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Autore: daffodil_damask    03/03/2021    0 recensioni
«Qui Benzene.
Se siete gli stronzi della I-corp, vaffanculo. Non c'è nulla di interessante per voi qui.
...Se non lo siete, allora sapete dove mi trovo. Rifugio 6F a nord-est, ho informazioni. So cosa è successo all'Accademia Militare Centrale di Demos.
Oh, e portate una bottiglia di Red Seth quando arrivate, grazie. Passo e chiudo.»
.
| Sci-fi | Azione | Introspettivo |
[Raccolta di storie autoconclusive in ordine cronologico degli eventi, collegate tra loro dai personaggi che le animano.]
[Ultima storia aggiunta: capitolo 3, "Home"]
Genere: Azione, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I wanna know, when it get real

Who gon' be out on the front line in the field?

Who gon' be there for the good times and the bad?

I'm already knowin' ain't nobody got my back

 

 

 

 

«E va bene, vieni con me. Andiamo via di qui.»

Questo è inaspettato. Non sembra vero. Averle sognate per tutti questi mesi aveva reso tali parole sempre più distanti e utopiche, al punto di credere che non le avrebbe mai sentite.

Lui è accovacciato sul cassone posteriore di un vecchio fuoristrada, con la targa resa illeggibile da un'abbondante dose di fiamma ossidrica. Lei è in ginocchio sull'asfalto, con i pantaloni strappati e le ginocchia graffiate, aggrappata con la mano destra al rollbar del veicolo.

«Mi hai sentito? Muoviti!»

Gli occhi di Carven si abbassano sulla mano metallica che l'androide le sta porgendo, poi ritornano sui suoi occhi gialli privi di pupilla. Sembrerebbe umano, se non fosse per il braccio sostituito con una protesi metallica e il viso per metà deformato da quelle che sembrano vecchie ustioni da acido. La sua corporatura imponente, tuttavia, scoraggia qualsiasi domanda a riguardo.

La ragazza ha le labbra socchiuse, forse per pronunciare qualche parola di ringraziamento o per esprimere la sua incredulità; nonostante il fiume di parole che aveva riversato fino a un attimo prima, ora non riesce a pronunciare nemmeno una sillaba.

 

Due secchi spari di pistola la riportano alla realtà. Non è questo il momento di parlare. «Sì,» balbetta, annuendo velocemente e afferrando la mano che le è stata posta, «andiamo.»

L'androide la solleva di peso e la carica sul veicolo, prima di mettersi lui stesso alla guida. Preme il piede sull'acceleratore, prende velocità appena in tempo per girare a sinistra sulla 58esima e far perdere le loro tracce dopo qualche altra curva. Le sirene della polizia sono ormai lontane, sembra.

 

«Non so ancora come ti chiami,» azzarda Carven quando lui ferma il veicolo in un angolo riparato di una strada secondaria, vicino a un cassonetto della spazzatura. È ormai notte e i traballanti lampioni di periferia non illuminano molto, quando sono accesi.

L'androide scende senza dire una parola. Le fa cenno di fare lo stesso, poi copre il veicolo con un telone e vi getta davanti un paio di sacchi del pattume. Solo una volta completata la sua opera si volta verso di lei.

«Argon,» risponde sbrigativo. «Non siamo ancora al sicuro. Sai nasconderti?»

La ragazza annuisce. Si sistema al meglio i vestiti ma è certa che l'odore che ha addosso non sia dei migliori. La puzza dei fumogeni le gratta ancora le vie respiratorie.

«Sai sparare?» Chiede lui.

«Non ho fatto molta pratica, ma sì.»

Argon le allunga un'arma. È una pistola dalla canna lunga, carica laser, un po' unta e sporca di polvere scura. «Mirino anteriore. Mirino posteriore. Sicura. Grilletto.» Lui nomina le parti mentre le indica con il dito metallico. «Se sei nei guai, spara. Ma meglio se ti nascondi, prima. Prima ti nascondi e poi, se non puoi fare altro, spari, intesi? Hai dieci colpi.»

Carven ascolta nel silenzio più totale. Non ha mai taciuto così a lungo in presenza di Argon. «Ricevuto.»

«Dietro di te.»

 

Carven impiega un attimo di troppo per capire cosa fare. La sua testa non fa in tempo a registrare il suono del proiettile; girandosi, vede un corpo vestito di blu e grigio cadere inerme.

«Lezione uno: sopravvivere. Impara a proteggere te stessa,» la rimprovera l'androide, prendendole la mano e premendole la pistola sul palmo. «Ora hai nove colpi. Tieni il conto.»

Un brivido freddo scuote la schiena di Carven. Una parte di lei si chiede se chiedere l'aiuto di uno sconosciuto sia davvero la scelta giusta.

«D'accordo,» annuisce ancora, voltando le spalle al poliziotto a terra.

«La polizia mi sta ancora cercando. Ce ne andiamo prima che ci trovino.»

Argon estrae dallo zaino alle sue spalle una lancia priva di punta e preme una coppia di pulsanti a metà di essa, rivelando con un rumore ipnotico tre fiamme di energia rossa sulla parte alta dell'asta. Fatto ciò, si incammina verso strade più buie, guardandosi in giro sospettoso e annusando l'aria. Carven lo segue, qualche passo dietro di lui, stringendo la propria pistola in mano.

Poco dopo Argon si ferma, ma non si volta. Davanti a lui c'è una via angusta e completamente buia, in cui dopo pochi metri non si vede più nulla. Non c'è luce nemmeno in lontananza, Carven non può stimare quanto sia lunga. Ammesso che abbia una fine.

«Hai paura del buio?»

Sembra una domanda infantile, ma il tono usato da Argon è tutt'altro che giocoso. Anzi, è come se la risposta a quelle quattro parole possa determinare il destino di Carven.

«No. Non ho paura del buio.»

Deve ripeterlo, perché la prima volta le labbra si muovono senza che le corde vocali producano suono. Sente lo stomaco stringersi e il petto gonfiarsi, come se avesse firmato un patto con diavolo e allo stesso tempo si fosse liberata da un macigno. Come se fosse un passo più vicino a una nuova vita.

L'androide volta il viso e parte del busto, guardandola oltre la propria spalla destra. È un po' difficile da distinguere, ma sulla parte di volto non deformato di Argon pare essersi disegnato un sorriso. «Allora seguimi,» mormora prima di addentrarsi nell'oscurità.

Carven inspira, poi si affretta a seguire Argon. Le passano davanti tutti i dubbi di una vita, tutte le ramanzine fatte dai genitori, tutti i bei momenti che ha passato con Ryker, tutte le atrocità a cui è stata testimone dopo aver perso il lavoro e la casa.

"È tempo di cambiare", continua a ripetersi man mano che avanza. "Domani sarà migliore." Una promessa che fa a sé stessa da troppo tempo e che è ora di realizzare.

 

Nonostante la determinazione, la via da percorrere sembra terrificante. Il buio, il silenzio, i pericoli nascosti nell'ombra, il fatto di non sapere di chi fidarsi. 

"...Al diavolo. Meglio morire provandoci che vivere con il rimorso."

La luce rossa dell'arma di Argon è l'unica lanterna in quella strada buia.

   
 
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