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Autore: GiakoXD    27/02/2021    0 recensioni
Questo è un universo AU dove i witcher esistono ancora oggi, in una tranquilla ed ignara Padova universitaria.
Cosa succederebbe se una studententessa venisse salvata da uno strego? E se nemmeno lei fosse una ragazza qualunque?
Questa è la revisione globale della mia storia La discendente di Ithlinne, che avevo già pubblicato tempo fa. Spero di aver fatto progressi!!!
ecco un estratto:
“La ragazza non riusciva a staccare gli occhi da quell’essere, dall’aspetto mostruoso e orrendamente letale, da quelle orbite vuote. Fredde lacrime iniziarono ora a scendere dagli occhi della ragazza, mischiandosi alla pioggia e raccogliendosi sotto al mento tremante. Ancora paralizzata dal terrore, la giovane non si accorse della figura che spuntò alle sue spalle fino a che questa non la ebbe superata con un balzo, atterrando proprio davanti alla creatura. Con un movimento fulmineo, quest’ultima tranciò di netto uno degli arti artigliati della belva, facendogli descrivere un lungo arco in aria; un denso fiotto di sangue scuro schizzò dappertutto, lungo la parete, sul terreno e sul cappotto della ragazza che, sbigottita, indietreggiò spasmodicamente fino a sbattere contro il muro alle sue spalle.
Era una scena surreale.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cirilla Fiona Elen Riannon (Ciri), Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Ehi... >>
<< …ehi >> una smorfia di dolore le contorse il viso.
<< È tutto passato. Come ti senti? >>
<< Mnh... cosa mi è successo? Questa volta, intendo...>>
<< Dovresti dirmelo tu. Ti sei messa ad urlare di colpo e ti sei messa a correre. Sembravi come...in trance? No, non toccarti, hai sbattuto in pieno sullo stipite di quella porta.>> le afferrò la mano per impedirle di toccarsi la fronte. Ignorandolo, lei levò comunque la sinistra e si sfiorò il bernoccolo con una smorfia. << Già, come ho detto, hai un bel bozzo. Ho provato a fermarti ma ti sei divincolata all’improvviso e ti sei messa a correre lungo il corridoio. Poi hai cambiato direzione e ti sei lanciata verso il muro: hai sbattuto forte, pensavo fossi svenuta. Allora hai iniziato a piangere... >> cambiò argomento, a disagio. << meglio metterci subito del ghiaccio, così non diventa una mongolfiera. Riesci ad alzarti? >>
Lentamente Katherina provò a mettersi in piedi, ma a metà del movimento vacillò pericolosamente e crollò di nuovo sul pavimento. Anatolij la osservava in silenzio: le guance arrossate e rigate di lacrime, gli occhi gonfi persi nel vuoto, le sopracciglia aggrottate. La vide tentare senza troppa convinzione di darsi un contegno sistemandosi i vestiti e asciugandosi le lacrime. Sembrava così esile, in quello stato, sopraffatta da tutto quello che le stava accadendo. Prese un profondo respiro prima di dirle << Torno subito>>. Poi si allontanò e sparì dietro ad una porta.
Quando ritornò da lei con una borsa del ghiaccio – non erano trascorsi che un paio di minuti – la ritrovò esattamente come l’aveva lasciata: ancora seduta, ancora pallida, ancora con lo sguardo perso.
<< Ti è tornato in mente qualcosa? >> le chiese, inginocchiandosi di fronte a lei.
La ragazza alzò il viso e lo fissò per un momento con uno sguardo stravolto. Non sembrava nemmeno che lo vedesse davvero. << Tutto >> mormorò atona << ora ricordo tutto>>. Poi riabbassò lo sguardo, che si perse nei graffi del parquet consumato di fronte a sé.
Anatolij attendeva in silenzio. Aspettava con pazienza che lei trovasse le parole. Quando si passò l’involto gelato da una mano all’altra, Katherina iniziò a parlare. La sua voce era poco più di un sussurro, ma per il ragazzo non era un problema.
<> un sorriso amaro seguito da un sospiro. <"E lui chi è, Schatzi?” mi aveva chiesto. “È un cavaliere coraggioso che salva le bambine dai mostri!” le avevo risposto come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E lei aveva fatto “Ahnnn!” come fanno i grandi quando fingono di capire i giochi dei bambini, poi mi aveva chiesto: “E perché gli hai fatto gli occhi gialli?”>>
Katherina alzò lo sguardo fino ad incontrare quegli occhi ambra che la fissavano stupiti. Quasi scintillavano, tanto erano vicini. <>. La ragazza prese un lungo respiro, poi espirò lentamente. << Il suo medaglione era a forma di gatto, sai?>>
Quasi senza produrre suono, Anatolij levò il braccio e le posò delicatamente l’involto gelato sulla fronte. << L’esperimento del medaglione deve averti sbloccato alcuni ricordi che pensavi di aver rimosso...>> le mormorò.
