Stelle.
Passato.
<<
Clarke! Clarke! >>
La
bambina dai delicati boccoli biondi correva,
spensierata lungo la spiaggia bianca. Rideva, una risata che
riecheggiava
ovunque in quel bellissimo luogo.
<<
Clarke! Fermati! Ti farai male così! >>
urlò la madre, spaventata.
La
corsa folle e felice della bambina fu interrotta da
due forti braccia, che la sollevarono in alto.
<<
Presa! >> disse Jake, sorridendo alla
sua bellissima bambina.
Risero
insieme, mentre l’uomo, alto e forte, la
sollevava sempre più in alto.
Abby
sospirò e sorrise a quell’immagine. I momenti
come quelli erano sempre più rari ormai, così
tirò fuori la sua macchina
fotografica, cercando di catturarli, uno ad uno.
<<
Più in alto papà!
Più in alto! >>
gridava la piccola Clarke, entusiasta.
<<
Più in alto dici? Cos’è vuoi superare
papà?
>> disse lui, facendole le pernacchie sulla pancia.
<<
In alto! Come papà! >> ripeté la
bambina, tra le risate.
Quando
il sole calò, il silenzio della spiaggia era
scandito solamente dal dolce dondolio delle onde.
Clarke
e Jake, seduti sul portico, erano stretti in un
abbraccio. La mano di Clarke era sparita, dentro quella grande di suo
padre.
<<
E lì, in quel punto preciso c’è
Cassiopea.
Riesci a vederla? >> chiese dolcemente il padre.
<<
Mmm si! La vedo! >> rispose entusiasta
la bambina.
<<
Il cielo è così grande Clarke, così
pieno di
meraviglie! Ci vorrebbe più di una vita per scoprirne i suoi
segreti… >>
disse, contemplando in alto.
<<
Lassù ci sono anche i cattivi, Papà?
>>
chiese incuriosita.
<<
Si, come qui anche lassù ci sono i cattivi.
Ma il Papà e zio Gustus volano proprio per proteggere tutte
le persone che
vivono sulla nostra Terra >> spiegò,
accarezzandole i capelli.
<<
Anche me e la mamma? >>
<<
Certo! Specialmente te e la mamma >>
rise dalla precisazione della bambina.
La
bambina si girò verso di lui, con occhi sognanti e
disse:
<<
Da grande, anche io voglio proteggere tutti,
specialmente te e la mamma >> disse sicura.
Jake
sorrise, dall’entusiasmo della piccola.
<<
Oh mia Principessina…guarda, vedi tutte
quelle stelle? >> le disse indicandole il cielo buio.
Clarke
annuì, godendosi quella vista mozzafiato.
<<
Tra tutte quelle stelle lassù, sai qual è la
stella più bella e luminosa che abbia mai visto?
>>
<<
No, qual è? >> gli chiese, curiosa.
<<
Sei tu >> le rispose, posando un dolce
bacio sul suo capo e abbracciandola forte.
<<
Non perdere mai la tua luce Clarke >> .
Presente
<<
Ripetimi ancora una volta quale tra le parole
“ semplice “ e
“ tranquillo “ non hai
afferrato? >> disse adirata Lexa, guardando il posto dove
la sua non
tanto sveglia sorella le aveva portate.
<<
Oh andiamo Lex, non essere una guasta feste!
È il tuo compleanno, bisognava festeggiare! >>
disse entusiasta, fissando
elettrizzata la sua sorellina.
<<
Te l’avevo detto di non darle carta bianca
per questo >> disse Clarke, mentre scaricava gli zaini.
<<
Quindi è questo il posto? Caspita Woods, non
hai badato a spese >> disse Raven, togliendosi gli
occhiali da sole per
fissare il lussuoso Resort sulla spiaggia.
Anya,
dopo il via libera, un po’ forzato della
sorella, aveva organizzato per il compleanno di quest’ultima
un fine settimana
fuori. Lexa era fortemente contraria a tutto questo, con tutto quello
che era
accaduto non aveva di certo voglia di festeggiare in grande, in
realtà la sola
cosa che voleva, era festeggiare da sola con Clarke. Qualcosa che non
avevano
mai fatto prima. Passare il compleanno insieme, da sole.
Ma
Anya aveva insistito, tirando fuori la carta della
sorella messa da parte, depressa e in ripresa dalla dipendenza di
alcool e non
aveva saputo rifiutare. E poi il “ a Clarke farebbe bene
cambiare aria “ le
aveva dato il colpo di grazia.
Lexa
aveva messo solo qualche regola: poche persone,
una cosa semplice e tranquilla. Ma quel resort non aveva nulla
né di semplice e
né, tantomeno, di tranquillo.
<<
Sorella Woods ti adoro! Sei troppo forte!
>> disse Octavia, entusiasta.
<<
Si è da giorni che non mi parla d’altro
>> disse Linoln, con in mano le valigie.
<<
Quindi è così che voi figli di papà
festeggiate…interessante, se l’avessi saputo non
ti avrei rotto così tanto le
palle a scuola Woods >> disse Murphy, con il braccio
intorno a sua moglie
Emory.
Alla
fine Anya l’aveva detto a Raven, Raven a Octavia,
Octavia a Murphy, Murphy beh….a tutti gli altri.
<<
Sono sicura che ci divertiremo un mondo
>> disse Anya, sorridente.
Il
rumore di un suv li fece voltare tutti e,
all’improvviso, videro scendere Roan, Costia e Echo.
Lexa
sbiancò, come Raven del resto.
<<
Dimmi che non è vero >> chiese Raven,
ancora allibita.
<<
Non avevo di certo i soldi per permettermi
questo posto…tranquilli offre tutto lui >>
disse, con disinvoltura.
Lexa
tirò una gomitata alla sorella.
<<
Perché hai invitato lui e, soprattutto lei?
>> chiese isterica, guardando Costia che la salutava con
la mano.
<<
Ai! Smettila! Senti, mi dispiace! Non sapevo
che portasse la sorella ok? Gli ho chiesto discrezione, ma
quell’uomo non sa
cosa sia quella parola >>
<<
Già, nemmeno tu a quanto pare >> disse
Raven rimettendosi gli occhiali da sole.
<<
Forza! Vedrete che ci divertiremo >>
disse Anya, incoraggiante.
Lexa
e Clarke si scambiarono un’occhiata.
<<
Ehi! Siete già qui vedo, bene! Entriamo, la
piscina ci sta aspettando! >> disse Roan, facendo strada.
<<
Non vedo l’ora >> disse Raven,
arrabbiata, entrando.
<<
Non dovevi riconquistarla? >> chiese la
bionda all’amica.
<<
Si, certo! Fa tutto parte del piano >>
disse Anya rincorrendo la latina.
<<
Io la vedo grigia >> sussurrò Octavia a
Lexa, prima di entrare assieme a Lincoln.
Lexa
sospirò, non era di certo questo che sperava.
Clarke osservò la sua espressione delusa.
<<
Conosci Anya, esagera sempre, ma non ha
cattive intenzioni >>
<<
Raven ha ragione, dovresti smetterla di
giustificarla sempre…ha portato Roan e Costia
>> disse irritata.
<<
Ti crea problemi la presenza di Costia qui?
>> le chiese, tranquillamente.
<<
No! Si….cioè, è strano…non
abbiamo ancora
chiarito bene le cose, non ho avuto l’opportunità
di chiudere bene e di
spiegarle >> disse, ripensando a come si era comportata
male con la sua
ex.
Clarke
la fissò.
<<
Magari questi giorni ti daranno occasione di
farlo >> disse, suscitando
l’incredulità della bruna. Si girò di
scatto a
guardare la bionda.
<<
Tu stai bene? Per te non è un problema che
lei sia qui? >> chiese la bruna preoccupata.
Clarke
sorrise, avvicinandosi, le portò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio.
<<
Lexa è il tuo compleanno, la cosa che conta è
che siamo qui, insieme >>
<<
Si è vero >> rispose la bruna
accarezzandole la mano.
<<
Ci sono tutte le persone che ti vogliono
bene…non sarà poi così male no?
>> le chiese la bionda.
La
bruna annuì, Clarke prese le loro borse e si
avviò.
Lexa rimase lì a fissare l’entrata.
Infatti,
cosa poteva accadere mai di così terribile,
pensò.
<<
Andiamo? >> chiese Clarke, sorridendole
e tendendole la mano.
Alla
reception fu chiaro che non era, di certo, la
prima volta che Roan aveva soggiornato lì. Veniva trattato
come un reale o un
attore famoso. Ovviamente, lo stesso comportamento, se non
più esagerato, venne
riservato a Clarke. Appena mise piede nella hall, tutti si girarono a
guardarla, i loro sguardi erano pieni di ammirazione. Lexa sapeva
benissimo che
quelle attenzioni non erano tanto gradite dalla bionda, infatti si
notò subito
il suo disagio.
<<
Visto che offro io il soggiorno, tocca a me
l’assegnazione delle camere >> disse Roan.
<<
Che siamo al liceo? >> disse Anya,
terrorizzata dalle mosse di Roan.
<<
Vedo pochi adulti qui >> schernì lui.
Ovviamente
assegnò alle coppie sposate che non
conosceva le loro chiavi senza problemi.
<<
Vecchia squadra con me >> disse dando
la chiave ad Anya.
