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Autore: arashinosora5927    07/03/2021    1 recensioni
TW: Disturbi alimentari
Questa storia nasce nel 2016 quando iniziai a scrivere fanfiction in inglese e fa parte delle riscritte.
In questo testo ho cercato di fare una mission impossible, dare spessore a Kyoko Sasagawa e penso di esserci proprio riuscita, infatti lei adesso è la mia regina.
Kyoko è stanca di recitare il ruolo della ragazza da copertina e lentamente inizia a spogliarsi di questi panni.
Spero vi piaccia.
[95->86] [accenni 5927]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Haru Miura, Hayato Gokudera, Kyoko Sasagawa, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gocce di sudore sulla fronte, testimonianza di una giornata troppo calda anche solo per camminare figurarsi correre eppure per Sasagawa Ryohei nessun clima era troppo estremo per allenarsi.

Sua sorella minore aveva invece ben poco interesse nello sport e attualmente riteneva molto più importante spegnere la sveglia che segnava la fine del suo dolce dormire.

Si stiracchiò facendo ondeggiare la camicia da notte rosa confetto e procedette a lavarsi, vestirsi e pettinarsi i capelli che erano cresciuti di circa quattro dita dall'ultima volta che li aveva tagliati. Le piaceva portarli decorati da due lunghe trecce che a volte incrociava tra loro per dare un aspetto diverso all'acconciatura.

Scese le scale e raggiunse la cucina, preparò la colazione e poi il pranzo per tutta la famiglia. Era davvero grata alle abilità acquisite durante il periodo in cui aveva vissuto in un tempo che non si supponeva appartenerle ancora, l'avevano aiutata a brillare in economia domestica e agli occhi di sua madre che per tutta la vita l'avevano guardata come la moglie perfetta di un buon partito, un uomo che fosse bello e ricco.

Il canale che passavano in televisione la domenica mattina in quella fascia oraria era considerato dai più abbastanza noioso, Kyoko lo trovava invece interessante. Una banale televendita dell'ultimo modello di un forno o di un frullatore, non sapeva spiegarsi perché ma la faceva sentire così viva.

Si sentiva energica e anche se non si livelli del fratello si dava da fare per tenersi in forma, di solito con dei piccoli esercizi quotidiani a corpo libero.

La prime ore del giorno le trascorse così, beandosi del sole filtrato dalle finestre e cullata dalla voce della donna che conduceva il programma.

Guardò l'orologio sul muro e si rese conto che suo fratello era in ritardo, ancora una volta, nulla di strano, ma tornava sempre a casa per farsi una doccia intorno alle 10.

Non vedendolo rientrare iniziò a preoccuparsi e la sua apprensione aumentò esponenzialmente nel momento in cui non le rispose al cellulare.

Suo malgrado recuperò una tracollina con tutto il necessario per uscire e lasciò la sua abitazione.

Ryohei era piuttosto prevedibile, poteva essere in palestra oppure al parco, non c'erano molti altri posti dove di solito andava ad allenarsi, eppure Kyoko vagò a vuoto per più di un'ora.

Il parco era gremito di gente, prevalentemente coppiette che si affrettavano a trovare un luogo intimo dove scambiarsi il minimo delle effusioni consentite in luogo pubblico in Giappone e signori di mezz'età con un cane.
Gli atleti erano persi chissà dove.

Sospirò, si sedette su una panchina e si abbandonò contro lo schienale. Era piuttosto frustrante non riuscire a trovarlo.

Un ragazzo la affiancò, a giudicare dalla divisa doveva frequentare il suo stesso liceo e dal momento che era domenica l'unico motivo plausibile per quell'abbigliamento era che fosse impegnato nell'organizzazione del festival scolastico che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni.

"Oh santo cielo ma è Sasagawa Kyoko, che fortuna!" squittì il ragazzo, aveva il viso accaldato e gli occhi lucidi, i capelli biondi erano scompigliati dai pochi aliti di vento.

Kyoko ridacchiò, di tanto in tanto tendeva a dimenticare che era la ragazza più ambita di tutta la scuola e il motivo era che non le interessava affatto, anzi a essere sincera non le interessavano proprio i ragazzi e tutti i complimenti che le rivolgevano.

