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Autore: Chiara PuroLuce    07/03/2021    9 recensioni
Marta Brambilla è un'investigatrice privata, ha quarant'anni e vive nella verde Brianza lecchese. Zona tranquilla, dite? No, perchè nel Convento di Nostra Signora delle Lacrime... qualcosa non quadra.
La sua migliore amica Samanta, è solo una delle ragazze sparita in quella zona e mai più ritrovata. Ora, a distanza di dieci anni, una nuova scomparsa porta Marta a riesaminare tutto, per riavere a casa la sua amica e non solo lei. Le indagini la riconducono in quel luogo che non brilla certo per tranquillità e serenità, come dovrebbe essere e dalla sua nemica storica, Madre Ernestina, la superiora. Marta rivuole Samanta e sarà disposta a tutto pur di avere successo. Ma quale segreto nasconde quel convento con le sue abitanti?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quando arrivai nei pressi del Convento di Nostra Signora delle Lacrime, c’era un assembramento imponente di giornalisti, cameramen e furgoni della televisione, oltre che a qualche auto privata.
Parcheggiai dietro tre auto della polizia.

 
«Uh, oh, la cavalleria in difesa delle suore è già arrivata, a quanto pare. Fanno le cose in grande questa volta.»

Recupero il giaccone di pile imbottito, lo zaino, mi sistemo meglio il mio immancabile cappello di lana e scendo dall’auto – una bellissima Citroen 2CV Dolly, d’epoca, rossa fiammante di cui vado molto fiera – ma non faccio nemmeno in tempo a chiudere l’auto che vengo bloccata da un poliziotto in divisa. Cazzo, non mi ha dato nemmeno il tempo di infilare una manica. Be’, peggio per lui, io mi copro lo stesso o rischio una polmonite.
 
«Signora, dove sta andando?»

Signora... a me? Ok, mi sta già antipatico. Avrei anche la risposta pronta sulla punta della lingua, ma decido di non irritarlo.
 
«Buongiorno agente, bella giornata, vero? Se solo non fossimo a -3°C e non ci fosse questa neve ghiacciata a ricoprire tutto, sarebbe perfetta.»

Ah, non ve l’ho detto? Siamo al 7 di Dicembre e la settimana scorsa ha nevicato molto. Ancora non si è sciolta del tutto, dato il freddo pungente di questi ultimi tempi e sta rapidamente ghiacciando. Motivo per cui devo stare attenta a dove metto i piedi o un bel salto carpiato non me lo leva nessuno. Le strade principali sono belle e praticabili – eh, non c’è come essere celeri nello spargere il sale e passare con i mezzi appositi – ma i boschi… quelli sono una trappola per chi non è abituato a camminarci nel mezzo e una manna per gli ortopedici. Ecco perché ho indossato i miei doposcì verdi.
 
«Faccia poco la spiritosa. Si identifichi e poi mi dica perché è qui.»

«Investigatrice privata Marta Brambilla. Sono qui per lo stesso motivo di quei giornalisti là davanti, presumo. Il nome Ivana Motto, le dice nulla?»

«Una collega dunque» eclissò quello.

«Non proprio. Io non devo rendere conto a nessun superiore, solo ai miei clienti» specifico.

«E sia, passi» mi dice quello dopo un attimo di riflessione «ma sia discreta e veda di non fare colpi di testa, come per esempio cercare un modo alternativo per entrare.»

«Chi, io?» dico portandomi una mano sul cuore e fingendomi scandalizzata. «Non si preoccupi agente, non si accorgerà nessuno di me.»

Discrezione è il mio secondo nome. No, non è vero, ma quel poverino non può certo saperlo e così lo ringrazio con un gran sorriso e mi dirigo verso la folla.
Non proverò a entrare, quello no, ma un bel giro di sopralluogo nelle vicinanze – in cerca di indizi – me lo faccio. E poi, se non ricordo male, sul retro c’è un bel cancello che porta all’orto delle monache e… oh, Marta, ma cosa vai a pensare adesso.
Ridacchio tra me. Dirmi di non fare una cosa, equivale a darmi il via libera.
Negli ultimi dieci anni – e precisamente dal giorno della scomparsa di Samanta, il 4 Giugno 2007 – ci sono passata spesso da queste parti e conosco bene la zona, potrei percorrere questi sentieri a occhi chiusi.
Mi affianco a quell’orda di avvoltoi con il microfono e le telecamere – riuscendo a guadagnarmi un posto in seconda fila – e mi metto in ascolto. I giornalisti possono anche essere delle spine nel fianco, ma stare appresso ai più bravi, equivale ad acquisire informazioni importanti.
Un fuoco di domande viene posto a un uomo in divisa e deve essere un ufficiale di alto grado, a giudicare dalle tacche sulle spalle.

 
«Commissario Riva» urla una donna dietro di me «pensa che questa scomparsa sia correlata alle precedenti?»

Commissario? Oh, bene, l’hanno cambiato, era ora. Speriamo che questo sia più sveglio.
 
«Le indagini sono appena partite e non rilascio dichiarazioni che possono essere fraintese o manipolate» rispose quello con fare perentorio.

«Ma non può ignorare che, in questa zona, siano sparite in tutto sette ragazze in poco più di dieci anni» insiste quella.

«Come ho detto, stiamo indagando. Vi esorto a liberare l’area e a essere discreti nei vostri articoli, oltre che nei servizi dei telegiornali. Non vorrei passasse un messaggio sbagliato e partisse una macchina diffamatoria contro queste monache e contro ciò che rappresentano. Sarete d’accordo con me nel dire che sarebbe controproducente.»

