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Autore: Doralice    27/02/2021    0 recensioni
L’oscurità è generosa ed è paziente e vince sempre –
ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza:
una candela solitaria è abbastanza per trattenerla.
L’amore è più di una candela.
L’amore può accendere le stelle.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bane, John Blake aka Robin John Blake
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia risale al lontano 2018. La scrissi per il concorso indetto da fanheart3 in occasione della loro prima convention: il tema era “Il metafandom”. Non ho vinto, ma mi sono divertita un mondo a scriverla e non vedo l’ora che ci siano altre loro convention!




 

Through the Mask


 

L’oscurità è generosa ed è paziente e vince sempre –

ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza:

una candela solitaria è abbastanza per trattenerla.

L’amore è più di una candela.

L’amore può accendere le stelle.

[Matthew Woodring Stover, Revenge of the Sith]


 

Come tante cose che avevano stravolto le loro vite, anche questa era accaduta in maniera del tutto casuale. John non era credente, eppure si chiedeva, a volte, se quello che sembrava casuale non fosse in realtà guidato da una mano superiore.

Da una Forza, in questo caso. – pensò tra sé sorridendo.

Guardò un’ultima volta all’interno della grande scatola e poi, emozionato, finì di impacchettarla. Forse era assurdo dare tanto significato a una scemenza del genere. Ma no, era ingiusto pensarla così. Era un gioco, certo, ma anche i giochi avevano il loro peso. Sopratutto se una persona aveva trascorso l’infanzia in prigione, senza altro gioco se non un orsetto di pezza già vecchio quando era arrivato nelle sue mani.

John era veniva ad un orfanotrofio e sapeva cosa significava dover crescere in fretta. La sopravvivenza prima di tutto, anche prima del diritto di essere bambini. Prima della necessità di capire sé stessi e poter cercare il proprio posto.

*

Tanto tempo fa,

in una galassia lontana lontana…

Per John, Dicembre si annunciava sempre così: sulle note epiche di Williams che accompagnavano l’apertura di A New Hope. Era così fin da quando non era che un orfano al St. Swithin's. Tutti loro aspettavano il Natale assiepati nella sala mensa, i tavoli stipati di lato e i sacchi a pelo sul pavimento freddo.

Perché padre Reilly era un grandissimo fan di Star Wars, il più grande che John avesse mai conosciuto. E tanti anni prima aveva creato quella tradizione, poco cristiana ma molto divertente.

John non poteva dire di essere un fan della saga ai suoi livelli, ma era cresciuto sotto l’entusiasmo disarmante di quest’uomo che, ne fargli da padre, citava il Maestro Yoda e Obi-Wan Kenobi. E così per lui Star Wars era diventato molto più che una saga cinematografica. Era casa, era famiglia.

Anni dopo, ormai adulto e assorbito dai gravosi impegni della vita, John era ancora legato a quel rassicurante rito pre-natalizio. Bastavano dei cuscini sul pavimento del soggiorno e un DVD… e via, verso una galassia lontana! Un posto dove lui non era più Robin John Blake, un orfano tra tanti: era un piccolo Padawan, lontano dai genitori perché doveva imparare a controllare la Forza; era un giovane Luke, con una famiglia dal passato misterioso e un Maestro Jedi che vegliava su di lui.

*

Sette mesi prima.

Le tende accuratamente tirate – perché Bane era e restava un ricercato internazionale –, le luci spente e un certo DVD pronto accanto al lettore.

“È normale?” gli aveva chiesto Bane poco prima, mentre lo osservava trafficare in giro per casa.

“Che cosa?”

“Questa cosa.” Bane aveva fatto un gesto vago che comprendeva tutto il soggiorno e ciò che lui stava facendo, “Voi occidentali fate sempre così per festeggiare il Santo Natale?”

John si era bloccato e l’aveva guardato confuso. A volte dimenticava che per Bane era tutto estraneo, che vivendo da recluso non aveva la possibilità di adattarsi alla vita occidentale.

“No… sì. Dipende.”

Si era seduto sui cuscini e Bane l’aveva imitato, guardandolo con curiosità. E il suo soggiorno, che già era piccolo, con quel gigante accanto si era fatto soffocante, quasi claustrofobico.

Un giorno gli avrebbe raccontato di padre Reilly e delle peculiarità legate alla sua infanzia, pensava mentre infilava il DVD nel lettore. Ma per ora sarebbe stato già abbastanza iniziarlo a Star Wars.

E così, Bane aveva visto A New Hope, quella prima domenica di Dicembre. Senza che nessuno dei due potesse immaginare quale vaso di Pandora fosse stato appena scoperchiato. Perché dopo A New Hope, venne The Empire Strikes Back e infine The Return of the Jedi. Arrivò anche Natale e Bane, taciturno ed enigmatico come suo solito, non aveva fatto trapelare niente. John non capiva se la saga gli fosse piaciuta o meno.