Il suo cuore invece batteva per le torte, ecco per le torte con la glassa e le fragoline, per quelle al cioccolato e quelle ai gusti più audaci. Deliziose fette di felicità.
Si ricordò davanti alla vetrina della sua pasticceria preferita gli occhi persi in quella doppio caramello che sembrava chiamare il suo nome concorrendo con quella alla vaniglia che prometteva meraviglie. Le veniva l'acquolina in bocca al solo pensiero, sì, perché più ancora che farle Kyoko era brava a mangiarle.

Una nota dolente sopravvenne a ricordare il peso segnato dalla bilancia che per la prima volta in diciassette anni l'aveva fatta sentire grassa. Aveva una reputazione da mantenere e una taglia 38 in cui entrare. Quel fisico snello e tonico, quel corpo invidiabile erano forse il suo unico vanto e l'unico reale contributo alla sua autostima e poi le piaceva così tanto quando la sua amica Haru le cingeva i fianchi dicendo "riesco a fare quasi due giri".

"Hai già qualcuno per la notte del festival?" la voce del ragazzo la distolse dai suoi pensieri e le costruì un gentile sorriso sul volto.

"No" rispose, sapeva perfettamente cosa sarebbe seguito e sapeva anche che avrebbe accettato pur non volendo perché la persona a cui voleva chiederlo avrebbe sicuramente rifiutato.

"E ci vuoi andare con me?"

Un evento per coppie, il non plus ultra del romanticismo, l'ennesima situazione speciale che avrebbe condiviso con un perfetto sconosciuto sentendo strane lodi nella testa, lodi con la voce di sua madre.

"Certo" rispose e il suo sorriso non raggiunse gli occhi, ancora una volta era rimasta vittima del suo ruolo quello della ragazza bella e brava che rende sempre felici tutti tranne se stessa.

Una lacrima inespressa le strozzò la risposta dandole la possibilità di contraddirsi.

"In realtà vorrei chiedere a qualcun altro, senpai" mormorò timidamente. Sante le cravatte di colore diverso a seconda dell'anno che le avevano salvato la vita più volte. Rifiutare un ragazzo facendogli capire che era troppo piccolo o troppo grande era il modo più facile e indolore per uscirne, ma al penultimo anno la scusa non reggeva più nel secondo caso.

Il ragazzo si allontanò rapidamente, sembrava sul punto di piangere e quasi non sentì il "ma mi lusinga che tu me lo abbia chiesto" di Kyoko troppo impegnato a incassare il colpo. Meglio così, questa era la prima vittoria della ragazza da copertina.

Sospirò, di nuovo sola in uno spazio aperto pieno di aria pura, si sentiva soffocare.
Quel ruolo maledetto, glielo avevano cucito addosso dal primo istante in cui aveva aperto gli occhi e per molto tempo ci si era sentita a suo agio. La ragazza perfetta, tutto il pacchetto, la luce nella stanza, la idol, la stella del palcoscenico.

Già, solo del palcoscenico, perché era tutta una montatura. Altro che perfetta, Kyoko pensava di avere fin troppo poco su cui puntare per questo la bellezza era così importante. Si era sempre ripetuta "chi bella vuole apparire un poco deve soffrire" e da lì a smettere di mangiare per non rischiare di prendere peso il passo era stato molto breve. Che cosa è un po' di fame in più davanti a così tanti complimenti? Non era del resto il suo dovere scaturire tutti quei sorrisi?

A che prezzo? Un giorno lo aveva domandato davvero, al suo riflesso, alle coste che intravedeva sotto la pelle.
Chissà se qualcuno sospettava anche solo lontanamente della sua sofferenza, chissà se qualcuno aveva colto le debolezze e l'umanità di cui non era mai riuscita ad appropriarsi dietro quella facciata

"Non tutte entriamo in una trent'otto, Kyoko!" questo glielo aveva urlato un giorno Hana, muta alle sue disperate richieste di aiuto, troppo concentrata sulla voce nella sua testa che l'aveva portata a sviluppare una profonda invidia per la sua migliore amica.

Si era vista chiudere la porta in faccia dall'unica persona da cui avrebbe voluto sentirsi accolta e con le lacrime agli occhi aveva accettato le scuse che erano seguite. Era incapace, la sua corazza talmente solida che neanche sua sorella era riuscita a vedere oltre.

