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Autore: Kristen92    07/03/2021    3 recensioni
"Prese una foto..la girò e vide tre volti sorridenti, pieni di vita e di speranze. Ripensò a quando l’avevano scattata. Ricordava ancora il suono delle loro risate.
Doveva vedere quel posto, solo così avrebbe dimenticato.
Nella foto, lei, Anya e Clarke sorridevano felici abbracciate. Sfiorò il viso di Clarke.
Clarke non era tornata da oltre il confine".
Alexandra Woods, ha 27 anni, una bella famiglia e una ragazza che presto diventerà sua moglie. Ma quando Lexa aveva 17 anni è successo qualcosa che l'ha cambiata per sempre. Attraverso il suo passato scopriremo in suo futuro.
Clexa
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stelle.

 

 

Passato.

 

<< Clarke! Clarke! >>

La bambina dai delicati boccoli biondi correva, spensierata lungo la spiaggia bianca. Rideva, una risata che riecheggiava ovunque in quel bellissimo luogo.

<< Clarke! Fermati! Ti farai male così! >> urlò la madre, spaventata.

La corsa folle e felice della bambina fu interrotta da due forti braccia, che la sollevarono in alto.

<< Presa! >> disse Jake, sorridendo alla sua bellissima bambina.

Risero insieme, mentre l’uomo, alto e forte, la sollevava sempre più in alto.

Abby sospirò e sorrise a quell’immagine. I momenti come quelli erano sempre più rari ormai, così tirò fuori la sua macchina fotografica, cercando di catturarli, uno ad uno.

<< Più in alto papà! Più in alto! >> gridava la piccola Clarke, entusiasta.

<< Più in alto dici? Cos’è vuoi superare papà? >> disse lui, facendole le pernacchie sulla pancia.

<< In alto! Come papà! >> ripeté la bambina, tra le risate.

 

Quando il sole calò, il silenzio della spiaggia era scandito solamente dal dolce dondolio delle onde.

Clarke e Jake, seduti sul portico, erano stretti in un abbraccio. La mano di Clarke era sparita, dentro quella grande di suo padre.

<< E lì, in quel punto preciso c’è Cassiopea. Riesci a vederla? >> chiese dolcemente il padre.

<< Mmm si! La vedo! >> rispose entusiasta la bambina.

<< Il cielo è così grande Clarke, così pieno di meraviglie! Ci vorrebbe più di una vita per scoprirne i suoi segreti… >> disse, contemplando in alto.

<< Lassù ci sono anche i cattivi, Papà? >> chiese incuriosita.

<< Si, come qui anche lassù ci sono i cattivi. Ma il Papà e zio Gustus volano proprio per proteggere tutte le persone che vivono sulla nostra Terra >> spiegò, accarezzandole i capelli.

<< Anche me e la mamma? >>

<< Certo! Specialmente te e la mamma >> rise dalla precisazione della bambina.

La bambina si girò verso di lui, con occhi sognanti e disse:

<< Da grande, anche io voglio proteggere tutti, specialmente te e la mamma >> disse sicura.

Jake sorrise, dall’entusiasmo della piccola.

<< Oh mia Principessina…guarda, vedi tutte quelle stelle? >> le disse indicandole il cielo buio.

Clarke annuì, godendosi quella vista mozzafiato.

<< Tra tutte quelle stelle lassù, sai qual è la stella più bella e luminosa che abbia mai visto? >>

<< No, qual è? >> gli chiese, curiosa.

<< Sei tu >> le rispose, posando un dolce bacio sul suo capo e abbracciandola forte.

<< Non perdere mai la tua luce Clarke >> .

 

 

Presente

 

<< Ripetimi ancora una volta quale tra le parole “ semplice “ e  “ tranquillo “ non hai afferrato? >> disse adirata Lexa, guardando il posto dove la sua non tanto sveglia sorella le aveva portate.

<< Oh andiamo Lex, non essere una guasta feste! È il tuo compleanno, bisognava festeggiare! >> disse entusiasta, fissando elettrizzata la sua sorellina.

<< Te l’avevo detto di non darle carta bianca per questo >> disse Clarke, mentre scaricava gli zaini.

<< Quindi è questo il posto? Caspita Woods, non hai badato a spese >> disse Raven, togliendosi gli occhiali da sole per fissare il lussuoso Resort sulla spiaggia.

Anya, dopo il via libera, un po’ forzato della sorella, aveva organizzato per il compleanno di quest’ultima un fine settimana fuori. Lexa era fortemente contraria a tutto questo, con tutto quello che era accaduto non aveva di certo voglia di festeggiare in grande, in realtà la sola cosa che voleva, era festeggiare da sola con Clarke. Qualcosa che non avevano mai fatto prima. Passare il compleanno insieme, da sole.

Ma Anya aveva insistito, tirando fuori la carta della sorella messa da parte, depressa e in ripresa dalla dipendenza di alcool e non aveva saputo rifiutare. E poi il “ a Clarke farebbe bene cambiare aria “ le aveva dato il colpo di grazia.

Lexa aveva messo solo qualche regola: poche persone, una cosa semplice e tranquilla. Ma quel resort non aveva nulla né di semplice e né, tantomeno, di tranquillo.

<< Sorella Woods ti adoro! Sei troppo forte! >> disse Octavia, entusiasta.

<< Si è da giorni che non mi parla d’altro >> disse Linoln, con in mano le valigie.

<< Quindi è così che voi figli di papà festeggiate…interessante, se l’avessi saputo non ti avrei rotto così tanto le palle a scuola Woods >> disse Murphy, con il braccio intorno a sua moglie Emory.

Alla fine Anya l’aveva detto a Raven, Raven a Octavia, Octavia a Murphy, Murphy beh….a tutti gli altri.

<< Sono sicura che ci divertiremo un mondo >> disse Anya, sorridente.

Il rumore di un suv li fece voltare tutti e, all’improvviso, videro scendere Roan, Costia e Echo.

Lexa sbiancò, come Raven del resto.

<< Dimmi che non è vero >> chiese Raven, ancora allibita.

<< Non avevo di certo i soldi per permettermi questo posto…tranquilli offre tutto lui >> disse, con disinvoltura.

Lexa tirò una gomitata alla sorella.

<< Perché hai invitato lui e, soprattutto lei? >> chiese isterica, guardando Costia che la salutava con la mano.

<< Ai! Smettila! Senti, mi dispiace! Non sapevo che portasse la sorella ok? Gli ho chiesto discrezione, ma quell’uomo non sa cosa sia quella parola >>

<< Già, nemmeno tu a quanto pare >> disse Raven rimettendosi gli occhiali da sole.

<< Forza! Vedrete che ci divertiremo >> disse Anya, incoraggiante.

Lexa e Clarke si scambiarono un’occhiata.

<< Ehi! Siete già qui vedo, bene! Entriamo, la piscina ci sta aspettando! >> disse Roan, facendo strada.

<< Non vedo l’ora >> disse Raven, arrabbiata, entrando.

 

<< Non dovevi riconquistarla? >> chiese la bionda all’amica.

<< Si, certo! Fa tutto parte del piano >> disse Anya rincorrendo la latina.

<< Io la vedo grigia >> sussurrò Octavia a Lexa, prima di entrare assieme a Lincoln.

Lexa sospirò, non era di certo questo che sperava. Clarke osservò la sua espressione delusa.

<< Conosci Anya, esagera sempre, ma non ha cattive intenzioni >>

<< Raven ha ragione, dovresti smetterla di giustificarla sempre…ha portato Roan e Costia >> disse irritata.

<< Ti crea problemi la presenza di Costia qui? >> le chiese, tranquillamente.

<< No! Si….cioè, è strano…non abbiamo ancora chiarito bene le cose, non ho avuto l’opportunità di chiudere bene e di spiegarle >> disse, ripensando a come si era comportata male con la sua ex.

Clarke la fissò.

<< Magari questi giorni ti daranno occasione di farlo >> disse, suscitando l’incredulità della bruna. Si girò di scatto a guardare la bionda.

<< Tu stai bene? Per te non è un problema che lei sia qui? >> chiese la bruna preoccupata.

Clarke sorrise, avvicinandosi, le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< Lexa è il tuo compleanno, la cosa che conta è che siamo qui, insieme >>

<< Si è vero >> rispose la bruna accarezzandole la mano.

<< Ci sono tutte le persone che ti vogliono bene…non sarà poi così male no? >> le chiese la bionda.

La bruna annuì, Clarke prese le loro borse e si avviò. Lexa rimase lì a fissare l’entrata.

Infatti, cosa poteva accadere mai di così terribile, pensò.

<< Andiamo? >> chiese Clarke, sorridendole e tendendole la mano.

