Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: inzaghina    06/03/2021    4 recensioni
Le attività lavorative di Bill sono interrotte dall'arrivo della nuova collega francese, che gli porta alcuni antichi manufatti da valutare, lo sorprende con il proprio coraggio e la voglia di combattere per un futuro migliore. Racconto di come una normale giornata alla Gringott abbia finito con il cambiare le vite di entrambi.
[Storia partecipante al contest "Acquerelli - contest fiume" indetto da Juriaka e giudicato da BessieB sul forum efp]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un futuro per cui combattere


 
 
“Il futuro appartiene a coloro che si preparano per esso oggi.”
Malcom X
 

 
Da che ne aveva memoria, Bill aveva sempre il mondo in due categorie: coloro che credevano nella fatalità del Destino e quelli che invece erano convinti che ognuno potesse determinare il corso della propria vita tramite delle scelte ben precise. Lui era sempre stato convinto di far parte del secondo gruppo di persone, o per lo meno lo era stato fino a quell’afoso giorno del luglio 1995.
Era concentrato su una relazione per il responsabile del dipartimento di Egittologia che avrebbe già dovuto terminare, quando un lieve bussare lo riscosse solo parzialmente.
“Avanti,” disse senza sollevare lo sguardo dalle pergamene disposte davanti a lui.
La porta dell’ufficio che condivideva con altri tre colleghi venne aperta, ma la concentrazione di Bill rimase sui documenti che stava finendo di correggere.
“Sto scercando Williàm Weasley,” dichiarò una voce dal marcato accento francese.
“L’ha trovato… sarò subito da lei,” ribattè impilando i fogli e spostandoli sulla sinistra del piano in mogano.
La sua visitatrice si schiarì rumorosamente la gola, portando finalmente Bill a sollevare lo sguardo su di lei e a rimanere interdetto per un attimo: quella davanti a lui era sicuramente la donna più bella sulla quale avesse mai posato gli occhi. La ragazza indossava pantaloni bianchi e un’ampia maglia rosso scuro, fermata in vita da una cintura dorata, ma il dettaglio da cui Bill non riusciva a distogliere lo sguardo non era l’abbigliamento insolito per la Gringott, quanto piuttosto le sue iridi color acquamarina — animate da una luce vivida e da una sfumatura combattiva, che le si addiceva in maniera particolare.
“Come posso aiutarla, signorina…”
“Dalacour, mi chiamo Fleur Delacour… mi ha mondata qui il signor Taylor.”
“Che cosa posso fare per il dipartimento dei lasciti?”
“Hanno ouvert una camera blindata, dopo la morte senza eredi del suo proprietario, e hanno trovato al suo interno questi mosaici e Taylor vuole sapere se sono authentique,” spiegò la ragazza, porgendogli una scatola.
“Sono un po’ arrugginito, in realtà… la mia area di specializzazione sarebbe l’Egitto,” rispose Bill, sollevando il coperchio.
“Taylor disce che lei è molto bravo in quello che fa e, visto che la specialista di artefatti mediorientali è in ferie, ha ponsato di chiedere a lei.”
“Ho passato un periodo in Turchia, prima di decidere di concentrarmi sull’Egitto, quindi credo di poter aiutare il signor Taylor. Gli potrò far sapere qualcosa nel pomeriggio, se può andar bene…” propose Bill, indicando vagamente la relazione abbandonata sulla sua scrivania.
“Taylor ha fretta,” spiegò Fleur, “mi ha detto di rimanere qui con lei, montre lo fasceva…” il suo tono era apologetico, eppure il suo viso mostrava un’espressione ardimentosa che spinse Bill a estrarre il primo manufatto.
 
