Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: liberaurora    27/02/2021    1 recensioni
Ho sperato fino alla partenza dei Cattecarlis che Clelia e Luciano potessero salutare per bene amici/amiche e colleghi/e. Sono stata soddisfatta solo in parte e soltanto per quanto riguarda Luciano. Clelia purtroppo l'hanno fatta andar via quasi come fosse una latitante, senza che nemmeno potesse parlare di persona con le sue veneri della sua storia d'amore con il ragioniere. Quello che più mi ha fatto soffrire è stato sapere che la sua più cara amica, Roberta, era a Bologna all'oscuro di tutto, perfino della partenza. Allora ho immaginato questa lettera, scritta da Clelia alla giovane ingeniera, nella quale racconta a cuore aperto i recenti cambiamenti nella sua vita. Ho pensato di far trasferire i Cattecarlis a Torino, la mia città del cuore e in cui vive Elena, che in più non è nemmeno lontana da Milano e dal Paradiso. Mi sono divertita a creare il numero di telefono, oltre che col reale prefisso sabaudo, con alcune coppie di cifre di alcune puntate chiave dei Cattegaris. Dedico questa lettera all'amicizia, e in particolare a quella più bella del Paradiso delle signore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Roberta, amica mia,
sono successe così tante cose dall'ultima volta che ci siamo sentite. Come stai? Spero che tu ti stia trovando bene con quel professore nuovo di cui mi avevi accennato. Sono certa che nel gruppo di ricerca tu rappresenti sempre un elemento prezioso e insostituibile, conoscendo la tua intelligenza e la tua capacità di lavorare in squadra. A quest'ultima sicuramente ha contribuito il lavoro al Paradiso... Già, il Paradiso. Lo sapevo, sono già lì lì per piangere, ma lo sai anche tu che effetto faccia ricordare il nostro grande magazzino. Sai, anch'io d'ora in poi potrò solo ricordarlo e non più attraversarne i reparti. Venerdì ho pronunciato per l'ultima volta la frase «orario di apertura». L'ho fatto con la consapevolezza che quello era il primo atto del mio addio, eppure questo non è bastato a non farmi venire una stretta al cuore. Ma andiamo con ordine. Ti ricordi quando tornai a Milano per sbrigare delle pratiche dopo la morte di Oscar? Ci rivedemmo nella stanza della mia pensione e quando mi dicesti che c'era una novità, io per prima cosa ti chiesi «Oddio, sei incinta?» e ci facemmo delle belle risate. Ecco, ora se tu facessi questa domanda a me io risponderei che sì Roberta, aspetto un bambino. Anzi, una bambina. Luciano ed io, infatti, desideriamo che Carlo abbia una sorellina e anche lui è d'accordo! Quanto mi sarebbe piaciuto darti questa notizia di persona, guardandoti negli occhi e abbracciandoti.
Non puoi capire come mi sia sentita quando ho ritirato le analisi, ormai settimane fa. Sai, tutto ci aspettavamo, Luciano ed io, tranne che questo. Inspiegabilmente anche i malesseri che avevo avuto non mi avevano fatto minimamente sospettare che la causa sarebbe potuta essere questa, nonostante ci fossi già passata con Carlo. Quella sera avrei avuto bisogno di un'amica come te: magari sfogandomi con chi mi vuole bene senza giudicarmi avrei trovato riparo dalle mie paure. Ero così spaesata, preoccupata per le conseguenze che questa gravidanza avrebbe avuto su di me, su Luciano e soprattutto su Carlo, che non ho nemmeno trovato la forza di correre dall'uomo che amo per raccontargli tutto. Lui però, quando il giorno dopo gli ho fatto leggere l'esito delle analisi, ha reagito in una maniera che se ci ripenso sento ancora quell'onda di emozioni che mi travolge, come ha fatto lui con i suoi abbracci. Che fosse un uomo speciale già lo sapevo eccome, ma in quel momento ha saputo prendermi per mano e assicurarmi che avremmo vissuto ogni istante e affrontato ogni difficoltà «amandoci».
Certo, come ho ahimè imparato da tempo ormai, la felicità non dura mai troppo, e infatti nel giro di pochi giorni è precipitato tutto. Alcune mamme dei compagni del catechismo di Carlo hanno iniziato a mettere in giro pettegolezzi su di me e su Luciano, che lo spesso andava a prendere, finendo per coinvolgere mio figlio: un bambino che ha dovuto sentire dai suoi coetanei parole orrende sulla sua mamma. Quanto ha già sofferto il mio Carletto pur essendo ancora così piccolo...
