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Autore: DanceLikeAnHippogriff    02/03/2021    4 recensioni
Un'ombra secolare e una lanterna attraversano corridoi senza tempo, navigati e conosciuti, ma non per questo privi di sorprese. Il passato e il futuro sono destinati a incontrarsi nel cuore di un palazzo in agonia, cambiando la routine di una vita.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi'
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La figura si trascinava nell’ombra con l’incedere sicuro che solo secoli di esperienza potevano dare. I suoi passi rimbombavano per le sale, schivando abilmente colonne esanimi. Giacevano a terra lunghe distese, parte dei detriti ormai sabbia, con una grazia insolitamente curiosa.

Le omaggiò con un cenno del capo, come si renderebbe onore a un glorioso antenato, e passò oltre.

***

L’alone di luce della lampada a olio carezzava reverente i volti di statue deturpate ora dal tempo, ora da mano umana. Le iscrizioni alla base erano state cancellate ed erose, mangiate dall’umidità e dalle intemperie, e l’oro di cui erano incrostate riluceva pallido, sbeccato. Reagiva a quella ritrovata e fugace luce con un baluginio esanime, come cosciente di dover andare incontro alla sua fine. Una fine che avrebbe accolto con sollievo. Le offerte votive raccolte ai piedi di quei simulacri, rotoli di pergamena istoriata, si dissolvevano al fruscio del suo mantello. Polvere impalpabile.

La figura passò oltre. Non era suo il compito di piangere ciò che un tempo era stato.

***

All’uscita dal salone, una luce brillò in lontananza, poi scomparve. La figura sapeva di non essere sola in quei saloni agonizzanti, in quello sfarzo marcescente, eppure non accennò a voler creare alcun tipo di contatto. Una volta, gli abitanti delle sale usavano riunirsi molto più spesso, ma quei legami si erano usurati. Erano pochi coloro che mantenevano ancora l’antica usanza.

Rimase a osservare il ricordo di quel bagliore che le danzava negli occhi, poi ritornò sui suoi passi.

***

Superò le porte che davano sui polverosi archivi di quel labirinto senza tempo, trattenendo un sospiro davanti al baldacchino di ragnatele che le decorava. I guardiani se n’erano andati da tempo immemore ormai, migrati verso altri luoghi, verso promesse migliori.

Avevano scelto la vita. Non poteva biasimarli.

***

Navigò corridoi e gradinate con malcelata maestria, attraversando sale sempre più decrepite, sviscerate da crepe e rampicanti. I semi erano arrivati un giorno da chissà dove, soffocando lentamente quei luoghi nel loro oblio verde, e nessuno aveva accennato a volerli estirpare. Gli abitanti delle sale avevano chinato il capo, accettando il loro fato, e con la stessa lentezza di quei rami, erano scomparsi, uno alla volta, nel silenzio.

Con lo stesso reverente silenzio, la figura si lasciò inghiottire da quel mare smeraldino, puntando sicura alla sala successiva.

***

Strinse inconsciamente le dita attorno alla pergamena, sentendola calda contro il suo palmo. La lanterna ora proiettava un cerchio perfetto e immoto, appesa a un gancio sulla parete. Un sorriso le illuminò il volto celato dal cappuccio, e i suoi occhi incontrarono quelli di una statua perfettamente conservata, carica di colori brillanti.

Tendeva le sue pallide braccia verso di lei, in paziente ed eterna attesa. Le venature sfumate del marmo le rendevano la pelle quasi trasparente e terribilmente umana. Ai suoi piedi, pile e pile ordinate di pergamene e rotoli delle più disparate dimensioni, depositate con cautela reverenziale da coloro che dentro vi avevano riversato il loro cuore.

Lasciò scorrere lo sguardo, sentendosi attorniata, quasi sopraffatta, dal profumo inconfondibile della carta pregna di inchiostro. Dall’odore fumoso e dolciastro dell’incenso che bruciava alzandosi in pigre volute di fumo. Dalla sensazione che qualcosa si rifiutava ancora di scomparire, e che era disposta a lottare.

Si accucciò senza far rumore, tracciò col dito il nastro di raso che fermava una delle pergamene, e lo sfece con poche semplici mosse. Il serpentello rosso descrisse una breve piroetta in aria e si raccolse obbediente ai suoi piedi come una pozza lucida.

Assaporò quel momento, sorbendo le parole con la disperazione di un assetato, centellinandole per paura di annegare, bramosa di saperne di più. Poi, si fermò. Raccolse il nastro, che era rimasto in paziente attesa, sigillò nuovamente la pergamena e la posò con delicatezza al suo posto, mettendo mano alla propria.

Non riuscì a trattenere un sussulto quando una mano che non era la sua entrò nel suo campo visivo.