Kat annuì debolmente. Portò una mano alla fronte per reggere il sacchetto del ghiaccio e così facendo la sovrappose a quella del ragazzo; pensò che a quel punto lui avrebbe tolto la sua, invece rimase immobile, la mano sulla sua fronte, gli occhi fissi nei suoi. <> Le dita di Anatolij erano lunghe e sottili e iniziavano a infreddolirsi. Continuava a guardarla con quegli intensi occhi ambrati e l’espressione indecifrabile da cui faticava a sottrarsi.
Anche se tutti i suoi guai erano iniziati con la sua comparsa, anche se ogni volta che lo vedeva le capitava qualcosa di tremendamente folle e pericoloso, il suo sguardo in qualche modo la faceva sentire al sicuro. Forse era una prerogativa degli occhi da strego, quell’espressione gentile anche se tremendamente triste. Anche lo strego nel bosco l’aveva guardata con uno sguardo simile. L'infanzia in comune, forse. Però no, gli occhi ambrati che la stavano osservando ora erano diversi. Niente poteva accaderle, in quel momento. Non se lui era lì a guardarla in quel modo. Non aveva la forza per impedire al suo stomaco di formicolare.
Sarebbe rimasta così per ore, invece il ragazzo sembrò riscuotersi di colpo e tolse la mano dal fagotto così bruscamente che Kat quasi lo fece cadere. La sua espressione era tornata seria e indifferente, i suoi occhi di nuovo distanti.
<> l’espressione sorniona di Fabio, che era appena comparso dalla porta delle scale, sembrò congelarsi non appena vide la scena: Katherina con gli occhi arrossati, l’involto del ghiaccio, con un balzo semplicemente troppo veloce in un attimo era anche lui inginocchiato davanti alla ragazza.
<< Cos’è successo?>> sembrava seriamente preoccupato.
Kat aprì la bocca per rispondere ma venne anticipata. << Sembrava un fenomeno di trance>>
<< Come una trance?! Qui? Ma che…>>
<<È passata ora. Sta bene>>
<>
<> Guardò il suo compagno con uno sguardo così feroce da non ammettere repliche.
Fabio alzò le spalle. <> disse, poi si dileguò dietro ad una porta.
Anatolij riabbassò lo sguardo verso la ragazza. Con un lungo sospiro di chi si era appena ripromesso di fare tutt’altro, le mise una mano intorno alla vita e la prese in braccio senza il minimo preavviso.
<< Che cazzo fai?! >>
“Ancora sboccata la signorina” lo strego trattenne un sorriso. << Come ho appena detto, ti porto di là dagli altri. Viktor deve sapere.  >>
La ragazza, ancora troppo stravolta per protestare, arrossì in silenzio, lasciandosi trasportare come da bambina da uno di quegli strani cavalieri.
 
 
Gli altri due streghi li stavano in effetti aspettando da parecchio tempo, ormai stravaccati sulle poltrone. Hamidi, dopo aver sbuffato e dopo essersi lamentato più volte, si era distratto guardando il cellulare, il più anziano invece sfogliava un giornale alla sua scrivania. Sentendo dei passi nel corridoio – i passi di Katherina, Anatolij non produceva quasi suono – alzarono la testa all’unisono, si alzarono in piedi e si prepararono a rimproverarli pesantemente. Avevano anche già aperto la bocca per protestare, ma bastò una rapida occhiata all’espressione sconvolta della ragazza, ai suoi occhi arrossati e i due streghi ammutolirono all’istante. Accorsero invece al lungo tavolo scuro e si sedettero in silenzio, aspettando che gli altri facessero lo stesso.
Il silenzio nella stanza era pesantissimo. Fabio era tornato con una bevanda dall’odore pungente per Katherina, quindi si era seduto anche lui, in attesa. I tre streghi ignari di tutto facevano rimbalzare lo sguardo interrogativo da Katherina ad Anatolij, ma nessuno sembrava decidersi a parlare. Lei sembrava ancora sull’orlo delle lacrime, lui invece aveva l’espressione neutra come al solito e la guardava tormentare le maniche del maglione, in silenzio.
