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Autore: Ivy001    28/02/2021    0 recensioni
Nairobi confida il suo passato burrascoso in amore a Paquita, durante la ripresa post operazione.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nairobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ all’incirca mezzogiorno e Paquita è alle prese con la disinfettazione degli aghi e dei vari attrezzi medici posizionati su di un tavolino, a pochi passi dal corpo dolorante di Nairobi.

L’ex infermiera pensa e ripensa alla crudeltà della polizia. Possibile che coloro che sono chiamati a rappresentare la giustizia, abbiano invece mosso un tiro sporco alla Banda, arrivando anche a voler uccidere uno dei membri?

Sapere fino a che punto si sono spinti, è nauseante.

“Come si può fare del male ad una mamma” – pensa tra se e se, avvertendo un forte magone, essendo al corrente della trappola organizzata da Sierra contro Nairobi.

Paquita sa bene cosa significa vivere distante dai propri figli. Sono anni che non incontra la sua primogenita, trasferitasi a Londra per lavoro, quindi se le avessero proposto “Vuoi vedere la tua Carla?”, lei non avrebbe esitato, avrebbe rischiato il tutto e per tutto.

Così, esattamente come Nairobi, messa di fronte ad una fortissima tentazione, avrebbe ceduto.

Per di più, come se non bastasse, anche Gandia ha cercato di eliminare la Jimenez, sfruttando l’occasione e le debolezze fisiche della donna. E a turbare l’anziana donna è proprio la presenza di questo folle, libero in giro nella Banca, pronto ad eliminare chiunque gli capiti a tiro.

“Bevi un po' d’acqua, cara” – Paquita tratta Nairobi come fosse sua figlia. La aiuta a mangiare, bere, le spazzola i capelli e le lava con dell’acqua calda e del sapone il viso, ripulendola per bene anche lì dove è schizzato il sangue del suo aguzzino durante il tentativo di soffocamento.

Tutte quelle premure materne rassicurano Nairobi, ancora scossa per quanto vissuto.

“Grazie dell’aiuto” – le sussurra, con un filo di voce.

“Non devi ringraziarmi. Io sono dalla vostra parte, e dopo quello che ti ha fatto la polizia sono sempre più convinta che i cattivi in tutta questa storia non siate voi”

Nairobi le sorride e torna a sorseggiare l’acqua.

“Ora ti faccio l’iniezione di antibiotico, così ti sentirai sicuramente meglio”

“Nel mio corpo scorrono più morfina e medicina che sangue, ormai” – dice la rapinatrice, sdrammatizzando la situazione.

“Adesso però è bene che venga qualcuno qui con noi, io purtroppo da sola non saprei come proteggerti, meglio non rischiare”

“Hai ragione, e io non voglio ti accada nulla”

Paquita le accarezza un braccio, con tenerezza, poi afferra un walkie talkie lasciato lì di proposito da Tokyo per ogni evenienza. Comunica all’intera squadra l’esigenza di un aiuto.

E la risposta che riceve viene dalla voce di Bogotà.

“Arrivo”

Nairobi è piacevolmente colpita dall’interesse che il saldatore mostra verso di lei.

“E io che lo facevo un machoman tutto preso da se”

“Ha un cuore d’oro quell’uomo! Sai che ha vegliato su di te assieme a Tokyo durante il riposo degli altri, compreso il mio.”

“Ah si?”

Paquita annuisce, indicandole la sedia realizzata da Bogotà durante la notte.

“E quella cos’è?”

“Il pensiero di Bogotà per te; con questa potrai muoverti senza doverti sforzare. Hai visto? È un genio quell’uomo”

“Caspita! Che gentile che è stato” – Agata è davvero stupita di quel gesto ma non solo da quello. Si è accorta della preoccupazione sul viso del suo amico di squadra, nei momenti successivi allo sparo. Lui era in prima linea. Era lì per lei…per lei e nessun’altra.

“Non avrei mai immaginato che..”  - poi si zittisce e in tale istante ripensa al compleanno di Monica quando lo rifiutò dandogli un due di picche colossale, e le avverte uno strano magone.

