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Autore: L_White_S    28/02/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO      3.1
 
 
 
 
 
 “Cazzo!”, continuava a ripetersi Mike. Quel messaggio arrivatogli qualche settimana prima in discoteca era stato un fulmine a ciel sereno, finalmente aveva iniziato a sperare, ma ora…
   Era quasi riuscito nell’impresa di liberare il suo amico da quel laboratorio maledetto ma la HC aveva mosso la regina bloccandolo proprio sullo scacco matto. L’elicottero mandato in soccorso non aveva fatto ritorno e il segnale gps era svanito; lo sconosciuto, quello con il numero privato, si era volatilizzato nel nulla e se pur in grado di rintracciare quel cellulare, era riuscito solamente a dedurre che quell’apparecchio era di un’anziana vecchietta; chiunque l’avesse usato se ne era liberato.
   Cazzo!
   La sopravvivenza del casato, inoltre, era diventata difficile senza il sovrano o almeno era così che era qualificato, anche se Ice si era sempre opposto a quella decisione.
   Mike avrebbe fatto di tutto per riaverlo lì con lui, almeno per poterlo vedere un’ultima volta. Prima della sua morte.
   Era malato, il cancro al fegato si era sviluppato troppo in fretta e presto non ce l’avrebbe più fatta…
   Il dottore gli aveva diagnosticato massimo un anno di vita, troppo poco per attendere il miracolo di rivedere il suo amico.  
   Doveva prendere una decisione drastica il prima possibile.
   Nonostante fosse qualificato come “immortale”, era molto più fragile di quanto ci si aspettasse; ed era così per tutta la sua razza.
   Comunemente chiamata Vampires.
   I vampiri dei film.
   Erano passati secoli da quando l’estinzione aveva raggiunto l’apice a causa di una guerra impari contro i livamps, mostri tanto spietati che a confronto lui e suoi fratelli sembravano esser delle formiche, così piccole e così fragili…
   Nonostante agissero spesso in gruppo, nessuno, nemmeno i combattenti più bravi tra le file dei vampires si vociferava fossero riusciti a sopravvivere anche ad uno di quegli esseri, ciò impediva quindi una qualsiasi loro descrizione, combattevano alla cieca, senza conoscere il nemico, anche se Ice a dirla tutta gli aveva confessato di conoscerli bene…
   Peccato però che per qualche assurdo motivo celasse la loro identità: il casato così si era inevitabilmente diviso da chi, diffidente, non si fidava e da chi lo ammirava a tal punto da venerarlo, come appunto Mike.
   Tutto era avvenuto intorno al diciassettesimo o diciottesimo secolo, quando il giovanissimo moro aveva intrapreso una battaglia personale contro i mostri, portandoli all’estinzione o almeno così pareva fino a quel momento…
   In ogni caso le gesta di Devil, così lo chiamavano, lo qualificavano come protettore della razza e quindi degno sovrano del casato.
   Ice comunque continuava a opporsi e la sua unica via di fuga da quell’opprimente compito erano i brevi periodi di relax lontano dall’Europa, sottoscritti e concessi dai membri più anziani. Purtroppo però, più di cinque anni lontano dal trono iniziavano a essere troppi…
   I fratelli iniziavano a porsi domande, si vociferava che se ne fosse andato o addirittura che fosse morto ma Mike aveva sempre smentito quelle voci, dichiarando più e più volte che il loro re continuava a riposare senza sosta a Shangai.
   Sì perché così come respiravano, i vampires avevano dei lunghi periodi di sonno. Al pari degli animali anche loro cadevano in “letargo”, in diversi individui poteva durare mesi, alcuni se la cavavano con un paio di settimane, ad altri toccavano interi anni da passare in compagnia di Morfeo ma non erano veri e propri sonni, era per lo più un sistema di difesa naturale: quando infatti un Vampires raggiungeva il giusto periodo di sviluppo il corpo diveniva così fragile che apparentemente “l’unbroken sleep” – letteralmente sonno ininterrotto – era l’unica soluzione in grado di alleviare il dolore di quella mutazione, al loro risveglio, erano tali e quali a prima solo con la vista molto più acuta, l’udito più fine e i sensi sviluppati al massimo; capitava persino che qualcuno si trovasse con il colore degli occhi, come quello dei capelli, cambiato.