<< Katherina è stata vittima di una sorta di attacco psichico... >> si decise a dire infine il ragazzo, cercando di scacciare i pensieri che gli vorticavano in testa, concentrandosi sul suo lavoro. Raccontò agli altri di quanto successo nella camera dei pazienti e di come poi tutto era finito improvvisamente, anche se per precauzione poi aveva portato lo stesso la ragazza al sicuro su, nel salotto.
<< Di certo non è una cosa che può fare chiuque... >> disse Viktor rompendo il lungo silenzio che calò nuovamente nella stanza. << un mago, certo, ma quanti ne sono rimasti al giorno d’oggi?>>
<< un vampiro maggiore forse? O meglio, servono probabilmente un paio di vampiri maggiori...>>
<< un Djinn?>>
<< ...tutte ipotesi... non abbiamo praticamente indizi >> la voce profonda di Hamidi interruppe i ragionamenti. << Più che capire chi possa essere stato, la domanda che sinceramente preme di più a me è “perchè”; prima il babau, poi questo. Perché tutto proprio a Katherina? Non vi sembra la vera domanda, ora?>>
Anatolij annuì. << Lo è. Lo è perché c’è dell’altro. Una volta ripreso fiato non siamo venuti subito qui da voi. O meglio, stavamo venendo qui. Ma lungo il corridoio ho mostrato a Katherina come funziona il medaglione... e tralasciando i dettagli, all’improvviso è stata colpita da una specie di trance. È durata parecchio, almeno un minuto. No, né convulsioni né catatonia... già, anche questo è strano... e nessuna risposta agli stimoli esterni, questo è meno strano>> lo strego prese fiato e guardò la ragazza <>
<< Ricordati che sei al sicuro ora...>> tentò di dirle Viktor, sfoderando la sua espressione più rassicurante possibile.
<< Non so da che parte iniziare>> mormorò lei, poggiando le mani sul tavolo e non riuscendo a distoglierne lo sguardo.
<< Tu comincia... è questa la parte più difficile>>
Kat annuì appena, continuando a guardarsi le mani. < E così Katherina raccontò agli streghi tutto quanto le era ritornato alla memoria, dalla fuga da quello che altro non poteva essere che un lupo mannaro. Raccontò della caduta dal pendio, così ripido per una bambina di sei anni, e della voce della creatura che le diceva di arrendersi e tornare da lei con le buone. Raccontò anche dell’arrivo del suo cavaliere, lo strego della Congrega del Gatto, Gabriel, che le aveva urlato di chiudere gli occhi mentre lui uccideva il lupo mannaro con la sua spada e la sua armatura di cuoio e acciaio, per preservarla dalla violenza dello scontro e dalla vista di tutto quel sangue.
Quando finì, in quella stanza colma di libri di mostri e leggende, nessuno sapeva cosa dire. I presenti erano rimasti silenziosi, cercando di assorbire tutte le informazioni, le implicazioni e le conseguenze di tutto l’accaduto.
 
Con lentezza Viktor alzò la testa e prese la parola accarezzandosi i baffi, come se lo aiutasse a ragionare meglio. << Non hai nemmeno un ricordo di quanto è accaduto prima della fuga dal licantropo? >>
Lei fissava un punto imprecisato lungo il tavolo scuro, un punto tra quello studio e la sua infanzia. << Mi ricordo solo che la strada per andare al lago era piena di gallerie, poi mi ricordo qualcosa del lago, abbiamo dato da mangiare alle papere, ma di cose che possono essere utili nulla, mi dispiace>>
<< Le droghe degli streghi sono forti, soprattutto per una bambina. Non è colpa tua se ti hanno fatto dimenticare tutto >> le disse Hamidi in risposta alla sua espressione scoraggiata.
<< Con il senno di poi, non avrei mai voluto ricordare quel mostro. Mi fa paura anche ora che è un ricordo lontano, figuriamoci a sei anni. Penso che non avrei dormito per mesi interi, o sarei ancora in terapia…ho rivalutato la vostra procedura di cancellazione dei ricordi…>> disse la ragazza con un sorriso amaro.
Uno stormo di passeri volò davanti alle grandi finestre. Il sole invernale iniziava già a sparire dietro l’orizzonte.
