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Autore: Alarnis    03/03/2021    4 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pugnale

 
“E’ un pugnale.” sbiancò Nicandro nel vedere l’oggetto che Mavio aveva svolto da un fazzoletto e adagiato sul tavolo davanti a loro.
Lavinia gli si fece più vicina, inclinando il suo sguardo su di lui per incoraggiarlo “Crediamo possa essere di Ludovico quando è fuggito… Deve averlo portato con sé nella fuga e forse se ne è liberato poco prima del nostro arrivo.” disse con voce delicata. “E’ la cosa più recente che possiamo aver trovato di lui..” si giustificò.
Che ci fosse ancora un qualche legame con l’uomo che l’aveva brandito?
Nicandro parve osservarne la lama. Era sbeccato ma deglutì ugualmente nel silenzio che era calato nella stanza.
Forse poteva essere stato usato come utensile ma essenzialmente era un’arma. Di quelle adatte al combattimento corpo a corpo. Aveva una guardia trasversale per evitare che la mano scivolasse dal manico sulla lama quando si effettuava un affondo, una punta acuminata per una migliore penetrazione e filo a doppio taglio per poter sferrare fendenti con entrambi i lati della lama. Decisamente era stato usato per difesa e offesa, chissà in quanti e svariati contesti, rifletté Lavinia. Personalmente non adorava i pugnali, preferendo la spada, ma c’era chi tra i loro soldati che ne aveva proprio una venerazione. Il giovane e biondo Enrico, per esempio, quando aveva due soldi ne barattava vecchi per nuovi e “minacciosi” come diceva lui, spocchioso agli scherni dei compagni. Bhe! Ma Enrico non era completamente a posto, rifletté Lavinia. Era un tipo sadichetto e lo si capiva dagli occhi azzurri e fissi con cui ti fissava insistente fino a metterti a disagio. Uno dei tanti leccapiedi che trovavano in Gregorio e nel suo modo di comandare la loro giusta alcova.
La lama sberciata non tagliava già più. Era logoro e usato, ma avrebbe ancora lavorato egregiamente nuovamente lussato il filo: attenta al suo uso più che a ciò che rappresentasse.
“Allora?” si spazientì Gregorio, la cui voce uscì insofferente e molto poco accomodante, spicciando Nicandro che di malavoglia sporse la mano restio però a toccare la lama.
Pensò che rivolgendogli un sorriso, questo bastasse a stemperare la tensione di Nicandro.
Vide le dita incerte se proseguire in quella traiettoria, mentre Gregorio sarcastico avvertiva con voce mordace “Non morde.”, come se il giovinetto fosse di tutt’altro avviso.
Una cruda tirata di capelli portò all’indietro il collo di Nicandro che urlò; le caviglie che si sollevavano da terra; prima che Gregorio di colpo lo liberasse. “Vediamo di spicciarci!”. Mavio fu lesto a sorreggere Nicandro quanto lei restò basita, anche se poteva immaginare che Gregorio non amava le attese.
“Dovesti sapere che una guerra non si vince tergiversando.” si giustificò con lei.
Lezioni di opportunità che non ammettevano contradditorio.
Si rimangiò tutte le insolenze che aveva in gola. Basta! Troviamo Ludovico, si disse e strappando Nicandro a Mavio vomitò “Fallo!”. Lei aveva abbracciato la guerra, come le sue vittorie; non le sconfitte e Nicandro non doveva fare i capricci. Fallo o ti ucciderà, pregò con l’anima al cielo. Sul mio onore aveva promesso. Lo proteggerò sul mio onore aveva giurato, ma il come era lei a deciderlo in base alle circostanze.
Strattonò Nicandro solo di poco, mettendo in chiaro al fratello Sono con te.
Ed ora erano nuovamente al punto di partenza, dinanzi al pugnale, che Nicandro accettò con un respiro, nasale. Sembrò per un istante avere la stessa determinazione del cugino quando squadrò l’inerme arma, ma fu la mano di Gregorio ad abbassargliela veloce, costringendolo a stringere, chiudendolo in una morsa.
“Concentrati!” ordinò Gregorio. Ormai non c’era scampo a quell’epilogo.
Nicandro dominò la paura o forse temeva di più Gregorio di tutto il resto, Lavinia non ebbe dubbio; vedendolo chiudere gli occhi e raccogliere la concentrazione.
Diciamo che pure il nerbo di Mavio ebbe un leggero tracollo di fronte al slavarsi del viso di Nicandro e alla sua sofferenza; il sudore della fronte umettata di goccioline, le labbra stinte che sembravano sul punto di evocare qualcosa.
In quel tracollo un ordine al suo signore “Allontanat...”, che obbligò Lavinia ad assestare a Mavio, con un moto dell’avambraccio, un pugno in pieno viso perché non concludesse “..tegli la mano”. Meglio quello che altro. Mavio! Non ti ci mettere anche tu! avrebbe voluto urlare per la frustrazione, sapendo bene che Moros non ci avrebbe messo un istante a offenderla dicendole che se l’era meritata da sola quella situazione.
Forse era vero; perché lui sì aveva a cuore chi amava, anche se i loro proclami bandivano tutt’altro.
Gregorio non certo per premura verso Nicandro o per seguire il velato consiglio del buon Mavio allentò la stretta, guidando poi la mano del pupillo a staccarsi, facendogli riprendere all’istante un fiato che gli si era fatto corto ma che non osò negare la risposta che attendevano.
Gregorio sorresse Nicandro. “Nulla ho visto di Ludovico o dei suoi uomini.” espettorò tra colpi di tosse il ragazzino. Non c’era nulla di spontaneo nell’uso che Gregorio richiedeva di quel potere, ma nonostante questo a quella confessione Gregorio lo abbandonò deluso e se già non fosse incattivito sottolineò “Tutto qui?”.
La sottile figura di Nicandro si lasciò andare a terra, stanca, ma il suo viso aveva ripreso un leggero colorito di pesca che gli velava le guance delicate.
Le premonizioni se spontanee svelavano come petali le trame della vita ma indagare con presuntuosa arroganza passato, presente e futuro per passatempo e personale tornaconto richiedeva uno scotto, a cui tuttavia non sarebbe incorso Gregorio.
Mavio, la mano ancora al naso, con l’altro braccio si abbassò ad aiutare Nicandro; Lavinia li aiutò entrambi, mentre Gregorio sboccava “Incompetenti!”, sfogandosi con un grido isterico, prima di andarsene sbattendo la porta. Avrebbe per loro fortuna sfogato la propria rabbia altrove.
   
 
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