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Autore: GReina    01/03/2021    2 recensioni
[sakuatsu]
La vita di Atsumu ha raggiunto una perfetta routine quotidiana insieme a Kiyoomi fin quando un uomo non bussa in casa loro con una notizia: Atsumu ha due figli di quattro anni e dovrà prendersi cura di loro.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DUE PICCOLI IMPREVISTI
Capitolo 1

Miya Atsumu non poteva essere più soddisfatto della propria vita. Aveva il lavoro dei suoi sogni, un bell’appartamento, cibo gratis dal ristorante di suo fratello ogni volta che voleva, amici fantastici… e poi aveva Kiyoomi.
C’erano voluti molti mesi di corteggiamento ed estenuanti settimane di lavoro affinché la loro relazione ingranasse. Non era stato facile venire a patti con la misofobia di Sakusa né capire il modo giusto con cui approcciarla. L’alzatore ricordava ancora come se fosse ieri e senza nessuna nostalgia i primi giorni in cui i due compagni di squadra avevano iniziato ad uscire insieme. Ricordava gli attacchi di panico e la sua totale inesperienza in merito; ricordava il terrore al pensiero di non essere adatto a prendersi cura dell’uomo di cui si era infatuato e ricordava la pressione che il loro allenatore gli aveva messo quando – richiamati formalmente nel suo ufficio – gli aveva fatto notare quanto una relazione tra colleghi potesse risultare controproducente.
Tutto quello, tuttavia, apparteneva al passato. Erano trascorsi tre anni dal loro primo bacio; convivevano da sei mesi e la loro routine, adesso, era perfetta. Atsumu non riusciva più ad immaginare la propria vita senza Kiyoomi e – nonostante la forte insicurezza che nascondeva dentro di sé – il biondo sapeva con assoluta certezza che per lo schiacciatore valeva lo stesso.
Si alzavano ogni mattina l’uno tra le braccia dell’altro; si lavavano i denti, poi si baciavano. Si spostavano in cucina dove – una volta Atsumu l’altra Kiyoomi – preparavano la colazione con amore. Si allenavano nella loro piccola palestra personale, facevano la doccia (spesso insieme), poi si rilassavano sul divano. Pranzavano, andavano agli allenamenti della squadra, passavano a prendere il cibo da Osamu e tornavano a casa a coccolarsi. Di tanto in tanto uscivano con gli amici o organizzavano piccoli rifreschi in casa loro.
Perfetto. Non c’erano altre parole per descrivere il modo in cui vivevano. Atsumu non ebbe altro modo d’intendere quel giorno, quindi, se non “fulmine a ciel sereno”. Avevano appena finito di raccogliere tutto il necessario per il lavoro, chiuso i borsoni e preso le borracce quando accadde. Il campanello suonò e – ignaro – Kiyoomi andò tranquillamente ad aprire. Alla porta, Atsumu lo vede da sopra la spalla del suo compagno, vi era un uomo alto ma mingherlino, di mezza età, con gli occhiali dalla montatura rettangolare e i capelli neri appiattiti con il gel. Indossava un completo e in mano reggeva una valigetta. Da dove si trovava, Atsumu non era in grado di sentire cosa disse lo sconosciuto, tuttavia Kiyoomi si fece da parte e lo lasciò entrare. Si tolse le scarpe ed indossò un paio di pantofole che tenevano per gli ospiti. Si spruzzò il gel antibatterico sulle mani come richiesto dal padrone di casa e poi, seguendo Sakusa, raggiunse Atsumu in salotto. Gli tese la mano:
“Buongiorno signor Miya, il mio nome è Kobayashi Ennosuke. Ha un minuto per me?” Atsumu ricambiò la stretta ma guardò interdetto verso Kiyoomi che però rispose con una scrollata di spalle.
“Ad essere sinceri stavamo andando a lavoro. È urgente?” l’uomo sospirò ed Atsumu capì che la risposta sarebbe stata affermativa ancor prima che l’altro aprisse bocca.
“In effetti sì, signore.” confermò i suoi sospetti “Possiamo sederci?” Atsumu era confuso, tuttavia si riscosse in fretta ed indicò divano e poltrone.
“Prego.”
“Avverto coach Foster che non andiamo.” sentì dire a Sakusa mentre afferrava il cellulare e componeva il numero. Kobayashi Ennosuke si sedette su una poltrona, Atsumu gli offrì una tazza di thè e quando tornò con una bevanda calda per tutti trovò l’uomo che usciva una serie di documenti dalla valigetta e Kiyoomi che si sedeva sul divano. Atsumu poggiò il vassoio sul tavolino e si sistemò accanto al suo compagno.