“E pensare che gli ho anche detto che non l’avrei toccato neanche con un palo”
Paquita sorride sentendo tali parole, essendo le stesse che Bogotá le confidò la sera precedente. Speranzosa che tra i due potesse nascere qualcosa, l’infermiera veste i panni di Cupido, pronta ad intervenire per far scoccare la scintilla.

“Nairobi, permetti a questa vecchia signora di dire qualcosa che, dall’alto della mia esperienza, potrebbe esserti utile?” – le chiede.

“Dimmi pure”

“Lui ricorda perfettamente quella storia del palo perché lo ha davvero toccato nel profondo”

“In che senso?” – chiede, confusa, la Jimenez – “Te lo ha raccontato lui?”

“Si, esattamente. Me l’ha confidato stanotte. Tu eri ancora addormentata ed attendevamo il tuo risveglio. Io non lo conosco, ma mi è bastato poco per capire che nutre nei tuoi confronti qualcosa di molto intenso, ha addirittura realizzato quella sedia mobile in una nottata, solo per te. Questo la dice lunga…”

Nairobi ascolta in silenzio, mentre viene a conoscenza di un lato di Bogotà che non immaginava esistesse.

Poi commenta - “Non immaginavo potesse davvero tenerci a me. Ho sofferto troppo in passato per sciogliermi come avrei dovuto. Credevo fosse come Berlino, come gli altri, uno che cercava da me soltanto divertimento. Ed io sono stanca di uomini così. Io voglio qualcuno che sia dolce, premuroso, puro”

“Lui è tutto ciò, si vede da come ti guarda” – sostiene Paquita – “Ti va di raccontarmi come mai hai tanta paura di lasciarti andare? Cosa ti spaventa, tesoro?”

Nairobi sospira e resta in silenzio, pensando davvero a quanto male ha patito negli anni addietro. Riportare a galla quei ricordi le fa ancora male.

“Perdonami, non volevo sembrarti invadente. Dimentica la mia domanda”

Paquita nota la tristezza sul viso di Nairobi e, dispiaciuta, si pente e chiude il discorso.

Invece Agata si lascia andare e le confida un passato che solo Helsinki sa  

“Avevo ventitre anni quando conobbi il padre di Axel, mio figlio. Lui si era trasferito a Madrid da poco, ed io quando lo vidi fui stregata dal suo fascino. Mi corteggiò, eccome se lo fece! Trovavo fiori davanti casa quasi ogni sera. Poi mi invitò ad uscire… che scema! Credere che esistessero uomini davvero dolci e sinceri. Cosa fece dopo? Beh… mi portò a mangiare in un locale, bevemmo tanto. Non ricordo neppure quanto,  ma sta di fatto che mi ritrovai nella sua auto, praticamente nuda. Lui era addormentato sul mio corpo. Avevo consumato il mio primo rapporto da ubriaca. Nulla di dolce in tutto questo. Me ne vergogno ancora oggi. Mi pentii di averlo fatto, tanto che lui mi promise che avrebbe reso il nostro secondo incontro magico. Mio padre però era furioso, avevano messo in giro voci sul mio conto. Così mi chiuse in casa per un intero mese. Fu durante quel periodo di prigionia che scoprii di essere rimasta incinta. Ho celato il segreto mentre vedevo i miei genitori in crisi. Quando lo confidai a mia madre, mio padre era già fuori la porta pronto a dirci addio. Fu dura per me. Non sapevo come gestire una situazione simile. Cercai quel ragazzo non appena possibile e lo incontrai in un vicolo. Lui mi regalò l’ennesimo fiore e mi condusse in una vecchia casa in campagna. Aveva addobbato tutto per l’occasione. Perfino la musica di sottofondo… quello stronzo giocava con me e usava il mio corpo per divertirsi, ed io da ingenua credevo mi amasse. Solo dopo aver consumato il rapporto, raccolsi il coraggio e gli rivelai del bambino. Fu la fine”  - Nairobi racconta a fatica momenti del suo passato, mentre le lacrime continuano a scendere, le rigano le guance, le bagnano il volto e le rendono impossibile quasi respirare.