   Era una razza unica.
   Come avviene per gli umani che la mattina dopo una notte di egregio riposo si sentano pieni di energie, loro al termine del letargo rinascevano completamente.
   Ora, tutto quello che stava accadendo era assai strano, Ice infatti era tra quelli, se non l’unico, che manteneva inalterate le sue caratteristiche, occhi azzurri, capelli mori, forse i muscoli gli si gonfiavano un pochino ma restava sempre lo stesso… quindi, che motivo c’era di questo insistente “sonno”? 
    Poi in realtà erano trascorsi all’incirca quindici anni da quando aveva abbandonato il casato con la scusa della metamorfosi, ma non durava mai così tanto…
   Cosa gli stava succedendo? Chi era in realtà il suo migliore amico?
   Fu dopo qualche anno che Mike decise quindi di attuare numerosissime ricerche incrociate con l’intento di localizzarlo e grazie alla sua simbiosi con i PC era riuscito a scovarlo proprio nel sol levante.
   Purtroppo però, una volta contattatolo, gli era stato ordinato e fatto giurare che avrebbe mantenuto il segreto anche a costo della vita ma ora che il cancro lo stava divorando velocemente e la continua sparizione dei fratelli era divenuta un serio problema, doveva rivelare per forza di cose la verità.
   Ice aveva passato dieci anni in Cina, tre dei quali nel cosiddetto letargo, quindi con molta probabilità era stato proprio il re a farsi trovare.
   Altrimenti ci sarebbe riuscito prima no?
   Fortunatamente, al contrario del sovrano aggrappato ancora all’antichità, si era destreggiato nel web come un vero hacker ed era riuscito, oltre ad eludere le accortezze del suo amico, persino a localizzare l’hotel in cui alloggiava al centro di Shangai. Si era infiltrato nelle prenotazioni ed era riuscito a tenere sott’occhio cosa richiedesse a colazione, a pranzo e a cena, chi frequentasse; tutto grazie ad internet.
   Ice gli aveva dato una mano e lui si era preso l’intero braccio!
   Era un mostro con i computer, né più né meno.
   Non era stato difficile nemmeno seguire i movimenti della corporazione, solamente… cosa mai avrebbe potuto fare da solo, contro un’intera società multimilionaria?
   Era bravo… ma solo con i PC!
   E per non parlare poi dei suoi problemi! La notte non dormiva, non mangiava, non beveva… da amico avrebbe dovuto mantenere il segreto senza se e senza ma, eppure salvare il sovrano significava anche perdere la sua fiducia; in ogni caso voleva infischiarsene beatamente, quella volta avrebbe seguito il credo e come councillor, membro del consiglio dei saggi, aveva tutto il diritto di informare gli anziani e la razza. Mandare al diavolo la sua amicizia con Ice per permettere di salvarlo?
   Non c’era nemmeno da domandarselo.
   Squillò il telefono, era tardi, anzi in realtà era presto: la sveglia aveva iniziato a suonare l’alba, ma lui era già rincasato dalla solita discoteca, quella sera non era il caso di intrattenersi troppo con le cubiste umane. E poi, era troppo pericoloso. Aveva trasgredito già troppe volte ai suoi stessi ordini.
   La continua sparizione dei suoi compagni aveva spinto il casato a dividersi; le riunioni avvenivano tramite video-chat, così come le squadre dei guerrieri che si organizzavano via e-mail per cercare di arginare l’ignota minaccia.
   Mike andò alle finestra dell’appartamento abbassando le tapparelle una per una: il sole stava sorgendo.
