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Autore: _Niente_Paura_    01/03/2021    1 recensioni
La vita di Raquel è sempre stata dura, in fondo la vita di un gatto randagio non potrebbe mai abituarsi alla vita casalinga, ma non è mai detta l'ultima parola. A volte basta poco, come un dolce o l'odore di Cannella.
[Questa storia partecipa al contest "StoryCake" indetto da Laila Dahl sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Non è facile essere un genitore, nè tanto meno un figlio'
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Odore di Cannella


La cucina era piccolina, in lontananza si sentiva scricchiolare il camino, e l'intera stanza era pervasa da un soffice calore ed una soffusa fragranza di cannella. Una piccola Raquel si aggirava tra i vari sportelli, mentre una donna armeggiava sopra il bancone.
«Bene tesoro! Oggi facciamo il cupcake gigante, ti va?» il viso della donna era raggiante, Raquel voltandosi verso di lei le sorrise di rimando
«Certo mamma!» le aveva risposto agitando una paletta di legno trovata nel cassetto
«Dunque! 200 g di farina autolievitante ed altri 200 di mais!» nel mentre la mamma mescolava il composto, la piccola Raquel aveva preso una sedia ed osservava i movimenti dell'adulta da sopra questa
«Quattro uova e tre cucchiaia di latte, burro e poi in forno! Raquel sai dirmi se l'ho messo a 180°?»
«Sì mamma! Puoi mettere la torta dentro!»
«Ma grazie mia piccola aiutante! Adesso facciamo la crema al burro» ridacchiò la bambina, mentre corse a prendere il cucchiaio, pronta a rubacchiare crema dalla ciotola.
«Piccola mia, ma sei proprio golosa!» la rimproverò quando aveva immerso il cucchiaio nella crema color giallognolo
«Mai quanto me!» rispose una voce maschile immergendo direttamente il dito, dito che fu immediatamente colpito dalla frusta della madre
«Sei sempre il solito! Almeno prendi un cucchiaio» di risposta una risata da parte del babbo.
Improvvisamente le risate svanirono, così come il calore del camino ed il profumo di cannella. Aprì gli occhi Raquel. Era dentro il letto e non era più una bambina, non lo era più da un pezzo.
Era sabato mattina e lei stava sognando. S'era svegliata di soprassalto, dopo che suo padre aveva sbattuto la porta d'ingresso con irruenza per andare a lavoro.
Si sporse dalla finestra e vide l'alto uomo avviarsi, il berretto da beasball in testa e il doppiopetto rosso con tanto di fiore all'occhiello.
L'osservò per alcuni istanti, poi ritornò sui suoi passi, andandosi a vestire e successivamente fare colazione.

 

