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Autore: Lila May    04/03/2021    0 recensioni
{Priest Seto x Kisara}
❝Kisara viveva in quel palazzo opulento e ricco di fasto, ma come una reietta, non come un’ospite, e lo sapeva. Passando il suo tempo nelle segrete, stordita ella stessa dall’immenso potere che custodiva dentro di sé, la mente spesso le si oscurava finché a furia di contenere pensieri brutti non le si bloccava.
I suoi unici momenti di gioia e spensieratezza glieli regalava Seth.
Perché era Seth che veniva a prenderla quando il sole calava sul Nilo reso roseo dei bagliori del tramonto, cedendo il trono ad un’altra notte nera. Era Seth che le acciuffava la mano, deciso, e con quel suo brusco modo di fare le diceva “andiamo, ragazza.”, prima di trascinarla via da quel posto buio e umido.
Era sempre Seth poi che, chiuse le porte della sua camera, le si gettava addosso e, abbracciandola nostalgico, le sussurrava tra i capelli di non aver atteso altro da tutto il giorno.❞
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Mizushipping}
{Priest Seth/Seto x Kisara}
 
 
 
-I tuoi occhi, Seth… ti ho mai detto quanto amo i tuoi occhi?
Seth sorrise languido e si voltò in direzione del letto sfatto al centro della stanza. -Me lo ripeti tutti i giorni, Kisara.
-Non è mai abbastanza.
-Meglio così.
Kisara ricambiò il sorriso gentile del partner intanto che i primi, tiepidi raggi di sole si premunivano di coprirle di luce bianca il dolce corpo abbandonato tra i cuscini. Era finalmente desta. Spettinata, assonnata, forse un po’ stordita dal caldo, ma desta. Aveva dormito profondamente tutta la notte, così tanto, e facendo così poco rumore con quel suo esile respiro che Seth ad un certo punto si era alzato e l’aveva creduta morta, e apprensivo le aveva adagiato una mano sul cuore per assicurarsi battesse ancora. Qualche ora dopo aveva riaperto gli occhi, svegliato dal nitrito distante di un cavallo delle scuderie, e si era ritrovato ancora fermo in quella posizione; con la mano adagiata sullo sterno sporgente di Kisara, e il suo battito d’uccellino trattenuto gelosamente nelle rughe del palmo.  
-Buongiorno.- le disse, dolce, e si spostò per raggiungere la sedia e infilarsi una tunica leggera di lino. -E ben svegliata. Come ti senti?
-Sto benissimo.- Kisara aprì di getto i grandi occhi blu. Poi, dopo aver sbadigliato, si stiracchiò e si mise a sedere per prendere domestichezza con l’intorpidimento mattutino. Era completamente nuda, ma i capelli erano così lunghi che le bastò flettere di un poco la testa perché le ciocche le scivolassero morbosamente davanti al petto e sulle cosce magre, provvedendo a coprirla quasi del tutto. -Sai, Seth… ti ho sognato ancora.- annunciò, cingendosi infantile le caviglie.
-Spero sia stato un bel sogno.
Dopo una breve esitazione, Kisara sorrise ancora. -Oh, sì. Sì… lo è stato. Quando ci sei tu accanto a me, riesco solo a pensare al positivo.
Seth posò un ginocchio sul limitare del letto e si allungò per rubarle un bacio furtivo dalle labbra. -Meglio così, allora, ragazza dai capelli bianchi- le disse, prima di acciuffarle una ciocca lattea di capelli e passarsela sul mento a mo’ di carezza fugace.
Le notti di Kisara erano sempre costellate di incubi atroci. Quando la sua mente non sognava, qualcosa lo stesso arrivava a turbarle di angosce l’animo, e a quel punto diveniva difficile persino dormire. Non erano momenti facili. Non lo erano nemmeno le notti.
Kisara viveva in quel palazzo opulento e ricco di fasto, ma come una reietta, non come un’ospite, e lo sapeva. Passando il suo tempo nelle segrete, stordita ella stessa dall’immenso potere che custodiva dentro di sé, la mente spesso le si oscurava finché a furia di contenere pensieri brutti non le si bloccava.
I suoi unici momenti di gioia e spensieratezza glieli regalava Seth.
 