“Signor Miya,” l’ospite si rivolse ancora a lui “sono l’avvocato della signorina Suzuki Isako. Lei mi conferma di conoscerla?” Atsumu sussultò e subito si chiese cosa Isako potesse volere da lui a tal punto da mandargli un avvocato.
“Sì, la conosco, ma non la vedo da anni.” disse. L’uomo annuì, poi sospirò.
“Purtroppo sono spiacente di informarla che la signorina Suzuki è deceduta tre giorni fa.” Atsumu incassò il colpo. Lui e Isako erano stati compagni di classe a liceo ed erano usciti insieme per qualche tempo. L’amore che aveva provato per lei non era certamente paragonabile a quello che ora provava per Kiyoomi, eppure non era mai stata “una delle tante”, per lui. Per Atsumu era stata importante.
“È morta?” chiese in un sussurro, quasi non potesse credere alle proprie orecchie. Il signor Kobayashi, ancora, annuì. “Come?” continuò Atsumu, la voce che usciva a malapena.
“Un incidente d’auto.” fu la risposta “È rimasta in ospedale per due giorni. Poi i polmoni sono collassati.” spiegò ancora, grave. “Mi dispiace.” aggiunse infine. Atsumu guardò l’uomo con occhi spalancati, le mani gli tremavano, quindi le congiunse. Non sapeva come sentirsi. Sicuramente era triste; gli dispiaceva per Isako. Quando si erano visti l’ultima volta sicuramente non pensava sarebbe stata l’ultima, e nonostante si fossero allontanati sapere che lei era lì, da qualche parte, a custodire nella memoria i bei momenti che avevano passato insieme come faceva lui gli era in qualche modo di conforto. Nonostante fosse addolorato, tuttavia, davvero non riusciva a capire perché l’avvocato della ragazza fosse in casa sua né perché gli stesse porgendo le sue condoglianze con tanta gravità.
Atsumu deglutì, poi – in assenza di altro da fare – annuì. Fu allora che l’uomo afferrò i fogli che aveva davanti.
“La famiglia della signorina Suzuki ha aperto il testamento ieri, al termine del funerale.” raccontò “Non possedeva molto e tutti i suoi pochi averi passeranno ai suoi figli quando diventeranno maggiorenni. Tuttavia, nel testamento la signorina ha voluto specificare che i suoi gemelli dovranno essere affidati al padre.” fece una pausa “E ha indicato lei come tale, signor Miya.” Atsumu ebbe bisogno di diversi secondi per comprendere appieno quella frase. Quando ci riuscì spalancò gli occhi e saettò lo sguardo dall’avvocato a Kiyoomi nella speranza – forse – che uno dei due gli dicesse che era tutto uno scherzo o che aveva capito male. Il volto di Sakusa era pallido e – come il suo – del tutto esterrefatto. Poi Kobayashi Ennosuke parlò ancora:
“Capisco che per lei possa essere una sorpresa. I signori Suzuki mi hanno spiegato che la signorina Isako si è sempre rifiutata di avvertirla dei gemelli. Questa è una situazione estremamente delicata, tuttavia abbastanza semplice da risolvere.” Atsumu davvero non riusciva a capire come quella situazione avrebbe potuto essere definita semplice, ma lasciò che l’uomo continuasse.
“I nonni materni dei bambini hanno impugnato il testamento e richiedono l’affidamento esclusivo dei nipoti. Gli assistenti sociali sono d’accordo sul fatto che per loro rimanere con i nonni sarebbe la soluzione migliore dal momento che vivono in casa loro dal giorno in cui sono nati. La volontà di Isako, tuttavia, è estremamente chiara ed era nel pieno possesso delle sue sanità mentali quando è deceduta, quindi la soluzione più semplice è che lei vada in tribunale e firmi alcuni documenti con i quali acconsente a cedere totalmente la patria podestà ai signori Suzuki.” l’avvocato lo osservò per qualche secondo senza aggiungere altro ed Atsumu non poté fare altro che deglutire. Percepiva appena Sakusa accanto a lui, rigido ed immobile come una statua di sale. L’alzatore stava sudando freddo e aveva la gola secca. Immaginò che il suo compagno fosse nella stessa situazione.
“È tanto da assimilare.” riuscì a dire alla fine.
“Lo capisco.” fu la risposta di Kobayashi.
Se i nonni dei bambini li amavano tanto da arrivare in tribunale e si erano presi cura di loro sin da quando erano nati, per Atsumu c’era poco a cui pensare: avrebbe firmato quei documenti, tuttavia sapeva che il suo essere genitore non poteva consumarsi solo con quello.
“Quanti anni hanno?” avrebbe potuto fare il calcolo da solo, ma preferì chiedere ugualmente.
