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Autore: hapworth    04/03/2021    0 recensioni
Non importava il momento, non importava come, bastava uno scambio di sguardi casuale, un cenno del capo, un saluto, un sorriso. E a Xue Yang sembrava che valesse la pena vivere giusto un altro po' in quella che era la sua esistenza.
[Xiao Xingchen/Xue Yang]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Xiao XingChen, Xue Yang
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'My reason'
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Devo davvero prendere in considerazione l'idea di scrivere una minilong su questo filone, anche perché scrivere robettine brevi non mi dà la stessa soddisfazione - o meglio, non mi permette di avere un quadro completo della trama, proprio per come li ho strutturati.
In ogni caso, ecco una nuova robetta strappabudella con xy studente innamorato segretamente del professore xxc.
Vi auguro una buona lettura!

hapworth

Polaroid

Quanta importanza si poteva dare a un singolo istante? Se lo avessero chiesto a Yang, probabilmente avrebbe risposto che valeva tutta una vita, che era ciò di cui si nutriva la sua anima da sempre. Non aveva imparato a fare altro, sempre a racimolare silenziosamente istanti rubati di tranquillità, di pace e tenerezza.
Non era stato che un caso, ciò che gli era capitato durante un giorno qualunque. Gli era stato mostrato quasi con noncuranza; aveva sentito per la prima volta il cuore palpitare e da allora ne era diventato dipendente. Viveva ancora di istanti, di momenti rubati nella propria vita per tenerli nella propria memoria, ma aveva raggiunto uno stadio molto più avanzato quando Xiao Xingchen era entrato nella sua quotidianità.
Non importava il momento, non importava come, bastava uno scambio di sguardi casuale, un cenno del capo, un saluto, un sorriso. E a Xue Yang sembrava che valesse la pena vivere giusto un altro po' in quella che era la sua esistenza.
Era sbagliato? Forse sì, perché il suo era un amore molto vicino a essere dolore, desiderio di essere felice, mescolato a quello di fare del male e bene insieme, qualcosa di incomprensibile e inesprimibile solo a parole. Ma non aveva mai fatto male a nessuno, si limitava a seguire la figura alta che gli dava sempre le spalle, a cercarne un cenno, uno sguardo, per racchiuderlo dentro di sé.
Era una cosa bella nella sua vita, forse l'unica arrivati a quel punto, e non voleva lasciarla andare.
Amava ogni singolo istante come se fosse l'ultimo e la sua vita non era che un album di foto, rubate a momenti felici – o che aveva reputato tali – nel proprio vivere.
Ricordava l'ultima volta che sua madre lo aveva stretto a sé, come se fosse importante, come se valesse davvero qualcosa. Lo aveva racchiuso dentro di sé, ma era un ricordo così distante ormai, che quasi non ne rammentava neppure il sapore, la sensazione, il battito di cuore. Era stato tutto risucchiato dall'odio e il disprezzo, dal dolore e dal disinteresse.
Non aveva ricordi felici di suo padre per lo stesso motivo; forse c'era stato un tempo in cui aveva scambiato certe cose per ingenuità, ma quando il dolore aveva prevalso su tutto, aveva dimenticato e strappato ogni singolo fotogramma. La dissociazione da se stesso era ciò che gli rimaneva ormai in quei momenti, l'unico modo che aveva la sua anima per sopravvivere e provare a ricostruirsi pezzo dopo pezzo sempre più deformata e spezzata.
E poi c'era il professore. La sua mano sulla sua pelle, tra i suoi capelli; la voce, la sua preoccupazione palpabile. C'era tutto, di Xiao Xingchen, nella sua mente. Ogni singola cosa, non passava attimo che non ne archiviasse ossessivamente dettagli nuovi, solo per ritrovarli e pensare a qualcosa di diverso quando la vita gli veniva strappata lentamente, pezzo dopo pezzo.
Era lì, la sua anima, riusciva quasi a figurarsela attorcigliata a una polaroid in bianco e nero – gli avrebbe donato, l'assenza di colore e le mille gradazioni di grigio – dove Xiao Xingchen sorrideva in modo malinconico pensando a lui, solo a lui. No, non lo avrebbe mai lasciato andare, anche se non sarebbe mai stato suo.

Fu un caso che mentre pensava a tutto ciò, al suo fianco passasse proprio l'oggetto dei suoi pensieri.
«Xue Yang.»
«Prof.» fu il suo saluto; un po' irrispettoso, forse, ma Xiao non sembrava mai prestarci particolarmente attenzione. Era così bravo e gentile, così perfetto nel suo ruolo, che Yang a volte pensava quanto sarebbe stato bello sporcarlo e farlo piangere, ricoprirlo di ferite e vedere la vita che, lentamente, lo abbandonava tra le sue braccia. Sarebbe stato suo, ma poi?
«Ti vedo pensieroso. A cosa pensavi?»
«A una polaroid, una in bianco e nero. Sa se si possono fare?» aveva l'immagine del sorriso triste di Xingchen ancora nella mente, mentre il suo professore in carne e ossa, abbozzava un'espressione divertita. «Perché non ti iscrivi al club di fotografia? Potresti scoprirlo.»
E, anche se era un'idea stupida, a cui non aveva mai pensato, Xue Yang sorrise al pensiero, mentre il professore veniva chiamato altrove e con un cenno si congedava prima di sentire la sua risposta. Non importava, sapeva che era impegnato e che non era il suo unico pensiero.
«Magari sì.» mormorò a vuoto, quella prospettiva che si formava timidamente nella sua mente.
Magari riuscirò a farle una foto in bianco e nero, un giorno.


Fine
   
 
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