I complimenti, le lodi e tutti quegli sforzi per compiacere improvvisamente le avevano dato la nausea al punto che aveva smesso di vomitare per garantirsi un peso stabile e lo aveva fatto invece per svuotare il suo stomaco da quella rabbia che era risalita fino alla bocca.

Nessuno la vedeva, né i suoi genitori, né suo fratello, né la sua migliore amica.

Poi un giorno qualcuno le allungò la mano, la aiutò ad alzarsi da terra senza parlare, senza nemmeno saperlo forse. Un piatto abbondante di ramen che sapeva di benessere, di completezza, di una perfezione già presente proprio perché ricca di unicità.

Haru, solo Haru l'aveva vista, le aveva asciugato le lacrime che finalmente si era concessa giustificandole nella bontà del piatto. Col sorriso le aveva detto "ti aiuto io a rialzarti" e con gli occhi le aveva giurato che era già perfetta e che era il mondo a dover cambiare il proprio cuore smettendola di schiacciarla sotto le sue aspettative.

Kyoko ricordava quel giorno come se fosse stato quello prima perché la notte in cui aveva dormito da Haru si era sentita così viva e allora il suo lento processo di guarigione era iniziato.

Lentamente si era scoperta ad avere due migliori amiche, ad Hana si era affiancata Haru che dandole la possibilità di costruire un rapporto sempre più profondo le aveva concesso di conoscere molti più aspetti di lei.

Inizialmente era solo felice e grata del dono ricevuto, ma poi aveva iniziato a sentirsi in maniera molto diversa nei confronti di Haru rispetto a quelli di Hana e se è vero che ogni rapporto è unico è anche vero che avere le palpitazioni ogni qualvolta la tua migliore amica si spoglia davanti a te non è del tutto normale.

Con Hana aveva fatto la doccia insieme e c'era stata quella volta in campeggio in cui avevano dormito abbracciate mezze nude eppure le era sembrata la cosa più normale del mondo, come quando da piccola faceva il bagnetto con suo fratello. Invece quando Haru le sfiorava anche soltanto un dito si trovava a sussultare.

Lei, la ragazza perfetta, innamorata di un'altra ragazza, pronta a sconvolgere i piani di mamma e papà che l'avevano plasmata fin da bambina per diventare lo stereotipo della casalinga. Capelli lisci, tutti voti alti, centrata, etero, il piccolo vanto della famiglia, miss perfezione stava per assumere un comportamento che non le si addicesse.

Si era persa così profondamente nei propri pensieri che aveva dimenticato suo fratello, la panchina, il mondo e quando aveva riaperto gli occhi si era trovata di nuovo accolta dal sole.

Ebbe giusto il tempo di alzarsi quando si trovò davanti la protagonista dei suoi pensieri.

"Haru-chan!" disse con un sorriso facendosi più vicina.

"Kyoko-chan!" ribattè questa affrettandosi ad abbracciarla.

"Dove stai andando?" chiese Kyoko, osservò per qualche istante il pacchettino che stringeva in una mano dopo che si erano sottratte alla stretta.

"Da Tsuna-san, gli ho fatto dei biscotti buonissimi" gli occhi di Haru brillarono davanti a quella condivisione.

Kyoko continuò a sorridere, ma le risultò difficile: lei, la ragazza perfetta anello chiusura di una catena di amori non corrisposti, che aveva nel suo amico Tsuna un rivale pur essendo colei che gli avrebbe spezzato il cuore e come se non bastasse c'era Gokudera, che aspirava alla stessa persona amata da Haru in cui neanche troppo velatamente Kyoko sperava affinché un giorno Haru si arrendesse.

Gli occhi della sua migliore amica erano così belli quando parlava di Tsuna, ecco perché anche se le facevano il cuore a pezzi voleva sentire quelle sue parole.

Conosceva bene le cialde di pasta frolla della ragazza, Haru ne aveva fatte anche per lei, ma sapeva che nei suoi mancava l'ingrediente più importante. Avrebbe dato qualunque cosa per essere guardata con gli occhi che rivolgeva solo a Tsuna, per sentire il sapore del suo amore a cui Sawada era indifferente.

"E tu invece?" chiese la ragazza con un sorriso ampio.

