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Autore: gio194    05/03/2021    1 recensioni
Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUARTA PARTE.Camminai per circa un chilometro, fin quando non fui costretto a fermarmi per la fatica e caddi a terra ansimando. Mi ci volle qualche minuto per riprendere fiato e tirarmi su, ma questo sforzo sovrumano fu ampiamente ripagato dalla vista del luogo in cui mi trovavo: si trattava della baia di Doorset.
Non andavo in quel luogo incantato da molti anni, dato che ero sempre impegnato e assorto nei miei tediosi studi e sperimentazioni varie. Vi era una spiaggia immensa, con della sabbia finissima color oro e porpora. Prima di poter accedere a questo luogo meraviglioso, bisognava oltrepassare una palude irta di cespugli ed insetti petulanti. Ero ben consapevole che l'attraversamento della palude presentava numerose difficoltà (fui quasi sul punto di mollare, come sempre del resto).
Infine raggiunsi la spiaggia e mi accasciai lentamente sul manto sabbioso. Rimasi lì adagiato per qualche ora ad ascoltare il dolce suono del mare piatto e la fragorosa cantilena dei gabbiani, i quali svolazzavano in lungo e in largo alla ricerca di non so cosa. In realtà in quel momento non riuscivo a comprenderne la benché minima azione, giacché mi trovavo in uno stato di profonda malinconia e riuscivo a malapena a comprendere me stesso.
La giornata era alquanto uggiosa, ma ad un tratto vidi filtrare un raggio di luce che mi diede nuova lena. Fu a quel punto che mi alzai in piedi e vidi la sagoma di qualcuno avvicinarsi lentamente verso di me. In un primo momento pensai che si trattasse dell'inquietante Set, ma subito dopo capii che non poteva essere lui per via della folta chioma che si muoveva all'unisono al soffio della brezza marina.
- "Dizzy sei tu?, chiesi con uno sguardo attonito.



-"Ti ho cercato per diverse ore, ti aspettavo per pranzare insieme".
Le sue parole mi suonavano alquanto strane, perché Dizzy non aveva mai parlato con un tono di voce tanto dolce quanto ambiguo. Così per paura di dire qualcosa di inappropriato (sbagliato) decisi di cambiare discorso. Menzionai tante frasi di circostanza, riferendomi alle meravigliose creature che animavamo la baia, alla flora paludosa, all'acqua cristallina...
C'era tuttavia un tal senso di incompiutezza, di grave mancanza in tutto ciò che era lì presente. Vi era uno stacco così netto tra la lordura paludosa e l'idillio marino che non riuscivo a sentirmi a mio agio in nessuno dei due luoghi. Sentivo la necessità di trovarmi in un'area più sfumata, ibrida, più mia.
-"Sean dovresti  imparare ad esternare ciò che pensi realmente, anziché crucciarti nel dire frasi di senso compiuto".



-"Questo è ciò che penso realmente. È tutto incredibilmente perfetto qui. Se mi volto cambia tutto: è tutto incredibilmente imperfetto.



-"E se cambiassi prospettiva,punto di vista? Cosa ne pensano quei rospi?"



-"In tal caso..."



-"Ecco faresti bene a ponderare le tue parole, dato che non fai altro che eseguire misurazioni ed esperimenti tutto il giorno".
Queste furono le parole con cui si congedò Dizzy e non riuscii a ribattere. C'era un non so che di profondo in quella conversazione, un riferimento ai rospi che mi fece venir voglia di contare uno per uno tutti gli esseri viventi che si trovavano nel raggio di cento metri (mi chiedevo insistentemente se dovessi inserire nel computo anche i vegetali). Fu un’impresa ardua anche se a mio modo di vedere proficua, giacché ero riuscito a contarne 67. Ero molto soddisfatto di aver incontrato Dizzy, perché mi aveva indirettamente stimolato a compiere questa impresa. Ad un certo punto avvertii un forte mal di testa che mi fece quasi desistere dal terminare il computo.



-"Sean, Sean, Sean! Mi sono dimenato in lungo e in largo per ritrovarti, perché sei venuto fin qui? Dovevamo vederci al colonnato, non ricordi?



-"Dimenato... colonnato..." dissi guardando con stupore Set che incontrai nuovamente non con immenso piacere.



-"Ah certo! Hai letteralmente agitato le ali per venirmi a trovare... capisco".



-"Flit", disse Set che aveva dei tratti anatomici aquilini.



-"Scusami Set, ma adesso sono impegnato. Ci vediamo in un altro momento."



-"This is the right moment, you know pa". All'improvviso mi si annebbiò la vista e non riuscii più a distinguere i connotati di Set. Sembrava più un volatile che un essere umano, ed inoltre il suo linguaggio risultava così bislacco che non sapevo come rispondere. Ad un tratto mi parve di avere perso i sensi...



-Ah, ah, ah,craaa! Boozer Sean.


   
 
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