“Quattro.” fu la risposta “Sono un maschio e una femmina ed i loro nomi sono Akihiko e Kamiko.” Atsumu ripeté quei nomi diverse volte nella sua testa come fosse un mantra. Aveva ancora tante domande: “Perché Isako non mi ha mai detto niente? Cosa sanno i bambini di me? Credono che io li abbia abbandonati? Perché non si è limitata a lasciare la custodia ai nonni?” i suoi pensieri, però, vennero interrotti dalla voce dell’avvocato:
“Nonostante le parole di Isako prima di procedere con qualunque cosa è necessario effettuare un test della paternità. Se sarà positivo, viste le chiare volontà testamentarie, i bambini dovranno venire a vivere qui con lei per qualche tempo. Naturalmente potrà rifiutarsi, ma in tal caso i bambini dovranno essere portati in un istituito in attesa che le pratiche dei signori Suzuki per l’affidamento vengano verificate.”
“Se invece li portassi qui?” chiese confuso Atsumu “Quanto tempo ci vorrebbe per poter firmare quei documenti e passare la patria podestà ai nonni?”
“Purtroppo la burocrazia non è mai veloce, e qui si sta parlando della vita di due bambini. Gli assistenti sociali dovranno fare molti controlli e così dovremo fare io, l’avvocato dei signori Suzuki e il suo, se ne vuole richiedere uno.” sospirò “Non le mentirò, signor Miya: potrebbe dover tenere i bambini dalle due alle quattro settimane. Tutto dipende da lei e dai signori Suzuki, ma almeno su questo penso che saremo veloci.” Atsumu annuì, poi Kobayashi parlò ancora:
“Se lei è d’accordo manderò un assistente medico a prelevarle la saliva per il test. Va bene oggi pomeriggio?” stava succedendo tutto troppo in fretta, Atsumu non riusciva a ragionare ma si costrinse ad annuire. L’avvocato si alzò e – impacciati – i padroni di casa lo imitarono. Lo accompagnarono alla porta e lì Atsumu gli strinse ancora la mano.
“Mi terrò in contatto.” gli disse “E mi premurerò di mandarle una copia del testamento della signorina tramite mail. Per ogni evenienza questo è il mio numero.” il biglietto da visita fu presto abbandonato sul comò d’ingresso mentre, meccanici come due automi, Atsumu e Kiyoomi tornavano in salotto. Caddero entrambi di nuovo seduti sul divano. Le gambe di Atsumu tremavano e così anche le sue mani. Era sicuro che Kiyoomi fosse nelle sue stesse condizioni. Fissò senza realmente vederlo il vassoio sul tavolino con ancora due tazze su tre totalmente piene di bevanda ormai fredda. Percepiva il suo compagno accanto a sé, eppure non era in grado di guardarlo; non era in grado di dire niente, a stento riusciva a respirare. Fu lo schiacciatore a riscorrersi per primo: allungò una mano ed afferrò quelle tremanti e congiunte di Atsumu. Il biondo sollevò lo sguardo su quello nero pece dell’altro che tuttavia era fisso nel nulla davanti a sé. Non parlò; non ce ne fu bisogno: “Sono con te.” sembrava dirgli con quel gesto.
Restarono seduti in silenzio sul divano per un tempo imprecisato. Zitti e in contemplazione, entrambi rivissero tre, quattro, cinque volte l’intera conversazione avuta con l’avvocato di Isako. Infine, Sakusa si alzò.
“Andiamo a preparare la cena.” Atsumu lo guardò, poi deglutì ed annuì. Non si fidava ancora del tutto delle proprie gambe, tuttavia si fece forza e lasciò il divano. Pulirono le tazze, poi cucinarono insieme.
“Non è ancora detto che sia tu.” sussurrò a un certo punto Kiyoomi. Atsumu annuì ancora ma non riuscì a pronunciare parola. Lo schiacciatore posò il tagliere ed il coltello che aveva in mano e gli si avvicinò. Per la prima volta da molte ore, Atsumu lo guardò negli occhi.
“Comunque andranno le cose ci siamo dentro insieme, okay?” gli disse “Andrà tutto bene. Qualunque cosa accada. Hai capito, Atsumu?” l’alzatore deglutì ancora mentre gli occhi gli si inumidivano.
“Come fai ad essere così coraggioso? Io sto morendo di paura.” Kiyoomi sorrise.
“Ho paura anch’io.” ammise “Ma tu sei stato tante volte forte per me,” Atsumu sapeva che si stava riferendo ai molteplici attacchi di panico che lui aveva dovuto risolvere “adesso è il mio turno di esserci.” il biondo sospirò ed incredibilmente si rilassò.
“Sì,” pensò “lui è con me. Possiamo superare tutto insieme”.