   Piombata l’oscurità si avvicinò al gigantesco acquario nel salone, accese la luce e sedutosi alla scrivania iniziò ad ammirare i bellissimi pesci tropicali che si era fatto importare dall’Oceania.
   Accese il computer e non appena il caricamento fu terminato iniziò ad aggiungere nella lista dei “TO” tutti i contatti cui intendeva spedire la mail; poi, iniziò:
   Fratelli, sono Mike Blank, uno dei pochi councillor rimasti nonché consigliere del re. Non ho la minima idea di quanti di voi siano in vita, né quanti possano leggere il mio messaggio, oramai sono più di due settimane che non abbiamo la possibilità di incontrarci perché come potete constatare da soli, il casato è allo sbando. Inizio chiedendovi scusa perché con molta probabilità, tutto quello che sta accadendo è a causa mia.
Dieci anni fa il re, sotto mio suggerimento e appoggio, riuscì ad ottenere dal consiglio un unbroken sleep forzato, perché come sapete, il nostro sovrano è… diciamo che ha dei problemi personali; all’epoca la ritenemmo una valida soluzione per tentare di arginare il male che lo affliggeva, tanto che lo spedimmo a Shangai con la speranza che il casato callaway riuscisse nel miracolo di distoglierlo dal suo pallino, esorcizzarlo se così vogliamo dire. Da quel dì, perdemmo le sue tracce. Io ho perso le sue tracce.
Dopo fittissime ricerche incrociate otto anni fa incappai nel suo codice bancario “speciale” venendo a scoprire dove trovasse alloggio; ovviamente non avevo la certezza matematica che fosse lui, così lo raggiunsi telefonicamente con la nostra linea privata: mi fu fatto giurare di mantenere il segreto, che avrebbe trascorso altri due anni a Shangai e poi sarebbe tornato ma finita quella chiamata non fui mai più contattato. Ora l’Hide Corporation, come sapete, ci dà la caccia dal quattordicesimo secolo e in qualche modo è venuta a conoscenza del nostro re e non chiedetemi come, lo hanno preso.
Ho seguito per cinque lunghi anni gli spostamenti che avvenivano per l’intero globo dei suoi dati, valicando più di una volta i codici di sicurezza della corporazione, arrivando a conoscere la sua ubicazione. Alcune settimane fa ho inviato un elicottero nel Sahara dopo esser stato avvicinato da un uomo che senza scendere a compromessi mi ha giurato che avrebbe tirato fuori Devil. Ripensandoci bene ho fatto una sciocchezza a fidarmi di uno sconosciuto ma dato le non poche difficoltà del casato, alle parole più che convincenti di quell’uomo mi sono lasciato persuadere. Non ci sono scuse. Ho sbagliato.
Vi chiederete che fine abbia fatto.
Bè, l’elicottero è precipitato e lo sconosciuto non è rintracciabile. Siamo all’incirca cinquantamila in tutta Europa, pochi, lo so, e so che molti di voi detestano il nostro re ma per chiunque volesse estendo questo invito a partecipare al recupero di Ice al Cairo. Per chi crede nella missione basterà cliccare il link a seguito del messaggio e comparirà la latitudine e la longitudine che dovrete raggiungere a due settimane da ora, io sarò presente, spero anche voi.
Cordiali saluti,
Mike.
 
    Send? Inviare quel messaggio avrebbe rappresentato non pochi rischi poiché moltissimi computer, soprattutto quelli civili, erano sorvegliati continuamente; dai governi, dagli hacker e forse anche dalla corporazione. Per questo Mike inserì una stringa contenente una password e dato che ogni vampires era “numerato”, non vi sarebbero stati problemi su chi avrebbe letto la mail. Il giochino imparato al master d’informatica era utilissimo in quei casi.
   « Invio ».
   Le mail furono inoltrate in poco meno di cinque secondi in tutta Europa.