<<
La nostra mega suite ci aspetta >>
disse sorridendo.
<<
Nuova squadra, a voi l’altra >> disse
lanciando le chiavi a Lexa.
<<
Fammi capire…dobbiamo stare separati per
quale ragione? >> chiese Raven.
<<
Roan! Che cavolo stai facendo? >>
chiese Anya arrabbiata.
<<
Miei i soldi, mio il comando, dolcezza
>> le rispose ghignando.
<<
Basta con questi giochetti, non siamo in
Accademia qui…non puoi comportarti così
>> disse Lexa innervosita.
Roan
la guardò e poi il suo sguardo si posò sulla
bionda. Clarke sospirò.
<<
Facciamo come dice >> tutti si
voltarono verso di lei, compresa la bruna che la fissò
scioccata.
Clarke
la guardò:
<<
Stiamo dando troppo spettacolo…è solo una
camera >> le sorrise rassicurandola.
<<
Esatto Griffin! Sistemiamoci ora >>
disse Roan andando insieme a Echo verso gli ascensori.
Tutti
si girarono verso Anya.
<<
Ok, forse non è stata una buona idea >>
disse, facendo spallucce.
Clarke
diede una borsa a Lexa.
<<
Non sarà di certo una stanza a fermarci no?
>> chiese, col suo tono rassicurante.
Lexa
era irritata, il suo compleanno si stava
rivelando fin troppo complicato per i suoi gusti.
<<
Ovviamente >> prese la borsa e
s’incamminò assieme agli altri verso la loro
suite, non prima di aver dato un
colpo in testa a sua sorella.
Entrate
nella suite, Clarke, Anya e Raven si
guardarono intorno, stupite.
<<
Wow >> disse Anya, con un sorriso.
<<
Beh almeno non è del tutto uno schifo
>> disse Raven.
Clarke
ammirava la lussuosissima enorme suite.
All’interno c’erano le porte che conducevano a
varie camere da letto. Sembrava
più un gigantesco appartamento che una semplice suite.
<<
Allora….che ve ne pare? Non sono stato poi
così crudele >> disse Roan, guardando le
ragazze.
<<
White….devi sempre fare cosi >> disse
Echo, entrando già in una stanza.
<<
Potete scegliere le camere che volete,
possiamo anche dormire tutti insieme se vi va >>
ammiccò, spavaldo.
Raven
fece una faccia disgustata:
<<
Manco morta >> e si diresse verso una
stanza.
Anya
le andò dietro ma Raven le sbatté, letteralmente,
la porta in faccia.
<<
No…non è contenta >>
<<
In fondo al corridoio c’è una stanza con
vista sulla spiaggia…nessuno ti disturberà
>> disse Roan alla bionda.
Clarke
lo guardò negli occhi, annuì e si diresse verso
la stanza.
<<
Non ha bisogno della baby-sitter >> gli
disse Anya.
<<
Lo so bene….non è te >> le disse
sorridendo.
La
suite degli altri era molto simile, Lexa si guardò
attorno contemplando quella meraviglia.
<<
Fortissima!! >> disse Octavia correndo
in giro tutta contenta, dietro di lei Lincoln che le intimava di non
esagerare.
<<
Mio fratello non bada mai a spese per queste
cose >> disse Costia, posando per terra la sua borsa.
<<
Perché sei venuta con lui? >> le chiese
Lexa.
Costia
sospirò:
<<
Non è come pensi…diciamo che sono caduta in
una sua trappola. Mi dispiace se la mia presenza qui ti infastidisce o
ti mette
a disagio >> le disse avvicinandosi.
Lexa
guardò in basso.
<<
Non è così…è
solo…beh ecco >>
<<
Strano? >> chiese Costia, sorridendo al
comportamento impacciato della bruna.
“
Sì “, avrebbe voluto rispondere, ma le sue
intenzioni vennero interrotte da un’ancor più
entusiasta Octavia.
<<
C’è l’idromassaggio!! >>
Costia
sorrise da quella reazione, mentre Lexa la
guardava, in colpa. Avrebbe voluto parlarle e spiegarle bene i suoi
motivi e i
suoi sentimenti, in fondo era stato grazie a lei, alla sua presenza e
al suo
amore, che non era crollata in un buco nero senza fine. Clarke aveva
ragione,
forse questa era l’occasione per farlo.
I
bambini giocavano in spiaggia, felici insieme ai
loro genitori. Coppie che passeggiavano, mano nella mano, gruppi di
ragazzi che
giocavano a beach volley…
Clarke
li osservava dall’alto della sua camera. La
finestra spalancata, il sole che le accarezzava il viso,
l’odore del mare e il
suono distante delle onde. Prese un bel respiro, inebriandosi da quelle
sensazioni.
<<
Clarke… >>
<<
Clarke… >>
<<
CLARKE! >> la bionda si voltò di
scatto, Anya sulla soglia della porta la fissava. Aveva un costume nero
e sopra
una camicia a maniche corte floreale, di colore giallo.
<<
Ti sto chiamando da una vita, che hai non ci
senti? >> scherzò, per poi aggiungere:
<<
Andiamo su, ci aspettano in piscina >>
disse entusiasta.
Clarke
sbatté velocemente le palpebre, la voce che
aveva sentito…
<<
Tutto bene? >> chiese l’amica, ora
preoccupata dallo strano comportamento della bionda.
Clarke
annuì:
<<
Si, tutto bene. Solo un attimo e arrivo
>>
Anya
rincuorata, uscì.
Clarke
si voltò nuovamente verso la finestra, prendendo
un lungo respiro.
La
piscina del resort era enorme. Una parte al chiuso
e il resto all’aperto, con delle vasche idromassaggio di
forma circolare
piazzate qua e là. Non era presente molta gente, colpa della
spiaggia
praticamente a due passi.
Lexa
e gli altri posarono le loro borse sulle sdraio.
<<
Questo è il paradiso! >> esclamò
Octavia in adorazione.
Arrivarono
gli altri, contentissimi e impazienti di
buttarsi in piscina.
Murphy
e Emori occuparono le sdraio vicino a Lexa e
Octavia. La bruna si tolse la maglia e gli shorts, rivelando un costume
a due
pezzi nero.
<<
Non smetterò mai di dirtelo Lexa, quel
tatuaggio è una meraviglia >> le disse Emori.
<<
Grazie >>
<<
Si mi ricordo soprattutto i suoi lamenti di
dolore >> disse Murphy, provocando le risate degli altri.
Lexa
si girò verso di lui facendogli il dito.
<<
Ha usato felpe enormi per almeno un mese
>> la schernì Octavia.
Lexa
alzò gli occhi al cielo.
<<
Faceva un male cane >>
<<
E non l’avete sentita quando le mettevo la
crema >> aggiunse all’improvviso Costia, tutti
si girarono verso di lei.
Lexa arrossì. Il momento d’imbarazzo venne
interrotto dall’arrivo degli altri.
Roan
aveva un costume verde scuro, che metteva in
risalto la sua carnagione bianca, in mostra tutti i suoi muscoli. Raven
aveva
un costume a due pezzi rosso, con in vita un pareo bianco. Lexa
notò che non
aveva messo il tutore.
<<
Avete preso tutti i posti migliori >>
disse alla sorella.
<<
Dov’è Clarke? >> chiese subito Lexa,
notando l’assenza della bionda.
<<
Si sta preparando e arriva, tranquilla
>> le disse, dandole un colpetto sul braccio.
<<
Non ti preoccupare Woods, la tua bionda non
te la ruba nessuno >> scherzò Murphy,
mettendole il braccio intorno alle
spalle.
Lexa
si voltò e spinse Murphy in piscina. Tutti
incominciarono ad applaudire e a ridere.
<<
C’è un buffet e un bar da quella parte!
>> urlarono Jasper e Octavia, precipitandosi a vedere.
Anya
si sedette vicino a Raven, i suoi occhi si
spostarono sopra la sua gamba, ora libera dal solito tutore.
Notò la cicatrice.
La
latina notò il suo sguardo e si coprì con il
pareo.
<<
Non sono l’unica in questa piscina con delle
cicatrici >> le disse la latina.
Anya
sapeva benissimo che non era l’unica, la sua era
perfettamente visibile, come quelle di Eco e, ovviamente, di Roan.
Il
corpo del Generale era quello più segnato di tutti,
conosceva bene quelle cicatrici, ad ogni ritorno da una missione ne
compariva
una nuova. Ma lui non sembrava preoccuparsene, una volta dopo che erano
stati a
letto insieme, le aveva detto che erano il suo orgoglio. Mostravano il
suo
valore come Skaikru.
<<
Si, lo so… >> rispose Anya, porse la
mano alla latina.
<<
Tuffo in piscina? >> le chiese con un
sorriso.
La
latina la fissò un attimo negli occhi. Si alzò,
rifiutando la mano, si tolse il pareo e andò a tuffarsi.
Anya,
rimase a bocca aperta, scosse leggermente la
testa e sospirò.
<<
Sarà più difficile del previsto >>
Clarke
uscì dall’ascensore. Ovviamente indossare solo
un costume era fuori discussione, quindi sopra si mise una canottiera
ed una
camicia hawaiana di colore blu e un paio di shorts in jeans.