Per svariati minuti, esaminò i cinque oggetti con attenzione, ammirando la loro fattura e tornando con la mente al suo primo viaggio lavorativo, che lo aveva condotto in Grecia e Turchia. I mosaici raffiguravano scene quotidiane della vita di un mago ai tempi dell’impero bizantino: erano dettagliati, estremamente ben conservati e mostravano tutti la classica finitura dorata tipica dell’arte di quella zona.
“A mio modesto parere, si tratta di mosaici autentici provenienti dall’Impero romano d’Oriente, anche se per quanto riguarda la loro datazione non posso essere preciso, perché non sono abbastanza esperto,” dichiarò, tornando a concentrarsi sulla sua interlocutrice.
“Come fa a esserne scerto?”
Bill la scrutò con attenzione, prima di prendere uno degli oggetti e mostrarglielo. “La vede questa doratura su tutto lo sfondo?”
Fleur annuì, sollevata che lui le stesse rispondendo, piuttosto che ignorare la domanda.
“Per ottenere questa finitura, gli antichi utilizzavano la porporina: una polvere metallica finissima per dorare le tessere dei mosaici.”
“Interessonte,” ribattè Fleur, toccando con delicatezza l’oggetto e finendo con lo sfiorare anche le dita callose di Bill.
“Cosa in particolare?”
“Io sapevo che la porporina era un coloronte per tessuti, come la mia blusa,” rispose, indicando ciò che indossava. “Questa era di ma mère.”
Bill scoppiò in una risata che finì con il coinvolgere anche Fleur, nonostante la ragazza non capisse cosa ci fosse di divertente. “Si tratta evidentemente di un caso di omonimia,” esplicò, scrollando le spalle. “Dica a Taylor che dovrebbe farlo autenticare dalla collega, non appena rientrerà dalle ferie.”
“Oui, grazie per il suo aiuto.”
“Non c’è di che, è sempre un onore visionare simili manufatti…”
“Le manca l’Egitto?” gli domandò, cogliendolo di sorpresa.
“Sì, non lo nego… ma era ora di tornare a essere più vicino alla mia famiglia.”
Gli occhi di Fleur si adombrarono per un attimo, attraversati da un accenno di malinconia. “Capisco la sensazione…”
“Come mai hai scelto di venire in Inghilterra, se non sono indiscreto?” chiese lui, abbandonando le formalità.
“Ho ponsato che potessi essere più utile qui che in France, anche se questo lavoro non mi mette in prima linea nella lotta contro il male…” mormorò, scrutandolo intensamente.
“Già, è lo stesso ragionamento che ha spinto me a tornare.”
“La tua famille sarà felisce.”
“Lo sono, soprattutto mia madre, che in questo modo ha un figlio in meno all’estero…”
“Quanti fratelli siete?”
“Sette, per la precisione sei maschi e una femmina, e io sono il più grande.”
“Una bella responsabilité!”
Bill scrollò le spalle. “I miei fratelli vedono in me un punto di riferimento, ma tutti gli anni passati all’estero mi hanno permesso di vivere la mia vita e compiere i miei sbagli senza essere continuamente sotto lo scrutinio materno…”
Fleur sorrise, rispecchiandosi molto nelle parole che l’uomo stava pronunciando.
“Ma noi ci siamo già visti?” le domandò dopo una pausa, dilatatasi per qualche secondo.
“Oui, a Hogwarts…”
Bill assottigliò lo sguardo, tentando di far mente locale, per poi annuire vigorosamente. “Ma certo! Tu eri la campionessa di Beauxbatons…”
“E tu sei andato a trovare Arrì…”
Bill annuì. “Non ti avevo riconosciuta, senza la divisa scolastica.”
“Ci siamo visti per pochi attimi, non mi ritengo così memorabile,” lo rassicurò, incamminandosi verso la porta.
“E invece lo sei e non parlo della tua evidente bellezza, ma delle tue passioni e di ciò che ti ha spenta a trasferirti qui” rispose Bill, utilizzando un tono talmente schietto, da costringere Fleur a fermarsi per ricambiare il suo sguardo. Le sue caratteristiche Veela erano solite attirare attenzioni non richieste, ma negli occhi di Bill leggeva solo un interesse sincero, che le provocò un inaspettato piacere.
“Scusa, non avrei dovuto metterti in imbarazzo.”
Fleur scosse velocemente la testa. “Non lo hai fatto.”
Bill piegò nuovamente le labbra in un sorriso spontaneo, che mise a proprio agio Fleur.
“Quindi lavori insieme a Taylor?”
“Oui, per ora part-time. Vorrei meliorare l’inglese per poter avere un ruolo attivo nella résistance contro l’Oscuro Signore…”
“Come sei venuta a conoscenza dell’esistenza di qualcuno che lo combatte?” si sbalordì Bill.
“Ho vissuto quasi un anno a Hogwarts e ho trovato qualche amico che mi tiene aggiornata…” ribattè enigmaticamente.
La sorpresa di Bill aumentò, ma fu presto sostituita dalla consapevolezza che non si era sbagliato su di lei. “Se davvero ti interessa l’argomento potremmo parlarne più tardi, fuori da qui… senza impegno, ovviamente.”
“Oui, mi interessa molto.”
“Allora potremmo vederci a fine giornata, se sei disponibile.”
Fleur annuì. “Nell’atrio verso le cinque e mezza?”
“Certo, a più tardi.”
 
