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Autore: gio194    02/03/2021    1 recensioni
Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDA PARTE



-"Sveglia! Svegliati dormiglione! Rudolph ha lezione alle 8 oggi. Non impari mai dai tuoi errori: non so quante volte ti ho detto di attivare la sveglia. Hai sempre bisogno di una strigliata per svegliarti, peggio di un bambino." Queste furono più o meno le dolci parole che udii quel mattino(si susseguivano con il medesimo tono di voce ormai da più di un anno).



-"È tutto così tedioso Dizzy! Potresti quantomeno ripetere variando, anziché ripetere le solite cose", replicai stizzito. -"Rudolph, stai tranquillo, arriverai in tempo per le lezioni, promesso".



-"È da più di un'ora che sono pronto", rispose solerte il giovanotto. Eh si perché si trattava di un ragazzino piuttosto atipico. La sua curiositas lo spingeva al di là di qualsiasi essere umano alla sua età. Sarebbe quasi riduttivo dire che Rudolph amava la scuola, giacché nutriva un'intensa passione per la cultura in generale. Non aveva nemmeno bisogno di frequentare la terza media e non a torto: avrebbe potuto iscriversi al liceo senza sfigurare.



-"Un genietto il mio bimbo... un portento... un fenomeno della natura" soleva ripetere Dizzy in maniera ossessiva. In realtà non ero così ottimista o soddisfatto di sapere che Rudy fosse un fuoriclasse ( comunque la si voglia intendere, lo era davvero). Lui diceva di essere molto apprezzato a scuola per il suo talento e di avere "una caterva" di amici (non so perché usasse questo termine colloquiale).



Un giorno fui spinto dalla curiosità (si badi bene non curiositas) di accompagnarlo a scuola e di verificare se quanto diceva fosse attinente alla realtà. A tal proposito decisi di coniugare l'occhio analitico da fisico con quello dell'artista francese che era solito dipingere dei capolavori nati dal buco della serratura (Degas in poche parole). Assistetti a qualcosa che non avrei mai voluto vedere, ma che fui costretto ad osservare: il processo al piccolo Rudy. Dopodiché distolsi gli occhi da quel buco alla vista di un insegnante che si stava avvicinando ad ampie falcate verso l'aula. Non volevo in alcun modo che Rudy mi vedesse, così mi diressi a gran velocità verso l'uscita. Ero del tutto assorto nei miei pensieri, e non riuscivo a spiegarmi il motivo di ciò a cui avevo assistito. Ebbi per un attimo l'impeto di voltarmi indietro e dare una bella lezione di vita a chi aveva osato "pregiudicare" il piccolo Rudy. Ma chinai il capo, come sempre del resto.



Ero irto di collera e sentivo il bisogno impellente di sbollire, così andai nel luogo più sconosciuto della città: il routertour. Si trattava di un piccolo poggio ricco di arbusti di ogni specie ed un solo grande albero, un maestoso carrubo. Era così grande che al suo interno avrebbe potuto accogliere un intero esercito( e non è un iperbole). Cercai di ripercorrere nella mia mente tutta la scena con i dialoghi, come una vera e propria opera teatrale.



- "Chi di voi sa dirmi che cos'è la quarta dimensione?" chiese madame Henry. -"Non esiste mica prof."- "È roba fantascientifica".
-"Vediamo se Rudy topo da biblioteca lo sa". Rudy non disse nulla, rimase in silenzio, con le braccia conserte ed un'aria piuttosto assorta.
-"Caspita raga, neanche un anfibio come topo Rudy non lo sa", soggiunse un ragazzino con il volto pieno di solchi
(molto probabilmente dovuti al fumo) ed una decina di piercing.
-"Vedete ragazzi, a volte anche i geni fanno cilecca", fu la chiosa del l'insegnante.
Il fatto di avere rielaborato l'accaduto mi diede tanto conforto e mi permise di fare un po' di ordine mentale. Tutta la rabbia che avevo accumulato svanì del tutto quando assistetti ad un fenomeno naturale curioso: tantissime formiche si arrabattavano per trasportare un baccello di carrubo enorme. Io notai che ce n'erano a centinaio a disposizione dalle dimensioni più ridotte , il che avrebbe richiesto loro meno fatica nel trasportarli.
Mi allontanai dall'albero con il sorriso stampato sul volto. Ero in preda all'euforia, giacché la natura ancora una volta aveva dato risposta alle mie incessanti domande esistenziali. Sapevo cosa dire al piccolo Rudy quando l'avrei rivisto quella sera a casa per cena. Quando rientrai salutai il piccolo Polly, pappagallo Cenerino molto vivace e curioso. Nel frattempo mi figurai che umore avesse Rudy dopo l'evento apocalittico che gli era occorso in mattinata. Lo cercavo per tutta casa ma non riuscivo a trovarlo, così chiesi a Polly che si mise a ciarlare: -"Dizzy angry in her room, Rudy made boom".


   
 
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