Perché era Seth che veniva a prenderla quando il sole calava sul Nilo reso roseo dei bagliori del tramonto, cedendo il trono ad un’altra notte nera. Era Seth che le acciuffava la mano, deciso, e con quel suo brusco modo di fare le diceva “andiamo, ragazza.”, prima di trascinarla via da quel posto buio e umido.
Era sempre Seth poi che, chiuse le porte della sua camera, le si gettava addosso e, abbracciandola nostalgico, le sussurrava tra i capelli di non aver atteso altro da tutto il giorno.
Era lui, tra loro, che la baciava sempre per primo, che la spogliava per primo, che poi la invitava con sguardo adorante a fare lo stesso con il suo corpo, a sfilacciargli il girocollo di perle, a graffiarlo, morderlo, sfogarsi e farne, del giovane, ciò che più lei desiderava. “Fammi male Kisara.
Fammi male”, le diceva.
Ed era sempre Seth quello che le spazzolava i capelli dopo che terminavano di fare l’amore, perché Kisara gli chiedeva sempre implorante di spettinarglieli e tirarglieli come le redini di un cavallo selvaggio. “Fammi sentire viva Seth”, lo implorava.
Fammi sentire viva.”
Era Seth, il suo mondo. Un mondo dove Kisara cessava di essere un mostro alato dal potere incommensurabilmente grande e tornava a vestire i panni di una semplice contadina ambiziosa e piena di sogni. Un mondo che dentro agli occhi del ragazzo pulsava di vita ed esisteva solo perché fosse al suo servizio, per isuoi momenti no, ma anche per i momenti felici.
Non se lo erano mai detti, ancora. I baci e gli sguardi avevano sempre preferito parlare per loro.
Kisara con Seth stava bene, di un bene che non poteva spiegarsi se non nella semplicità delle piccole cose. Aveva imparato, nel loro quotidiano straordinario, a riconoscere i suoi passi nel sonno, a cogliere le note del suo profumo di miele impregnare l’aria quando si girava dall’altra parte del letto per stare più comodo, quando il fruscio delle lenzuola le scatenava le narici e i sensi e la faceva sorridere. Aveva imparato, di lui, a capire dalla forza dei suoi abbracci quando stava bene o era turbato, dal suo modo di piegare la bocca quando voleva baciarle il collo e fare l’amore con lei, oppure stare semplicemente a tenersi la mano, come due bambini incapaci di dar forma a quello struggente sentimento che tute le volte attanagliava loro lo stomaco e li faceva gridare dentro di gioia.
Di Seth Kisara stava imparando a conoscere ed amare tutto quanto lui aveva da offrirle.
Ciò che più adorava del ragazzo, però, era osservarlo prepararsi e agghindarsi per rimettersi fiero al servizio dell’Egitto e del suo giovanissimo Faraone. Era stupido amare una cosa del genere, eppure se a Kisara avessero mai chiesto, un giorno, quale fosse il tratto che ella più adorava di Seth, avrebbe risposto così.
“Quando si prepara il mattino presto”.
Poteva suonare un po’ stramba come risposta. Anzi, sicuramente lo era, poiché c’erano tanti altri buoni motivi per amare un uomo come lui – e Kisara lo sapeva bene. Tuttavia, per lei osservarlo indossare bracciali, mantello e copricapo possedeva un valore inestimabile, prezioso e autentico.
Essendo, Seth, uno dei sei guardiani sacri del faraone Atem, era tenuto a svolgere un rituale mattutino di pulizia e bellezza che gli garantisse di presentarsi al cospetto del sovrano nella massima delle perfezioni, puro di spirito, pronto a combattere e calato magistralmente nel suo ruolo – un ruolo importantissimo, di consigliere e protettore, di guardiano e guida verso la luce. Seth ci teneva molto a che la sua immagine non guastasse quella di Atem, e impiegava una cura spaventosa a soffermarsi su ogni minimo dettaglio di sé; dai calzari, alle pieghe della tunica, ai pesanti anelli intorno ai bicipiti.
Ma per Kisara quello era un momento sacro. Il momento in cui soleva rotolarsi prona sul letto, incastrando il mento contro i palmi delle mani per poterlo guardare incipriarsi e farsi più bello di quanto già non fosse. Amava farlo perché era come vivere a pieno spirito uno squarcio di assoluta normalità in un mondo dove, nel suo caso, la normalità era un’eccezione, sia dentro che fuori di lei.
Osservare un rituale che per Seth era la norma finiva sempre per darle la sensazione di farne un po’ parte. Kisara, la quotidianità di Seth. Seth, la quotidianità di Kisara. Lei era la moglie, lui era il marito. Una coppia come tante, una mattina come tante nelle loro stanze piene dei loro oggetti, vestiti, capelli, sospiri e segreti. In quell’istante sembravano entrambi privi di problemi, diventavano complici del loro amore e basta, e non serviva altro; Seth si vestiva, lei lo guardava sul loro letto, sul loro amore, mentre il sole baciava entrambi e il palazzo profumava di casa, e le chiacchiere delle guardie reali tramutavano lentamente negli schiamazzi lontani di popolani e bambini.