Quel pomeriggio, Bill osservò nervosamente l’orologio, sempre più ansioso d’incontrare la ragazza che aveva invaso i suoi pensieri, impedendogli di concentrarsi su tutto il resto. Si rese conto che, per la prima volta da anni, sentiva il desiderio di approfondire una conoscenza casuale e auspicava di non rimanerne deluso. Il suo spirito battagliero, quella luce nei suoi occhi e la fierezza con cui aveva raccontato delle amicizie strette a Hogwarts lo avevano incuriosito, come mai gli era capitato prima.
Fu con passo affrettato che raggiunse l’atrio quella sera e dovette attendere solo una manciata di secondi, prima che lei lo raggiungesse avvolta dall’inebriante fragranza di lavanda che si era lasciata alle spalle anche nell’ufficio di Bill.
“Che ne disci di una passeggiata?”
“Sì, visto che è una così bella serata, ma credo sia meglio andare nella Londra babbana.”
I due s’incamminarono verso il Paiolo Magico, parlando del più e del meno, fino a che non si ritrovarono catapultati tra la folla di persone uscite dal lavoro e pronte a godersi il venerdì sera.
“Quindi come funziona la résistance?” domandò a bruciapelo Fleur, dopo che ebbero preso posto sulla panchina di un parco non particolarmente affollato.
“Il gruppo è stato fondato da Silente, si chiama Ordine della Fenice e, principalmente, tenta di convincere quanta più gente possibile del ritorno del Signore Oscuro, oltre che frenare i suoi seguaci… so che non sembra molto, ma ciò che facciamo è importante.”
“È sicuramente più di quello che fa il vostro Ministro…” borbottò Fleur, arricciando il naso in una smorfia.
“Probabilmente più avanti ci saranno anche delle missioni pericolose, per ora ci stiamo concentrando principalmente sul reclutamento dei nuovi membri,” aggiunse Bill.
“Bien, mi piascerebbe farne parte,” dichiarò Fleur, senza esitazione.
“Davvero?”
“Sembri stupito…”
“Ammetto di esserlo, in fondo tu potresti benissimo tornartene tranquilla in Francia ed essere al sicuro.”
Fleur scosse la testa con veemenza. “E chi sci disce che, dopo l’Angleterre, non verrebbe a imporre le sue idee anche da noi?”
Bill notò che il suo accento francese si era fatto particolarmente predominante, probabilmente per l’emozione suscitata dal loro discorso. “In effetti nessuno può saperlo…”
“Volio fare la mia parte qui, per aiutare a proteggere il futuro di tutti noi, compresa ma famille!” dichiarò con impeto.
“Se è questo che vuoi, ti porterò alla prossima riunione dell’Ordine,” la rassicurò Bill.
“Bien. Ti ringrazio, Williàm,” mormorò in risposta, “credevo che avrei dovuto convinscerti delle mie capacità…”
“Sei stata una campionessa Tremaghi, credo che tu non debba dimostrare niente a nessuno.”
Fleur non riuscì a nascondere la gioia nel sentirlo pronunciare una simile frase: Bill si stava dimostrando estremamente diverso dagli altri uomini che aveva incontrato prima, nonostante avessero appena iniziato ad approfondire la loro conoscenza.
“Grazie,” gli disse semplicemente.
“Ho detto solo la verità, l’Ordine sarà fortunato ad annoverarti tra le sue fila.”
“Speriamo…” annuì lei, con lo sguardo perso a osservare lo spettacolo del tramonto che si stagliava dinanzi a loro.
Bill orientò il suo sguardo sulla figura accanto a sé, osservandola in silenzio e beandosi di quel momento di quiete che aveva sancito l’inizio di qualcosa di inaspettato — che non vedeva l’ora di vivere insieme a lei.
“Che ne disci di cenare insieme?” propose Fleur qualche minuto dopo, mentre il cielo si colmava di tonalità aranciate e viola, rosse e dorate, prima di lasciare spazio all’oscurità incombente.
“Mi piacerebbe molto… conosco un buon ristorante giapponese da queste parti, se ti piace il sushi.”
“Mhmm, va bene. Però la prossima volta andiamo a mangiare in un ristorante provenzale che ho scovato la settimana scorsa.”
“La prossima volta?” si meravigliò lui.
“Certo, perché non dovrebbe essercene un’altra?”
I due s’incamminarono verso il locale poco distante, raccontandosi delle rispettive esperienze scolastiche, anche se la mente di Bill non faceva che ripensare all’idea della prossima volta a cui aveva alluso Fleur e alla bolla di speranza a cui questa frase aveva dato vita. A partire da oggi, avrebbe avuto una ragione in più per combattere, avrebbe fatto del suo meglio per preservare il futuro della ragazza eccezionale che camminava al suo fianco — sperando di scrivere il resto del proprio insieme a lei.
 

 

Note dell’autrice:
Ringrazio questo contest, perché mi ha permesso finalmente di mettere nero su bianco le mie idee riguardo agli inizi di Bill e Fleur, una delle mie coppie preferite in assoluto, e soprattutto di raccontare come Fleur sia entrata a far parte dell’Ordine — ovviamente a mio modesto avviso.
Mi sono sempre chiesta come fossero organizzati gli uffici della Gringott e qui ho dato un’idea generale di come li immagino io: divisi in dipartimenti, con anche altri maghi oltre a Bill, anche se la maggior parte sono ovviamente Goblin, che qui non sono apparsi.
Come sempre nelle mie storie dedicate a questi due, le frasi di Fleur contengono volutamente parole pronunciate erroneamente, o in francese, per rendere più autentico il suo linguaggio.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: inzaghina