Andò verso
l’entrata della piscina, intorno a lei tutti la fissavano,
sussurrando in
ammirazione.
Vide
che gli altri erano all’aperto così
andò verso di
loro. Tutti si stavano godendo la bellissima giornata di sole, alcuni
sdraiati
a prendere il sole o al bar bevendo e mangiando qualcosa, altri
giocavano in
piscina. Notò Anya che la chiamava facendole cenno di andare
verso di lei. Fece
due passi quando vide Lexa uscire dalla piscina.
Clarke
rimase lì a fissarla. La bruna le andò
incontro, il corpo e i capelli bagnati, il costume che le stava
divinamente e
quegli occhi, di un verde talmente brillante, che la bionda
pensò di aver perso
del tutto i battiti del cuore.
<<
Eccoti finalmente >> le disse
sorridendo.
Clarke
continuò a fissarla, senza dire nulla.
<<
Tutto bene? >> chiese ora la bruna,
preoccupata.
<<
Come? Ah…si, si. Tutto bene >> le
rispose la bionda, la guardò negli occhi.
<<
Quel costume…ti sta davvero bene >>
disse, un po’ imbarazzata. Non le capitava tanto spesso, di
fare la figura da
pesce lesso, come diceva Anya.
Lexa
a quelle parole e all’atteggiamento impacciato
della bionda, sorrise.
<<
Dai vieni che così mi asciugo >> la
prese per mano e la trascinò verso gli ombrelloni.
<<
Clarky!! Tutto ok?? Ti ho visto un po’ in
difficoltà prima…cos’è la
mia sorellina ti ha steso? >> le chiese
scherzando.
<<
Piantala Anya >> la rimproverò Lexa.
Anya
continuò a ridere poi si tuffò in piscina con gli
altri.
<<
Festeggiata!! Dai vieni! >> la
chiamarono gli altri.
Lexa
si girò verso Clarke, notò i vestiti che
indossava.
<<
Vai pure, io ti porto qualcosa da bere
>> le disse la bionda notando il bar poco distante.
<<
Sicura? >>
<<
Si vai pure >> le rispose la bionda,
portandole una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio.
Lexa arrossì e
ritornò in piscina con gli altri.
<<
Cosa gradisce….Generale >> disse
stupito il cameriere, vedendo la bionda che si trovava di fronte a lui.
<<
Puoi farmi un drink alla frutta e due acque
toniche per favore? >>
<<
Certo! Arrivano subito >> rispose
elettrizzato.
<<
Grazie >>
<<
Io sto aspettando qui da un po’...puoi dirmi
il tuo segreto per caso? >> le chiese una voce di fianco.
Clarke
si girò e vide una ragazza dal folti capelli
rossi, con un costume verde intero che le sorrideva.
<<
Oh…mi dispiace >> si scusò la
bionda.
<<
Non preoccuparti, capisco il motivo del suo
interesse >> disse la rossa, guardandola attentamente.
Clarke
era abituata a quegli sguardi prima, uomini e
donne la guardavano sempre con sguardo ammirato o come quello della
rossa.
Voglioso. Ma non era più abituata, era passato tantissimo
tempo da allora.
Quindi arrossì, leggermente.
<<
Oh be… >>
<<
Ecco a lei Generale, posso aiutarla a
portarli? >> disse subito il cameriere.
<<
No, grazie…. >> si girò verso la
rossa
e le chiese.
<<
Cosa prendi? >> la ragazza si illuminò.
<<
Un Manhattan grazie >>
<<
E un Manhattan per la signorina se non le
dispiace >> disse al cameriere, che subito rispose:
<<
Certo! Arriva subito >>
La
rossa continuava a fissarla:
<<
Grazie Generale >>
<<
Si figuri >>
<<
Selene >> si presentò, allungando la
mano.
Murphy
era rilassato dentro la piscina, appoggiato al
bordo quando disse:
<<
Woods! Stanno cercando di rubarti la tua
bionda >> tutti, compresa la bruna, si girarono verso di
lui.
<<
E brava Griffin! >> disse Roan, seduto
su uno sgabello vicino, sorseggiando un drink.
Lexa
notò Clarke davanti al bar che stava conversando
con una ragazza rossa. Riconobbe subito quell’atteggiamento,
anche lei ne
riceveva di simili. Clarke sembrava un po’ in imbarazzo.
<<
Non è di certo una novità…succede fin
da
quando andavamo alle medie >> disse Anya.
<<
Cavoli ma quella rossa è davvero…..
>>
stava per aggiungere mentre guardava la ragazza, ma
un’occhiataccia della
latina la bloccò.
<<
…….alta >> finì,
distogliendo subito lo
sguardo.
<<
Beh….insomma è la Principessa….chi
è che non
ci proverebbe? >> disse Murphy.
Lexa
continuò a fissare la rossa, quando vide che
allungò la mano verso la bionda, l’ira
incominciò ad invaderla.
Clarke
guardò la mano un attimo, ricambiò la stretta.
<<
Clarke >>
<<
Si, ovviamente so già chi sei >> disse
la rossa, guardò la bionda negli occhi e rimase un attimo
senza fiato.
<<
Wow, sei ancora più bella dal vivo >>
Clarke
ritirò la mano a disagio.
<<
Grazie >> disse toccandosi la nuca.
<<
Ora devo andare è stato un piacere >>
disse Clarke, prendendo i drink e voltandosi.
<<
Il piacere è stato mio….Clarke >>
disse
maliziosa la rossa.
Lexa
vide il modo con cui quella ragazza continuava a
guardare Clarke mentre se ne andava, il suo sguardo si
concentrò sul Manhattan
che stava per portare alle labbra, quando all’improvviso il
bicchiere si
frantumò in mille pezzi, facendo spaventare la rossa.
Clarke
si avvicinò al gruppo, con i mano i tre drink.
Anya si avvicinò ad aiutarla.
<<
Grazie Clarky! Morivo di sete! >> disse
bevendo una delle acque toniche.
<<
In realtà era per me… >> disse
dietro
di lei, la latina.
<<
Oh…tieni, possiamo condividerlo >>
disse Anya facendole l’occhiolino.
Raven
scosse la testa e andò verso il bar.
<<
Secondo me dovresti cambiare strategia
>> le disse la bionda.
<<
No…sta andando bene >> le rispose,
seguendo con lo sguardo Raven.
<<
Grande Griffin! Quella rossa era uno schianto
>> disse Roan dandole un colpetto sulla spalla.
Clarke
fissò subito Lexa, che si stava avvicinando.
<<
Ah si? Non l’avevo notato >> disse,
andando verso la bruna.
<<
Non ti crede nessuno >> disse Murphy,
ricevendo un colpo in testa dalla moglie.
<<
Ecco ti ho portato questo >> Clarke le
porse il drink, Lexa lo prese, notando che era un drink alla frutta.
<<
A Lexa non piacciono quei drink >>
disse, improvvisamente, Costia.
Tutti
si girarono verso di loro, notando la scena.
Clarke spalancò gli occhi, in notevole imbarazzo.
<<
Oh… >> sussurrò, corrugando la
fronte.
Lexa
notò subito l’atmosfera che si stava creando e
aggiunse subito:
<<
Non importa, con questo caldo va benissimo!
Grazie >> le sorrise, cercando di toglierle
quell’espressione delusa. Poi
si girò verso Costia, con espressione dura.
Tutti
fecero finta di nulla, cercando di cambiare
discorso. Roan fissava attentamente Clarke.
Octavia
e Jasper iniziarono a parlare dei vecchi
tempi. E alla fine coinvolsero tutto il gruppo.
<<
Non negare Murphy! Sappiamo tutti che sei
stato tu a correggere il punch al ballo! >> disse Octavia.
<<
Eh non è stata una splendida idea? Quella
cosa era orribile….grazie a me è diventata una
delizia >>
<<
Ben detto amico! >> gli disse Jasper,
battendogli il cinque.
<<
Si ricordo anche che grazie a quella delizia
qualcuno ha fatto a botte con metà della squadra di football
>> disse
Lincoln, voltandosi verso Lexa.
<<
Tu e Murphy eravate ridotti malissimo!
Ricordo ancora la faccia di tuo padre >> disse Octavia
ridendo.
<<
Ben tempi…vero Woods? >> chiese Murphy,
sogghignando.
<<
Voi due siete incredibili…prima non vi
potevate vedere, complice il fatto che questo idiota si comportava da
stronzo
ogni due per tre….e poi, all’improvviso, siete
diventati inseparabili >>
disse Octavia, ricordandosi quei momenti.
<<
Mi sono già scusato per il mio
comportamento….sono
stati i piselli ad unirci e l’alcool ovviamente
>> disse Murphy alzando
il bicchiere.
<<
E poi Woods è diventata molto più spaventosa
di me >> continuò.
<<
Molto spiritoso Murphy >> rispose Lexa,
facendogli la linguaccia.
<<
Non ha tutti i torti….eri davvero spaventosa,
solo Costia riusciva a farti ragionare >> disse Jasper,
ricordando
l’umore mutevole della bruna.
Clarke
spostò lo sguardo verso la bruna, non ricordava
questo di Lexa, ricordava la ragazzina con gli occhiali timida e
riservata.
Lexa
spostò lo sguardo verso Costia, ricordando quante
volte la ragazza le era stata vicina, con pazienza. Sempre pronta a
calmarla.