Detto ciò, fa un cenno a dei poliziotti che iniziano a disperdere la folla.
 
«Non vorrà negare, però, che tra le ragazze scomparse vi siano molte analogie. Il fatto che tutte avessero incluso questo luogo come meta per un pellegrinaggio solitario, per esempio.»

Una voce bloccò tutti e il commissario tornò al suo posto – squadrando qualcuno che era sulla mia stessa fila, ma molto più in là – con aria truce.
 
«La pregherei di non aggiungere altro, signor…»

«Valsecchi. Scrivo per La Nera Verità

«Bene, signor Valsecchi, la polizia non nega che il caso Motto sia isolato – dopotutto le testate giornaliste stesse ne hanno dato ampio risalto stamattina – ma da qui, a condannare delle donne di fede solo per fare più audience o vendere più giornali, è un attimo, purtroppo. Quindi chiedo a tutti, discrezione. Di nuovo, ho concluso, grazie.»

«Ma…» insistette quello «d’altro canto, ci sono cose che non si possono negare o, semplicemente, ignorare. La popolazione della zona ha il diritto di sapere se qualcosa di anomalo e pericoloso sta accadendo tra queste mura. Ne va della sicurezza delle persone ed è un vostro dovere, fornire certezze per garantirla al meglio. Giovani vite sono in pericolo, le ricordo. Non è perché sono monache, che queste donne sono immuni dai sospetti o dalle indagini.»

«Nessuna vita è in pericolo. Non ci sono prove della dipartita di queste ragazze. Al momento risultano scomparse, non decedute. Gradirei molto se tutti voi, evitaste di diffondere notizie false e prive di fondamento.»

Perfetto, questo nuovo commissario è addirittura peggio del precedente. Se voglio risolvere la questione e dare giustizia a queste ragazze, devo darmi da fare e riprendere le indagini dall’inizio, mi dico.
Fingo di seguire i giornalisti verso il parcheggio sottostante e poi mi defilo in una stradina secondaria che conduce al retro del convento. Sono quasi a metà strada quando…

 
«Sta cercando di mettersi nei guai?»

Una voce baritonale mi blocca. Ma che caz… mi giro e rimango inebetita di fronte a un uomo che mi sta fissando con curiosità mista a un cipiglio severo.
Alto, corpulento, con la mascella squadrata e una fossetta al centro, messa in evidenza da labbra carnose e un naso importante. Gli occhi sono di un bel blu intenso che ipnotizza, peccato siano nascosti dietro un paio di occhiali dorati a montatura sottile. I folti capelli più sale che pepe, a completare il quadro. Nell’insieme, non è niente male, devo dire, fa la sua bella figura anche chiuso dentro un pesante pastrano nero lungo. Ah, dimenticavo, ha anche una bella voce, profonda e calda come mai ne ho sentite in vita mia.

 
«E lei anche, a quanto pare, se mi ha seguita fino qui» rilancio con foga.

«Colpito e affondato» ridacchia quello. «Come fa a conoscere questo sentiero? Non credevo esistesse.»

«Negli anni ho avuto modo di imparare a memoria tutta questa zona» rivelo senza sapere perché «in caso contrario, come ha visto, certe piccole scorciatoie… sfuggono.»

«Me ne sono accorto. Dove conduce questo sentiero?» mi chiede, imperterrito.

«Ma lo sa che lei è veramente curioso?» gli rispondo.

«Sono un giornalista, sarebbe un guaio se non lo fossi» mi risponde alzando le spalle come a dire sia una cosa ovvia.

«Lo so, l’ho sentita prima a battibeccare con il nuovo commissario. Ero lì anch’io, sa?»

«Ma non è una giornalista» constata quello fin troppo celermente. «Allora, chi è lei e cosa ci faceva in mezzo a tutti noi?»
 
A quel punto decido di presentarmi, pur rimanendo sul vago.
 
«Mi chiamo Marta Brambilla e sono un’investigatrice privata.»

Se rimane spiazzato da questa mia dichiarazione, lo maschera molto bene.
 
«Piacere, Ruggero Valsecchi, giornalista di cronaca nera» si presenta allungandomi una mano «sta indagando sul caso Motto?»

Caspita, questo non molla mai, penso mentre gliela stringo. Wow, che stretta potente che ha!
 
«Segreto professionale» lancio lì con nonchalance.

Uffa, non mi resta che tornare più tardi quando questo guastafeste impiccione non ci sarà.
 
«Le auguro buona giornata, signor Valsecchi» gli dico tornando sui miei passi.

«Ruggero» mi corregge lui, sorridendomi.

«Tiferò per lei perchè riesca a scrivere un bell’articolo su tutta questa brutta storia» poi lo sorpasso e marcio verso l’auto.

«Ma come, ha cambiato idea?»

«Em… sì, a pensarci bene fa troppo freddo stamattina per potere anche solo ragionare come si deve, figuriamoci fare una scampagnata in mezzo ai boschi. Così ho deciso di tornare a casa a farmi una bella cioccolata calda.»

«Che ne dice di farne due?»

Come? Ho sentito bene? Ma chi si crede di essere questo… questo… mi giro e lo guardo con cipiglio.
 
«Non credo proprio. Non la conosco e non invito sconosciuti con intenzioni ambigue e, mi passi il termine, da marpione, in casa mia.»

Ma quello, invece di battere in ritirata, scoppia a ridere e di gusto anche. Sto per chiedergli spiegazioni quando mi anticipa.
 
«Ma cos’ha capito? