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Autore: eddiefrancesco    06/03/2021    0 recensioni
Abbandonata all'altare, Susanna dovrà fare da dama di compagnia alla ricca Amelia Western.
Per un capriccio del destino, viene rapita al posto dell'ereditiera dai sicari di Ben Wolfe.
Rapire la donna sbagliata sconvolge i suoi piani.
Romanzo trascritto dall'opera " La donna sbagliata "di Paula Marshall.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Londra 1815 - All'altare...- gemette la signora Mitchell, lasciandosi cadere con cautela sulla poltrona più comoda del salotto. - La mia primogenita abbandonata all'altare! Devi fare qualcosa, mio caro. Sfidarlo a duello o sfregiarlo con un frustino da cavallo. Non merita altro.- - Mi sarà un po' difficile - replicò il marito con lucidità, - dato che nella sua lettera ci informa che è già partito per la Francia.- Una lucidità davvero rimarchevole, se si considera che un'ora prima il signor Mitchell si stava congratulando con sé stesso perché era riuscito a sbarazzarsi della figliastra dandola in moglie a un uomo che, tutto sommato, era un ottimo partito, essendo lui un lord e lei figlia di un mercante, e neanche di una bellezza irresistibile. Per tutta risposta, sua moglie batté i piedi per terra stizzita, annunciò che stava per svenire, e prontamente lo fece. Le due figlie minori, che la signora aveva avuto dal suo secondo marito, il signor Mitchell, singhiozzavano su un sofà, mentre la governante si torceva le mani, sussurrando a intervalli: - Oh, povera ragazza. Oh poveretta...- L'unica persona calma in quella stanza era proprio la giovane in questione, la diciannovenne Susanna Beverly, che con grande presenza di spirito strappò una piuma del ventaglio, la passò rapidamente sul fuoco poi la mise sotto il naso della madre per rianimarla. La donna si mise a sedere di scatto, esclamando: - Susanna, come puoi essere tanto calma quando quell'uomo ti ha rovinata? Prima di stasera la notizia avrà fatto il giro della città. Sarà il pettegolezzo più ghiotto della stagione mondana.- - Oh mamma...- Susanna sospirò. - Non esagerare. Io non sono stata sedotta. Solo abbandonata.- - Non capisci che è lo stesso? Nessuno, nessuno sposerebbe mai una ragazza che è stata abbandonata all'altare! Oh, è tutta colpa tua! Cosa gli hai detto per farlo scappare? - - Niente, mamma, niente.- Solo la sua volontà di ferro le impediva di lasciarsi prendere dall'isterismo come il resto della famiglia. Ma dentro di sé tremava di rabbia per l'insulto che le era stato fatto. Arrivare in chiesa, aspettare uno sposo che non si presentava, e alla fine ricevere una lettera...E che lettera! - Ho cambiato idea e non ho più desiderio di sposarmi. Ho deciso di partire per la Francia questa sera stessa. Porgete i miei rispetti a Susanna, con la speranza che trovi presto uno sposo più degno di Francis Sylvester. - Era stata recapitata al signor Mitchell dal testimone dello sposo, il quale sembrava costernato di dover assolvere un compito così ingrato. Susanna sospirò di nuovo. Fino a un'ora prima era stata convinta che un bel giovane, con un titolo nobiliare e una discreta fortuna, sarebbe diventato suo marito. Certo, doveva ammettere che, nonostante si fossero frequentati per alcuni mesi estivi, non lo amava alla follia. Ma, del resto, chi amava alla follia il proprio marito, a parte le eroine dei romanzi rosa? Lei e Francis s'erano trovati bene insieme, anche se i loro interessi divergevano. Per questo non riusciva proprio a immaginare perché si fosse comportato in un modo così crudele. Francis aveva avuto tutto il tempo di tirarsi indietro durante i mesi del loro fidanzamento, quando una rottura non avrebbe rovinato la sua reputazione in modo tanto catastrofico. Poiché Susanna si rendeva conto che quello che diceva sua madre era la verità. Essere abbandonata all'altare equivaleva a un'emarginazione sociale. Era stato a causa del suo aspetto? Susanna sapeva bene di non avere la bellezza bionda da cherubino delle sue sorellastre. Era graziosa, certo, ma non aveva nulla di straordinario, a parte gli occhi grigioazzurri che Francis aveva spesso ammirato. I suoi capelli erano castani, il volto