Le sorrise, per ringraziarla.
A
Clarke quello sguardo complice non sfuggì.
<<
E tu Clarke? Mai fatto qualche pazzia? >>
chiese Jasper curioso.
Clarke
si voltò verso il ragazzo.
<<
Oh be…. >> iniziò ma fu interrotta
da
Anya.
<<
Qualche? Eravamo sempre nei guai! Vero
Clarky? >>
<<
Beh, io mi mettevo nei guai, lei mi ci tirava
fuori >> aggiunse ridendo.
<<
Perché non mi sorprende? >> disse
Raven, sorseggiando il suo drink.
<<
Le cose sono peggiorate con l’arrivo di
questi bifolchi >> disse Anya indicando Roan e Echo.
<<
Bifolchi? >> disse Echo, guardandola
male.
<<
Non iniziate voi due….vi prego >> disse
Roan.
<<
Avevate i baby-sitter quindi… >> disse
Octavia, guardando di sottecchi Anya e Echo.
<<
Nessuno mi ha fatto da baby-sitter! E poi ero
io quella che copriva la Principessa che sgattaiolava fuori nel cuore
della
notte per andare a trovare Niylah >> disse
all’improvviso.
<<
Niylah? >> tutti
si voltarono verso la bionda,
che interrogativa fissava l’amica.
<< Chi
è
Niylah? >>
Anya,
Raven e Lexa la guardarono sorprese.
<<
Niylah…bionda, alta…una super modella…
>> disse Anya, guadagnandosi una gomitata da parte di
Raven.
Roan
fissava la bionda, notò la sua espressione
totalmente persa e lo sforzo che stava facendo per ricordare.
<<
Tu e Niylah vi siete frequentate per un
periodo Clarke, non ti ricordi? Non era nulla di ufficiale ma uscivate
spesso
insieme >> le spiegò Raven, notando
l’espressione della bionda.
<<
Non ti ricordi? >> le chiese Lexa.
Clarke
guardò la bruna, no…non ricordava,
l’unica cosa
che ricordava era quel viso che stava guardando ora.
Era
la sua vita, ma non si ricordava. Non si ricordava
neanche…
Quel pensiero venne interrotto dalla voce di Roan che disse:
<<
Andiamo in spiaggia che dite? >>
Il
rumore delle onde riecheggiava, come una dolce
ninna nanna, alle porte del tramonto. Il canto stridulo dei gabbiani,
la luce
rossa e calda del sole che stava per addormentarsi. Quelle mille
sfumature di
arancione, rosa e blu, che dipingevano il cielo.
Era
da tanto tempo che non assisteva ad un simile
spettacolo. Gli altri erano impegnati a bere e a correre verso
l’acqua, ora
calma, dell’oceano.
Gli
ultimi raggi stanchi del sole, formavano
tantissimi cristalli sull’acqua. La bionda dovette
socchiudere gli occhi,
perché la luce, creatasi da quell’effetto, era
fortissima.
<<
Papà papà! Guarda, sono come Ariel!
>>
urlò entusiasta una bambina in riva.
<<
Sofi andiamo! Si farà tardi >>
il padre la prese in braccio e insieme,
felici, si avvicinarono all’ombrellone dove la madre li stava
aspettando.
Le
loro risate giungevano come una melodia dolce, che
accompagnava quello splendido tramonto.
Clarke
si sorprese a fissarli. Quel quadro le sembrava
familiare, molto familiare. Chiuse gli occhi cercando di ricordare la
sensazione di quelle braccia forti che la stringevano, di quella voce
calda e
rassicurante che le parlava, di quegli occhi cosi simili ai suoi che la
guardarono con amore.
Ma
nulla comparve. Non riusciva, proprio non ci
riusciva, a ricordare quel volto.
Quella
piccola e graziosa famiglia si accorse del suo
sguardo. Comparve un misto di riconoscimento e sorpresa nei volti dei
due
adulti. Il padre s’inchinò verso la proprio
bambina sussurrandogli qualcosa
all’orecchio. La bambina subito dopo si voltò
verso di lei e la salutò con la
manina. I due genitori, invece, chinarono il capo, con rispetto.
Clarke
sollevò la sua mano, un arto che ormai non era
più suo, e ricambiò il saluto della bambina.
<<
Clarke andiamo, dobbiamo prepararci per la
serata >> la chiamò Anya, appena uscirono
tutti dall’acqua.
Clarke
diede un’ultima occhiata a quella famigliola
felice, poi si voltò, camminando verso l’amica.
<<
Andiamo fratellone? >> Costia diede un
colpetto alla spalla di Roan, che immobile sulla spiaggia, fissava la
bionda.
Lexa
notò che, in Clarke, qualcosa non andava. Per
tutta la giornata aveva sì e no scambiato solamente qualche
parola con gli
altri. Anya le aveva detto che visto quello che era successo in volo,
la bionda
aveva solo bisogno di tempo. Doveva essere stata molto dura, rivivere
quei
momenti spaventosi. Le consigliò di darle un po’
di spazio e di non assillarla
troppo.
Anche
quando si erano salutate per andare a prepararsi
ognuno nella propria suite, Clarke le era sembrata distratta,
pensierosa.
L’acqua
calda le accarezzava il corpo, si passò una
mano sui capelli bagnati e posò la fronte sul vetro della
doccia. Sospirò. Il
suo compleanno non stava andando come sperava. Uscì dalla
doccia e andò verso
l’armadio, stasera sarebbero andati in un locale sulla
spiaggia a bere e a
ballare, per grande richiesta di Octavia e Anya. Scelse il suo outfit
per la
serata e iniziò a prepararsi.
Anya,
Raven, Echo erano pronte.
<<
Clarky hai bisogno di una mano? >>
chiese Anya entrando nella stanza senza bussare.
<<
Wow hot >> disse appena vide la bionda.
Clarke aveva dei pantaloni di pelle nera e una canottiera bianca e una
giacca
di pelle nera. I suoi capelli erano più boccolosi del
solito, lasciati cadere
sciolti sulle spalle. La matita e il trucco in generale, la rendevano
ancora
più sexy.
<<
Alla mia sorellina verrà un infarto vedendoti
vestita così >> le disse Anya sorridendo.
Clarke
uscì dalla stanza.
<<
Cavolo Griffin, sei una bomba! >>
esclamò Raven, facendole l’occhiolino.
<<
Niente male >> disse Echo, facendo
alzare subito gli occhi al cielo a Anya.
<<
Stanotte ci divertiremo un mondo!! Adesso
scendiamo, la festeggiata attende >> disse facendo
l’occhiolino
all’amica.
<<
Ti prego Anya, cerca di contenerti >>
disse Raven, sospirando.
<<
Non ci penso proprio! E poi, so che ti
piaccio così >> le disse mandandole un bacio.
<<
Potrei vomitare >> commentò Echo,
toccandosi la fronte.
Clarke
sorrise e si avviarono verso la reception,
d’improvviso però esclamò:
<<
Cavolo! Ho dimenticato… >>
sussurrò,
toccandosi le tasche.
<<
Tutto bene Clarke? >>
<<
Ho dimenticato una cosa in camera, torno
subito >> disse, voltandosi verso l’ascensore.
<<
Fai presto Griffin! >> disse Raven.
Lexa
e gli altri stavano aspettando alla reception.
Mancavano solamente alcuni di loro, tra cui Roan e Costia.
<<
Clarke? >> chiese la bruna, vedendo le
ragazze arrivare tranne la bionda.
<<
Ha dimenticato una cosa in camera, arriva
subito >> disse Anya guardando sua sorella dalla testa ai
piedi.
<<
Che c’è? >> chiese la bruna, notando
lo
sguardo della sorella.
Lexa
indossava un tubino di colore rosso, la sua
schiena era nuda e sul davanti un leggero scollo. Le labbra rosse come
il
vestito.
<<
Vorresti impressionare qualcuno vestita cosi?
>> disse Anya contrariata.
<<
Lasciala perdere Lexa, stai benissimo
>> disse Raven, sorridendole.
<<
Grazie >>
<<
Allora pronti a festeggiare?? >> urlò
Jasper.
Clarke
stava rovistando all’interno della sua valigia,
appena trovò quello che stava cercando, sorrise.
<<
Eccoti >> aprì la scatola e mise il
contenuto in tasca.
Aprì
la porta pronta a tornare dagli altri quando
davanti a lei comparve Costia, con il pugno alzato pronta a bussare.
<<
Oh Costia >> Clarke rimase sorpresa di
ritrovarsi la ragazza di fronte.
<<
Ahmm….Roan non è qui, credo sia già
sceso
>> le disse gentilmente.
<<
Non sono venuta qui per mio fratello, in
realtà…. cercavo te >> disse
incerta, i suoi occhi guardavano spesso per
terra.
<<
Oh…ok, cosa posso fare per te? >>
chiese curiosa la bionda, notando l’agitazione
dell’altra.
Costia
giocava nervosamente con le mani, i suoi occhi
guardavano ovunque tranne quelli blu della bionda.
<<
Io…ecco… >> tentò,
incerta.
<<
Costia cosa c’è? >> disse Clarke, il
suo tono tranquillo fece sollevare lo sguardo dell’altra.