"Stavo cercando mio fratello, in realtà. Penso di non essermi ancora abituata all'idea che stia uscendo con la mia migliore amica Hana e forse ho voglia di controllarlo perché ho paura che si faccia male buttandosi in qualche rissa."

Haru annuì, del resto era piuttosto plausibile.

"Ho un'idea: perché non andiamo da Tsuna-san insieme? Magari è da lui" disse.

Kyoko annuì, non si permise neanche di dare il tempo di elaborare la domanda o percepire la gelosia, nell'istante in cui le dita di Haru presero le sue tutto sembrò superfluo.

Per quanto le piacesse in realtà odiava poterla tenere per mano. Sì, perché alle ragazze era concesso tutto, dal contatto fisico, all'andare in bagno insieme passando per i baci sulla guancia e nessuno avrebbe mai sospettato avessero anche un altro significato. Questo voleva dire che farsi avanti era molto più difficile perché il fraintendimento era dietro l'angolo e all'ordine del giorno. Certo, non voleva neanche essere al posto dei ragazzi che non potevano neanche darsi un abbraccio senza il rischio di essere etichettati come omosessuali.

Durante il tragitto Kyoko lasciò che fosse Haru a dare colore al silenzio, ascoltò sua voce acuta ma dolce, percepì su pelle il suo contagioso entusiasmo, una visuale perfetta su quelle labbra piene, si sentì così fortunata.

"Un rossetto rosa chiaro ti donerebbe moltissimo, Haru-chan. Se vuoi ti presto uno dei miei" disse Kyoko interrompendo il discorso sui nuovi trucchi comprati perché i cosplay salissero di livello. Cercò di non focalizzarsi troppo sull'idea di un bacio indiretto e sul fatto che avrebbe poi portato per sempre il sapore di Haru sulle labbra.

"Dici? Però per il cosplay di Tsuna è meglio un colore più tenue, rosa carne."

Kyoko sussultò, forse si era persa qualche passaggio, ma non indagò oltre.

"Se vuoi posso aiutarti a cucire la divisa scolastica oppure posso fartene avere una" disse facendole un piccolo occhiolino.

"Mi faresti un enorme favore, guadagnerei un sacco di tempo" commentò Haru entusiasta, i corti capelli castano scuro sistemati in boccoli larghi le solleticavano le spalle e Kyoko non poteva fare a meno di fissarla. Era così bella: le gambe snelle, ma muscolose, il corpo con le sue piccole curve, i seni abbondanti soffocati da una maglietta a maniche corte viola, gli occhi luminosi e caldi.

Haru sì che era perfetta dentro e fuori: era buona, intelligente, la prima della classe non a caso, bella e coraggiosa. Aveva tante passioni e abilità e in ogni cosa ci metteva la sua firma. Kyoko invece era anonima, lei o una qualunque ragazza da copertina non sarebbe cambiato niente. Era questo che odiava di sé, la sua insignificanza, la debolezza della sua personalità. Dopo anni e anni passati a recitare finalmente voleva essere se stessa e allora si era scoperta vuota. Lentamente aveva iniziato ad appropriarsi di chi era veramente nel profondo, di chi sarebbe stata dall'inizio se non l'avessero confusa facendole credere che non sapesse chi fosse realmente mentre un esterno sì.

Neanche se ne accorsero quando raggiunsero l'abitazione di Tsuna, la porta era accostata e Haru non si fece problemi a entrare annunciandosi.

Kyoko si fermò a riflettere su quanto fosse pericoloso e da sconsiderati un comportamento simile, a maggior ragione se non c'era nessuno in casa. Era sinceramente sorpresa che a nessun ladro fosse mai saltato in mente di colpire un così facile bersaglio.

"Non credo sia in casa" commentò chiudendo la porta alle loro spalle.

"Allora aspettiamo che torni" disse Haru sistemandosi in cucina come se fosse nella propria dimora, posizionò i biscotti nella credenza.

"Conosci tutti i posti" mormorò Kyoko con un senso di sconforto crescente.

Haru sorrise mostrando tutta la dentatura

"Certamente, sono la sua futura moglie del resto!" esclamò carica di entusiasmo.

Kyoko sospirò, sorrise automaticamente perché solo a vederla così felice le si riempiva il cuore di gioia.
    
"Sei troppo carina, Haru-chan" commentò con un tono innocente, le prese una mano tra le sue e la guardò dritta negli occhi con uno sguardo dolce.