 

Alla reception fu chiaro che non era, di certo, la prima volta che Roan aveva soggiornato lì. Veniva trattato come un reale o un attore famoso. Ovviamente, lo stesso comportamento, se non più esagerato, venne riservato a Clarke. Appena mise piede nella hall, tutti si girarono a guardarla, i loro sguardi erano pieni di ammirazione. Lexa sapeva benissimo che quelle attenzioni non erano tanto gradite dalla bionda, infatti si notò subito il suo disagio.

<< Visto che offro io il soggiorno, tocca a me l’assegnazione delle camere >> disse Roan.

<< Che siamo al liceo? >> disse Anya, terrorizzata dalle mosse di Roan.

<< Vedo pochi adulti qui >> schernì lui.

Ovviamente assegnò alle coppie sposate che non conosceva le loro chiavi senza problemi.

<< Vecchia squadra con me >> disse dando la chiave ad Anya.

<< La nostra mega suite ci aspetta >> disse sorridendo.

<< Nuova squadra, a voi l’altra >> disse lanciando le chiavi a Lexa.

<< Fammi capire…dobbiamo stare separati per quale ragione? >> chiese Raven.

<< Roan! Che cavolo stai facendo? >> chiese Anya arrabbiata.

<< Miei i soldi, mio il comando, dolcezza >> le rispose ghignando.

<< Basta con questi giochetti, non siamo in Accademia qui…non puoi comportarti così >> disse Lexa innervosita.

Roan la guardò e poi il suo sguardo si posò sulla bionda. Clarke sospirò.

<< Facciamo come dice >> tutti si voltarono verso di lei, compresa la bruna che la fissò scioccata.

Clarke la guardò:

<< Stiamo dando troppo spettacolo…è solo una camera >> le sorrise rassicurandola.

<< Esatto Griffin! Sistemiamoci ora >> disse Roan andando insieme a Echo verso gli ascensori.

Tutti si girarono verso Anya.

<< Ok, forse non è stata una buona idea >> disse, facendo spallucce.

Clarke diede una borsa a Lexa.

<< Non sarà di certo una stanza a fermarci no? >> chiese, col suo tono rassicurante.

Lexa era irritata, il suo compleanno si stava rivelando fin troppo complicato per i suoi gusti.

<< Ovviamente >> prese la borsa e s’incamminò assieme agli altri verso la loro suite, non prima di aver dato un colpo in testa a sua sorella.

 

Entrate nella suite, Clarke, Anya e Raven si guardarono intorno, stupite.

<< Wow >> disse Anya, con un sorriso.

<< Beh almeno non è del tutto uno schifo >> disse Raven.

Clarke ammirava la lussuosissima enorme suite. All’interno c’erano le porte che conducevano a varie camere da letto. Sembrava più un gigantesco appartamento che una semplice suite.

<< Allora….che ve ne pare? Non sono stato poi così crudele >> disse Roan, guardando le ragazze.

<< White….devi sempre fare cosi >> disse Echo, entrando già in una stanza.

<< Potete scegliere le camere che volete, possiamo anche dormire tutti insieme se vi va >> ammiccò, spavaldo.

Raven fece una faccia disgustata:

<< Manco morta >> e si diresse verso una stanza.

Anya le andò dietro ma Raven le sbatté, letteralmente, la porta in faccia.

<< No…non è contenta >>

<< In fondo al corridoio c’è una stanza con vista sulla spiaggia…nessuno ti disturberà >> disse Roan alla bionda.

Clarke lo guardò negli occhi, annuì e si diresse verso la stanza.

<< Non ha bisogno della baby-sitter >> gli disse Anya.

<< Lo so bene….non è te >> le disse sorridendo.

 

 

 

La suite degli altri era molto simile, Lexa si guardò attorno contemplando quella meraviglia.

<< Fortissima!! >> disse Octavia correndo in giro tutta contenta, dietro di lei Lincoln che le intimava di non esagerare.

<< Mio fratello non bada mai a spese per queste cose >> disse Costia, posando per terra la sua borsa.

<< Perché sei venuta con lui? >> le chiese Lexa.

Costia sospirò:

<< Non è come pensi…diciamo che sono caduta in una sua trappola. Mi dispiace se la mia presenza qui ti infastidisce o ti mette a disagio >> le disse avvicinandosi.

Lexa guardò in basso.

<< Non è così…è solo…beh ecco >>

<< Strano? >> chiese Costia, sorridendo al comportamento impacciato della bruna.

“ Sì “, avrebbe voluto rispondere, ma le sue intenzioni vennero interrotte da un’ancor più entusiasta Octavia.

<< C’è l’idromassaggio!! >>

Costia sorrise da quella reazione, mentre Lexa la guardava, in colpa. Avrebbe voluto parlarle e spiegarle bene i suoi motivi e i suoi sentimenti, in fondo era stato grazie a lei, alla sua presenza e al suo amore, che non era crollata in un buco nero senza fine. Clarke aveva ragione, forse questa era l’occasione per farlo.

 

 

 

I bambini giocavano in spiaggia, felici insieme ai loro genitori. Coppie che passeggiavano, mano nella mano, gruppi di ragazzi che giocavano a beach volley…

Clarke li osservava dall’alto della sua camera. La finestra spalancata, il sole che le accarezzava il viso, l’odore del mare e il suono distante delle onde. Prese un bel respiro, inebriandosi da quelle sensazioni.

<< Clarke… >>

<< Clarke… >> 

<< CLARKE! >> la bionda si voltò di scatto, Anya sulla soglia della porta la fissava. Aveva un costume nero e sopra una camicia a maniche corte floreale, di colore giallo.

<< Ti sto chiamando da una vita, che hai non ci senti? >> scherzò, per poi aggiungere:

<< Andiamo su, ci aspettano in piscina >> disse entusiasta.

Clarke sbatté velocemente le palpebre, la voce che aveva sentito…

<< Tutto bene? >> chiese l’amica, ora preoccupata dallo strano comportamento della bionda.

Clarke annuì:

<< Si, tutto bene. Solo un attimo e arrivo >> 

Anya rincuorata, uscì.

Clarke si voltò nuovamente verso la finestra, prendendo un lungo respiro.

 

 

La piscina del resort era enorme. Una parte al chiuso e il resto all’aperto, con delle vasche idromassaggio di forma circolare piazzate qua e là. Non era presente molta gente, colpa della spiaggia praticamente a due passi.

Lexa e gli altri posarono le loro borse sulle sdraio.

<< Questo è il paradiso! >> esclamò Octavia in adorazione.

Arrivarono gli altri, contentissimi e impazienti di buttarsi in piscina.

Murphy e Emori occuparono le sdraio vicino a Lexa e Octavia. La bruna si tolse la maglia e gli shorts, rivelando un costume a due pezzi nero.

<< Non smetterò mai di dirtelo Lexa, quel tatuaggio è una meraviglia >> le disse Emori.

<< Grazie >>

<< Si mi ricordo soprattutto i suoi lamenti di dolore >> disse Murphy, provocando le risate degli altri.

Lexa si girò verso di lui facendogli il dito.

<< Ha usato felpe enormi per almeno un mese >> la schernì Octavia.

Lexa alzò gli occhi al cielo.

<< Faceva un male cane >>

<< E non l’avete sentita quando le mettevo la crema >> aggiunse all’improvviso Costia, tutti si girarono verso di lei. Lexa arrossì. Il momento d’imbarazzo venne interrotto dall’arrivo degli altri.

Roan aveva un costume verde scuro, che metteva in risalto la sua carnagione bianca, in mostra tutti i suoi muscoli. Raven aveva un costume a due pezzi rosso, con in vita un pareo bianco. Lexa notò che non aveva messo il tutore.

<< Avete preso tutti i posti migliori >> disse alla sorella.

<< Dov’è Clarke? >> chiese subito Lexa, notando l’assenza della bionda.

<< Si sta preparando e arriva, tranquilla >> le disse, dandole un colpetto sul braccio.

<< Non ti preoccupare Woods, la tua bionda non te la ruba nessuno >> scherzò Murphy, mettendole il braccio intorno alle spalle.

Lexa si voltò e spinse Murphy in piscina. Tutti incominciarono ad applaudire e a ridere.

<< C’è un buffet e un bar da quella parte! >> urlarono Jasper e Octavia, precipitandosi a vedere.

 

Anya si sedette vicino a Raven, i suoi occhi si spostarono sopra la sua gamba, ora libera dal solito tutore. Notò la cicatrice.

La latina notò il suo sguardo e si coprì con il pareo.

<< Non sono l’unica in questa piscina con delle cicatrici >> le disse la latina.

Anya sapeva benissimo che non era l’unica, la sua era perfettamente visibile, come quelle di Eco e, ovviamente, di Roan.

Il corpo del Generale era quello più segnato di tutti, conosceva bene quelle cicatrici, ad ogni ritorno da una missione ne compariva una nuova. Ma lui non sembrava preoccuparsene, una volta dopo che erano stati a letto insieme, le aveva detto che erano il suo orgoglio. Mostravano il suo valore come Skaikru.

<< Si, lo so… >> rispose Anya, porse la mano alla latina.