<<
So che non dovrei e sto sicuramente
commettendo un grossissimo errore, ma…. >>
incominciò, poi prese un bel
respiro e il suo sguardo si fece deciso e sicuro:
<<
So che Lexa ti ama, l’ho capito da quando vi
ho viste la notte del ballo quando eravate sul tetto insieme. So che
non posso
competere perché beh…tu sei Clarke Griffin, la
nostra Principessa e io…beh
>> disse indicandosi con le mani.
<<
Eh sai, io ti ammiro molto. Tu hai salvato la
vita di mio fratello quel giorno e…beh anche tutti noi.
Io…Io ti rispetto
davvero Clarke e so perché Lexa si è innamorata
di te. Capisco, dico
davvero….ma, ecco… >> Clarke la
stava guardando, senza dire nulla.
<<
Conosco Lexa, la conosco davvero…so che
prende il caffè amaro la mattina, dorme sempre con una
finestra aperta, fa il
doppio nodo quando si allaccia le scarpe….ama i suoi amici e
sua sorella più di
se stessa, anche se non l’ammetterebbe mai. So che non passa
da Macrotstreet
perché non vuole vedere il tuo murales, so che quel giorno,
davanti alla
gelateria aspettava te… >> Clarke la guardava
sorpresa.
<<
Io c’ero…quando è crollata, quando il
suo
cuore è andato in pezzi, io ero li. Ho assistito ad ogni
rissa, ogni pazzia, ad
ogni pianto…io ero li, con lei! Perché la
amo….la amo davvero e non voglio
perderla >> disse con le lacrime agli occhi.
<<
Io c’ero e tu no…e lo so, che sono un mostro
a dirti questo, ma tu e mio fratello, voi due…voi due
continuerete ad andare
sempre più in alto, lasciando noi qui, da soli a terra. Hai
lasciato Lexa una
volta e questo l’ha distrutta…non voglio che
accada ancora >> sospirò
profondamente, mentre le lacrime le solcavano il viso.
<<
Quindi ti prego….ti prego Clarke! Non
portarmela via! >> disse singhiozzando.
Clarke
rimase immobile, fissando quella giovane
ragazza farle la sua supplica.
Dopo aver detto
quelle parole, Costia scappò via, non permettendo alla
bionda di replicare in
alcun modo. Non c’era nulla che potesse dire, comunque. La
seguì con lo
sguardo, gli occhi blu divennero seri e tristi.
Roan
vide sua sorella correre verso l’ascensore e
sospirò.
Il
locale che avevano scelto era pieno di persone, una
grossa calca che si dimenava a ritmo di musica sfrenata.
Quando
Clarke li raggiunse, Lexa notò subito che la
sua aria pensierosa era rimasta, ma in aggiunta, vide i suoi occhi blu
velati
da una profonda tristezza. La cosa la faceva preoccupare ancora di
più e pensò,
che forse quell’ambiente frenetico e rumoroso, peggiorasse
solo la situazione.
Alla
domanda se fosse tutto ok, ovviamente la risposta
era stata affermativa, bugia celata malamente da un forzato sorriso.
La
serata procedeva con entusiasmo, tutti le fecero
gli auguri, cantandole quella canzoncina di buon compleanno che odiava
fin da
piccola. Le cameriere del locale arrivarono con una torta enorme,
spense le
candeline, tra gli applausi dei suoi amici e le urla entusiaste di sua
sorella.
Vide gli occhi caldi e dolci di Clarke posarsi su di lei, con quel
sorriso che
amava.
E
in quella atmosfera di festa, pregò davvero, come
non aveva mai fatto prima, che il suo desiderio si avverasse.
“
Resta. Resta per sempre con me”.
Nel
mentre gli altri si divertivano in pista, Anya si
avvicinò alla latina, che indossava nuovamente il tutore
alla gamba.
<<
Ti va di ballare? >> chiese porgendole
la mano.
<<
Scommetto che Roan ne sarebbe più felice…e
poi, con questo coso addosso, risulterei solo impacciata e basta
>> disse
indicando la gamba.
Anya
si sedette vicino a lei, avvicinando il viso al
suo.
<<
Non me ne frega nulla di Roan…e poi, non
potresti sembrare impacciata neanche se ti impegnassi >>
disse
sorridendole.
Raven
la guardò negli occhi.
<<
Non ti arrenderai mai, vero? >> chiese
seria.
Anya
divenne serissima.
<<
Mai e poi mai! >> rispose decisa.
<<
So che non è possibile tornare indietro e
credimi, non vorrei altro, ma non è
possibile…quindi passerò il resto della mia
vita a provarci Raven, proverò ad avere il tuo perdono e a
riconquistare il tuo
cuore >> era da tanto tempo che la latina non vedeva
quell’espressione
così decisa, nel volto dell’altra.
<<
Ti ci vorrà tanto, tanto tempo, lo sai
questo, vero? >>
Anya
alzò le spalle:
<<
Magari sarà meno di quanto pensi >> la
stuzzicò, facendole l’occhiolino.
Clarke
attendeva da bare al bancone, Lexa e Octavia
stavano ballando assieme a Murphy ed Emori, quando la bruna
notò un ragazzo
alto e ben piazzato, visibilmente ubriaco, che afferrava il braccio di
Costia,
trascinandola prepotentemente verso di se. Costia cercò di
divincolarsi dalla
sua stretta senza successo.
<<
Ehi!! Lasciala! >> urlò subito Lexa,
andando velocemente verso i due. Octavia e Murphy si voltarono, capendo
subito
quello che stava accadendo.
Lexa
afferrò il braccio dell’uomo, il quale
urlò dal
dolore. La bruna si mise subito tra i due, proteggendo Costia, che si
teneva il
braccio indolenzito.
<<
Che cazzo vuoi? Ci stavamo divertendo…vero
dolcezza? >> disse con la bocca impastata
dall’alcool, provando a
riavvicinarsi.
<<
Non è interessata hai capito? Togliti dai
piedi, prima che ti prenda a calci nel sedere! >>
minacciò Lexa,
stringendo forte i pugni. Notando l’alterazione della bruna,
Costia le mise
subito una mano sulla spalla cercando di calmarla.
Octavia
e Murphy si precipitarono al suo fianco.
<<
Dai Woods…lascia perdere >> le
sussurrò
Murphy.
Lexa
si stava piano piano calmando quando l’uomo
ritentò di avvicinarsi a Costia dicendo:
<<
Andiamo dolcezza, ti piacerà sicuramente
farti scopare da uno com… >> Lexa non gli fece
finire la frase, con forza
gli tirò un pugno dritto in faccia. Facendolo finire a
terra.
<<
Lexa!! >> urlò Costia.
<<
Cavolo…ci risiamo >> mormorò
Murphy, cercando
di aiutare Octavia a fermare la bruna, che nel frattempo stava
martoriando di
colpi l’uomo a terra.
Anya
e Raven stavano parlando sul divanetto del
locale, vicinissime. Ma quando sentirono il vociare sempre
più forte, si
voltarono verso la pista da ballo e videro quello che stava succedendo.
<<
Cazzo! >> imprecò Anya andando di corsa
verso la sorella.
Lexa
sembrava aver perso totalmente il controllo. Nel
mentre che colpiva quell’uomo urlava:
<<
Come osi metterle le mani addosso? Non ti
azzardare a toccare la mia fidanzata!! >> Anya la prese
per le spalle,
cercando di calmarla.
<<
Lexa basta!! Così l’ammazzi e che cavolo!
>> la strattonò. Gli amici dell’uomo
cercarono di sollevarlo, il suo viso
era una maschera di sangue.
<<
Lexa! >> urlò Costia, prendendole il
viso tra le mani.
<<
Basta! Sto bene ok? Adesso basta, sto bene!
>> disse, accarezzandole il viso cercando di calmarla.
<<
Stai bene? >> chiese preoccupata la
bruna.
<<
Si, sto bene >> le sorrise l’altra.
In
quel momento gli occhi della bruna si sollevarono,
guardando verso l’uomo circondato dai suoi compagni, quando i
suoi occhi
incrociarono quelli blu di Clarke. La bionda aveva assistito a tutta la
scena.
Anya vedendo l’espressione di Lexa, seguì il suo
sguardo. Vide la sua amica lì,
immobile.
Clarke
si girò, andando verso l’uscita. Anya
tentò,
subito, di seguirla ma davanti a lei comparve subito Roan.
<<
Lascia, ci penso io. Tu risolvi questa
situazione. >> disse indicando la sorella.
<<
Ma… >>
<<
Anya, ci penso io >> le ripeté, con un
sorriso rassicurante. Lei annuì, tornando verso la sorella.
Appena
Clarke uscì dal locale, si scontrò con delle
persone fuori. Il suo cuore batteva troppo velocemente, iniziava a
sudare e il
respiro stava diventando sempre più affannoso. Calmati,
calmati, calmati. Si
ripeteva, cercando di assopire il moto di rabbia che sentiva. Conosceva
questa
sensazione…ira. Non per le parole che aveva pronunciato
Lexa, né per la
complicità e l’intimità che traspariva
tra le due.
Non
la conosceva. Non conosceva questa Lexa. Quella
non era la persona che ricordava, quella dolce e timida ragazza con gli
occhiali. Era colpa sua, pensò mentre assisteva a quella
scena. L’immagine di
una Lexa più giovane le tornò in mente,
impacciata e imbarazzata che non aveva
il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Corse
verso la spiaggia, ansimante. Cercando di
calmarsi. Ricordava quella sensazione.
