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Autore: Whatliesintheend    05/03/2021    0 recensioni
[...] Draco si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere. Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.
Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno. Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter. [...]
(Dal Capitolo 1)
Insomma una fanfiction Drarry come tante altre, profondamente sentita, ma scritta senza pretese di dignità letteraria.
Buona lettura, Ary
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Theodore, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
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Le gocce di pioggia schiacciate dalla velocità del treno contro il vetro del finestrino si rincorrevano sotto uno sguardo distratto del colore del mare in tempesta.
Sul volto di Draco Malfoy si riflettevano la tenue e grigiastra luce di un giorno di pioggia e quella artificiale dello scomparto del treno in cui sedeva da solo, cercando di non fare caso al tempo che lo separava dall'arrivo ad Hogwarts.

Le mani erano affusolate ed eleganti, le lunghe dita dalle unghie curate erano appoggiate sulle pagine di un libro, tenuto aperto sulle ginocchia.
Stava leggendo fino a qualche minuto prima o forse qualche secolo, non avrebbe saputo dirlo con esattezza: la linea dei paesaggi che scorrevano fuori dal finestrino si modificava così in fretta da aver attirato la sua attenzione, fornendogli una valida scusa per smettere di fingere di essere interessato alle sciocche poesie dei Babbani e abbandonarsi al piacevole corso di pensieri spontanei.

Più tardi, scendendo dal treno e incamminandosi verso il Castello si sarebbe domandato per l'ennesima volta come mai i suddetti pensieri sfociassero sempre in un mare di malinconia sovrastato da una nebbia azzurrina ed impalpabile della stessa sostanza di un sogno.
Si sarebbe chiesto come mai fosse arrivato a ritenere irrealizzabile qualcosa che per chiunque altro sarebbe stato normale... e per l'ennesima volta negli ultimi mesi si sarebbe domandato quanto essere stato assoldato nei ranghi del Signore Oscuro avrebbe fatto la differenza all'interno delle mura di Hogwarts.
Poteva ancora considerarsi un ragazzo di sedici anni a tutti gli effetti?

Forse no... e forse non lo era mai potuto essere veramente.

Ma queste domande appunto, se le sarebbe poste solo più avanti perchè il corso naturale dei suoi pensieri sul treno fu interrotto bruscamente dallo scorrere improvviso della porta dello scompartimento, che fu invaso da un fastidioso cicaleccio condito di risatine spensierate e sospiri sognanti.

Il biondo Serpeverde si rese conto di aver assunto un'espressione disgustata ed ostile nel momento in cui uno di quei ragazzini, molto probabilmente del primo anno, abbassò lo sguardo, turbato.

Beh, gli stava bene dopotutto... quei nuovi bambinetti diventavano ogni anno meno rispettosi dell'autorità dei più grandi.
Era una vergogna.
Sollevò il mento sprezzante e chiuse il libro con il gesto secco di una mano mentre si alzava in piedi così da lasciare lo scompartimento con un fare di solenne superiorità che gli si addiceva terribilmente, nonostante i profondi segni di stanchezza che gli cerchiavano lo sguardo.

Percorse il corridoio tra gli scompartimenti, facendo strisciare all'interno di questi sguardi furtivi e veloci, tanto da non doversi neanche fermare, in cerca di uno che fosse vuoto.

Però si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere.
Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.

Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno.
Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter.

"Potter!"

Esordì con il suo sorriso mellifluo, ignorando completamente gli altri due, ma attirando su di sè l'attenzione del trio e tre paia di occhi profondamente seccati.

"Che strano vederti sul treno. Sono state piazzate delle scommesse su che tipo di entrata di scena bizzarra avresti deciso di fare quest'anno."

La provocazione lanciata dal biondo fu accolta prontamente dal Grifondoro, che ormai aveva da anni rinunciato a contenersi con Malfoy.
Per quanto si sforzasse di ignorarlo era l'unico in tutta la scuola che riusciva a fargli saltare i nervi con uno sguardo, con una parola.
Era insopportabile, solo guardarlo in faccia lo rendeva nervoso, febbricitante.

"Sono devastato all'idea di aver probabilmente intaccato le finanze della famiglia Malfoy con le mie azioni deludentemente ordinarie, Ferret... ma temo di non poter fare niente per aiutarti quindi perchè non ci lasci in pace?"

Sul volto di Draco si dipinse una curva sottile e meschina mentre la tensione nervosa cresceva gradualmente nello scompartimento dei Grifondoro, arrivando a rendere l'atmosfera circostante in totale contrasto con gli involucri di caramelle e dolciumi colorati sparsi un po' ovunque.