Poi la sera di Capodanno, con le luci dei fuochi d’artificio che filtravano attraverso le tende tirate, dal nulla lo sentì fare una domanda.

“Chi era lui prima di diventare Darth Vader?”

A John sfuggì un sorriso: “Scopriamolo. Ti va?”

The Phantom Menace li tenne occupati per il resto della serata. E come le volte precedenti, Bane aveva seguito il film con attenzione, senza mai commentare, completamente assorto. Ma adesso John sapeva e, senza più indugio, nelle settimane successive gli fece vedere Attack of the Clones e Revenge of the Sith. E così si chiuse l’iniziazione di Bane.

Seguirono diverse ronde notturne, allenamenti e silenzio. Tanto silenzio. Come e forse più dei primi tempi, quando Bane era prigioniero di John, ed entrambi stavano cercando un equilibrio tra la rabbia per la morte delle persone che avevano ammirato per tutta la vita e l’ansia verso ruoli indefiniti che li attendevano.

John aveva cercato interpretarlo, come sempre. Il suo modo insolitamente nervoso di allenarsi, l’intensificarsi delle meditazioni, la violenza eccessiva durante le loro ronde… l’aumento della libido, già di per sé fuori dai canoni. Si era fatto un’idea, ma aveva atteso che fosse Bane ad aprirsi.

“Vorrei rivederlo.” gli aveva detto semplicemente una sera.

Era seduto per terra, sui cuscini, e lo sguardo tradiva un’aspettativa quasi infantile. John non ebbe bisogno di chiedergli a cosa si riferisse: annuì e prese dallo scaffale il DVD di A New Hope.

Da allora, quella che per molti era solo una passione, in poco tempo era diventata per Bane una vera e propria ossessione. Per Star Wars, ma in particolare per Darth Vader. E come aveva fatto John a non rendersene conto prima?! Le somiglianze tra Bane e il personaggio più iconico della saga erano lampanti, adesso le notava chiaramente. Quindi capiva bene come per lui il tutto avesse assunto un’aura di misticismo.

Dopo la terza visione dei film, Bane aveva iniziato a citare battute, proprio come ogni tanto citava il suo amato Shakespeare. Aveva preso a ingaggiare discussioni con lui, per stabilire quanto Palpatine avesse influenzato Anakin nella sua spirale verso il Lato Oscuro. E un giorno, John lo sentì esprimere un commento a metà tra l’apprezzamento e l’invidia verso il mantello di Batman… e capì che erano arrivati alla frutta!

Ma sopratutto, John iniziò a pensare a quel pazzo progetto…

Non sarebbe stato facile, ma ci teneva troppo. Per una volta si sarebbe abbassato a chiedere dei favori, avrebbe fatto carte false… non era da lui, non gli piaceva, ma per questo sentiva che poteva fare uno strappo alla regola.

Lucius Fox era l’uomo che faceva al caso suo. E infatti, appena una settimana dopo averlo contattato, nella sua cassetta della posta si era materializzato un plico anonimo. Al suo interno, ciò che migliaia di altre persone negli Stati Uniti si contendevano con ansia ogni anno. E le prevendite non erano ancora iniziate! Fox era davvero una volpe dalle mille risorse.

Conservò il plico e si dedicò ai passi successivi. Trovò ciò gli serviva nei computer della Batcave, dov’erano registrati i dati dei fornitori a cui Wayne si appoggiava. Inviò alcune mail, fece un consistente bonifico – fortunatamente a carico della Wayne Corporation – e attese. Quando il materiale arrivò, John pensò che ne era valsa la pena: su internet non avrebbe mai trovato nulla di così ben fatto, se non altro perché non esisteva in commercio la taglia di Bane.

E infine, l’ultimo dettaglio: i biglietti aerei, John spese due stipendi. Avrebbero mangiato pane e cipolle per qualche mese… ma, ehi, di solito la gente come lui ci andava una sola volta nella vita al San Diego Comic-Con!

*

9 Luglio 2015

Il cocktail di antidolorifici e sonniferi non l’aveva abbattuto per nulla: Bane aveva superato il viaggio indenne, pur essendo costretto a restare senza maschera fino all’arrivo in albergo. John stava soffrendo più di lui per il disagio sociale imposto e il maledetto jet lag.

Per mesi, da quando gli aveva consegnato quei regali, Bane era stato come investito da un fuoco sacro. Era instancabile, iper eccitato. Aveva insistito perché anche John potesse indossare un costume a tema – un ‘cosplay’, come aveva imparato presto – e si era messo lui stesso a cucirlo, sfoggiando doti sartoriali inaspettate.