<< In ogni caso dobbiamo vederci più chiaro. Penso che a questo punto sia necessario pensare al caso peggiore e considerare che anche il babau non sia stato una coincidenza, oltre che all’evento di controllo psichico accaduto poco fa, ovviamente. >>
Gli streghi annuirono, Katherina abbassò ancora di più lo sguardo, se possibile. A quell’eventualità ci aveva pensato anche lei, ma sentirla dire a voce alta le provocò comunque una stretta dolorosa allo stomaco. La mascella contratta le tremò. Anatolij la osservava, le sopracciglia aggrottate.
<< Bene >> l’anziano strego spinse indietro la sedia << direi che un buon punto di partenza sarebbe ritrovare questo Gabriel, se è ancora in circolazione. Mi metterò in contatto con Padre Rossi e vedrò di far saltare fuori qualcosa, se riuscissimo a contattarlo sarebbe oro!>> Viktor si alzò con una smorfia, massaggiandosi la schiena dolorante.
Questo sembrò mettere fine alla riunione perché si alzarono anche tutti gli altri. Tutti meno Fabio, che era rimasto seduto e si rigirava il codino con le dita, in silenzio. Apparentemente sovrappensiero domandò guardando il tavolo: << Kat, tu sei una fuori-sede, giusto? Non abiti qui a Padova, sei qui in appartamento, vero? >>
Il silenzio che scese lo costrinse a riscuotersi. Quattro teste erano scattate in direzione di Fabio, sorprese dalla domanda contorta e apparentemente fuori luogo.
Quattro paia di occhi lo guardavano talmente straniti che il ragazzo si inalberò, cercando di spiegare. << Mica lo chiedo così a caso! Per una volta sono serissimo, ne sono capace anche io, sapete? Non sempre, ma ogni tanto sì...>>
<< ...e quindi?>> lo incalzò Hamidi
<< E quindi pensavo... se Kat è qui a Padova senza i suoi genitori è più facile inventarsi delle scuse... si potrebbe dire ai suoi che è qui a studiare e alle coinquiline che è a casa, no? Perché hai delle coinquiline immagino, giusto? Beh... e invece potrebbe rimanere qui, no? Così la teniamo d’occhio. Mica la faremo tornare a casa da sola dopo tutto quello che ci siamo detti!>>
<< ...oddio, Fabio non hai mica tutti i torti. Domani arriverà una bufera di neve, state pronti!>>
Lo strego brasiliano rispose ad Hamidi con un dito medio alzato e l’espressione strafottente, poi si alzò a guardò il suo maestro. <>
<< Dico che stranamente concordo con te. Sarebbe più saggio far rimanere qui Katherina almeno un paio di giorni>> rispose reprimendo un sorriso, poi si rivolse proprio a lei, con espressione gentile. << Ovviamente solo se la diretta interessata è d’accordo. Sarebbe per la tua sicurezza>>
La ragazza rispose agli sguardi degli streghi stringendosi nelle spalle, il viso in fiamme. Non si sarebbe mai sentita più al sicuro che in quell’istituto, non finché non avesse scoperto cosa stesse perseguitando proprio lei e perché. << In effetti mi sentirei più sicura a rimanere qui con voi, se non do fastidio>>
Gli streghi le rivolsero un sorriso, tutti tranne Anatolij che, non visto, contrasse la mascella.
<< Non dirlo nemmeno, bambina mia, abbiamo tanto di quel posto in più, siamo così in pochi>> le disse l’anziano dirigendosi alla sua scrivania. Trafficò un momento nei cassetti, poi tornò nuovamente dalla ragazza e le porse qualcosa. << Puoi rimanere qui quanto vuoi, Katherina e ti prometto che risolveremo questa faccenda prima possibile. Se dovesse mettersi a vibrare avvertici subito, intesi?>>
La ragazza annuì guardando il medaglione con il lupo che roteava pigro tra le sue dita.
<< Ragazzi, accompagnate Katherina a prendere le sue cose in appartamento? Ci vai tu, Anatolij?>>
<< Sì >> annuì atono
<< Bene. Io mi metto subito al lavoro. Ci vediamo a cena >> Viktor si chiuse la porta dello studio alle spalle, lasciando gli altri fuori sul corridoio. Fabio e Hamidi accennarono un saluto, poi sparirono dietro un’altra porta.
Kat li guardò sparire, poi riabbassò lo sguardo sul medaglione. Il lupo famelico ricambiò il suo sguardo. La ragazza fece passare la catenina intorno al collo e sospirò.
<< Hai risparmiato le spese di spedizione >> le disse Anatolij attirando la sua attenzione. <>
Katherina ricambiò il suo mezzo sorriso e lo seguì lungo il corridoio in penombra.
 
 
 
   
 
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