<<
Non trattenerti! Libera il tuo potere! LIBERALO!! >>
Cadde
in ginocchio chiudendo gli occhi. No, non
sarebbe più successo! Non poteva perdere il controllo, non
voleva!
Sentì
il rumore dei passi sulla sabbia e quando aprì
gli occhi, si ritrovò Roan in ginocchio di fronte a lei.
<<
Respira Clarke, prendi dei respiri profondi
>> le disse con calma.
<<
Stai lontano da me! >> disse, la bionda
spaventata, che potesse fare del male a tutti.
<<
Respira! >> ripeté lui.
La
bionda fece come indicato. Prese uno, due , tre
respiri profondi.
<<
Brava! Così, lunghi respiri profondi.
Concentrati su di me e sulla mia voce >>
Il
battito incominciò a rallentare e il respiro a
farsi sempre più lento e regolare. I pugni stretti sulle
cosce, iniziarono ad
allentarsi.
<<
Ci sei, così….così >>
disse Roan,
fissandola negli occhi.
Blu
nel blu.
<<
Si può sapere che cazzo ti è preso Lexa?
>> le intimò Anya arrabbiata.
<<
Non lo so, io… ho visto quel tipo che le
afferrava il braccio e… dov’è Clarke?
>> chiese agitata, passandosi una
mano fra i capelli.
<<
Stai scherzando vero?? Dov’è
Clarke…adesso ti
importa di Clarke?! >> sbraitò, sempre
più arrabbiata.
<<
Devo parlarle >> disse Lexa, cercando
di superare Anya. Quest’ultima la fermò.
<<
Eh no sorellina! Non vai da nessuna parte,
specialmente da Clarke! Io l’avevo detto che era una pessima
idea! Non l’avevo
detto? >> chiese rivolta alla latina, che le
toccò un braccio cercando di
calmarla.
<<
Lexa, per Clarke è ancora difficile….tutto
questo…sta cercando ancora di abituarsi, dalle solo un
po’ di spazio per adesso
ok? >> le disse, avvicinandosi.
<<
Ho fatto un casino >> sussurrò la
bruna, colpevolizzandosi.
<<
Ci puoi giurare! Sapevo che non dovevo
affidarla a te! >> disse Anya puntandole il dito contro.
Clarke
e Roan erano seduti uno affianco all’altro,
sulla spiaggia. Tutte e due fissavano l’oceano nero nella
notte. Una leggera
brezza accompagnava il loro silenzio.
<<
So perché sei qui >> disse la bionda,
rompendo quell’atmosfera di calma e pace, sempre guardando
l’oceano di fronte a
se.
<<
Si lo so >>
<<
Ti ha ordinato lei di tenermi d’occhio
>> continuò la bionda.
<<
Sai rispetto Luna come mio superiore, è un
buon Capo, ma non è per questo che sono qui >>
rispose Roan, tenendo
anche lui gli occhi sull’acqua.
<<
Sono qui perché volevo che ti divertissi, che
passassi un fine settimana tranquillo…dopo quello che
è successo lassù l’ultima
volta, volevo solo che ti rilassassi >>
sospirò, toccandosi il collo.
<<
E anche perché non riesco a dire di no a
quella donna >> scherzò, riferendosi ad Anya.
Clarke sorrise, lasciando
andare un sospiro, lasciò cadere la testa fra le ginocchia.
<<
Ora va meglio? Non....esploderai in questo
momento vero? >> continuò a scherzare,
provocando una lieve risata nella
bionda.
<<
Sto bene, tranquillo >> rispose,
riprendendo a fissare le onde.
<<
Bene >>
Rimasero
un po’ in silenzio. Poi Roan disse:
<<
Mi dispiace per mia sorella >> a quelle
parole, Clarke si voltò verso di lui, non capendo.
<<
Ho sentito quello che ti ha detto prima,
sulla porta della suite >> spiegò.
La
bionda non disse nulla.
<<
Sai mio padre era un vero coglione. Giocava
d’azzardo e picchiava me e mia madre. Azgeda è
molto diverso da qui, lì o
impari a sopravvivere o vieni schiacciato. Ero sempre arrabbiato e mi
sentivo
costantemente in colpa, non potevo difendere ne mia madre, ne Costia
quando
arrivò. Come potevo, se non sapevo difendere neanche me
stesso? >>
domandò, voltandosi verso la bionda.
Clarke
rimase in silenzio, lasciandolo continuare.
<<
Ma un giorno…un giorno alzai gli occhi al
cielo e lo vidi >> disse, ricordando quel giorno.
<<
Tuo padre >>
Clarke
lo guardò negli occhi.
<<
Volava alto sopra di me. Tutti sapevano chi
fosse, il nemico…dovevo provare rabbia e ribrezzo verso di
lui. Ma quando lo
guardai volare alto nel cielo, così potente e
libero…mi sentii al sicuro. Non
so perché, forse erano le sue linee così chiare
ed eleganti. Mi sentii al
sicuro, come mai mi ero sentito nella mia stessa casa. >>
disse,
stringendo i pugni.
<<
Capii allora che sarei voluto essere come
lui, volevo che gli altri guardandomi, si sentissero al sicuro, come me
in quel
preciso momento >>
Clarke
si voltò a guardare le onde.
<<
Così iniziai ad allenarmi per le nano
macchine. Diventai grande e forte e buttai, a calci nel sedere, mio
padre fuori
di casa. Dopo i 17 anni, entrai in Accademia e ogni sforzo che facevo
era per
diventare quella persona. Quando mi comunicarono il trasferimento, per
mia
madre e Costia non fu facile, le costrinsi ad abbandonare la loro vita,
per
seguirmi. Ma io ero felice, in realtà…non vedevo
l’ora di conoscerti >>
confessò, guardandola.
<<
Ero curioso di conoscere la figlia di
quell’uomo. Volevo diventare tuo amico…ma quando
ci presentarono, nei tuoi occhi
vidi solo disinteresse e…disprezzo. Azgeda aveva ucciso tuo
padre, il Mio
popolo. Allora credevo che tutte le voci che giravano su di te fossero
false,
credevo fossi una persona che viveva così solamente grazie
al nome del padre
famoso…mi sbagliavo >> confessò,
ricordandosi quei momenti.
<<
Gustus era severo con tutti, ma con te…non ho
mai visto nessuno prendere più colpi di quanto ne abbia
presi tu, nemmeno ad
Azgeda. Rimasi spiazzato quando ti vidi volare per la prima
volta…è stato come
ritornare a quel giorno…è stato come rivedere lui
>>
<<
I tuoi occhi, quando mi hai salvato… >>
disse, ricordando quel giorno.
Clarke
si voltò, vide il rammarico nel suo sguardo.
<<
Ho capito che mi consideravi tuo Fratello…e
per la seconda volta, nella mia vita, mi sono sentito al sicuro. Ma
io…io non
ti ho aiutata…ti ho lasciata sola,
lassù… >> disse con rabbia.
Clarke
continuava ad osservarlo, poi disse:
<<
Mi piace tua sorella >>
Roan
rise, stupito da quelle parole.
<<
Ma davvero? >>
<<
È forte e coraggiosa e possiede un cuore
puro. Non sarebbe cresciuta in questa maniera senza di te
>> la bionda
ritornò a guardare di fronte a sé.
Gli
occhi di Roan si posarono su quella figura, per
lui misteriosa e rassicurante al tempo stesso. Così potente,
pensò e, al
contempo, così fragile.
<<
Non mi ricordo >> confessò la bionda,
improvvisamente.
Roan
la guardò sorpreso.
<<
Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordarmi
il suo viso >> Roan spalancò gli occhi,
capendo di chi stesse parlando.
<<
Guardo le sue foto a casa di mia madre, le
guardo ma…non riesco a ricordarmi. Io non mi ricordo di
Niylah o dei miei
vecchi compagni, del prima in generale. È tutto sfocato e
impreciso, mi ricordo
chiaramente solo di… >>
<<
Alexandra >> finì Roan per lei.
Clarke
si voltò verso di lui.
<<
Stupido vero? Non mi ricordo di mio padre
ma…da quando sono tornata non faccio che pensare a quanto
sarebbe deluso da me
>>
<<
Perché deluso? >> chiese Roan.
<<
Ogni mattina mi alzo e guardo nello specchio
questa nuova me…non sono io, sono come un guscio vuoto, mi
ripeto e ripeto chi
sono…ma quando mi guardo…vedo solo una loro
creazione >> confessò,
triste.
Roan
stava per smentirla, ma la bionda continuò.
<<
Non dovevo tornare >>
Roan
continuava a fissarla.
<<
Lui non sarebbe stato così egoista >>
finì, guardando le onde.
<<
Ti sbagli >> disse ad un tratto Roan.
Clarke
si voltò.
<<
Lui sarebbe fiero di te >> le disse con
decisione.
Ma
per Clarke quelle parole non erano sufficienti.
Sorrise, un sorriso triste e malinconico.
<<
Tu hai fatto sentire al sicuro tutti noi,
Clarke…come ha fatto lui con me tanto tempo fa, tu hai fatto
sentire al sicuro
padri, madri, figli e figlie >> le disse, sinceramente.