Per lei era vitale assistere muta. Era insito nei suoi bisogni credere che un po’ di pace e tranquillità potesse davvero, un giorno, venire a far parte di loro.
Niente draghi, niente inseguimenti, niente sassi a scarnificarle le gambe. Solo, svegliarsi e trovare Seth intento a vestirsi. Solo questo.
Kisara non aveva bisogno di altro.
-Questa notte…- mormorò, scuotendo un poco le spalle nivee. -Ho sentito la tua mano sul petto.
Seth la guardò. I capelli bruni e fondenti brillavano spettinati sulla sua fronte lievemente corrugata. -Eri immobile come un cadavere. Mi sono preoccupato.
-Ti preoccupi troppo per me.
-Concedimelo. Cerco solo di proteggerti.
-Quando siamo tra noi non c’è bisogno. Lo sai Seth.
Lei gli sorrise, ma questa volta lui non ricambiò. Le diede le spalle e si sedette su uno sgabello, prima di afferrare uno specchio di bronzo e riflettere su di esso il viso tagliente.
Dopodiché, posizionatolo in maniera da non risultargli scomodo, aprì un tubetto di bistro nero. Lo adagiò su un mobile, per chinarsi e prendere un bastoncino.
Fu in quel momento che la mano di Kisara lo fermò. -Uh..
-Non è uno sbaglio, Seth. Ma permettiti di stare tranquillo.- gli disse la ragazza. Poi gli adagiò due mani piccole sul petto e lo spinse contro il materasso sfatto, per farlo sedere. Seth acconsentì, confuso.
Kisara prese la boccetta e il bastoncino, e gli montò sulle cosce.
-Quando siamo io e te…- iniziò, intingendone il bulbo nel liquame nero. -non devi avere paura di niente.
-Non ho paura di noi.- Seth chiuse gli occhi quando le mani gentili di Kisara si adagiarono sulla sua guancia, in modo da tenergli fermo il viso durante il trucco. Il bastoncino andò ad adagiarglisi delicatamente intorno alle palpebre, pronto a lasciare profonde ed intense incisioni nere. -E’ che… a volte il saperti accanto a me mi spaventa. Non… non sono abituato.
Kisara gli sollevò le frange e gli adagiò un bacio sulla fronte. Le rughe si dissiparono così come si erano venute a formare. -E’ normale.
-Lo so. Ma la normalità mi fa paura, Kisara.- replicò Seth schiudendo dolcemente gli occhi blu per guardarla.
Kisara lo tirò a sé e continuò imperterrita a truccarlo, tenendogli il mento contro i seni e il naso affondato nel petto. Seth rispose abbracciandole i fianchi con le braccia, tenero, e così rimasero, a cullarsi e coccolarsi e volersi bene. Kisara comprendeva la sua paura. La comprendeva, perché la viveva anche lei. Il costante terrore di perderlo, la costante ansia di saperlo indifeso, insicuro, spaventato, erano tutte sensazioni che la tormentavano.
Temeva di smarrirlo più di quanto temesse di smarrire sé stessa, e sapeva che anche per lui era così. Ma se c’era una cosa che più le indolenziva il cuore, quella era vedere Seth spaventato da lei. Terrificato dalla loro normalità. Dai loro momenti.
Dall’idea estenuante che un giorno qualcuno l’avrebbe portata via da lui e non sarebbe più rimasto niente. Nemmeno quello. Nemmeno quel poco che stavano sperimentando adesso.
E quella paura irrefrenabile e violenta lo portava ad essere protettivo anche mentre dormivano. Lo portava ad innervosirsi se non riusciva ad andare da lei per un motivo o per l’altro, lo costringevano a dubitare di sé stesso e del suo amore perché era stato lui, lui, il bastardo assetato di potere, ad averla messa lì, ed era colpa sua se adesso si era innamorato e, a causa del giuramento fatto ad Akhenaden, non riusciva a trovare il coraggio di farla scappare via.
Seth temeva di adagiarsi su un trono che non gli spettava e distruggere tutto. E lei temeva di portarlo a distruggerlo.
-Dobbiamo imparare a godere dei momenti che abbiamo insieme.
-E se dovessi perderti Kisara…- le palpebre chiuse di Seth tremarono vistosamente, intanto che il suo abbraccio si faceva mordace e apprensivo. -se non dovessi essere forte abbastanza per te… se dovesse succedere qualcosa… io non voglio… io…
-Non devi avere paura Seth- Kisara terminò di disegnargli gli occhi, e collegò con due linee nette le sopracciglia alle strisce nere che si diramavano dai margini inferiori e superiori delle palpebre. A lavoro finito, scese dalle gambe del ragazzo per riporre tutto al proprio posto.
Seth riaprì gli occhi e la cercò con lo sguardo. -Kisara…- mormorò, sfiorandosi il trucco con le dita. -Grazie.
Kisara sorrise prima di baciarlo affettuosa sulle labbra. -Adesso riaccompagnami alle celle. Ti aspetto questa notte.