Non lo avrebbe mai detto, ma odiava Tsuna, lo odiava perché era cieco, perché non riusciva a vedere una ragazza così speciale e si era invece invaghito di un foglio A4, una personalità piatta.

"E se gli preparassi la colazione e gliela portassi a letto? Magari sta ancora dormendo" commentò Haru come se avesse improvvisamente avuto un lampo di genio.

Kyoko si limitò ad annuire e si rese disponibile ad aiutarla.
Insieme allestirono un vassoio con una tazza di latte e i biscotti.

Haru salì lentamente le scale tenendo ben stretto il vassoio, Kyoko la seguì a distanza di appena uno scalino poi raggiunsero la porta della camera di Tsuna e Kyoko si prese la libertà di bussare dal momento che Haru aveva le mani occupate.

Nessuno rispose, ma prima che Kyoko potesse rendersene conto Haru le aveva ceduto il vassoio e aveva aperto la porta facendo irruzione nella stanza.

"Tsunaaaa-san, ti ho preparato la colaz-" dovette interrompersi a metà strada perché le parole rimasero intrappolate in gola davanti agli occhi assonnati di Sawada che le rivolsero uno sguardo confuso.

Haru sbiancò come se avesse visto un fantasma e iniziò a indicare qualcosa vicino Tsuna tremando.

Sawada rivolse l'attenzione lì dove puntava Haru e trovò le sue dita intrecciate con quelle di Gokudera. Nel giro di una frazione di secondo le sottrasse, entrambi arrossirono e si voltarono alle parti opposte ancora uniti dalle cuffiette galeotte che avevano creato quella strana atmosfera sintonizzando i loro cuori sulla stessa frequenza.

Tsunayoshi impiegò pochi istanti per realizzare che oltre ad Haru c'era anche Kyoko nella stanza, c'era la ragazza di cui era innamorato nella sua camera da letto.

"K-Kyoko-chan!" squittì.

"Non è come pensi!" precisò cercando le parole per articolare i suoi pensieri.

Kyoko alzò istintivamente le spalle, lo sguardo fisso su Haru che a stento tratteneva le lacrime.

"Ah, quindi è così che stanno le cose?" mormorò quest'ultima.

Gokudera non proferì parola, ma per un istante i suoi occhi incontrarono quelli di Kyoko e vi si riconobbero, ingrati cuori infranti.

Tsuna tacque, in tutta sincerità non sapeva nemmeno lui cosa dire. Gokudera si era presentato a casa sua presto, niente di insolito, avevano iniziato a studiare in vista del compito di matematica. Un'oretta appena più tardi Tsunayoshi aveva manifestato il bisogno di fare una pausa e allora Gokudera aveva proposto di ascoltare un po' di musica. Gli aveva allungato un'auricolare e poi come se fosse un fiore l'aveva sistemata nel suo orecchio destro. Stanchi avevano appoggiato la schiena contro il bordo del letto di Tsuna e si erano lasciati cullare da quella melodia. In quell'istante niente era esistito niente che non fosse Hayato e il modo in cui gli stava sorridendo. Tsuna aveva sentito un brivido lungo la schiena e poi lentamente aveva osservato il modo in cui le loro dita si erano trovate e si era chiesto chi avesse fatto il primo passo e perché aveva la sensazione che fosse stato proprio lui stesso. La musica li aveva fatti scivolare in un sonno profondo, scusa perfetta per sentimenti troppo immaturi per essere affrontati. Tsuna però ricordava perfettamente di avere appoggiato spontaneamente la testa sulla spalla di Gokudera e di essersi sentito in pace col mondo prima di chiudere gli occhi.

Ora davanti a Kyoko aveva fretta di negare tutto questo, negare l'adrenalina che aveva percepito sulla pelle e la felicità che aveva assaporato nel contatto che aveva ricercato per primo.

"State bene insieme" commentò Sasagawa posando il vassoio sul tavolino accanto ai libri e prendendo poi l'amica per le spalle conducendola fuori dalla stanza così che potesse lasciarsi andare a un pianto liberatorio.

Tsunayoshi desiderò sbattere la testa nel muro, proprio non voleva che la ragazza di cui era innamorato pensasse che lui avesse trovato qualcun altro, la seguì immediatamente.