Finirono di preparare il pasto. Atsumu mandò un messaggio sbrigativo ad Osamu per avvertirlo che non sarebbe passato a prendere la cena da lui come gli aveva detto avrebbe fatto. Poi il campanello suonò ancora ed il cuore di Atsumu ebbe un sussulto. Guardò Kiyoomi che tentò di rassicurarlo con lo sguardo. Ci riuscì, così il biondo prese un ampio respiro ed andò ad aprire.
L’assistente medico era una donna giovane e solare. Si scusò subito per l’orario parlando in fretta dei pazzi turni che le avevano affibbiato. Sakusa si tenne in disparte, ma conoscendo il lavoro della donna Atsumu non se ne stupì. La fece accomodare in casa e solo cinque minuti dopo avevano già fatto tutto.
“Manderò immediatamente i campioni in laboratorio. Avrà i risultati entro dopodomani.” Atsumu annuì.
“E poi che succede?” le chiese “Mi porteranno i bambini o…” la dottoressa non sembrò subito capire cosa stesse chiedendo, poi la sua espressione si distese e gli sorrise.
“Non le saprei dire, signore. Non è il mio campo. Che io sappia il laboratorio manderà i risultati per e-mail sia a lei che al suo avvocato, dopodiché sarà lui a contattarla.” Atsumu annuì ancora.
“Grazie.” le disse, lei si chinò leggermente, infine lasciò l’appartamento.
“Ceniamo e andiamo a dormire.” Kiyoomi gli si era avvicinato e adesso gli stava lisciando i capelli con una mano mentre con l’altra gli teneva stretto un fianco. Gli baciò la fronte e sospirò “Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno”.
 
Per tutta la notte entrambi non fecero altro che girarsi e rigirarsi tra le coperte incapaci di prendere sonno. La mattina dopo si alzarono con calma ma ancora del tutto esausti. Si trascinarono in bagno e si lavarono i denti svogliatamente. Afferrarono in fretta degli avanzi pronti dal frigo e si accontentarono di mangiare quelli. Discussero per appena un paio di minuti se saltare o no di nuovo gli allenamenti, ma alla fine appurarono inutile rimanere in casa senza far nulla tutto il giorno e deciso quindi che distrarsi giocando a pallavolo avrebbe fatto bene a entrambi.
Quel giorno le alzate di Atsumu fecero pena e le schiacciate di Kiyoomi non furono da meno. Foster e Meian non mancarono di riprenderli più volte, tuttavia era subito apparso chiaro a tutta la squadra che qualcosa in loro non andasse: il giorno prima avevano saltato un allenamento avvertendo all’ultimo minuto e senza dare spiegazioni e adesso non sembravano loro stessi. Il coach, quindi, decise di essere magnanimo e di esonerarli dagli allenamenti extra che di solito spettavano ai giocatori giù di corda.
Carico di occhiaie e con le spalle ingobbite, Atsumu entrò infine da Onigiri Miya e chiese ad Osamu due porzioni in più così da coprire sia pranzo che cena. Suo fratello non mancò di fare un paio di battute sul suo aspetto, ma il biondo agitò svogliatamente la mano rispondendo che era solo perché era stanco e che comunque rimaneva il gemello più bello.
Gemello. Era il padre di due gemelli.
Rabbrividì.
“Comunque andranno le cose ci siamo dentro insieme”. Sarebbe andato tutto bene.
 
Il giorno successivo andò meglio. La dottoressa gli aveva detto che i risultati dell’esame del DNA sarebbero arrivati quel giorno, quindi fu impossibile per Atsumu rilassarsi, tuttavia gli allenamenti andarono bene ed ebbe anche modo di allenarsi in casa con Sakusa nella loro piccola palestra privata.
Stava correndo sul tapis-roulant quando il cellulare interruppe la sua playlist per l’arrivo di una nuova notifica. Abbassò gli occhi per vedere di cosa si trattasse e non appena lo capì fermò il moto del rullo. La velocità del tappeto diminuì gradualmente fino a fermarsi, poi Atsumu si voltò verso Kiyoomi:
“È il laboratorio d’analisi.” gli disse. Il suo compagno abbassò il manubrio che stava usando e gli si avvicinò a grandi passi. Atsumu aprì l’e-mail con dita tremanti e iniziò a leggere. Scorse velocemente tutta la serie di dati biologici e nomi scientifici che non era nemmeno in grado di capire ed arrivò alla fine della pagina dove a chiare lettere era scritta la traduzione per i comuni mortali: positivo.

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n.a.
ovviamente non ho idea di come funzionino queste cose. Non lo so in Italia, figuratevi in Giappone!! Quindi concedetemi tutto se si parla di affidamento, custodia e quant’altro. Mi serviva per la trama (^^’).
Come per ogni fanfic di Haikyuu ringrazio LorasWeasley per aver collaborato con le idee! Passate anche dal suo profilo!
Ci vediamo la prossima settimana con il secondo capitolo!
xxx
   
 
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