“Tesoro, calmati. Rischi di sentirti male. Non sei costretta a ricordare cose che ti fanno tanto male”

Però Nairobi è decisa a continuare il racconto. Infatti lo riprende lì dove si era interrotta - “Lui mi mollò. L’indomani non si fece più vivo. La mia pancia cresceva, ingrassavo, trascorrevo notti insonni per la nausea, vedevo mia madre costruire una nuova relazione malata con un tipo strano. Venni a sapere che il padre del bambino che portavo in grembo si era fidanzato, avrebbe dovuto sposare una ragazza del luogo. Mi aveva illusa, mi aveva preso in giro, ed ero incinta senza alcuna sicurezza sul futuro”

“Cara, che agonia devi aver patito, mi dispiace! Però non tutti gli uomini sono così”

“Già, mi ci è voluto tempo per riprendere in mano la mia vita. Axel aveva due anni ed io  iniziai una relazione con un uomo più grande. Lui mi chiedeva aiuto nella vendita di droga. Toccai il fondo. Mi tolsero Axel l’anno dopo. Decisi di chiudere il rapporto ma questa persona che, al contrario, seppe incastrarmi per bene e così finii dritta in prigione. Scontai la pena…e fu allora che incontrai il professore. Avevo meditato bene tra le sbarre della mia cella. Non volevo vendette personali,ma solo riabbracciare il mio bambino”

“Quello stesso bambino che la polizia ha usato per ferirti fisicamente e psicologicamente”

“Esatto!!

“Ora capisco come mai sei tanto scettica, l’esperienza di vita ti ha dato solo casi umani e mai un amore vero”

“Ho visto uno spiraglio di luce nel professore. Lui era dolce, premuroso. Per questo ho fantasticato su di lui quando l’ho conosciuto. Mi è sembrato la rarità che stavo cercando e di cui avevo bisogno. Anche perché suo fratello, Berlino, era l’esatto opposto ed io con lui, non a caso, ho avuto degli screzi e discussioni”

“Lo so bene, i giornali hanno parlato a lungo di lui” – commenta Paquita.

“Poi ho scoperto anche il carattere di Helsinki. Ho pensato “Cazzo, esiste un altro uomo speciale!”  Però il destino si diverte troppo a giocare con le mie speranze. Ed ecco che Helsinki si rivela essere gay, addio ogni possibilità”

“Però Bogotà potrebbe essere la persona giusta, perché non gli dai una chance?”

“Ho bisogno di guardarlo negli occhi per capire se potrebbe essere davvero lui chi sto cercando”

“Allora io direi di approfittare di questo momento perché sta arrivando”  - le sussurra Paquita, e infatti alcuni istanti dopo, l’omone grande e grosso apre la porta e si unisce alle due donne.

Afferra le garze per la medicazione e del disinfettante e si siede accanto a Nairobi.

Lei lo osserva mentre, con premura e delicatezza, le pulisce la ferita, con attenzione a non farle troppo male.

“Io ti credevo come Berlino e Palermo, invece non lo sei”

“E’ un omone grande e grosso e con un cuore altrettanto enorme” .- interviene Paquita, a favore dell’uomo.

“La verità è che è sensibile”- sostiene Nairobi, incrociando proprio allora lo sguardo di Bogotà.

A quel punto avverte una strana vibrazione: è il suo cuore che inizia a liberarsi dalle catene che per anni l’hanno reso schiavo.

Paquita aveva ragione…Bogotà potrebbe essere la persona giusta, potrebbe essere il suo nuovo inizio!!

Quello che accadrà da lì in poi è storia…una storia segnata dalla crudeltà di un folle di nome Gandia che metterà la parola fine ai sogni di Nairobi. L’ennesimo uomo che le ha distrutto la vita, stavolta spezzandole le ali per sempre.

   
 
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