   Mike si accasciò di peso sullo schienale pieghevole della sedia da ufficio facendolo scricchiolare; le rotelle furono spinte dalle possenti gambe finché non si fermarono poco distanti dalla scrivania: si voltò e si sorprese nuovamente di quanto fossero belli quei pesci. Sperava con tutto il cuore che durante la permanenza all’estero l’alimentatore automatizzato non s’inceppasse e continuasse il suo lavoro perché al suo ritorno, se quelle magnifiche creature fossero morte, le avrebbe fatte ricomprare ad Ice.
   Se tutto fosse andato per il verso giusto ovviamente…
 
 
 
 
   Il laboratorio chimico, quello nucleare e biologico, erano stupefacenti, sembrava un tour ambientato nell’anno 3000, con apparecchiature così tecnologiche che a confronto i cellulari touchscreen e le tv 3d erano da collocarsi nell’età della pietra.  
   Michael era entusiasta nel mostrare al nuovo arrivato tanta magnificenza e glielo si leggeva in faccia. Poi, giunti alla fine di un corridoio simile a una discoteca, pieno di luci al neon e specchi, furono bloccati dall’improvvisa figura del generale Mattew, sbucata più giù.
   La visita stava per finire? Non proprio…
   « Da questa parte ».
   I due si avviarono con passo spedito verso il loro superiore finché in una manciata di secondi non lo raggiunsero nel bel mezzo d’un incrocio. Davanti c’era una porta blindata alta circa due metri e mezzo.
   Il dispositivo di rilevamento passò ai raggi i tre uomini e fece scattare le imponenti ruote metalliche: con un suono melodioso l’acciaio sembrò cantare mentre si spostava; Mattew entrò ancor prima che il processo di apertura fu completato.
   Michelle lo seguì, così come Michael.
   Dove siamo?
   I tre sbucarono dietro una decina di uomini e monitor. Al piano superiore di un laboratorio silenzioso e attento a catalogare le attività di un pazienze poco più giù…
   Mattew fu subito accolto con il saluto militare, debitamente interrotto con un cenno del capo che fece riaccomodare gli scienziati.
   Li ammirava per l’egregio lavoro che continuavano a svolgere giorno e notte; erano fenomenali.
   Michelle invece si fiondò contro il gigantesco vetro e guardò: al centro della sala vi era una capsula di vetro collegata a cinque o sei tubi d’acciaio. Tutt’intorno delle spessissime lastre di metallo riflettevano in maniera assai distorta il riflesso di…
   « Ehi ma c’è qualcuno là dentro! ».
   Con passo silenzioso Crow avvicinò la matricola e rispose facendo voltare tutti i presenti, compreso il giovane, « Sì ».
   « Ma, ma… non è illegale tutto questo?!?!? Che diavolo combinate qua sotto! ».
   Michelle sapeva bene che la domanda posta al generale era retorica, molto retorica, perché con molta probabilità ogni cosa presente ad Auschwitz, sia esterna che interna, sia sotterranea che sopraelevata, era stata o era illegale.
   E pensare che tutto quell’edificio era nato grazie al sudore e alla morte di tutti quegli ebrei…
   « Il suo nome è Axel e non è come pensa lei, si è offerto volontario ».
   Sì, era proprio così, quel ragazzo, per quanto improbabile, era entrato nell’operazione GROWTH, incremento, di sua spontanea volontà circa cinquanta anni prima, quando il generale era ancora una matricola. Fu in quel preciso istante che dei vecchi ricordi tornarono alla sua mente:
 
   Era appena entrato a far parte della corporazione, così come suo fratello o meglio, il suo fratellastro Smith, quando conobbe Axel.
   Le regole dell’Hide erano ben rigide e malgrado il padre, Jonathan Crow, fosse uno dei maggiori leader della compagnia, i due fratelli non avrebbero mai potuto lavorare assieme; non erano minimamente permessi sentimentalismi, figurarsi legami di parentela.