Erano passati anni da quando lei aveva visto quella torta, ora non era più una bambina. Ricordava con vaga nostalgia i giorni all'interno dell'orfanotrofio, l'odore della cannella e il cupcake gigante messo alla finestra.
Raquel stava sorseggiando l'infuso di zenzero, nel mentre la sua mente cercava di ricomporre i lineamenti che costituivano il volto di sua madre. Bevve l'ultimo sorso del caldo liquido e sorrise quando constatò che quel volto apparteneva alla Madre Superiora.
Lei non poteva aver alcun ricordo di sua madre, l'aveva lasciata quando era troppo piccola.
Il mattino era appena iniziato ed aveva il giorno libero dalla scuola. Poteva decidere svariate attività, come l'allenamento del corpo o della mente, per la gioia di suo padre, ma preferì aprire gli sportelli della cucina e vedere se c'erano gli ingredienti per il cupcake.
Le era tornata la nostalgia, voleva risentire quegli odori e forse risentirsi un po' a casa.
La ricetta base prevedeva l'aroma alla vaniglia, ma Raquel ricordava bene come la Madre Superiora la odiasse . Era un odore troppo invasivo diceva, preferiva di gran lunga la cannella.
200 g di farina autolievitante e 200 di mais, zucchero,uova, latte, cannella e poi nel forno in due stampini a 180°.
L'odore della cannella stava riempiendo l'intera cucina, piccola come nel sogno, ma sembrava fredda e spoglia, come se mancasse qualcosa.
Nell'attesa che l'impasto si cucinasse, Raquel cominciò con il preparare la crema al burro, non mancando di aggiungere ancora la cannella.
Uscì fuori l'impasto dal forno, un fragrante odore la riportò al passato, riuscendo quasi a sentire le risate dei bambini ed il mare che s'infrangeva sulla spiaggia mentre questi giocavano ad Acchiapparella.
Con cura farcì la torta con un mix di crema al burro, panna montata e marmellata di albicocche, frutto in teoria preferito di suo padre. La torta era estremamente fragile ed instabile, infatti appena cominciò a spalmare la crema al burro al di sopra, il dolce cominciò a tremare.
Finito il dolce lo guardò estasiata, poi lo ripose con cura nel forno, nel vano tentativo di salvare il calore che si sarebbe sicuramente perso.
Suo padre non sarebbe rientrato prima di sera. Rabbrividì pensando all'idea che non era tanto improbabile che partisse per giorni e non lo avrebbe visto
sicuramente in giornata.
Cominciò a squillare in Den-den mushi, alzò la cornetta e dall'altra parte v'era suo padre
«Devo partire, sarò di ritorno fra cinque giorni» il sorriso appena accennato di Raquel si spense, ma non protestò, non sarebbe servito a nulla. Cercò di trovar il lato positivo della situazione
«Potresti passare prima da casa?»
«Sì» poi attaccò
Le tremarono le gambe quando suo padre era passato per salutarla, non riusciva a crederci. Gli porse una fetta di torta, la quale si sbriciolava ad ogni movimento.
Non sorrise l'ammiraglio, ma riuscì a scorgere per qualche attimo, un brevissimo istante, degli occhi lucidi. Riuscì a sentire un po' di calore la ragazzina, e tale sensazione estranea non le dispiacque affatto.

 

