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Autore: E_AsiuL    02/03/2021    1 recensioni
Il rapporto tra il medico legale Tessa Beale e il detective Gabriel Giuliani non è mai stato idilliaco. Ma le cose potrebbero cambiare per via di un serial killer, il cui operato toccherà Tessa un po' troppo da vicino.
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ehilà! Oggi si fa un piccolo passo avanti nella ricerca dell'assassino. Buona lettura!


5

«Da quando porti il rossetto?» lo prese in giro Gabriel.

Alex lo guardò perplesso. «Rossetto?» gli chiese, battendo più volte le palpebre. Il collega si limitò a sghignazzare. Alex prese il cellulare e aprì la fotocamera frontale: Gabriel aveva ragione, aveva le labbra macchiate di rossetto. Se le strofinò per pulirle, facendo del proprio meglio per non avvampare.

«Avanti, sputa il rospo: chi è?» lo pungolò Gabriel, alzando e abbassando le sopracciglia.

«Chi?» rimase vago Alex, fingendo di concentrarsi sui documenti che aveva sulla scrivania. In realtà, pensava al bacio fuori casa di Tessa, quello incriminato. Davvero aveva fatto tutto il tragitto in auto senza notare il rossetto?

«Quella con cui hai passato la notte» sbuffò esasperato Gabriel. «Hai la stessa camicia di ieri, quindi non sei tornato a casa…»

«Potrei anche non aver fatto il bucato» ribatté. Gabriel alzò un sopracciglio.

«Hai la stessa camicia di ieri, su cui vedo da qui alcuni capelli lunghi. Avevi il segno del rossetto. E non sei per niente concentrato», enumerò. «Chi è?»

«Tua sorella» rispose Alex, piccato. Quando faceva così, Gabriel era insopportabile. «Invece di pensare alla mia vita privata, perché non lavori?» lo redarguì.

«Sto aspettando che la tua cara amica Tessa ci faccia avere dei risultati di non so più che analisi. A proposito… lei lo sa? Che hai una ragazza?» rispose,
punzecchiandolo.

Alex colse l’occasione per depistarlo. «Certo. Ne è molto felice».

«Ah sì? Credevo potesse essere gelosa…» insisté Gabriel.

«E perché? Siamo amici», rispose Alex, alzando le spalle.

Gabriel stava per ribattere, quando squillò il telefono.

«Giuliani».

«Beale. Ho trovato qualcosa che potrebbe essere utile».

A quell’uscita, Gabriel premette il pulsante per il vivavoce.

«È in vivavoce, dottoressa Beale», serio.

«Lo stronzo ha lasciato una traccia», disse Tessa. «Non ci crederete mai…»

«Che cosa, Tess?» s’inserì Alex. Né lui né Gabriel osavano quasi respirare.

«Segni di denti. E saliva», rispose lei, cercando di restare calma. Se i campioni fossero risultati analizzabili, e il bastardo fosse stato nel sistema…

«Se abbiamo il suo DNA nel sistema, siamo a cavallo», disse Gabriel.

«Quello è l’unico problema», rispose Tessa, cercando di non suonare disfattista.

«Dov’erano i segni dei denti?» di nuovo, si inserì Alex.

«Su un seno. Non li ho notati subito, ma solo esaminando i tessuti…»

«Niente tecnichese, doc», la interruppe Gabriel. «Si possono o no usare per un confronto?»

«Ci stiamo lavorando, detective», rispose lei, secca.

«Appena ci sono novità…» mediò Alex.

«Sarete i primi a saperlo». Tessa mise giù senza salutare.

«Gli stiamo addosso», disse Gabriel, guardando Alex.

«Finalmente», rispose il collega, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. Chiuse gli occhi, con un sospiro. Potevano farcela. Potevano trovarlo.

 
Tessa aveva ricontrollato più e più volte le misurazioni. La prima volta, si era convinta di aver sbagliato. Arrivata alla decima, non era più così sicura che ci fossero errori.

A lasciare quei segni erano state mascelle femminili.

Lo stronzo era una stronza. Tempo di avvisare i detective.

«Hasler».

«Beale».

«Tessa. Dammi un attimo, ti metto in vivavoce», dopo alcuni fruscii, Alex riprese. «Ecco».

«Lo stronzo è una stronza», disse Tessa, senza giri di parole.

«Eh?», risposero in coro i due detective.

Tessa sospirò. «Quei segni di denti dell’altro giorno. Sono femminili. E no, Giuliani, la vittima non si è morsa una tetta», lo prevenne.

«Non ho detto niente», bofonchiò il detective.

«Sono arcate femminili. Ho controllato tutti i manuali. Ho richiesto l’ausilio di un esperto, ma ho la certezza al 99% che siano femminili. Appena ho il DNA della saliva, avremo la conferma».

«Quanto ci vorrà?» chiese Gabriel, secco.

Tessa sospirò, massaggiandosi una tempia, la cornetta del telefono stretta con talmente tanta forza da far sbiancare le nocche. Non rispose.

«Tess? Quanto pensi che ci metterà il laboratorio?» riprovò Alex, più gentile.

«Non lo so», mormorò lei. «È ovviamente in cima alla lista, ma…» Tessa sospirò di nuovo. «Qualche giorno», disse.

«Non si può sollecitare?» borbottò Gabriel. Tessa digrignò i denti.

«Non abbiamo una bacchetta magica, detective!» sbottò.

«Tessa, aspettiamo notizie», s’inserì Alex, prima di riagganciare. Tessa già lo vedeva, pronto a strangolare il collega.

Non poteva dare torto a Giuliani. Era passato più di un mese dal primo cadavere, e non sapevano praticamente nulla. Solo che avevano a che fare con una persona sadica, che amava torturare le sue vittime. Ma in maniera intelligente: massimizzare il danno, tenendo la vittima in vita il più a lungo possibile. C’era un certo metodo, nella sua follia.

Tessa si lasciò andare sullo schienale della sedia. Chiuse gli occhi, premendo le dita contro le palpebre. Il braccio le aveva iniziato a prudere sotto la benda. Si passò le mani fra i capelli, tirandoseli. Strinse i denti per non urlare.

Il senso di colpa le strisciava lungo la schiena, freddo. Respirò profondamente, una, due, tre volte. Non era colpa sua, si disse. Lei stava facendo tutto quello che poteva. Si morse il labbro, affondando le unghie nei palmi fino a farsi male.

«Se fa male, sono sveglia» mormorò. Si passò la lingua sul labbro, sentendo il sapore del sangue dove si era morsa. «Se sanguino, sono ancora viva», continuò.

Tirò su la manica, stringendo il pugno. La benda era al suo posto, pulita. Oltre quella, poteva vedere le cicatrici più vecchie. Ne fiorò la superficie irregolare. Poi, prese una penna.
 

Ve l'aspettavate, che fosse un'assassina? Alla prossima!

 
  
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