A uno toccò il Sahara, all’altro la Polonia. Le due giovani promesse erano unite, unite da un destino tanto comune quanto crudele che inevitabilmente li aveva legati per sempre: entrambi avevano perso le madri, una deceduta di leucemia e l’altra di cancro ai polmoni, entrambi si consideravano fratelli, tanto bastava per allontanarli.
Il padre non diede mai a vedere il dolore per quella scelta ma era addolorato e distrutto per aver perso gli unici amori della sua vita e ancor di più per esser stato incapace di riuscir a tener unita la famiglia.
Fortunatamente sia Smith che Mattew avevano ormai una ventina d’anni e non avrebbero creato problemi in sede al consiglio, rispettando quella decisione, ma ambedue erano delusi, odiavano il padre e senz’altro avrebbero voluto un’esistenza diversa.
Fu proprio allora che Mattew conobbe Axel Helsing, un giovane ragazzo di origini inglesi entrato come lui nella corporazione poco prima; era stato il suo primo collega ed anche il primo amico non condiviso con l’adorato fratello.
Quell’amicizia si era rivelata importantissima per il giovane Crow che ormai non aveva più niente se non l’affetto dell’inglese.
Seguivano insieme i corsi di formazione all’accademia privata, condividevano la stanza d’albergo, uscivano assieme, andavano a donne insieme.
Senza rendersene conto tra loro nacque un’amicizia talmente forte da rischiare il licenziamento: non potevano esserci rapporti umani nella corporazione, solo il lavoro aveva la massima priorità.
Mattew comunque non si diede per vinto perché con molta probabilità chi riceveva la liquidazione sarebbe stato anche sepolto; nessuno lasciava incolume l’Hide. Più una setta che una vera e proprio corporazione.
Comunque… durante una ricerca era incappato nell’origine di quel cognome tanto ambiguo quanto misterioso del suo amico: Helsing.
A quel tempo i due ragazzi erano entrati a tutti gli effetti nella società e sia l’uno che l’altro si prefiggevano scopi ben differenti.
Una notte, infatti, nella hall dell’albergo, i due si erano riuniti per un colloquio segreto: dovevano fronteggiare e venir a capo al difficile rapporto con la corporazione; nessuno voleva esser licenziato, né tantomeno ucciso, avrebbero stroncato la loro preziosa amicizia?
O sarebbero scappati?
Mattew però voleva conoscere la verità e ciò che aveva scoperto sul passato del suo compagno non lo avrebbe di certo nascosto: durante il colloquio avrebbe sputato il rospo.
Non era capace a mantenere i segreti.
« Il mio vero nome è Axel Schmied Van Helsing », così aveva esordito l’amico prendendolo alla sprovvista.
Proiettando il discorso in un argomento che di certo non c’entrava nulla con quello che si erano prefissati.
Figlio nientedimeno che del famigerato cacciatore di vampiri del diciannovesimo secolo, progenie di un uomo logorato dal male a tal punto da compiere esperimenti sul proprio corpo cercando di ingannare la morte…
Una credenza popolare parlava del conte Helsing come un semi-immortale, uno scienziato tanto geniale da esser riuscito a sintetizzare parte del sangue vampiro cosi da iniettarselo e competere in una battaglia fin quel momento impari contro i demoni della terra; ma cosa c’entrava un uomo del 1800 con Axel?
Perché aveva lo stesso cognome?
Il conte, nonostante i numerosissimi sforzi e una vita intera buttata alla ricerca di Vlad III non riuscì comunque a debellare il male dei vampiri e l’abuso del sangue, con il tempo, lo rese più debole, tanto da spingerlo al suicidio, cosa che si vociferava avvenne quando ebbe un figlio che alla nascita diede un morso alla stessa madre, uccidendola.
Quel bambino era Axel.
Il frutto di un incrocio tra immortale e mortale.
