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Autore: Ingridark    01/03/2021    4 recensioni
Ha un cuore che batte, lei, pulsazioni che sanciscono il ritmo di quella cosa fragile e meravigliosa chiamata esistenza. Ma si sente morta, da anni.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' sempre dolorosa la crescita. 
Con i suoi inevitabili problemi, gli scontri quotidiani con i genitori, la famiglia, gli stessi coetanei che, se di frequenze radio diverse,
ti allontanano, marcando con decisa e crudele distinzione il confine tra "loro" e "te".
E' anche qualcosa alla quale ogni essere umano non può sottrarsi.

E nemmeno lei, lei che ha sempre temuto la novità, come un qualcosa di pericoloso, imprevedibile, in grado di sfuggire al suo controllo.

E' il giorno del suo diciottesimo compleanno, tappa che sigilla l'inizio dell'età adulta.
Ma non è pronta per crescere. Se potesse, ritornerebbe a diciotto anni prima, quando era poco più di un semplice agglomerato di cellule,
protetta dal sacco amniotico della madre, oscuro e caldo come le coperte sotto le quali spesso si rifugia al mattino, quando è ora di alzarsi, 
ma vorrebbe che la notte si fosse espansa in una linea temporale infinita.
Timida, immersa nel suo mondo di libri e poesia, rifugge dalla realtà opprimente che la circonda in sogni in cui è protagonista. 

E' il giorno del suo diciottesimo compleanno, e anche quest'anno suo padre non sarà lì a festeggiare la sua festa,
la sua venuta al mondo, che, per quanto cerchi di non curarsene, ne ha contribuito per il 50%.

"E' difficile vivere in un mondo così individualista, tutti presi dalle loro micro-esistenze, perfino mia madre
non si accorge di me, se non per ricordarmi di quanto le sue aspettative nei miei confronti siano state deluse nel corso degli anni...";
questo lei pensa, quando, sfilandosi la maglia a maniche lunghe, due braccia dal colore niveo appaiono,
un candore imperfetto rovinato da multiple linee irregolari, tagli orizzontali alla base del polso, fino a estendersi al gomito.

Il suo compromesso per non urlare al mondo la sua rabbia per non essere stata amata abbastanza.
Ogni taglio inflitto, la paura di vivere, di non essere accettata dal mondo fuori.

Ha un cuore che batte, lei, pulsazioni che sanciscono il ritmo di quella cosa fragile e meravigliosa chiamata esistenza.
Ma si sente morta, da anni. 

Lei è una bambola di porcellana. 
Occhi vitrei, pallore lunare di viso, labbra esangui, piccola e delicata, con un'anima incrinata da mille piccole crepe,
che la stanno distruggendo lentamente. 

Si alza, si veste, si dirige al bagno, dove, dopo essersi lavata, ripete il rituale quotidiano del punirsi,
squarciando con una lametta quel braccio, campo innevato e attraversato da rigagnoli di un fiume azzurro e scarlatte strade di sangue secco.

Questo è un mondo crudele, lei meriterebbe molto di più: qualcuno che coprisse di oro, argento, le crepe che affliggono il suo corpo,
kintsugi tra gli umani, e le ridesse vita.
   
 
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