Così adesso John, con due caffè in corpo e una bella emicrania, si guardava allo specchio… e scopriva in quel momento di essere un Padawan. Perché Bane aveva mantenuto il mistero su ciò che aveva in serbo per lui e solo ora che lo aveva indosso poteva vedere quale costume gli avesse preparato.

“Ah, e io che credevo mi avessi preparato uno degli abiti principeschi di Padme!” lo prese in giro.

Bane lo guardò nel riflesso dello specchio e stava sorridendo, John poteva capirlo dai suoi occhi. Gli andò incontro, si alzò in punta di piedi e gli lasciò un bacio sulla maschera. L’ultimo di quella giornata, perché adesso il suo volto sarebbe stato nascosto da un’altra maschera: quella di Darth Vader.

*

Il Comic-Con era un labirinto. Avevano reperito una mappa, ma riuscirono comunque a perdersi più volte. Non che avessero una vera e propria meta: per John era già una specie di miracolo essere lì. E doveva anche star dietro a Bane, per il quale quello spaccato di mondo occidentale era potenzialmente traumatizzante.

Una cosa era certa: mai si sarebbe sognati di andare al Comic-Con, e men che meno facendo da chaperon a un criminale internazionale. L’ironia stava nel fatto che quel criminale era travestito come uno dei villain più amati nella storia del cinema. E tutti – ma proprio tutti – volevano fermarsi a fare una foto con lui.

Tutti ammiravano la sua stazza e il suo portamento, la fattura del suo costume. Tutti gli facevano i complimenti per il realismo della voce, chiedendogli a quale ditta si fosse rivolto per ottenere quell’effetto. A quel punto John interveniva prontamente con una bugia bianca.

“Non è comprato, l’ha creato lui con… dei circuiti e un microfono e… altro.”

Ancora complimenti. Senza immaginare che in realtà non vi fosse dietro alcun trucco. Per una volta, la disabilità di Bane serviva a facilitargli la vita, a renderlo normale… se non addirittura apprezzato.

Quella sera, nuovamente in albergo, John si fece una doccia e ordinò la cena in camera. Quando uscì dal bagno, trovò Bane seduto sul letto, ancora mezzo vestito con il costume. Aveva la maschera di Darth Vader in mano e la scrutava con aria meditabonda.

“Grazie.” gli disse senza guardarlo, “Alla gente è piaciuto il costume.”

“Guarda che sei tu.” John lo raggiunse e si sedette accanto a lui, “A loro piaci tu.”

“È Vader.” ribatté Bane, “Lui è affascinante, nonostante sia spaventoso e faccia del male.”

John scosse la testa: “Non basta un costume per fare questo effetto. Vader è più della sua maschera.”

“Lo è?” disse alzando finalmente lo sguardo su di lui, “A nessuno importava chi fosse prima che indossasse la maschera.”

“Questo era ciò che credeva, ma in realtà -”

“No, John.” lo interruppe, “A nessuno importava chi fosse davvero Anakin. Anche oggi, la folla guardava me, non te.”

John tacque: iniziava a capire cosa intendeva.

“È per questo che mi hai fatto quel costume?” gli chiese cautamente, indicando i vestiti riposti in ordine su una sedia.

Bane lo occhieggiò in silenzio. Non gli aveva specificato chi fosse quel Padawan di cui aveva voluto che John vestite i panni. Ma ormai era chiaro.

“Darth Vader nasce come Anakin Skywalker e muore come Anakin Skywalker.” Bane portò una mano al suo volto e lo accarezzò con delicatezza, “Cosa sarebbe senza di lui? Una maschera vuota.”

Per un momento, John chiuse gli occhi e si lasciò andare con un sospiro a quella carezza. Poi a sua volta alzò una mano e gli sfiorò la maschera. Quella reale, quella che lo teneva vivo e in salute.

“Tu non sei vuoto qua sotto.” sussurrò, “Forse te ne dimentichi, ma io ti ho visto. E se ce n’è bisogno, te lo ricorderò ogni giorno.”

Lo sguardo di Bane indugiò a lungo nei suoi occhi. Infine prese un profondo respiro e portò le mani dietro la testa. John sapeva cosa stava facendo e attese in silenzio, emozionato.

Bane posò la propria maschera accanto a quella di Darth Vader e si chinò su di lui. Sfiorò con le labbra sfregiate quelle di John – ‘perfette’ come amava ricordargli.

“L’oscurità è generosa ed è paziente e vince sempre.” recitò sulla sua bocca, “Ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza: una candela solitaria è abbastanza per trattenerla. L’amore è più di una candela. L’amore può accendere le stelle.”

   
 
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