<<
È per questo che sono venuto qui oggi
>> le confessò.
<<
Aiutami a far sentire nuovamente tutti al
sicuro. Aiutami a proteggerli tutti! Vinciamo questa
guerra….insieme! >>
le disse con foga.
Clarke
la vide, quella stessa fiamma che ardeva in lei,
in Gustus e…in suo padre.
Clarke…Clarke…
Quella
voce.
All’improvviso
si alzò, si tolse la giacca di pelle,
facendola cadere sulla sabbia. Roan la guardò sorpreso.
<<
Che fai? >> chiese sbigottito.
Incominciò
a camminare, con calma, verso la riva.
<<
Clarke! >> la chiamò Roan, ora anche
lui in piedi.
I
suoi piedi toccarono l’acqua, con una mano si tolse
la canottiera bianca, rimanendo in reggiseno nero. Entrò in
acqua, camminando
lentamente verso il largo. Quando l’acqua le
arrivò sui fianchi si fermò. La
luce della luna le illuminò il viso.
Roan
stava andando verso di lei, spaventato, quando si
fermò. Gli occhi spalancati per lo spettacolo a cui stava
assistendo.
La
schiena di Clarke, macchiata da quelle cicatrici di
metallo si illuminarono alla luce della luna, sembravano placche di oro
lucente, che risplendevano nell’oscurità.
Clarke
sollevò il volto verso le stelle, che
brillavano nel cielo buio. Chiuse gli occhi.
Clarke
Il
suo viso. Sorridente e felice. Le sue braccia che
la prendevano e la portavano in alto, su, su, nel cielo pieno di stelle.
Una
lacrima le scese sul viso.
<<
Papà >> sussurrò.
<<
Deve proprio fare queste uscite eclatanti…non
può farne a meno >> sussurrò tra se
Roan, aveva appena assistito allo
spettacolo più triste e, al contempo, più
affascinante che avesse mai visto.
Rise,
grattandosi la testa bionda e si voltò,
lasciandole un po’ di privacy.
Lexa
si stava lavando via il sangue di quell’ubriacone
dalle mani. Sollevò il suo viso, fissando la sua immagine
nello specchio del bagno
di quel locale. Cosa stai facendo? Si chiese. Odiava
quell’immagine riflessa,
odiava la persona che era diventata, la persona che Clarke,
inconsciamente,
l’aveva fatta diventare. Si sentiva più in colpa
adesso, dando la colpa di
tutto questo alla bionda. Ma Lexa non poteva farci nulla.
Era
arrabbiata, costantemente arrabbiata.
<<
Tutto ok? >> le chiese Costia, dietro
di lei.
Lexa
abbassò lo sguardo, ritornando a lavarsi le mani.
<<
Si… >>
Una
mano di Costia prese le sue e con l’atra chiuse il
rubinetto. Il suo viso era vicinissimo al suo.
<<
Fammi vedere >> disse, semplicemente,
controllandole le nocche spaccate.
Erano
una di fronte all’altra, Lexa sollevò lo sguardo
e iniziò a fissarla, nel mentre che, con attenzione, le
controllava le mani.
<<
Mi dispiace >> sussurrò.
<<
Lo so >> rispose, rigirando le mani.
<<
Ti ho fatta soffrire…ma io >> la sua
voce s’incrinò, le lacrime che volevano uscire
prepotentemente.
Costia
sollevò lo sguardo, guardandola negli occhi
verdi.
<<
Lo so…so che ami Clarke, lo so da quel giorno
alla gelateria, anche da prima in realtà, ma quel giorno ne
ho avuto conferma
>> le confessò.
Lexa
spalancò gli occhi.
<<
Sapevo a cosa andavo incontro, sapevo che il
tuo cuore non poteva essere totalmente mio ma, non mi importava. Mi
bastava
anche solo una piccola parte >> disse, guardandola
dolcemente.
Lexa
a quelle parole, pianse. Non meritava queste
parole, non meritava Costia.
Sentì
le mani calde e delicate di Costia accarezzarle
il viso e spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<<
Non possiamo scegliere chi amare Lexa,
succede e basta. Anche se questo ci fa soffrire. >> le
disse, cercando di
consolarla.
Lexa
continuava a piangere.
<<
Io ti amo Lexa, anche se so che non ho
speranze…che soffrirò…io continuo ad
amarti. Come tu hai continuato ad amare
Clarke. Non sentirti in colpa per questo. >> le disse,
accarezzandole il
viso.
Lexa
la guardò negli occhi.
<<
Anche io ti amo, davvero…però >>
<<
Ami più Clarke >> finì Costia al
posto
suo.
<<
Io non riesco neanche a spiegarlo a me
stessa, ma stare senza di lei…è come non poter
respirare >> confessò,
piangendo. Era doloroso, amare Clarke era terribilmente doloroso.
Ripensò allo
sguardo della bionda quando l’aveva vista pestare
quell’uomo. Sapeva di averla
ferita, si odiava per questo, come si odiava per quello che aveva fatto
a
Costia.
<<
Lo so… >> le rispose Costia, ferita.
<<
Mi dispiace Costia, mi dispiace così tanto
>> continuò piangendo.
Costia
l’abbracciò, consolandola.
<<
Io ci sarò sempre per te Lexa, sei il mio
primo amore >> le sussurrò, dandole un lieve
bacio sulla guancia, per poi
uscire dal bagno.
Lexa
si accasciò a terra, singhiozzando. Fu così che
la trovò Anya, dopo tanto tempo rivide la vecchia Lexa.
Anya
si sedette affianco a lei e l’abbracciò.
<<
Schhh va tutto bene >> le disse, come
quando erano piccole.
<<
Andrà tutto bene, ci sono io qui >>
continuò.
<<
Ho ferito Clarke >> sussurrò la bruna,
ancora cullata tra le braccia di sua sorella.
<<
Clarke era già ferita Lexa…vedrai che le cose
si sistemeranno, lei è forte >> le disse,
guardandola negli occhi, le
sorrise.
<< E ti ama >>
Dopo
che uscì dal bagno andò subito verso la spiaggia,
Raven le aveva detto che Clarke era andata in quella direzione,
così si mise a
cercarla, freneticamente.
Continuava
a chiamarla, quando vide il Generale,
camminare verso di lei.
<<
Hai visto Clarke? >> chiese subito.
Roan
sollevò lo sguardo e alzò gli occhi appena la
vide.
<<
La nostra bionda aveva voglia di un bagno a
mezzanotte, così…. >> disse
indicando dietro di lui.
Lexa
iniziò subito ad andare in quella direzione
quando la voce di Roan la fermò:
<<
Soffrirai e basta >>
Lexa
si voltò, guardandolo.
<<
Lei non va bene per te >> le disse,
serio.
<<
E chi altrimenti? Tu? >> chiese subito
la bruna.
Roan
a quelle parole rise, poi la sua espressione
ritornò seria.
<<
Lei appartiene solo al cielo >>
Lexa
continuò a fissarlo, arrabbiata.
<<
Prima te ne renderai conto…e meglio sarà per
te >> disse il Generale, riprendendo a camminare verso il
locale.
Lexa
si voltò e iniziò a correre verso la spiaggia.
Ormai
si era fatto davvero tardi, tutti rientrarono
nelle loro stanze, complice la turbolente fine della serata. Quando
Anya aprì
la porta della suite, si ritrovò Raven, con addosso degli
semplici shorts e una
felpa, che sorseggiava un bicchiere di vino.
<<
Oh…ciao >> disse, stupita di trovarla
ancora sveglia.
La
latina la guardò, alzando il calice in segno di
saluto.
<<
Te ne offrirei un bicchiere ma… >>
disse ironica.
<<
Ah ah divertente >> disse, lasciandosi
cadere, stanca, sul divano.
Sospirò.
Quella serata era stata un disastro.
<<
Lexa? >> chiese Raven, guardandola.
<<
È corsa a cercare Clarke. Oggi è stato
terribile >> disse ricordando la rissa e il viso della
sua amica.
<<
Clarke è forte e quelle due si amano troppo
per permettere a queste cose di rovinare il loro rapporto
>> disse Raven,
cercando di rassicurare l’altra.
<<
Ma sei sicura che lo sia? >> chiese
Anya, guardandola.
<<
Forte intendo. Le persone a volte si
nascondono dietro delle maschere, facendo finta che sia tutto ok, ma in
realtà
stanno solo affondando >> disse, fissando la latina.
<<
Ti riferisci a me, per caso? >> chiese,
assottigliando lo sguardo.
<<
Non dev’essere stato facile per te. Sai, alle
riunioni ci hanno consigliato di scrivere un diario, con tutte le
scelte
sbagliate che abbiamo preso e di tutte le volte che abbiamo ferito
qualcuno.
Nella maggior parte delle mie pagine, c’è il tuo
nome. Per colpa mia, dovrai
portare sempre quella cosa e…proverai sempre quel terribile
dolore >>
confessò.
<<
Any… >> sussurrò la latina.
<<
Lo so…non voglio tornare sull’argomento. So
che ti ho ferita e ho continuato a farlo, anche con la storia di
Roan…volevo
solo dirti che non devi sempre portare la tua maschera, se vuoi
toglierla
qualche volta, io sarò qui >> le disse,
prendendole la mano.