 
 
 
 
 𓂀

 
 
 
Note.
doverose note prima di iniziare l’angolino, anche se sono assolutamente scontate. Il Khol/Kajal è (era?) una tintura nera, spessa, ricavata da un mix naturale di galena/malachite + grasso animale (ne esistevano comunque diverse versioni e anche diversi colori probabilmente), che gli antichi egizi applicavano intorno agli occhi per proteggersi da qualsiasi cosa: raggi del sole, insetti, ma anche macumbe varie ecc ecc. Siccome sappiamo tutti quello che succede a questi due, il fatto che sia Kisara a metterglielo, in questa storia, preannuncia, anticipa (?), in un certo senso, il legame che unirà poi Seth e Drago Bianco / Kaiba e Drago Bianco. Un legame basato su un amore che non è potuto sbocciare, ma che fonda le sue radici in qualcosa di ancora più importante poiché dipende dalla volontà assoluta di Kisara: il voler continuare ad “esistere” per proteggere Seth.
*esplode cuore*
Come dice lei stessa post mortem mentre Seth crede di star allucinando malissimolet me protect you with the light of my spirit” (sì intanto mi sono recuperata pure la parte del manga incentrata delle memorie (?)). E qui, nella mia storia, Kisara protegge Seth attraverso una azione banalissima e quotidiana dei loro tempi che però per lei ha un significato immenso: poter truccare il proprio ragazzo (mi si scioglie sempre il cuore a definire Seth il ragazzo di Kisara <3) come si fa in un contesto normale. Una normalità che non è mai esistita dentro e intorno a lei ma che lui riesce a regalarle in tanti piccoli gesti, cosa assolutamente non scontata per una che ha un fucking dragon come migliore amico e i capelli BIANCHI
E basta, io amo questi due. Soprattutto Seth. Seth merita più amore in questo mondo.

Detto questo, ringrazio chi leggerà la storia, chi la metterà in una delle tre cartelline o chi passerà a recensire. Ho scritto e sto continuando a scrivere tantissimo su loro due, quindi sicuramente tornerò a pubblicare altro.
Per adesso, adios!
 
Lila
   
 
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