<< Tuffo in piscina? >> le chiese con un sorriso.

La latina la fissò un attimo negli occhi. Si alzò, rifiutando la mano, si tolse il pareo e andò a tuffarsi.

Anya, rimase a bocca aperta, scosse leggermente la testa e sospirò.

<< Sarà più difficile del previsto >>

 

Clarke uscì dall’ascensore. Ovviamente indossare solo un costume era fuori discussione, quindi sopra si mise una canottiera ed una camicia hawaiana di colore blu e un paio di shorts in jeans. Andò verso l’entrata della piscina, intorno a lei tutti la fissavano, sussurrando in ammirazione.

Vide che gli altri erano all’aperto così andò verso di loro. Tutti si stavano godendo la bellissima giornata di sole, alcuni sdraiati a prendere il sole o al bar bevendo e mangiando qualcosa, altri giocavano in piscina. Notò Anya che la chiamava facendole cenno di andare verso di lei. Fece due passi quando vide Lexa uscire dalla piscina.

Clarke rimase lì a fissarla. La bruna le andò incontro, il corpo e i capelli bagnati, il costume che le stava divinamente e quegli occhi, di un verde talmente brillante, che la bionda pensò di aver perso del tutto i battiti del cuore.

<< Eccoti finalmente >> le disse sorridendo.

Clarke continuò a fissarla, senza dire nulla.

<< Tutto bene? >> chiese ora la bruna, preoccupata.

<< Come? Ah…si, si. Tutto bene >> le rispose la bionda, la guardò negli occhi.

<< Quel costume…ti sta davvero bene >> disse, un po’ imbarazzata. Non le capitava tanto spesso, di fare la figura da pesce lesso, come diceva Anya.

Lexa a quelle parole e all’atteggiamento impacciato della bionda, sorrise.

<< Dai vieni che così mi asciugo >> la prese per mano e la trascinò verso gli ombrelloni.

<< Clarky!! Tutto ok?? Ti ho visto un po’ in difficoltà prima…cos’è la mia sorellina ti ha steso? >> le chiese scherzando.

<< Piantala Anya >> la rimproverò Lexa.

Anya continuò a ridere poi si tuffò in piscina con gli altri.

<< Festeggiata!! Dai vieni! >> la chiamarono gli altri.

Lexa si girò verso Clarke, notò i vestiti che indossava.

<< Vai pure, io ti porto qualcosa da bere >> le disse la bionda notando il bar poco distante.

<< Sicura? >>

<< Si vai pure >> le rispose la bionda, portandole una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio. Lexa arrossì e ritornò in piscina con gli altri.

 

<< Cosa gradisce….Generale >> disse stupito il cameriere, vedendo la bionda che si trovava di fronte a lui.

<< Puoi farmi un drink alla frutta e due acque toniche per favore? >>

<< Certo! Arrivano subito >> rispose elettrizzato.

<< Grazie >>

<< Io sto aspettando qui da un po’...puoi dirmi il tuo segreto per caso? >> le chiese una voce di fianco.

Clarke si girò e vide una ragazza dal folti capelli rossi, con un costume verde intero che le sorrideva.

<< Oh…mi dispiace >> si scusò la bionda.

<< Non preoccuparti, capisco il motivo del suo interesse >> disse la rossa, guardandola attentamente.

Clarke era abituata a quegli sguardi prima, uomini e donne la guardavano sempre con sguardo ammirato o come quello della rossa. Voglioso. Ma non era più abituata, era passato tantissimo tempo da allora. Quindi arrossì, leggermente.

<< Oh be… >>

<< Ecco a lei Generale, posso aiutarla a portarli? >> disse subito il cameriere.

<< No, grazie…. >> si girò verso la rossa e le chiese.

<< Cosa prendi? >> la ragazza si illuminò.

<< Un Manhattan grazie >>

<< E un Manhattan per la signorina se non le dispiace >> disse al cameriere, che subito rispose:

<< Certo! Arriva subito >>

La rossa continuava a fissarla:

<< Grazie Generale >>

<< Si figuri >>

<< Selene >> si presentò, allungando la mano.

 

Murphy era rilassato dentro la piscina, appoggiato al bordo quando disse:

<< Woods! Stanno cercando di rubarti la tua bionda >> tutti, compresa la bruna, si girarono verso di lui.

<< E brava Griffin! >> disse Roan, seduto su uno sgabello vicino, sorseggiando un drink.

Lexa notò Clarke davanti al bar che stava conversando con una ragazza rossa. Riconobbe subito quell’atteggiamento, anche lei ne riceveva di simili. Clarke sembrava un po’ in imbarazzo.

<< Non è di certo una novità…succede fin da quando andavamo alle medie >> disse Anya.

<< Cavoli ma quella rossa è davvero….. >> stava per aggiungere mentre guardava la ragazza, ma un’occhiataccia della latina la bloccò.

<< …….alta >> finì, distogliendo subito lo sguardo.

<< Beh….insomma è la Principessa….chi è che non ci proverebbe? >> disse Murphy.

 

Lexa continuò a fissare la rossa, quando vide che allungò la mano verso la bionda, l’ira incominciò ad invaderla.

 

 

Clarke guardò la mano un attimo, ricambiò la stretta.

<< Clarke >>

<< Si, ovviamente so già chi sei >> disse la rossa, guardò la bionda negli occhi e rimase un attimo senza fiato.

<< Wow, sei ancora più bella dal vivo >>

Clarke ritirò la mano a disagio.

<< Grazie >> disse toccandosi la nuca.

<< Ora devo andare è stato un piacere >> disse Clarke, prendendo i drink e voltandosi.

<< Il piacere è stato mio….Clarke >> disse maliziosa la rossa.

 

Lexa vide il modo con cui quella ragazza continuava a guardare Clarke mentre se ne andava, il suo sguardo si concentrò sul Manhattan che stava per portare alle labbra, quando all’improvviso il bicchiere si frantumò in mille pezzi, facendo spaventare la rossa.

 

 

Clarke si avvicinò al gruppo, con i mano i tre drink. Anya si avvicinò ad aiutarla.

<< Grazie Clarky! Morivo di sete! >> disse bevendo una delle acque toniche.

<< In realtà era per me… >> disse dietro di lei, la latina.

<< Oh…tieni, possiamo condividerlo >> disse Anya facendole l’occhiolino.

Raven scosse la testa e andò verso il bar.

<< Secondo me dovresti cambiare strategia >> le disse la bionda.

<< No…sta andando bene >> le rispose, seguendo con lo sguardo Raven.

<< Grande Griffin! Quella rossa era uno schianto >> disse Roan dandole un colpetto sulla spalla.

Clarke fissò subito Lexa, che si stava avvicinando.

<< Ah si? Non l’avevo notato >> disse, andando verso la bruna.

<< Non ti crede nessuno >> disse Murphy, ricevendo un colpo in testa dalla moglie.

<< Ecco ti ho portato questo >> Clarke le porse il drink, Lexa lo prese, notando che era un drink alla frutta.

<< A Lexa non piacciono quei drink >> disse, improvvisamente, Costia.

Tutti si girarono verso di loro, notando la scena. Clarke spalancò gli occhi, in notevole imbarazzo.

<< Oh… >> sussurrò, corrugando la fronte.

Lexa notò subito l’atmosfera che si stava creando e aggiunse subito:

<< Non importa, con questo caldo va benissimo! Grazie >> le sorrise, cercando di toglierle quell’espressione delusa. Poi si girò verso Costia, con espressione dura.

Tutti fecero finta di nulla, cercando di cambiare discorso. Roan fissava attentamente Clarke.

 

 

Octavia e Jasper iniziarono a parlare dei vecchi tempi. E alla fine coinvolsero tutto il gruppo.

<< Non negare Murphy! Sappiamo tutti che sei stato tu a correggere il punch al ballo! >> disse Octavia.

<< Eh non è stata una splendida idea? Quella cosa era orribile….grazie a me è diventata una delizia >>

<< Ben detto amico! >> gli disse Jasper, battendogli il cinque.

<< Si ricordo anche che grazie a quella delizia qualcuno ha fatto a botte con metà della squadra di football >> disse Lincoln, voltandosi verso Lexa.

<< Tu e Murphy eravate ridotti malissimo! Ricordo ancora la faccia di tuo padre >> disse Octavia ridendo.

<< Ben tempi…vero Woods? >> chiese Murphy, sogghignando.

<< Voi due siete incredibili…prima non vi potevate vedere, complice il fatto che questo idiota si comportava da stronzo ogni due per tre….e poi, all’improvviso, siete diventati inseparabili >> disse Octavia, ricordandosi quei momenti.

<< Mi sono già scusato per il mio comportamento….sono stati i piselli ad unirci e l’alcool ovviamente >> disse Murphy alzando il bicchiere.

<< E poi Woods è diventata molto più spaventosa di me >> continuò.

<< Molto spiritoso Murphy >> rispose Lexa, facendogli la linguaccia.