Raven
la guardò, eccola, pensò…la sua Anya.
Strinse
la sua mano.
<<
Rendi sempre così difficile…odiarti
>>
disse, sorridendole.
Anya
ricambiò il sorriso. Poi, notando la stanchezza
della latina, le prese il bicchiere dalla mano, lo appoggiò
sul tavolino di
fronte a loro e con delicatezza, prese la latina in braccio.
Raven
rimase un attimo sorpresa.
<<
Ti accompagno a letto, hai affaticato molto
la gamba oggi, sei stata seduta tutta la sera al locale…
>> spiegò.
<<
Ti accompagno solo nella tua stanza, poi me
ne torno nella mia >> la rassicurò, non voleva
che Raven fraintendesse le
sue intenzioni. La latina annuì e nel mentre che veniva
portata nella sua
camera, strinse forte le sue mani attorno al collo dell’altra.
Dopo
aver chiamato e richiamato la bionda, Lexa notò
una sagoma nell’acqua.
<<
Clarke? >> urlò, andando verso la riva.
Gli
occhi di Clarke erano fissi su quel mare di
stelle, mentre il suo corpo dondolava lento, in una ninna nanna
silenziosa.
Galleggiare sull’acqua era come rimanere sospesa in volo, se
si chiudono gli
occhi si sente solamente il battito del proprio cuore.
Sentì
il suo nome, qualcuno la stava chiamando. Si
rimise in piedi e si voltò. Lexa.
Stava
urlando il suo nome, preoccupata.
<<
Lexa >> sussurrò.
Nel
mentre che le andava incontro, i raggi della luna
illuminarono ancora il suo corpo, riproducendo quell’effetto
dorato di poco
prima.
<<
Stai bene? Perché eri in… >> non
finì
la frase, vedendo il suo corpo.
<<
…acqua >> terminò la frase, quando
ormai la bionda era di fronte a lei.
Clarke
aveva solamente i pantaloni di pelle, ormai
fradici e un reggiseno nero. I suoi capelli erano incollati al suo
viso,
bagnati dall’oceano. Erano una di fronte all’altra.
<<
Avevo voglia di un bagno >> disse
semplicemente la bionda.
Lexa
sapeva il perché Clarke non si era tuffata in
piscina o aveva indossato solo il costume, il suo corpo martoriato
avrebbe
attirato troppi sguardi, più di quelli che già
normalmente attirava.
<<
Io… >> iniziò Lexa, ma non
continuò.
Aveva gli occhi di Clarke fissi su di lei, come sempre, sembravano
leggerle
dentro. Abbassò lo sguardo, non riuscendo a mantenere quel
contatto, come dieci
anni fa.
<<
Mi dispiace >> disse, guardandosi i
piedi scalzi.
<<
Non dovremmo scusarci per i nostri
sentimenti, Lexa >> le disse la bionda, capendo a cosa si
riferiva la
bruna.
Lexa
alzò la testa e guardò la bionda negli occhi.
<<
Non volevo dire quelle parole prima…non so
cosa mi sia preso, ero arrabbiata e…ho perso il controllo
>> spiegò,
avvicinandosi.
<<
Non mentire Lexa >> le disse la bionda,
bloccandola.
Lexa
spalancò gli occhi, spaventata da quello che
avrebbe detto la bionda.
Clarke
sospirò.
<<
In fin dei conti, non sei cambiata così tanto
>> le disse, avvicinandosi e accarezzandole il viso. Lexa
rimase
immobile.
<<
La Lexa che conosco non riuscirebbe a
cancellare i suoi sentimenti da un giorno all’altro
>> le disse,
guardandola negli occhi.
<<
Hai passato moltissimo tempo con Costia, so
che questo non potrà mai svanire…
>> disse, abbassando la mano.
<<
È vero, provo ancora qualcosa per Costia,
amore… >> confessò Lexa, poi fece
un passo avanti:
<<
Ma quell’amore è completamente diverso da
quello che provo per te Clarke >> disse decisa.
La
bionda sorrise, lievemente.
<<
Lo so… >>
Clarke
la guardò negli occhi e in quel momento si
ricordò di queste parole:
<<
Non perdere mai la tua luce Clarke >>
<<
Sei tu >> sussurrò.
Lexa
non capiva.
<<
Sei sempre stata tu >> disse più
chiaramente.
<<
La stella più bella e brillante che io abbia
mai visto >> e con queste parole, colmò la
distanza che le divideva,
baciando la bruna con passione.
Le
braccia di Clarke strinsero forte il corpo di Lexa,
che subito ricambiò il bacio con passione. Clarke le
calò le spalline
dell’abito sulle braccia, ricoprendo il collo della bruna con
caldi baci. Lexa
strinse i capelli bagnati della bionda, spingendola più a
sé. Clarke aiutò Lexa
a togliersi il vestito e insieme caddero sulla sabbia. Clarke
continuò a
baciare la bruna come se la sua vita dipendesse da questo.
<<
Ho un regalo per te >> disse
all’improvviso.
<<
Lascia perdere…sei tu il mio regalo >>
le rispose la bruna, invertendo la posizione, ritrovandosi sopra la
bionda.
<<
Soffrirai >> sussurrò la bionda,
d’un
tratto seria e triste. Lexa ripensò alle parole identiche,
pronunciate da Roan,
poco prima.
Fissò
quei bellissimi occhi blu e poi disse:
<<
Non m’importa…soffrirò di
più se sto lontana
da te >> disse sinceramente.
A
quelle parole, Clarke la baciò con passione.
In
quella notte si amarono, come non avevano mai fatto
prima. Con foga, desiderio e rabbia.
Era
quasi l’alba, Lexa si svegliò
all’improvviso,
vedendo Clarke metterle qualcosa al dito. Sollevò la mano e
vide un anello
d’oro, con delle striature bianche e blu.
<<
È come queste >> disse Clarke, dandole
la schiena. Lexa notò, la somiglianza con le cicatrici
metalliche della schiena
della bionda.
<<
So che è un po’ macabro…ma ecco, guarda
>> disse la bionda avvicinandosi al viso della bruna,
l’anello si
illuminò leggermente.
Lexa
spalancò gli occhi, sorpresa.
<<
Fa così quando sono vicina >>
spiegò la
bionda.
Lexa
la guardò negli occhi.
<<
Cosi qualunque cosa succeda, saprai che sarò
sempre vicina, non me ne andrò
più…farò di tutto, per far brillare
questo
anello, per sempre >> disse, sorridendole.
Lexa
l’abbracciò, facendola cadere
all’indietro.
<<
Grazie >> le disse, baciandola con
passione.
<<
Clarke >>
<<
Si? >>
<<
Io ti amo, amo la Clarke di dieci anni
fa….come amo questa Clarke, più cupa e triste
>> le confessò, sospettando
i dubbi della bionda.
Clarke
sospirò.
<<
Cupa e triste eh? Davvero? >> disse,
facendo il solletico alla bruna.
Nell’alba
di quel nuovo giorno, si udirono solamente
le loro risate.
Roan
beveva il suo caffè rigorosamente amaro,
nell’ampio terrazzo del resort. La brezza marina gli riempiva
i polmoni. Quando
di fronte a lui si sedette Clarke.
<<
Ma guarda…la Principessa in persona,
com’è
andato il bagno? >> disse sogghignando.
Clarke
guardò il bellissimo panorama.
<<
Molto bene >>
<<
Immagino >> la stuzzicò lui.
<<
Facciamolo >> disse ad un tratto la
bionda.
<<
Come scusa? >> disse Roan stralunato.
Clarke
si girò verso di lui, guardandolo negli occhi.
<<
Vinciamo questa guerra…insieme >>
disse, seria.
Roan,
posò la tazza, sorpreso.
Clarke
si alzò e gli porse il braccio.
Roan
fissò per un attimo quel braccio, poi gli occhi
della bionda. Sapeva il significato di quel gesto.
Si
alzò e si mise di fronte a lei.
<<
Voliamo alto….insieme! >> Roan
pronunciò il motto degli Skairu, afferendo il braccio della
bionda.
<< Insieme, Fratello >> disse Clarke, stringendo forte il braccio del suo compagno.
La
decisione era stata presa, dunque, due giganti che
si ergevano sul mondo. Protettori di quella Terra minacciata e
indifesa.
Ignari che da quella stretta, si sarebbero decise le sorti del mondo e…delle loro vite.
Salve a tutti cari lettori e lettrici!! Ecco a voi un nuovissimo capitolo!! Mi scuso anche in questa storia per l'enorme ritardo!! Davvero, mi dispiace e grazie ancora per seguire questa storia!
Ho un po' cambiato il corso di questo capitolo, so che vi avevo promesso qualcosa di più leggero, ma mentre scrivo alcune volte la storia prende un po' una strada diversa, tutta sua!
Diciamo che in questo capitolo si aprono diversi scenari che affronteremo nei prossimi capitoli! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e più importante, spero che stiate tutti/e bene!
Il periodo non è dei migliori, ma vedrete che insieme riusciremo ad uscirne e a ritornare presto alla normalità! Coraggio!!
Nel prossimo capitolo si torna all'Accademia!! Non dico altro!! Grazie ancora!
Spero
alla prossima carissimi/e!!