"È irrispettoso da parte tua tirare in ballo i soldi quando Weasley ancora non può permettersi una divisa nuova, Potter. I tuoi genitori non ti hanno insegnato l'educa... oh, fingerò che mi dispiaccia."

Ron era rosso di rabbia fino alla punta delle orecchie, Hermione lo teneva fermo, ma aveva solo due mani e non potè evitare che Harry si scagliasse contro il Serpeverde spingendolo contro la parete del corridoio fuori dallo scompartimento.

"Malfoy. Vattene o finisce male."

Ringhiò il Grifondoro stringendo la presa sul colletto del biondo che lo guardava gelido negli occhi, indifferente come la superficie di un mare in bonaccia, sotto la quale però c'è un mondo a sè stante, inarrestabile.

"Ah sì? Cosa vuoi fare Potter ... picchiarmi forse? Pensi che mio padre, venendolo a sapere, se ne infischi?"

"NON ME NE FREGA UN ACCIDENTE DI TUO PADRE MALFOY! È solo un criminale...ecco cosa. E tu sei tale quale a lui."

Il biondo incassò, con la gola secca e lo sguardo perso ed insofferente, che però tremò leggermente con la frase successiva.

"Non voglio avere a che fare con te, vederti mi dà la nausea quindi fai un favore ad entrambi e sparisci."

Allora Harry lo lasciò andare e lui appoggiò la testa contro la parete, senza smettere di guardarlo in silenzio per qualche istante.
Era fermo a leggere il volto del suo nemico che era sempre stato un libro aperto.
Harry non era capace di nascondere niente: la felicità, la rabbia, il disagio, il disprezzo... e quello che sentiva Harry, Draco lo percepiva e arrivava a provare qualcosa di vero ed affascinante che dava un nuovo significato al concetto di empatia.

E in quel momento il Grifondoro era fermo davanti a lui con i muscoli rigidi e tesi, lo sguardo acceso di una rabbia infuocata che sconvolgeva il biondo in modo radicale, portandolo a perdersi nei meandri più pericolosi della sua mente.

"Altro?"

Domandò calmo dopo qualche istante, portando l'altro ragazzo ad abbassare la guardia e a guardarlo serio come a studiarlo, cercando qualche altro macigno da togliersi di dosso.
Però non disse nulla e gli diede solo le spalle tornando dai suoi due amici nello scompartimento, chiudendo davanti agli occhi di Malfoy la porta scorrevole e lasciandolo solo nel corridoio, soggetto di qualche sguardo curioso.

Lui manteneva la calma e non si mosse per un po' dalla sua posizione.
Poi chiuse gli occhi e sospirò debolmente, mentre la consapevolezza passiva dell'essere sull'orlo del pianto lo accoglieva e lo costringeva a spostarsi di lì e a chiudersi nel bagno del treno, dove potè esplodere anche lui, lontano da occhi indiscreti, con la sola vergogna per tutto ciò che la sua persona potesse rappresentare.

La mano di Harry invece era ancora aggrappata alla maniglia della porta a cui dava le spalle, la stringeva con forza e aveva voglia di gridare.
Quel biondo non si scomponeva mai, era cinico, meschino, crudele ed irraggiungibile.

Odiava come qualsiasi cosa dicesse non fosse in grado di farlo esplodere come invece non riusciva a evitare di fare lui.
Con un gesto di stizza sferrò un pugno al muro e ringhiò di frustrazione mentre Hermione e Ron fingevano di non guardare per lasciargli il suo spazio di sfogo.
Ormai sapevano che non c'era niente da fare... se Harry non si fosse sfogato non sarebbe riuscito a togliersi Malfoy dalla testa in nessun altro modo: tutto si sarebbe ricongiunto a lui finchè non fosse riuscito ad averla definitivamente vinta su quel biondo.

Nel mentre però, Draco era già sconfitto, rannicchiato in bagno e aveva il respiro pesante.
Le mani ora gli coprivano il volto, tiravano i capelli fuori posto mentre lacrime pesanti solcavano la liscia pelle d'alabastro.

Odiava Harry Potter, perchè se lui non fosse esististo non avrebbe trovato orrenda la sua solitudine, non avrebbe rimpianto emozioni che non avrebbe potuto conoscere o immaginare.
Lo odiava e voleva gridare, ma si vergognava perchè qualcuno avrebbe potuto sentirlo, così si era costretto a urlare senza voce.
Lo odiava perchè lui gridava a voce piena e non si fermava davanti a niente, ma poi era capace di vivere senza la sua nemesi, mentre lui non riusciva a cacciare Harry dalla sua testa, aveva bisogno di lui e della sua intensa e calda luce.

   
 
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