ovale e minuto. E i suoi lineamenti, anche se gradevoli, non erano di una perfezione classica. Né era particolarmente ricca. Possedeva un piccolo patrimonio personale che suo padre non aveva avuto la possibilità di rendere cospicuo a causa della sua morte prematura. E il suo patrigno, avendo due figlie proprie di cui occuparsi e cullando ancora la speranza di avere un giorno un erede maschio, non aveva fatto grandi sforzi in quel senso. Susanna raddrizzò le spalle e alzò la testa. Commiserarsi non serviva a niente. Ciò che era accaduto non si poteva cambiare. - Vado in camera mia. Mandami Mary, per favore, mamma. Vorrei togliermi di dosso quest'abito. Mi è diventato inviso. E mentre pronunciava quelle parole, vedendo l'espressione con cui la fissava sua madre e il suo patrigno, capì che lei era diventata invisa a loro: un simbolo del tutto disappunto. Non solo avevano perso un genero aristocratico, ma s'erano anche trovati sul groppone una figlia impossibile da maritare. - È necessario, signorina Beverly, che discutiamo della vostra sfortunata situazione immediatamente - esordì il signor Mitchell il mattino seguente, a colazione. - Vi aspetto nel mio studio alle undici in punto.- Susanna aggrottò la fronte. Il suo patrigno non l'aveva mai chiamata signorina Beverly, prima, tantomeno le aveva dato del voi. Anzi, negli ultimi mesi i suoi modi si erano fatti particolarmente affettuosi. Ma non c'era alcuna traccia d'affetto in lui in quel momento, né più tardi, quando Susanna arrivò nel suo studio e lo trovò che stava scrivendo furiosamente alla scrivania. Il signor Mitchell non si alzò sentendola entrare, ma posò la penna, dicendo: - È una triste faccenda, mia cara. Io contavo su queste nozze per vedervi sistemata. Avevo perfino trovato il denaro per la vostra dote, dato che il vostro promesso sposo era un partito così buono, ma ahimè, ora che la vostra reputazione è compromessa e che difficilmente potrete più sposarvi, la mia carità è fuori questione.- Susanna lo aveva ascoltato sbalordita. Aveva sempre avuto l'impressione che suo padre le avesse lasciato una bella somma di denaro in un fondo fiduciario. E così gli disse. Lui abbozzò un sorrisetto di compatimento. - Cara bambina, è stata una pietosa bugia che ho raccontato a voi e vostra madre. Vostro padre lasciò ben poco. Fece alcuni sfortunati investimenti prima della sua prematura scomparsa. Io vi ho mantenuta, ed ero perfino disposto a fornirvi la dote che vostro padre vi avrebbe dato quando sperai che avreste fatto un buon matrimonio. Ma ora non v'è più motivo perché io continui con questa finzione. Ho il triste compito di informarvi che, anche se vi aiuterò a rifarvi una vita, non posso più permettermi di provvedere a voi.- Susanna non poteva sapere che non c'era una parola di vero in ciò che il suo patrigno le stava dicendo. Era lui che aveva fatto gli investimenti sbagliati, non suo padre. Il signor Mitchell aveva sottratto denaro al fondo sin da quando aveva sposato la madre di Susanna e ora vedeva una magnifica opportunità per mettere le mani sull'intera somma. - Vi verserò una piccola rendita annuale, perché non lascerò che la figlia di mia moglie se ne vada in povertà. Oh no. Inoltre ho scritto una lettera a una mia anziana amica, una certa signorina Stanton, che vive nello Yorkshire. Mi aveva pregato di trovarle una dama di compagnia e io non esiterò a raccomandarle voi. Vi darà una comoda casa in cambio di poche semplici incombenze.- Le sorrise, aggiungendo col suo tono più gentile: - Vedete, mia cara, continuo ad avere a cuore i vostri interessi.- Susanna rimase per qualche istante in un silenzio allibito, il cuore che le martellava nelle orecchie. - Non avevo idea...Se fossi stata consapevole della mia reale posizione, vi avrei ringraziato prima, ma...- Samuel Mitchell alzò una mano. - Non mi dovete alcun ringraziamento, mia cara. Ho fatto solo il mio dovere. Spedirò la lettera immediatamente, ma non temete. Sono sicuro che la signorina Stanton sarà felice di assumervi. Fino ad allora, continuate pure a considerarvi nella mia casa come una delle mie figlie.- Susanna annuì in silenzio.
   
 
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