Il ruolo dell'ammiraglio non era una cosa di poco conto, specie per un uomo come Sakazuki, il quale rende il suo lavoro era una ragione di vita. Dedicava tantissimo tempo nel rendere il mondo un posto più sicuro
«Da quando sei entrata nella mia vita ho una ragione in più per lavorare a questi ritmi e con questa ferocia» spiegava con un tono che non ammetteva repliche, così Raquel annuiva e lasciava perdere, cercando di godersi gli attimi che le rimanevano con suo padre.
Sentì un click nella porta, poi l'uscio dell'ingresso si aprì. Era tornato e le si scaldò il cuore appena sentì i passi dirigersi verso il salotto.
Raquel era seduta, era intenta a leggere un libro, ma lo buttò all'aria appena sbucò dall'angolo l'alta figura di suo padre
«Oh! Sei tornato» cercò di mantenere un tono placido e composto, sapeva perfettamente che la sua euforia non sarebbe stata apprezzata dal suo papà
«Spero che tu non ti sia sentita sola, ho chiesto più volte a Borsalino di venirti a prendere, ma non ne volevi sapere»
«Già, non mi andava» le labbra dell'uomo si tirarono leggermente, fece una strana smorfia, poi fece cenno a Raquel di seguirlo
«Sai, quella torta era buona » andò a frugare negli sportelli della cucina prendendo uova e farina «Che ne dici se la facciamo insieme?»
era molto dolce quando provava a passar del tempo con sua figlia, e lei lo apprezzava quando avanzava proposte. In questo particolare frangente lo stava adorando, mai prima d'allora le aveva proposto qualcosa che non avesse a che fare con prestanza fisica o mentale. Solitamente proponeva di giocare a scacchi, di allenarsi, di giocare a Rugby, ma cucinare? Mai.
«Perchè no, ma comunque hai sbagliato farina» rispose Raquel andandosi a legare i capelli e poi lavarsi le mani.
Padre e figlia si assomigliavano moltissimo fisicamente, entrambi di una carnagione olivastra, gli occhi grigiastri, le labbra carnose ed il viso incavato. Anche le movenze erano simili.
Durante tutta la preparazione del cupcake gigante, Raquel aveva parlato solo ed esclusivamente della preparazione del dolce, mentre Sakazuki la seguiva ed in alcuni tratti l'aiutava.
L'odore di cannella era nell'aria, riempiva i polmoni ed inebriava il naso
«Dove l'hai presa questa ricetta? Perchè non ho mai visto un dolce così strano» chiese Sakazuki dopo aver infornato il dolce, Raquel esitò un attimo prima di rispondere, poi riprendendo a fare la crema al burro rispose
«La facevano in orfanotrofio, la faceva Madre Superiora» sorrise appena, nel mentre Sakazuki inclinò la testa e cominciò ad osservarla con quello sguardo raggelante «In realtà la ricetta originale prevedeva la vaniglia, ma lei odiava quell'odore e quindi metteva sempre la cannella»
«In effetti con la vaniglia potrebbe starci meglio» constatò Sakazuki portandosi l'indice ed il pollice al mento, ma la figlia sgranò gli occhi improvvisamente
«Assolutamente no»
«Perchè mai?»
«Perchè la Madre Superiora la faceva così» quella risposta le risuonò in testa molto infantile, e lo era eccome. Temette per qualche attimo di scatenare una qualche reazione in suo padre. Questo restò in silenzio per qualche attimo, poi dischiuse lentamente le labbra, come se stesse pesando le parole
«Sai, da quando hai messo piede in questa casa ti comporti come se fossi un gatto randagio. Solamente da qualche anno hai cominciato a chiamarmi padre.» sospirò portandosi le dita sul setto nasale «Mi chiedo come mai, perchè sei sempre sull'attenti. Questa è casa tua, qui dovresti sentirti al sicuro, fidarti di me» quasi le venne da piangere a quel discorso, ma non osò alzare lo sguardo, non dopo quelle parole mentre sentiva suo padre fumante
«Io ...» un attimo di pausa, ma neanche il tempo di riprendere che suo padre si era alzato e le aveva preso la testa con le dita, facendole alzare la testa ed incontrando lo sguardo austero dell'uomo.
Le gambe le tremavano, quasi sentì la vita scivolarle via
«Perchè non ti fidi di me? Cosa ho fatto di sbagliato?»
«Papà» a quell'appellativo, uscito dalla bocca di Raquel così sottilmente, Sakazuki lasciò la presa e poggiò le mani sulle sue spalle. La ragazza scoppiò in lacrime, lasciando l'uomo completamente sbaragliato «Io no .. non … non lo so cosa c'è ...o-ok? So ...» ma fu interrotta da un caldo abbraccio.
Era usanza credere che l'ammiraglio non avesse empatia, il che era vero, solo in alcuni casi riusciva a provare un minimo d'emozione, seppur pigra ed intorpidita.
Accarezzò la testa della giovane ragazza, mentre la stringeva forte a sé, ma non dicendo nulla. D'altro canto la ragazza accettò l'abbraccio, cominciando a lasciar andare tutte le lacrime e facendole diventare tutto il naso rosso. Neanche lei parlò, c'era solo il suo pianto e l'odore del dolce in forno.
Era complicato fare il padre, Borsalino lo aveva avvertito più volte, ma non si sarebbe più guardato allo specchio se l'avrebbe rimandata indietro. Erano anni che la cercava, ed ora era lì dopo nove anni.
Aveva passato una vita difficile la ragazzina, non si era ripresa dalle brutture che la vita le aveva riservato, e di certo lui non aiutava stando così tanto via. Era una bella gatta da pelare essere genitore.
«Papà» si asciugò le ultime lacrime col palmo della mano, nel mentre si distaccava appena dalla morsa del padre «Be' … scusa … io … io ti voglio bene, è solo ...»
«Calmati, fai un respiro profondo e cerca di capire cosa non va. Non cominciare a vomitare parole, rischieresti di confonderti e basta» era incredibile come l'espressione di quell'uomo era quasi del tutto invariata. Era strano, seppur suo padre fosse un uomo freddo e non avvezzo ad inutili convenevoli, si sentì in quel momento più leggera.