Quando Smith seppe del segreto, tenuto abilmente nascosto, fu sorpreso di scoprirsi spaventato; lui che aveva sempre avuto un debole per le creature mitologiche, di fantasia e leggenda… non avrebbe mai immaginato che il suo migliore amico fosse un… un semi-immortale.
Un semivampiro.
 
Mattew rabbrividì al ricordo di quella scoperta.
 
Comunque quella scoperta gli diede più fiducia: Axel era un immortale con dei poteri, avrebbe dovuto temere la corporazione? Certo che no! Dato che aveva come minimo duecento anni non gli sarebbe accaduto nulla.
Almeno a lui.
In ogni caso non capitava tutti i giorni di incontrare un vampiro, tantomeno uno buono.
Ma era un vampiro?
I miti dei demoni lo affascinavano da sempre e scoprire le loro sembianze, molto più che fantasiose e demoniache, lo proiettarono in un mondo parallelo, dove gli esseri immortali, all’insaputa di tutti, vivevano tra le persone comuni.
Proprio come Axel.
Dal canto suo, invece, il vampiro non aveva la minima intenzione di seguire le orme del padre e lo scopo cui ambiva non era quello di vendicarlo o uccidere i succhiasangue; era quello di sfruttare la modernissima tecnologia dell’epoca posseduta dalla società per trasformarsi definitivamente in umano.
Ora si spiegava la sua riluttanza nel dove uscire in pieno giorno…
A detta sua poi il peso dell’eternità era troppo da sopportare e il solo pensiero che vivesse infinitamente, accompagnato dai suoi “consanguinei” immortali, lo disgustava; iniziò quindi a detestarli.
Smith e Axel, dopo un anno senza rivolgersi neppure uno sguardo, né in accademia né al dormitorio, si riappacificarono venendo a un compromesso: l’odio che Helsing provava per la sua razza lo avrebbe spinto ad annientare tutti i vampiri della terra; in cambio la società avrebbe trovato la cura per renderlo umano…
Questo avvenne cinquanta anni prima ma ora, ora tutto era cambiato…
   « Lasciateci soli per favore », si rivolse Mattew ai presenti che all’unisono abbandonarono le comodissime sedie per uscire dall’imponente porta metallica.
   « Anche voi Michael », preso alla sprovvista, mogio mogio, il braccio destro del generale lasciò tristemente la sala chiudendo per ultimo l’acciaio.
   Crow posò una mano sulla spalla del ragazzo che silenzioso continuò a scrutare attraverso il vetro la figura indistinta nella capsula; poi tornò indietro, si sedette alla scrivania principale e incrociò le braccia.
   Infine sospirò.
   Fu allora che Michelle si unì a lui.
   « Il ragazzo lì in fondo si chiama Axel… ed è malato…».
   « Cos’ha per trovarsi qui generale? », domandò visibilmente confuso il giovane.
   Malato?
   Pfui, non avrebbe mai creduto a quella sciocchezza.
   « È… è difficile. E complicato. Particolari studi scientifici mondiali, oltre che ai nostri, hanno portato come riscontro una particolare forma di malattia, frutto di un incrocio tra un virus e un difetto genetico. Vi spiego in modo chiaro e semplice…». Il generale era assai nervoso, glielo si leggeva in faccia, Michelle si accorse persino che stava tremando ma nonostante ciò Crow continuò tutto d’un fiato: « Partiamo dall’Eme; questa molecola ha la capacità di legare in modo irreversibile l’ossigeno o più semplicemente trasportarlo nel sangue e nei muscoli, quando nel corpo umano uno degli enzimi che è adibito a sintetizzare il gruppo Eme viene alterato, si ha la nascita di alcune malattie genetiche chiamate porfirie. Queste malattie rarissime si dividono principalmente in due gruppi, Axel nello specifico, è affetto dal Morbo di Gunther, che causa la distruzione dei globuli rossi e da fotosensibilità ».