Nell'ingresso della sua casa fu testimone del modo in cui Kyoko strinse Haru tra le sue braccia accogliendone i singhiozzi.   

"Haru, sei bellissima, ma al cuore non si comanda e Tsuna-kun non sa apprezzarti. Io mi prenderò sempre cura di te, io so apprezzarti. Queste lacrime per lui sono sprecate e poi ti rovinano il trucco e nascondono il tuo dolce viso" le sentì dire chiaramente.

In quel momento il suo intuito gli suggerì che qualunque sua parola sarebbe risultata dolorosa alle orecchie di Haru e irrilevante a quelle di Kyoko.

Non si era mai reso conto della natura dei sentimenti di quella ragazza per la sua migliore amica e non l'avrebbe messa nella condizione di spezzarle il cuore con i suoi sentimenti non richiesti.

"L'importante è che Tsuna-san sia felice, se Tsuna-san è felice allora lo sarà anche Haru e lo sarà anche per Gokudera-san" le sue riflessioni furono interrotte dalle parole di Miura e gli riportarono alla mente il fatto che aveva abbandonato Hayato nella sua stanza senza alcuna spiegazione -anche se non gliene sapeva fornire una- e che forse era il caso che parlassero e si dicessero qualcosa e che lui stesso si guardasse dentro perché forse era più simile a Kyoko di quanto non gli piacesse ammettere e sempre forse la cotta per Sasagawa non era che divenuta un'abitudine data per scontata su cui aveva smesso di interrogarsi.

"Yo, Sawada, che succede?" la voce improvvisa di Ryohei lo fece sussultare, il boxeur apparve davanti alla porta aperta tutto sudato indossando solo dei pantaloncini da ginnastica.

"Onii-chan, dove ti eri cacciato?" ribattè subito Kyoko senza fare mistero del suo fastidio, per una volta la presenza del fratello non le era così gradita, aveva interrotto un momento molto speciale.

"Yo, Kyoko. Mi stavo allenando" rispose Ryohei, a questo punto alla sorella neanche più interessava chiedergli dove perché in cuor suo pensava che se non fosse stato per lui adesso sarebbe riuscita a dire qualcosa di più, a fare comprendere a Haru che il suo cuore batteva per lei.

"Non diventerò mai la moglie di Tsuna-san" pianse Miura sprofondando contro il petto di Kyoko.

Ryohei alzò un sopracciglio confuso.

"Haru, non è come pensi!" insistette Tsuna.
Cioè sposarla non gli era mai passato per l'anticamera del cervello, ma l'idea che si era fatta Miura non era veritiera.
.
"E invece sì e se hai scelto lui devo solo farmi da parte..." ribatté Haru staccandosi dall'abbraccio di Kyoko e guardando Tsuna fisso negli occhi.

"Lui?" domandò Ryohei sempre più spaesato.

"Gokudera" gli rispose Kyoko.

"Cosa? Testa a polpo e Sawada stanno insieme? Estremo!" urlò il fratello.

"No!" insistette Tsuna solo per trovarsi ignorato come al solito e pensare che era successo talmente tante volte che forse doveva solo farsene una ragione.                     

Kyoko si congedò con un inchino supportando Haru nel ritorno a casa.

La ascoltò a lungo e poi decise di suggerire qualcosa perché Haru potesse svagarsi e dimenticare il suo cuore infranto.

"Tra qualche settimana ci sarà un festival organizzato dalla mia scuola. È un evento divertente dove si possono fare tante attività e la parte migliore è che è pieno di bei ragazzi che puoi conoscere. Che ne dici di venire con me?" propose.

Haru annuì, si asciugò le lacrime col dorso di una mano e ridacchiò appena.

"Ci sto, però niente ragazzi, voglio stare solo con te, solo con la mia migliore amica che sa apprezzare davvero chi sono."

Kyoko sentì la gola secca e sorrise.

"Allora saremo ci faremo belle solo per noi stesse e per l'altra" mormorò con un tono dolce.

"E se ti va stasera puoi dormire da me, ti faccio dimenticare quello che è successo. Promesso" aggiunse.

Haru sorrise.

"Grazie Kyoko-chan, non so come farei senza di te" mormorò.

Sasagawa Kyoko batte miss perfezione 1 a 0.
   
 
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