<< Non ha tutti i torti….eri davvero spaventosa, solo Costia riusciva a farti ragionare >> disse Jasper, ricordando l’umore mutevole della bruna.

Clarke spostò lo sguardo verso la bruna, non ricordava questo di Lexa, ricordava la ragazzina con gli occhiali timida e riservata.

Lexa spostò lo sguardo verso Costia, ricordando quante volte la ragazza le era stata vicina, con pazienza. Sempre pronta a calmarla. Le sorrise, per ringraziarla.

A Clarke quello sguardo complice non sfuggì.

 

<< E tu Clarke? Mai fatto qualche pazzia? >> chiese Jasper curioso.

Clarke si voltò verso il ragazzo.

<< Oh be…. >> iniziò ma fu interrotta da Anya.

<< Qualche? Eravamo sempre nei guai! Vero Clarky? >>

<< Beh, io mi mettevo nei guai, lei mi ci tirava fuori >> aggiunse ridendo.

<< Perché non mi sorprende? >> disse Raven, sorseggiando il suo drink.

<< Le cose sono peggiorate con l’arrivo di questi bifolchi >> disse Anya indicando Roan e Echo.

<< Bifolchi? >> disse Echo, guardandola male.

<< Non iniziate voi due….vi prego >> disse Roan.

<< Avevate i baby-sitter quindi… >> disse Octavia, guardando di sottecchi Anya e Echo.

<< Nessuno mi ha fatto da baby-sitter! E poi ero io quella che copriva la Principessa che sgattaiolava fuori nel cuore della notte per andare a trovare Niylah >> disse all’improvviso.

<< Niylah? >>  tutti si voltarono verso la bionda, che interrogativa fissava l’amica.

 << Chi è Niylah? >>

Anya, Raven e Lexa la guardarono sorprese.

<< Niylah…bionda, alta…una super modella… >> disse Anya, guadagnandosi una gomitata da parte di Raven.

Roan fissava la bionda, notò la sua espressione totalmente persa e lo sforzo che stava facendo per ricordare.

<< Tu e Niylah vi siete frequentate per un periodo Clarke, non ti ricordi? Non era nulla di ufficiale ma uscivate spesso insieme >> le spiegò Raven, notando l’espressione della bionda.

<< Non ti ricordi? >> le chiese Lexa.

Clarke guardò la bruna, no…non ricordava, l’unica cosa che ricordava era quel viso che stava guardando ora.

Era la sua vita, ma non si ricordava. Non si ricordava neanche…

Quel pensiero venne interrotto dalla voce di Roan che disse:

<< Andiamo in spiaggia che dite? >>

 

 

Il rumore delle onde riecheggiava, come una dolce ninna nanna, alle porte del tramonto. Il canto stridulo dei gabbiani, la luce rossa e calda del sole che stava per addormentarsi. Quelle mille sfumature di arancione, rosa e blu, che dipingevano il cielo.

Era da tanto tempo che non assisteva ad un simile spettacolo. Gli altri erano impegnati a bere e a correre verso l’acqua, ora calma, dell’oceano.

Gli ultimi raggi stanchi del sole, formavano tantissimi cristalli sull’acqua. La bionda dovette socchiudere gli occhi, perché la luce, creatasi da quell’effetto, era fortissima.

<< Papà papà! Guarda, sono come Ariel! >> urlò entusiasta una bambina in riva.

<< Sofi andiamo! Si farà tardi >>  il padre la prese in braccio e insieme, felici, si avvicinarono all’ombrellone dove la madre li stava aspettando.

Le loro risate giungevano come una melodia dolce, che accompagnava quello splendido tramonto.

Clarke si sorprese a fissarli. Quel quadro le sembrava familiare, molto familiare. Chiuse gli occhi cercando di ricordare la sensazione di quelle braccia forti che la stringevano, di quella voce calda e rassicurante che le parlava, di quegli occhi cosi simili ai suoi che la guardarono con amore.

Ma nulla comparve. Non riusciva, proprio non ci riusciva, a ricordare quel volto.

Quella piccola e graziosa famiglia si accorse del suo sguardo. Comparve un misto di riconoscimento e sorpresa nei volti dei due adulti. Il padre s’inchinò verso la proprio bambina sussurrandogli qualcosa all’orecchio. La bambina subito dopo si voltò verso di lei e la salutò con la manina. I due genitori, invece, chinarono il capo, con rispetto.

Clarke sollevò la sua mano, un arto che ormai non era più suo, e ricambiò il saluto della bambina.

<< Clarke andiamo, dobbiamo prepararci per la serata >> la chiamò Anya, appena uscirono tutti dall’acqua.

Clarke diede un’ultima occhiata a quella famigliola felice, poi si voltò, camminando verso l’amica.

 

<< Andiamo fratellone? >> Costia diede un colpetto alla spalla di Roan, che immobile sulla spiaggia, fissava la bionda.

 

 

Lexa notò che, in Clarke, qualcosa non andava. Per tutta la giornata aveva sì e no scambiato solamente qualche parola con gli altri. Anya le aveva detto che visto quello che era successo in volo, la bionda aveva solo bisogno di tempo. Doveva essere stata molto dura, rivivere quei momenti spaventosi. Le consigliò di darle un po’ di spazio e di non assillarla troppo.

Anche quando si erano salutate per andare a prepararsi ognuno nella propria suite, Clarke le era sembrata distratta, pensierosa.

L’acqua calda le accarezzava il corpo, si passò una mano sui capelli bagnati e posò la fronte sul vetro della doccia. Sospirò. Il suo compleanno non stava andando come sperava. Uscì dalla doccia e andò verso l’armadio, stasera sarebbero andati in un locale sulla spiaggia a bere e a ballare, per grande richiesta di Octavia e Anya. Scelse il suo outfit per la serata e iniziò a prepararsi.

 

 

Anya, Raven, Echo erano pronte.

<< Clarky hai bisogno di una mano? >> chiese Anya entrando nella stanza senza bussare.

<< Wow hot >> disse appena vide la bionda. Clarke aveva dei pantaloni di pelle nera e una canottiera bianca e una giacca di pelle nera. I suoi capelli erano più boccolosi del solito, lasciati cadere sciolti sulle spalle. La matita e il trucco in generale, la rendevano ancora più sexy.

<< Alla mia sorellina verrà un infarto vedendoti vestita così >> le disse Anya sorridendo.

Clarke uscì dalla stanza.

<< Cavolo Griffin, sei una bomba! >> esclamò Raven, facendole l’occhiolino.

<< Niente male >> disse Echo, facendo alzare subito gli occhi al cielo a Anya.

<< Stanotte ci divertiremo un mondo!! Adesso scendiamo, la festeggiata attende >> disse facendo l’occhiolino all’amica.

<< Ti prego Anya, cerca di contenerti >> disse Raven, sospirando.

<< Non ci penso proprio! E poi, so che ti piaccio così >> le disse mandandole un bacio.

<< Potrei vomitare >> commentò Echo, toccandosi la fronte.

Clarke sorrise e si avviarono verso la reception, d’improvviso però esclamò:

<< Cavolo! Ho dimenticato… >> sussurrò, toccandosi le tasche.

<< Tutto bene Clarke? >>

<< Ho dimenticato una cosa in camera, torno subito >> disse, voltandosi verso l’ascensore.

<< Fai presto Griffin! >> disse Raven.

 

 

 

Lexa e gli altri stavano aspettando alla reception. Mancavano solamente alcuni di loro, tra cui Roan e Costia.

<< Clarke? >> chiese la bruna, vedendo le ragazze arrivare tranne la bionda.

<< Ha dimenticato una cosa in camera, arriva subito >> disse Anya guardando sua sorella dalla testa ai piedi.

<< Che c’è? >> chiese la bruna, notando lo sguardo della sorella.

Lexa indossava un tubino di colore rosso, la sua schiena era nuda e sul davanti un leggero scollo. Le labbra rosse come il vestito.

<< Vorresti impressionare qualcuno vestita cosi? >> disse Anya contrariata.

<< Lasciala perdere Lexa, stai benissimo >> disse Raven, sorridendole.

<< Grazie >>

<< Allora pronti a festeggiare?? >> urlò Jasper.

 

 

 

Clarke stava rovistando all’interno della sua valigia, appena trovò quello che stava cercando, sorrise.

<< Eccoti >> aprì la scatola e mise il contenuto in tasca.

Aprì la porta pronta a tornare dagli altri quando davanti a lei comparve Costia, con il pugno alzato pronta a bussare.

<< Oh Costia >> Clarke rimase sorpresa di ritrovarsi la ragazza di fronte.

<< Ahmm….Roan non è qui, credo sia già sceso >> le disse gentilmente.

<< Non sono venuta qui per mio fratello, in realtà…. cercavo te >> disse incerta, i suoi occhi guardavano spesso per terra.

<< Oh…ok, cosa posso fare per te? >> chiese curiosa la bionda, notando l’agitazione dell’altra.

Costia giocava nervosamente con le mani, i suoi occhi guardavano ovunque tranne quelli blu della bionda.

<< Io…ecco… >> tentò, incerta.

<< Costia cosa c’è? >> disse Clarke, il suo tono tranquillo fece sollevare lo sguardo dell’altra.

<< So che non dovrei e sto sicuramente commettendo un grossissimo errore, ma…. >> incominciò, poi prese un bel respiro e il suo sguardo si fece deciso e sicuro:

<< So che Lexa ti ama, l’ho capito da quando vi ho viste la notte del ballo quando eravate sul tetto insieme. So che non posso competere perché beh…tu sei Clarke Griffin, la nostra Principessa e io…beh >> disse indicandosi con le mani.

<< Eh sai, io ti ammiro molto. Tu hai salvato la vita di mio fratello quel giorno e…beh anche tutti noi. Io…Io ti rispetto davvero Clarke e so perché Lexa si è innamorata di te. Capisco, dico davvero….ma, ecco… >> Clarke la stava guardando, senza dire nulla.

<< Conosco Lexa, la conosco davvero…so che prende il caffè amaro la mattina, dorme sempre con una finestra aperta, fa il doppio nodo quando si allaccia le scarpe….ama i suoi amici e sua sorella più di se stessa, anche se non l’ammetterebbe mai. So che non passa da Macrotstreet perché non vuole vedere il tuo murales, so che quel giorno, davanti alla gelateria aspettava te… >> Clarke la guardava sorpresa.

<< Io c’ero…quando è crollata, quando il suo cuore è andato in pezzi, io ero li. Ho assistito ad ogni rissa, ogni pazzia, ad ogni pianto…io ero li, con lei! Perché la amo….la amo davvero e non voglio perderla >> disse con le lacrime agli occhi.

<< Io c’ero e tu no…e lo so, che sono un mostro a dirti questo, ma tu e mio fratello, voi due…voi due continuerete ad andare sempre più in alto, lasciando noi qui, da soli a terra. Hai lasciato Lexa una volta e questo l’ha distrutta…non voglio che accada ancora >> sospirò profondamente, mentre le lacrime le solcavano il viso.

<< Quindi ti prego….ti prego Clarke! Non portarmela via! >> disse singhiozzando.

Clarke rimase immobile, fissando quella giovane ragazza farle la sua supplica.

 Dopo aver detto quelle parole, Costia scappò via, non permettendo alla bionda di replicare in alcun modo. Non c’era nulla che potesse dire, comunque. La seguì con lo sguardo, gli occhi blu divennero seri e tristi.

Roan vide sua sorella correre verso l’ascensore e sospirò.

 

 

Il locale che avevano scelto era pieno di persone, una grossa calca che si dimenava a ritmo di musica sfrenata.

Quando Clarke li raggiunse, Lexa notò subito che la sua aria pensierosa era rimasta, ma in aggiunta, vide i suoi occhi blu velati da una profonda tristezza. La cosa la faceva preoccupare ancora di più e pensò, che forse quell’ambiente frenetico e rumoroso, peggiorasse solo la situazione.

Alla domanda se fosse tutto ok, ovviamente la risposta era stata affermativa, bugia celata malamente da un forzato sorriso.

La serata procedeva con entusiasmo, tutti le fecero gli auguri, cantandole quella canzoncina di buon compleanno che odiava fin da piccola. Le cameriere del locale arrivarono con una torta enorme, spense le candeline, tra gli applausi dei suoi amici e le urla entusiaste di sua sorella. Vide gli occhi caldi e dolci di Clarke posarsi su di lei, con quel sorriso che amava.

E in quella atmosfera di festa, pregò davvero, come non aveva mai fatto prima, che il suo desiderio si avverasse.

“ Resta. Resta per sempre con me”.

 

 

Nel mentre gli altri si divertivano in pista, Anya si avvicinò alla latina, che indossava nuovamente il tutore alla gamba.

<< Ti va di ballare? >> chiese porgendole la mano.

<< Scommetto che Roan ne sarebbe più felice…e poi, con questo coso addosso, risulterei solo impacciata e basta >> disse indicando la gamba.

Anya si sedette vicino a lei, avvicinando il viso al suo.

<< Non me ne frega nulla di Roan…e poi, non potresti sembrare impacciata neanche se ti impegnassi >> disse sorridendole.

Raven la guardò negli occhi.

<< Non ti arrenderai mai, vero? >> chiese seria.

Anya divenne serissima.

<< Mai e poi mai! >> rispose decisa.

<< So che non è possibile tornare indietro e credimi, non vorrei altro, ma non è possibile…quindi passerò il resto della mia vita a provarci Raven, proverò ad avere il tuo perdono e a riconquistare il tuo cuore >> era da tanto tempo che la latina non vedeva quell’espressione così decisa, nel volto dell’altra.

<< Ti ci vorrà tanto, tanto tempo, lo sai questo, vero? >>

Anya alzò le spalle:

<< Magari sarà meno di quanto pensi >> la stuzzicò, facendole l’occhiolino.

 

 

Clarke attendeva da bare al bancone, Lexa e Octavia stavano ballando assieme a Murphy ed Emori, quando la bruna notò un ragazzo alto e ben piazzato, visibilmente ubriaco, che afferrava il braccio di Costia, trascinandola prepotentemente verso di se. Costia cercò di divincolarsi dalla sua stretta senza successo.

<< Ehi!! Lasciala! >> urlò subito Lexa, andando velocemente verso i due. Octavia e Murphy si voltarono, capendo subito quello che stava accadendo.

Lexa afferrò il braccio dell’uomo, il quale urlò dal dolore. La bruna si mise subito tra i due, proteggendo Costia, che si teneva il braccio indolenzito.

<< Che cazzo vuoi? Ci stavamo divertendo…vero dolcezza? >> disse con la bocca impastata dall’alcool, provando a riavvicinarsi.

<< Non è interessata hai capito? Togliti dai piedi, prima che ti prenda a calci nel sedere! >> minacciò Lexa, stringendo forte i pugni. Notando l’alterazione della bruna, Costia le mise subito una mano sulla spalla cercando di calmarla.

Octavia e Murphy si precipitarono al suo fianco.

<< Dai Woods…lascia perdere >> le sussurrò Murphy.

Lexa si stava piano piano calmando quando l’uomo ritentò di avvicinarsi a Costia dicendo:

<< Andiamo dolcezza, ti piacerà sicuramente farti scopare da uno com… >> Lexa non gli fece finire la frase, con forza gli tirò un pugno dritto in faccia. Facendolo finire a terra.

<< Lexa!! >> urlò Costia.

<< Cavolo…ci risiamo >> mormorò Murphy, cercando di aiutare Octavia a fermare la bruna, che nel frattempo stava martoriando di colpi l’uomo a terra.

 

Anya e Raven stavano parlando sul divanetto del locale, vicinissime. Ma quando sentirono il vociare sempre più forte, si voltarono verso la pista da ballo e videro quello che stava succedendo.

<< Cazzo! >> imprecò Anya andando di corsa verso la sorella.

Lexa sembrava aver perso totalmente il controllo. Nel mentre che colpiva quell’uomo urlava:

<< Come osi metterle le mani addosso? Non ti azzardare a toccare la mia fidanzata!! >> Anya la prese per le spalle, cercando di calmarla.

<< Lexa basta!! Così l’ammazzi e che cavolo! >> la strattonò. Gli amici dell’uomo cercarono di sollevarlo, il suo viso era una maschera di sangue.

<< Lexa! >> urlò Costia, prendendole il viso tra le mani.

<< Basta! Sto bene ok? Adesso basta, sto bene! >> disse, accarezzandole il viso cercando di calmarla.

<< Stai bene? >> chiese preoccupata la bruna.

<< Si, sto bene >> le sorrise l’altra.

In quel momento gli occhi della bruna si sollevarono, guardando verso l’uomo circondato dai suoi compagni, quando i suoi occhi incrociarono quelli blu di Clarke. La bionda aveva assistito a tutta la scena. Anya vedendo l’espressione di Lexa, seguì il suo sguardo. Vide la sua amica lì, immobile.

Clarke si girò, andando verso l’uscita. Anya tentò, subito, di seguirla ma davanti a lei comparve subito Roan.

<< Lascia, ci penso io. Tu risolvi questa situazione. >> disse indicando la sorella.

<< Ma… >>

<< Anya, ci penso io >> le ripeté, con un sorriso rassicurante. Lei annuì, tornando verso la sorella.

 

 

 

Appena Clarke uscì dal locale, si scontrò con delle persone fuori. Il suo cuore batteva troppo velocemente, iniziava a sudare e il respiro stava diventando sempre più affannoso. Calmati, calmati, calmati. Si ripeteva, cercando di assopire il moto di rabbia che sentiva. Conosceva questa sensazione…ira. Non per le parole che aveva pronunciato Lexa, né per la complicità e l’intimità che traspariva tra le due.

Non la conosceva. Non conosceva questa Lexa. Quella non era la persona che ricordava, quella dolce e timida ragazza con gli occhiali. Era colpa sua, pensò mentre assisteva a quella scena. L’immagine di una Lexa più giovane le tornò in mente, impacciata e imbarazzata che non aveva il coraggio di incrociare il suo sguardo.

Corse verso la spiaggia, ansimante. Cercando di calmarsi. Ricordava quella sensazione.

 

<< Non trattenerti! Libera il tuo potere! LIBERALO!! >>

 

Cadde in ginocchio chiudendo gli occhi. No, non sarebbe più successo! Non poteva perdere il controllo, non voleva!

Sentì il rumore dei passi sulla sabbia e quando aprì gli occhi, si ritrovò Roan in ginocchio di fronte a lei.

<< Respira Clarke, prendi dei respiri profondi >> le disse con calma.

<< Stai lontano da me! >> disse, la bionda spaventata, che potesse fare del male a tutti.

<< Respira! >> ripeté lui.

La bionda fece come indicato. Prese uno, due , tre respiri profondi.

<< Brava! Così, lunghi respiri profondi. Concentrati su di me e sulla mia voce >>

Il battito incominciò a rallentare e il respiro a farsi sempre più lento e regolare. I pugni stretti sulle cosce, iniziarono ad allentarsi.

<< Ci sei, così….così >> disse Roan, fissandola negli occhi.

Blu nel blu.

 

 

 

<< Si può sapere che cazzo ti è preso Lexa? >> le intimò Anya arrabbiata.

<< Non lo so, io… ho visto quel tipo che le afferrava il braccio e… dov’è Clarke? >> chiese agitata, passandosi una mano fra i capelli.

<< Stai scherzando vero?? Dov’è Clarke…adesso ti importa di Clarke?! >> sbraitò, sempre più arrabbiata.

<< Devo parlarle >> disse Lexa, cercando di superare Anya. Quest’ultima la fermò.

<< Eh no sorellina! Non vai da nessuna parte, specialmente da Clarke! Io l’avevo detto che era una pessima idea! Non l’avevo detto? >> chiese rivolta alla latina, che le toccò un braccio cercando di calmarla.

<< Lexa, per Clarke è ancora difficile….tutto questo…sta cercando ancora di abituarsi, dalle solo un po’ di spazio per adesso ok? >> le disse, avvicinandosi.

<< Ho fatto un casino >> sussurrò la bruna, colpevolizzandosi.

<< Ci puoi giurare! Sapevo che non dovevo affidarla a te! >> disse Anya puntandole il dito contro.

 

 

Clarke e Roan erano seduti uno affianco all’altro, sulla spiaggia. Tutte e due fissavano l’oceano nero nella notte. Una leggera brezza accompagnava il loro silenzio.

<< So perché sei qui >> disse la bionda, rompendo quell’atmosfera di calma e pace, sempre guardando l’oceano di fronte a se.

<< Si lo so >>

<< Ti ha ordinato lei di tenermi d’occhio >> continuò la bionda.

<< Sai rispetto Luna come mio superiore, è un buon Capo, ma non è per questo che sono qui >> rispose Roan, tenendo anche lui gli occhi sull’acqua.

<< Sono qui perché volevo che ti divertissi, che passassi un fine settimana tranquillo…dopo quello che è successo lassù l’ultima volta, volevo solo che ti rilassassi >> sospirò, toccandosi il collo.

<< E anche perché non riesco a dire di no a quella donna >> scherzò, riferendosi ad Anya. Clarke sorrise, lasciando andare un sospiro, lasciò cadere la testa fra le ginocchia.

<< Ora va meglio? Non....esploderai in questo momento vero? >> continuò a scherzare, provocando una lieve risata nella bionda.

<< Sto bene, tranquillo >> rispose, riprendendo a fissare le onde.

<< Bene >>

Rimasero un po’ in silenzio. Poi Roan disse:

<< Mi dispiace per mia sorella >> a quelle parole, Clarke si voltò verso di lui, non capendo.

<< Ho sentito quello che ti ha detto prima, sulla porta della suite >> spiegò.

La bionda non disse nulla.

<< Sai mio padre era un vero coglione. Giocava d’azzardo e picchiava me e mia madre. Azgeda è molto diverso da qui, lì o impari a sopravvivere o vieni schiacciato. Ero sempre arrabbiato e mi sentivo costantemente in colpa, non potevo difendere ne mia madre, ne Costia quando arrivò. Come potevo, se non sapevo difendere neanche me stesso? >> domandò, voltandosi verso la bionda.

Clarke rimase in silenzio, lasciandolo continuare.

<< Ma un giorno…un giorno alzai gli occhi al cielo e lo vidi >> disse, ricordando quel giorno.

<< Tuo padre >>

Clarke lo guardò negli occhi.

<< Volava alto sopra di me. Tutti sapevano chi fosse, il nemico…dovevo provare rabbia e ribrezzo verso di lui. Ma quando lo guardai volare alto nel cielo, così potente e libero…mi sentii al sicuro. Non so perché, forse erano le sue linee così chiare ed eleganti. Mi sentii al sicuro, come mai mi ero sentito nella mia stessa casa. >> disse, stringendo i pugni.

<< Capii allora che sarei voluto essere come lui, volevo che gli altri guardandomi, si sentissero al sicuro, come me in quel preciso momento >>

Clarke si voltò a guardare le onde.

<< Così iniziai ad allenarmi per le nano macchine. Diventai grande e forte e buttai, a calci nel sedere, mio padre fuori di casa. Dopo i 17 anni, entrai in Accademia e ogni sforzo che facevo era per diventare quella persona. Quando mi comunicarono il trasferimento, per mia madre e Costia non fu facile, le costrinsi ad abbandonare la loro vita, per seguirmi. Ma io ero felice, in realtà…non vedevo l’ora di conoscerti >> confessò, guardandola.

<< Ero curioso di conoscere la figlia di quell’uomo. Volevo diventare tuo amico…ma quando ci presentarono, nei tuoi occhi vidi solo disinteresse e…disprezzo. Azgeda aveva ucciso tuo padre, il Mio popolo. Allora credevo che tutte le voci che giravano su di te fossero false, credevo fossi una persona che viveva così solamente grazie al nome del padre famoso…mi sbagliavo >> confessò, ricordandosi quei momenti.

<< Gustus era severo con tutti, ma con te…non ho mai visto nessuno prendere più colpi di quanto ne abbia presi tu, nemmeno ad Azgeda. Rimasi spiazzato quando ti vidi volare per la prima volta…è stato come ritornare a quel giorno…è stato come rivedere lui >>

<< I tuoi occhi, quando mi hai salvato… >> disse, ricordando quel giorno.

Clarke si voltò, vide il rammarico nel suo sguardo.

<< Ho capito che mi consideravi tuo Fratello…e per la seconda volta, nella mia vita, mi sono sentito al sicuro. Ma io…io non ti ho aiutata…ti ho lasciata sola, lassù… >> disse con rabbia.

Clarke continuava ad osservarlo, poi disse:

<< Mi piace tua sorella >>

Roan rise, stupito da quelle parole.

<< Ma davvero? >>

<< È forte e coraggiosa e possiede un cuore puro. Non sarebbe cresciuta in questa maniera senza di te >> la bionda ritornò a guardare di fronte a sé.

Gli occhi di Roan si posarono su quella figura, per lui misteriosa e rassicurante al tempo stesso. Così potente, pensò e, al contempo, così fragile.

<< Non mi ricordo >> confessò la bionda, improvvisamente.

Roan la guardò sorpreso.

<< Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordarmi il suo viso >> Roan spalancò gli occhi, capendo di chi stesse parlando.

<< Guardo le sue foto a casa di mia madre, le guardo ma…non riesco a ricordarmi. Io non mi ricordo di Niylah o dei miei vecchi compagni, del prima in generale. È tutto sfocato e impreciso, mi ricordo chiaramente solo di… >>

<< Alexandra >> finì Roan per lei.

Clarke si voltò verso di lui.

<< Stupido vero? Non mi ricordo di mio padre ma…da quando sono tornata non faccio che pensare a quanto sarebbe deluso da me >>

<< Perché deluso? >> chiese Roan.

<< Ogni mattina mi alzo e guardo nello specchio questa nuova me…non sono io, sono come un guscio vuoto, mi ripeto e ripeto chi sono…ma quando mi guardo…vedo solo una loro creazione >> confessò, triste.

Roan stava per smentirla, ma la bionda continuò.

<< Non dovevo tornare >>

Roan continuava a fissarla.

<< Lui non sarebbe stato così egoista >> finì, guardando le onde.

<< Ti sbagli >> disse ad un tratto Roan.

Clarke si voltò.

<< Lui sarebbe fiero di te >> le disse con decisione.

Ma per Clarke quelle parole non erano sufficienti. Sorrise, un sorriso triste e malinconico.

<< Tu hai fatto sentire al sicuro tutti noi, Clarke…come ha fatto lui con me tanto tempo fa, tu hai fatto sentire al sicuro padri, madri, figli e figlie >> le disse, sinceramente.

<< È per questo che sono venuto qui oggi >> le confessò.

<< Aiutami a far sentire nuovamente tutti al sicuro. Aiutami a proteggerli tutti! Vinciamo questa guerra….insieme! >> le disse con foga.

Clarke la vide, quella stessa fiamma che ardeva in lei, in Gustus e…in suo padre.

 

Clarke…Clarke…

 

Quella voce.

All’improvviso si alzò, si tolse la giacca di pelle, facendola cadere sulla sabbia. Roan la guardò sorpreso.

<< Che fai? >> chiese sbigottito.

Incominciò a camminare, con calma, verso la riva.

<< Clarke! >> la chiamò Roan, ora anche lui in piedi.

I suoi piedi toccarono l’acqua, con una mano si tolse la canottiera bianca, rimanendo in reggiseno nero. Entrò in acqua, camminando lentamente verso il largo. Quando l’acqua le arrivò sui fianchi si fermò. La luce della luna le illuminò il viso.

Roan stava andando verso di lei, spaventato, quando si fermò. Gli occhi spalancati per lo spettacolo a cui stava assistendo.

La schiena di Clarke, macchiata da quelle cicatrici di metallo si illuminarono alla luce della luna, sembravano placche di oro lucente, che risplendevano nell’oscurità.

Clarke sollevò il volto verso le stelle, che brillavano nel cielo buio. Chiuse gli occhi.

Clarke

Il suo viso. Sorridente e felice. Le sue braccia che la prendevano e la portavano in alto, su, su, nel cielo pieno di stelle.

Una lacrima le scese sul viso.

<< Papà >> sussurrò.

<< Deve proprio fare queste uscite eclatanti…non può farne a meno >> sussurrò tra se Roan, aveva appena assistito allo spettacolo più triste e, al contempo, più affascinante che avesse mai visto.

Rise, grattandosi la testa bionda e si voltò, lasciandole un po’ di privacy.

 

 

Lexa si stava lavando via il sangue di quell’ubriacone dalle mani. Sollevò il suo viso, fissando la sua immagine nello specchio del bagno di quel locale. Cosa stai facendo? Si chiese. Odiava quell’immagine riflessa, odiava la persona che era diventata, la persona che Clarke, inconsciamente, l’aveva fatta diventare. Si sentiva più in colpa adesso, dando la colpa di tutto questo alla bionda. Ma Lexa non poteva farci nulla.

Era arrabbiata, costantemente arrabbiata.

<< Tutto ok? >> le chiese Costia, dietro di lei.

Lexa abbassò lo sguardo, ritornando a lavarsi le mani.

<< Si… >>

Una mano di Costia prese le sue e con l’atra chiuse il rubinetto. Il suo viso era vicinissimo al suo.

<< Fammi vedere >> disse, semplicemente, controllandole le nocche spaccate.

Erano una di fronte all’altra, Lexa sollevò lo sguardo e iniziò a fissarla, nel mentre che, con attenzione, le controllava le mani.

<< Mi dispiace >> sussurrò.

<< Lo so >> rispose, rigirando le mani.

<< Ti ho fatta soffrire…ma io >> la sua voce s’incrinò, le lacrime che volevano uscire prepotentemente.

Costia sollevò lo sguardo, guardandola negli occhi verdi.

<< Lo so…so che ami Clarke, lo so da quel giorno alla gelateria, anche da prima in realtà, ma quel giorno ne ho avuto conferma >> le confessò.

Lexa spalancò gli occhi.

<< Sapevo a cosa andavo incontro, sapevo che il tuo cuore non poteva essere totalmente mio ma, non mi importava. Mi bastava anche solo una piccola parte >> disse, guardandola dolcemente.

Lexa a quelle parole, pianse. Non meritava queste parole, non meritava Costia.

Sentì le mani calde e delicate di Costia accarezzarle il viso e spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< Non possiamo scegliere chi amare Lexa, succede e basta. Anche se questo ci fa soffrire. >> le disse, cercando di consolarla.

Lexa continuava a piangere.

<< Io ti amo Lexa, anche se so che non ho speranze…che soffrirò…io continuo ad amarti. Come tu hai continuato ad amare Clarke. Non sentirti in colpa per questo. >> le disse, accarezzandole il viso.

Lexa la guardò negli occhi.

<< Anche io ti amo, davvero…però >>

<< Ami più Clarke >> finì Costia al posto suo.

<< Io non riesco neanche a spiegarlo a me stessa, ma stare senza di lei…è come non poter respirare >> confessò, piangendo. Era doloroso, amare Clarke era terribilmente doloroso. Ripensò allo sguardo della bionda quando l’aveva vista pestare quell’uomo. Sapeva di averla ferita, si odiava per questo, come si odiava per quello che aveva fatto a Costia.

<< Lo so… >> le rispose Costia, ferita.

<< Mi dispiace Costia, mi dispiace così tanto >> continuò piangendo.

Costia l’abbracciò, consolandola.

<< Io ci sarò sempre per te Lexa, sei il mio primo amore >> le sussurrò, dandole un lieve bacio sulla guancia, per poi uscire dal bagno.

Lexa si accasciò a terra, singhiozzando. Fu così che la trovò Anya, dopo tanto tempo rivide la vecchia Lexa.

Anya si sedette affianco a lei e l’abbracciò.

<< Schhh va tutto bene >> le disse, come quando erano piccole.

<< Andrà tutto bene, ci sono io qui >> continuò.

<< Ho ferito Clarke >> sussurrò la bruna, ancora cullata tra le braccia di sua sorella.

<< Clarke era già ferita Lexa…vedrai che le cose si sistemeranno, lei è forte >> le disse, guardandola negli occhi, le sorrise.

<< E ti ama >>

 

Dopo che uscì dal bagno andò subito verso la spiaggia, Raven le aveva detto che Clarke era andata in quella direzione, così si mise a cercarla, freneticamente.

Continuava a chiamarla, quando vide il Generale, camminare verso di lei.

<< Hai visto Clarke? >> chiese subito.

Roan sollevò lo sguardo e alzò gli occhi appena la vide.

<< La nostra bionda aveva voglia di un bagno a mezzanotte, così…. >> disse indicando dietro di lui.

Lexa iniziò subito ad andare in quella direzione quando la voce di Roan la fermò:

<< Soffrirai e basta >>

Lexa si voltò, guardandolo.

<< Lei non va bene per te >> le disse, serio.

<< E chi altrimenti? Tu? >> chiese subito la bruna.

Roan a quelle parole rise, poi la sua espressione ritornò seria.

<< Lei appartiene solo al cielo >>

Lexa continuò a fissarlo, arrabbiata.

<< Prima te ne renderai conto…e meglio sarà per te >> disse il Generale, riprendendo a camminare verso il locale.

Lexa si voltò e iniziò a correre verso la spiaggia.

 

 

 

Ormai si era fatto davvero tardi, tutti rientrarono nelle loro stanze, complice la turbolente fine della serata. Quando Anya aprì la porta della suite, si ritrovò Raven, con addosso degli semplici shorts e una felpa, che sorseggiava un bicchiere di vino.

<< Oh…ciao >> disse, stupita di trovarla ancora sveglia.

La latina la guardò, alzando il calice in segno di saluto.

<< Te ne offrirei un bicchiere ma… >> disse ironica.

<< Ah ah divertente >> disse, lasciandosi cadere, stanca, sul divano.

Sospirò. Quella serata era stata un disastro.

<< Lexa? >> chiese Raven, guardandola.

<< È corsa a cercare Clarke. Oggi è stato terribile >> disse ricordando la rissa e il viso della sua amica.

<< Clarke è forte e quelle due si amano troppo per permettere a queste cose di rovinare il loro rapporto >> disse Raven, cercando di rassicurare l’altra.

<< Ma sei sicura che lo sia? >> chiese Anya, guardandola.

<< Forte intendo. Le persone a volte si nascondono dietro delle maschere, facendo finta che sia tutto ok, ma in realtà stanno solo affondando >> disse, fissando la latina.

<< Ti riferisci a me, per caso? >> chiese, assottigliando lo sguardo.

<< Non dev’essere stato facile per te. Sai, alle riunioni ci hanno consigliato di scrivere un diario, con tutte le scelte sbagliate che abbiamo preso e di tutte le volte che abbiamo ferito qualcuno. Nella maggior parte delle mie pagine, c’è il tuo nome. Per colpa mia, dovrai portare sempre quella cosa e…proverai sempre quel terribile dolore >> confessò.

<< Any… >> sussurrò la latina.