   A quelle parole Michelle si voltò di scatto affacciandosi nuovamente alle grandi vetrate.
   Aveva sentito parlare del Morbo ma non era mai stato in grado di vederne qualcuno affetto: si diceva che i sintomi erano chiaramente visibili dalle urine rosse e dall’eritrodonzia: infatti, illuminando i denti del malato con luce ultravioletta questi diventavano rosso fluorescente.
   Spaventoso.
   Sapeva inoltre che recentemente – si parlava di qualche anno prima – era stata scoperta una simbiosi con il virus della rabbia, ma non ne aveva mai capito il nesso, forse l’Hide Corporation ci era arrivata?
   « Numerose ricerche condotte dal nostro settore sugli sviluppi dell’evoluzione hanno riscontrato un’esplosione di questi difetti genetici intorno al diciottesimo secolo. Lei sa cosa avvenne in quegli anni in Europa Michelle? ».
   Bè, come faceva a non saperlo, il 1700 era l’epoca dell’illuminismo! Eppure… no. Era troppo banale la risposta pensandoci bene… poi fece mente locale, perché quello su cui voleva andare a parare il generale non c’entrava quasi sicuramente nulla con il secolo dei lumi.
   Intorno quegli anni in conformità a tantissime testimonianze e superstizioni dell’Europa dell’est e dei Balcani, nacque nel folklore europeo la figura dei revenant; i cosiddetti morti viventi.    
   Con il passare del tempo la credenza in tale leggenda divenne così forte e persuasiva da creare un’isteria di massa in tutto il vecchio continente.
   Avvennero addirittura delle pubbliche esecuzioni a persone che all’epoca furono ritenute vampiri.
   « Nacque il mito dei Vampires, dico bene generale? ».
   « Esattamente ».
   All’epoca però la popolazione mondiale non poteva minimamente conoscere il gruppo Eme, il Morbo di Gunther e la genetica, tanto che chiunque mostrasse tratti ritenuti “essenziali” del vampiro, era giustiziato, decapitato, impalato e sepolto.
   « Conosce l’omofobia? Mi dica il significato », Crow era più serio di sempre.
   « In tre parole. Paura del diverso ».
   « È così; quello che avvenne nel 1700 non si discosta molto dal piano purificatore del Furher e del razzismo. Perché sterminò sei milioni di ebrei? ».
   « Per paura? », esordì Michelle.
   « Fondamentalmente. Nel secolo dei lumi successe la stessa identica cosa. Furono sterminate milioni di persone perché ritenute demoniache per terrore; in realtà erano solamente affette dal morbo. La continua e perenne distruzione dei globuli rossi costrinse i malati ad “attaccare” gli uomini esenti dal virus. I corpi trovati nelle tombe, descritti come gonfi, in carne e rosei, erano caratteri dalla particolare decomposizione di quei soggetti, erano belli e colorati – di sangue s’intende – non certo perché la notte si alzassero dalla tomba e girassero per la terra uccidendo la popolazione! ».
   « L’isteria fa questo effetto generale », lo bloccò la matricola per fargli prendere fiato; Mattew era partito per la tangente.
   « C’è da aggiungere però che con molta probabilità l’atto del morso nei vivi ha portato all’evoluzione della specie: ecco spiegata la presenza dei canini lunghi e affilati nei vampiri; che altro non furono, che dei malati cronici. 
   E così i canini non sono che delle semplici evoluzioni? Si domandò Mounrat.
   « Ora vi stareste chiedendo cosa c’entri tutto questo con Axel?
   « In realtà si generale ».
   « Allora vi suggerisco di fare come quando studiaste Einstein, scartando tutte le basi della fisica e dell’immobilità dello spazio e del tempo.  Fate lo stesso perché quel che vi ho detto è scienza ma quel ragazzo laggiù è un vampiro con più di duecento anni. E apparentemente, è un immortale ».
   « Cosa? ».
   « Gli immortali esistono ».
   
 
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