Si alzò in piedi di scatto, incontrando il volto aperto e sereno e gli occhi vispi di una ragazza. Non l’aveva mai vista prima d’ora. Lei indicò con gli occhi la pergamena che la figura aveva ancora in mano, accompagnando il gesto con un cenno curioso del capo, e questa esitò.

Sapeva della presenza di altri, in quei luoghi, ma questi portavano con sé il peso dei secoli, la polvere dei gradini che artigliavano la terra fin nelle sue viscere più profonde, la sapienza nei passi, la consapevolezza della fine. Era la prima volta che si trovava di fronte una scintilla di vita e, non senza imbarazzo, dovette ammettere che non sapeva come comportarsi.

“Mi avevano detto che qui avrei trovato la grandezza.” Esordì lei. La sua voce rimbalzò sulle pareti di ossidiana, riverberando nell’aria.

La figura sbatté le palpebre. Il cappuccio le oscurava il volto, celando la sua unica reazione. Dunque, la ragazza proseguì: “Sono tutti tuoi?” Le chiese, con una punta di ammirazione nella voce.

La figura scosse il capo, indecisa sul da farsi. Schiuse le labbra, poi le richiuse in una linea sottile. Poi, le schiuse di nuovo. Risucchiò un filo d’aria. Poi parlò.

“Forse un tempo,” esalò, flebile e gracchiante, “forse un tempo l’avresti trovata, qui, la grandezza che agogni.” Riprese fiato in silenzio. Non era abituata al suono della sua voce. Non dopo tutto quel tempo.

La ragazza continuò ad ascoltarla con attenzione e, comprendendo che aveva altro da dire, si limitò ad aggiustarsi sulla spalla il borsone straripante di pergamene. Si premurò di controllare che le sue penne d’oca, in bella vista, fossero meticolosamente infilate negli spazi a loro dedicati lungo lo spallaccio. Poi, sfilò una pergamena da una delle numerose tasche della sua veste e incrociò con eleganza le mani in grembo, in attesa.

Passò ancora qualche momento, dilatato dal crepitare dell’incenso che si scioglieva lento sulle braci.

“Devi averlo visto.” Emise un breve risucchio, calcandosi il cappuccio sul volto. “Qui non c’è altro che polvere e rovina.” Concluse, senza particolare enfasi. Più con una punta di sorpresa che altro.

La ragazza si limitò a sorridere educatamente, chinò il capo, e posò la sua pergamena ai piedi della statua, in uno spazio vuoto. La figura esitò.

“Questo luogo sta morendo.” Si sorprese alla sua stessa esitazione.

“Questo luogo non può morire, non del tutto. E se morirà, la nostra gente troverà il modo di rinascere.”

Poi, prese con grazia la sua lanterna dalla fiamma che guizzava impaziente, e si avventurò per i corridoi, con passo meno esperto della figura, ma carico di aspettative.

***

Il rumore dei suoi passi, accompagnato dal cigolio della lanterna, era rassicurante. Dopo tutto quel tempo, era raro che permettesse alla sua mente di impregnarsi di nostalgia. Il silenzio e l’oscurità potevano condurre spesso alla follia; ma la nostalgia, era quella che fregava. La figura si permise di intingere un dito in quella pozza di lacrime, pregustandone il sale, rigirandolo sulla lingua, lasciando che i ricordi stinti brillassero degli antichi fasti.

Per quanto vuote e spente, pensò, ci sarebbe sempre stato qualcuno a calcare il marmo di quelle sale, a costruirne di nuove, a popolarle, inebriandosi di danze e di feste.

Carico di passione.

Di offerte.

Di storie.

 


 

Note dell'autrice: Che ci posso fare? Amo il DRAMA e le ambientazioni da favola con un leggero tocco di mistero - chef's kiss-. Mi sono divertita molto a scrivere questa storia, spero che divertirà anche voi e, chissà, forse avete capito l'analogia?
Probabilmente no, ma sono curiosa di sapere cosa ne pensate, cosa ci avete visto, in chi vi siete riconosciuti...! Insomma, spero che qualcosa questo briciolo di follia su schermo ve l'abbia data!

Ringrazio Nereisi perché è proprio da una delle nostre conversazioni che ho tratto spunto per questo brano (andate a leggere le sue storie meticolosamente progettate, non ve ne pentirete). Insieme a lei, vorrei ringraziare anche tutte le persone che continuano a bazzicare su questo sito, le lanternine nel buio, soprattutto CrispyGarden e GaTTaRa PaZZa. Ci inserisco anche _ L a l a perché, nonostante non pubblichi più, mi diverte molto aver scoperto il suo profilo così tardi. La misteriosa figura è ispirata proprio a noi cariatidi che da EFP non ci siamo mai scollate - o che l'abbiamo fatto per poi tornarci come dei polli.

  
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