Elyne annuì, e dopo avergli dato il bacio della buonanotte si sporse per soffiare sulla candela. Le parole di Revyn l'avevano allarmata ma era difficile restare preoccupati a lungo quando si era al sicuro, e così presto si lasciò scivolare nel sonno senza preoccupazione alcuna.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: afep