<< Lo so…non voglio tornare sull’argomento. So che ti ho ferita e ho continuato a farlo, anche con la storia di Roan…volevo solo dirti che non devi sempre portare la tua maschera, se vuoi toglierla qualche volta, io sarò qui >> le disse, prendendole la mano.

Raven la guardò, eccola, pensò…la sua Anya.

Strinse la sua mano.

<< Rendi sempre così difficile…odiarti >> disse, sorridendole.

Anya ricambiò il sorriso. Poi, notando la stanchezza della latina, le prese il bicchiere dalla mano, lo appoggiò sul tavolino di fronte a loro e con delicatezza, prese la latina in braccio.

Raven rimase un attimo sorpresa.

<< Ti accompagno a letto, hai affaticato molto la gamba oggi, sei stata seduta tutta la sera al locale… >> spiegò.

<< Ti accompagno solo nella tua stanza, poi me ne torno nella mia >> la rassicurò, non voleva che Raven fraintendesse le sue intenzioni. La latina annuì e nel mentre che veniva portata nella sua camera, strinse forte le sue mani attorno al collo dell’altra.

 

 

 

Dopo aver chiamato e richiamato la bionda, Lexa notò una sagoma nell’acqua.

<< Clarke? >> urlò, andando verso la riva.

Gli occhi di Clarke erano fissi su quel mare di stelle, mentre il suo corpo dondolava lento, in una ninna nanna silenziosa. Galleggiare sull’acqua era come rimanere sospesa in volo, se si chiudono gli occhi si sente solamente il battito del proprio cuore.

Sentì il suo nome, qualcuno la stava chiamando. Si rimise in piedi e si voltò. Lexa.

Stava urlando il suo nome, preoccupata.

<< Lexa >> sussurrò.

Nel mentre che le andava incontro, i raggi della luna illuminarono ancora il suo corpo, riproducendo quell’effetto dorato di poco prima.

<< Stai bene? Perché eri in… >> non finì la frase, vedendo il suo corpo.

<< …acqua >> terminò la frase, quando ormai la bionda era di fronte a lei.

Clarke aveva solamente i pantaloni di pelle, ormai fradici e un reggiseno nero. I suoi capelli erano incollati al suo viso, bagnati dall’oceano. Erano una di fronte all’altra.

<< Avevo voglia di un bagno >> disse semplicemente la bionda.

Lexa sapeva il perché Clarke non si era tuffata in piscina o aveva indossato solo il costume, il suo corpo martoriato avrebbe attirato troppi sguardi, più di quelli che già normalmente attirava.

<< Io… >> iniziò Lexa, ma non continuò. Aveva gli occhi di Clarke fissi su di lei, come sempre, sembravano leggerle dentro. Abbassò lo sguardo, non riuscendo a mantenere quel contatto, come dieci anni fa.

<< Mi dispiace >> disse, guardandosi i piedi scalzi.

<< Non dovremmo scusarci per i nostri sentimenti, Lexa >> le disse la bionda, capendo a cosa si riferiva la bruna.

Lexa alzò la testa e guardò la bionda negli occhi.

<< Non volevo dire quelle parole prima…non so cosa mi sia preso, ero arrabbiata e…ho perso il controllo >> spiegò, avvicinandosi.

<< Non mentire Lexa >> le disse la bionda, bloccandola.

Lexa spalancò gli occhi, spaventata da quello che avrebbe detto la bionda.

Clarke sospirò.

<< In fin dei conti, non sei cambiata così tanto >> le disse, avvicinandosi e accarezzandole il viso. Lexa rimase immobile.

<< La Lexa che conosco non riuscirebbe a cancellare i suoi sentimenti da un giorno all’altro >> le disse, guardandola negli occhi.

<< Hai passato moltissimo tempo con Costia, so che questo non potrà mai svanire… >> disse, abbassando la mano.

<< È vero, provo ancora qualcosa per Costia, amore… >> confessò Lexa, poi fece un passo avanti:

<< Ma quell’amore è completamente diverso da quello che provo per te Clarke >> disse decisa.

La bionda sorrise, lievemente.

<< Lo so… >>

Clarke la guardò negli occhi e in quel momento si ricordò di queste parole:

<< Non perdere mai la tua luce Clarke >>

<< Sei tu >> sussurrò.

Lexa non capiva.

<< Sei sempre stata tu >> disse più chiaramente.

<< La stella più bella e brillante che io abbia mai visto >> e con queste parole, colmò la distanza che le divideva, baciando la bruna con passione.

Le braccia di Clarke strinsero forte il corpo di Lexa, che subito ricambiò il bacio con passione. Clarke le calò le spalline dell’abito sulle braccia, ricoprendo il collo della bruna con caldi baci. Lexa strinse i capelli bagnati della bionda, spingendola più a sé. Clarke aiutò Lexa a togliersi il vestito e insieme caddero sulla sabbia. Clarke continuò a baciare la bruna come se la sua vita dipendesse da questo.

<< Ho un regalo per te >> disse all’improvviso.

<< Lascia perdere…sei tu il mio regalo >> le rispose la bruna, invertendo la posizione, ritrovandosi sopra la bionda.

<< Soffrirai >> sussurrò la bionda, d’un tratto seria e triste. Lexa ripensò alle parole identiche, pronunciate da Roan, poco prima.

Fissò quei bellissimi occhi blu e poi disse:

<< Non m’importa…soffrirò di più se sto lontana da te >> disse sinceramente.

A quelle parole, Clarke la baciò con passione.

In quella notte si amarono, come non avevano mai fatto prima. Con foga, desiderio e rabbia.

 

Era quasi l’alba, Lexa si svegliò all’improvviso, vedendo Clarke metterle qualcosa al dito. Sollevò la mano e vide un anello d’oro, con delle striature bianche e blu.

<< È come queste >> disse Clarke, dandole la schiena. Lexa notò, la somiglianza con le cicatrici metalliche della schiena della bionda.

<< So che è un po’ macabro…ma ecco, guarda >> disse la bionda avvicinandosi al viso della bruna, l’anello si illuminò leggermente.

Lexa spalancò gli occhi, sorpresa.

<< Fa così quando sono vicina >> spiegò la bionda.

Lexa la guardò negli occhi.

<< Cosi qualunque cosa succeda, saprai che sarò sempre vicina, non me ne andrò più…farò di tutto, per far brillare questo anello, per sempre >> disse, sorridendole.

Lexa l’abbracciò, facendola cadere all’indietro.

<< Grazie >> le disse, baciandola con passione.

<< Clarke >>

<< Si? >>

<< Io ti amo, amo la Clarke di dieci anni fa….come amo questa Clarke, più cupa e triste >> le confessò, sospettando i dubbi della bionda.

Clarke sospirò.

<< Cupa e triste eh? Davvero? >> disse, facendo il solletico alla bruna.

Nell’alba di quel nuovo giorno, si udirono solamente le loro risate.

 

 

Roan beveva il suo caffè rigorosamente amaro, nell’ampio terrazzo del resort. La brezza marina gli riempiva i polmoni. Quando di fronte a lui si sedette Clarke.

<< Ma guarda…la Principessa in persona, com’è andato il bagno? >> disse sogghignando.

Clarke guardò il bellissimo panorama.

<< Molto bene >>

<< Immagino >> la stuzzicò lui.

<< Facciamolo >> disse ad un tratto la bionda.

<< Come scusa? >> disse Roan stralunato.

Clarke si girò verso di lui, guardandolo negli occhi.

<< Vinciamo questa guerra…insieme >> disse, seria.

Roan, posò la tazza, sorpreso.

Clarke si alzò e gli porse il braccio.

Roan fissò per un attimo quel braccio, poi gli occhi della bionda. Sapeva il significato di quel gesto.

Si alzò e si mise di fronte a lei.

<< Voliamo alto….insieme! >> Roan pronunciò il motto degli Skairu, afferendo il braccio della bionda.

<< Insieme, Fratello >> disse Clarke, stringendo forte il braccio del suo compagno.

La decisione era stata presa, dunque, due giganti che si ergevano sul mondo. Protettori di quella Terra minacciata e indifesa.

Ignari che da quella stretta, si sarebbero decise le sorti del mondo e…delle loro vite.






























































Salve a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo capitolo!! Mi scuso anche in questa storia per l'enorme ritardo!! Davvero, mi dispiace e grazie ancora per seguire questa storia!
Ho un po' cambiato il corso di questo capitolo, so che vi avevo promesso qualcosa di più leggero, ma mentre scrivo alcune volte la storia prende un po' una strada diversa, tutta sua!
Diciamo che in questo capitolo si aprono diversi scenari che affronteremo nei prossimi capitoli! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e più importante, spero che stiate tutti/e bene!
Il periodo non è dei migliori, ma vedrete che insieme riusciremo ad uscirne e a ritornare presto alla normalità! Coraggio!!
Nel prossimo capitolo si torna all'Accademia!! Non dico altro!! Grazie ancora!

Spero alla prossima carissimi/e!!




 

  
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