La mia roccia è sempre stata Luciano, che ha provato in tutti i modi a rassicurarmi e a farmi sentire tutto il suo Amore. Pensavamo di aver toccato il fondo dopo questi episodi, e già ci sembrava un abisso visto che saremmo stati costretti a cambiare scuola e oratorio a Carletto, ma purtroppo, amica mia, eravamo solo all'inizio. Pensa che una di quelle "timorate di Dio", come amano definirsi, una mattina ci ha fatto trovare appesi al Paradiso dei volantini contro di me. Mi sono sentita morire di vergogna e di paura per tutte le persone che a causa mia stavano già soffrendo abbastanza. Avevo già maturato l'idea di partire con mio figlio, lontani da Milano, lasciando Luciano e la sua famiglia in pace una volta per tutte. La notte prima avevo dormito per la prima volta tra le braccia dell'uomo che amo e il giorno dopo ero pronta con le valige ad abbandonarlo per sempre, costi quel che costi. Con la morte nel cuore, mi sembrava l'unica soluzione possibile. Certo, ora mi rendo conto di quanto poco fossi lucida e di quanto abbia sbagliato anche solo a pensare di poter vivere senza di lui e senza che lui potesse crescere i nostri figli.
Roberta, ho già riempito un foglio e ancora devo finire di raccontarti!
La sera della partenza, però, si è rivelata inaspettatamente felice: Luciano ci ha raggiunti poco prima che il taxi partisse e lì ho avuto l'ennesima prova d'Amore da parte sua. Nonostante fosse venuto a conoscenza delle mie folli intenzioni all'ultimo minuto grazie alla ex moglie, era riuscito a salutare Vittorio, Federico e Silvia ed era pronto a partire con noi tre, con in mano solo una valigetta. Non puoi capire quanto Carletto fosse al settimo cielo! Ripensandoci adesso, capisco che in quelle ore che avevano preceduto la partenza, quelli che potevano apparire come dei semplici capricci in realtà erano dei modi di mio figlio per cercare di farmi capire che sarebbe stato assurdo rinunciare a Luciano e alla nostra famiglia.
Credo che non dimenticherò mai quella sera né tantomeno quel gesto: non solo stava partendo con noi, ma prima di salire in macchina Luciano si è sfilato la fede. Oramai non aveva più senso che la indossasse, anche perché non saremmo più tornati indietro. Era l'inizio della nostra nuova vita, quella che abbiamo sempre sognato e che quasi non osavamo sperare che si sarebbe realizzata così presto. Ora lui conserva quell'anello in una scatolina, ma da quando se l'è tolto non l'ha più ripreso in mano. La mia mente inevitabilmente viaggia a quella frase che pronunciai durante uno dei nostri primi dialoghi al Paradiso: «Ragioniere, è un uomo libero anche lei». Ecco, ora lo è per davvero e anche solo scriverlo e realizzarlo mi commuove tantissimo.
Sai, all'inizio non avevamo idea di dove sarebbe stato meglio andare, ma poi abbiamo pensato che sarebbe stato più saggio trasferirci a Torino. Troviamo sia una città magica e per di più ci abita già Elena, che in effetti si è rivelata un buon appoggio per aiutarci a orientarci in questi primi giorni sabaudi. Con lei poi spero di instaurare una bella amicizia: so che è una ragazza davvero in gamba e d'altronde è anche amica tua. A proposito, mi ha chiesto di salutarti quando ti avrei sentita e di dirti di andarla a trovare. Te lo chiedo anche io: vienici a trovare quando puoi... magari quando vai fare visita ai tuoi genitori a Trofarello, potresti fare una scappata anche qui!
E così ti sto scrivendo dalla nostra nuova casa, sullo scrittoio che abbiamo messo davanti alla finestra più grande. Da qui posso scorgere la splendida Mole Antonelliana. Certo, non è stato facile trovare un momento di quiete per scriverti: nostro figlio ci tormenta spesso con il flauto e ancora non sono arrivati i pianti della sorellina! Adesso però ci sono Luciano e Carlo nell'altra stanza che disegnano e quindi ne sto approfittando.
Ah, quasi dimenticavo: abbiamo fatto mettere anche un telefono, così potremo sentirci con te e con il resto della famiglia del Paradiso tutte le volte che vorremo. Questo è il numero: 011 774080.
Concludo questa lunga lettera con un consiglio sincero: lotta sempre per ciò che ami. Io per un attimo ho smesso di lottare e mi sono sentita morire, ma per fortuna c'è stato Luciano che ha lottato per tutti e due (anzi, per tutti e quattro). Ti assicuro che se non provi a combattere per ciò che ti fa stare bene e a cui tieni con tutta te stessa, poi avrai sempre una parte del tuo cuore rimasta lì, distante da te perché cucita addosso a ciò che ami.
Bene, adesso sì che sono di nuovo in lacrime... Roberta, amica mia, mi manchi tanto e spero di poterti rivedere presto. In bocca al lupo per le tue ricerche e un abbraccio grande da noi, dalla famiglia Cattaneo-Calligaris (mi fa ancora un certo effetto anche solo pensare che siamo davvero una famiglia!).

A presto, tua Clelia.
   
 
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