Sentir la cannella nell'aria era come sentirsi vagamente a casa. Era passato tanto tempo da quando se ne era andata via di casa, con una lettera lasciata sul tavolo ed un borsone sulle spalle.
Ora era ritornata dopo sette anni, stava riguardando la cucina e sul tavolo c'era un biglietto :

Se mi stai leggendo, sappi che sono felice, non potrebbe sembrare ma lo sono, se guardi nella mensola troverai una sorpresa.

Poggiò il foglio con cura, poi con cautela andò nelle vicinanze della mensola e sbirciò sotto un panno giallo. Gli occhi si inumidirono e le labbra s'incresparono in un ambio sorriso. C'era un gigante cupcake pronto solo per lei.
Sorrise dolcemente ed una lacrima solcò il suo viso. Sentì finalmente avvampare del calore dentro di lei, non si sentì più sola, ed ora la cannella non le ricordava semplicemente casa, ma il suo papà.

Nda 

Ciao! Eccomi qua nuovamente in questo fandom, ma tanto so che il fan medio di one piece non entrerà e mi va bene così :3
In fondo meglio nulla che dei mocciosi che mi dicono "Eh ma Akainu è una stronzo!11!!!!!"
Sì, lo è, ma mi son chiesta perchè. Devo essere sincera, alla sua prima comparsa nel manga non ne ero rimasta particolarmente colpita, okay un pazzo che ammazza gente a caso. Con la morte (SPOILER) ...


... di Ace ho capito un bel po'di cose sul personaggio. In fondo si può parlare di un vero e proprio personaggio con qualche sfaccettatura dalla guerra di Marineford.
Cosa sappiamo oltre che è un stronzo dittatore? 
Lui è un uomo incredibilmente legato alla famiglia, tant'è che si sente oltragiato e disgustato alla visione di tanti pirati che si credono una famiglia. Sakazuki odia i pirati in modo così viscerale da renderlo capace di violenze inaudite, come poteva reagire se non con disgusto e disprezzo?
Di certo è un personaggio ancora da scoprire, ma trovo quei pochi punti del carattere che ha messo in mostra molto interessanti. Sakazuki è un uomo leale, fiero e senza timore, di certo la rappresentazione perfetta di un leader legale malvagio. La cosa che più mi affascina è la sua capacità di comando e la sicurezza che trasmette, sicurezza che vorrei vedere in un governo e che ci speravo con Draghi ... ma niente.
Aprendo una breve parentesi su Draghi, così da farvi capire perchè mi piacciano queste figure autoritarie.
Sappiamo tutti per cosa è famoso Draghi 
"A qualunque costo"
Quando ha detto questa frase? Quando l'euro stava colando a picco e degli investitori speculavano sulla caduta dell'euro. Mario Draghi che fa in risposta? Li guarda negli occhi ad una conferenza stampa e dice "Non importa quanto scommettiate contro di noi, perchè noi rialzeremo l'euro ad ogni costo e sarete voi a perdere" 
Sentite la strizza?
Ecco chi è un vero leader, e ci sono tantissimi esempi di queste figure, Sakazuki di certo è un esempiuccio piccolo. Una figura famosa potrebbe essere Darth Fener, Tywin Lannister, Sauron.

Viva i leader in sintesi.






 
   
 
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