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Autore: futacookies    02/03/2021    1 recensioni
“Devil’s food cake”, aveva annunciato Crowley domenica mattina, con un sogghigno divertito. Lo stava chiaramente prendendo in giro, in quel modo bonario e amichevole che era diventato tra loro così frequente negli ultimi tempi. “Questa è per te. Però mi devi promettere che non la finisci subito.”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: scritta per la quarta settimana del cow-t di Lande di Fandom, con il prompt "Peccato di gola".
Self-projecting su Azraphel perché resistere ai dolci è difficile, soprattutto se il dolce in questione è una gloriosa torta al cioccolato.
(also pre-slash? hinted crowleyfel? both?)

 


 

Devil’s Food



 

C’è una torta in frigorifero ‒ Azraphel questo lo sa perché la torta, una splendida torta al cioccolato, l’ha portata ieri Crowley come regalo. Più specificatamente, l’ha comprata da Choccywoccydoodah, ed è, questo, un particolare che lui proprio non può ignorare, perché la rende, ai suoi occhi, una torta ancora più speciale, la torta che batte tutte le torte, con il suo gusto ricco e seducente e pericolosamente vicino al sublime, in un modo che dovrebbe essere familiare agli angeli e allo stesso tempo dovrebbe restare sconosciuto.

“Devil’s food cake”, aveva annunciato Crowley domenica mattina, con un sogghigno divertito. Lo stava chiaramente prendendo in giro, in quel modo bonario e amichevole che era diventato tra loro così frequente negli ultimi tempi. “Questa è per te. Però mi devi promettere che non la finisci subito.”

Una trappola, ovviamente. Una qualunque persona dotata di un briciolo ‒ una briciola? ‒ di buon senso avrebbe capito che si tratta di un’impresa impossibile. Domenica pomeriggio hanno bevuto il tè insieme e mangiato una fetta di torta ciascuno. Domenica sera Azraphel è andato a letto senza cena, benché il pensiero di mangiarsi una fettina minuscola, quasi invisibile, si fosse fatto strada nella sua mente e non l’avesse lasciato in pace fino a notte tarda. Lunedì mattina, per convincersi a resistere, si era concesso una pantagruelica colazione in una graziosa caffetteria a pochi passi dalla sua libreria. 

Adesso, lunedì pomeriggio, la tentazione è più forte che mai. Sta cercando di concentrarsi nella lettura di un manoscritto medievale di cui è entrato da poco in possesso, un vero colpo di fortuna con una transizione al limite del legale che però lo aveva reso felicissimo. Quindi, logicamente, la sua mente dovrebbe essere occupata dal prezioso volume. Il quale però giace, dimenticato, sulla sua scrivania.

Crowley si inviterà probabilmente a cena da lui, stasera, e sicuramente avrà modo di controllare lo stato della torta. Se dovesse trovare una fetta mancante, lo prenderebbe in giro per i prossimi trent’anni ‒ già riesce a sentirlo, “Oh, angelo, sei caduto in tentazione? Che peccato”. No, no, meglio farsi forza. Può sempre prepararsi un tè e aprire quella scatola di biscotti danesi al burro che ha comprato l’altro giorno.

Però, ecco, di certo Crowley non se la prenderebbe se lui ne mangiasse una fetta. Una piccina. Giusto per confermare che il sapore è dolce al punto giusto, con una punta di amaro data dalla ganache extra-fondente. E forse c’erano anche delle note di caffè, per accentuare il sapore del cioccolato, ma è passato così tanto tempo da quando l’ha assaggiata che ormai quasi non se lo ricorda. Sì, crede proprio che si concederà una fetta. In fondo è stato così bravo finora, si merita proprio un premio. 

Si alza dalla sua sedia, guarda quasi colpevolmente il suo libro, e si risiede immediatamente con uno sbuffo. Se solo riuscisse a distrarsi sufficientemente, è sicuro che in pochissimo tempo la torta sarebbe presto dimenticata. Quindi ritorna alla sua lettura e si promette che verso le cinque mangerà i biscotti. 

È solo che lui non ha voglia di biscotti ‒ il che è falso, ovviamente, perché lui ha sempre voglia di biscotti, perché i biscotti sono probabilmente tra le più deliziose creazioni dell’umanità, in tutte quelle forme divertenti e le centinaia di gusti disponibili. Si può dire che al momento la sua voglia di cioccolata superi quella di biscotti, e che per una sfortunata congiunzione astrale l’unica fonte di cioccolata presente in casa sua sia proprio quella torta. 

Certamente, potrebbe fare apparire qualunque altro tipo di cioccolata, in qualunque altro veicolo, ma Azraphel sa che non avrebbe lo stesso sapore della torta ‒ e che, soprattutto, non gli porterebbe la stessa soddisfazione. Ci sarebbe sempre la possibilità di far riapparire la fetta mangiata, in modo da cancellare ogni traccia di colpevolezza, ma sente che un’azione del genere, da parte sua, sarebbe semplicemente inaccettabile. Non è questa, la stoica condotta impartita in Paradiso, per cui con un sospiro pesante gira lentamente la pagina e ritorna alla sua pesta del ‘300.

Questo non è il Paradiso, però. Si trova a Londra, e ai suoi superiori non potrebbe importare di meno, che lui infranga una promessa fatta a un demone. Anzi, buon per lui. Questo dovrebbe risolvere la questione, si dice, giusto per rassicurare la propria coscienza. Si alza di nuovo, precipitandosi in cucina per impedirsi un nuovo cambiamento di idea. 

Quando apre il frigorifero, per cacciare la torta, non riesce però a soffocare il senso di colpevolezza ‒ in qualità di angelo, il concetto di peccato gli è familiare, sebbene lui non è abbia mai fatta esperienza. Ecco questo è quello che sentono gli esseri umani quando si arrendono lentamente al male. Deve essere così ‒ questa sensazione di adrenalina seguita da un forte rimorso, che può quasi sentire alla bocca dello stomaco. 

Sbatte la porta del frigorifero con una forza che quasi lo spaventa ‒ lui non camminerà sul sentiero della perdizione. No, proprio no. Non c’è torta che possa valere questo prezzo ‒ anche se la crema che la ricopre è proprio lucida come se la ricordava, anche se il suo intenso profumo di cacao gli ha colpito le narici come una sciabolata a tradimento, anche se, con suo sommo orrore, riesce a sentire l’acquolina che gli sia è rapidamente formata in bocca alla sola vista del dolce. 

Non c’è modo di uscirne, decide. Deve mangiarne una fetta, o altrimenti impazzirà lentamente finché quella torta così allettante da essere quasi scandalosa sarà l’unica immagine che il suo cervello potrà processare.

Gli tocca peccare, e l’ironia della faccenda non gli sfugge. Vuole mangiare il cibo del demonio e Crowley sicuramente avrà tenuto in mente questa eventualità nella scelta del dolce da offrirgli ‒ un gesto assolutamente casuale e quasi premuroso, che nascondeva però una grandissima insidia. Maledicendo affettuosamente Crowley, che per fortuna non è lì a testimoniare questo suo momento di debolezza, recupera dalla credenza un piattino di porcellana e una forchetta da dessert, sistemandoli accuratamente sul tavolo.

Se proprio gli tocca peccare, tanto vale farlo per bene, pensa, mentre recupera una paletta per affettare. Riapre il frigorifero e, dichiaratosi ormai sconfitto, afferra il vassoio su cui poggia la torta con entrambe le mani, per evitare una tragica caduta. 

Mentre la forchetta affonda lentamente nel fianco farcito del dolce, Azraphel non può fare a meno di pensare che un esito del genere era semplicemente inevitabile: nonostante lui non possa ricorrere alla sua corruttibile umanità per giustificarsi, certe volte nemmeno le creature angeliche possono sfuggire ad un fascino demoniaco.

Crowley, sicuramente, lo capirà. 

  
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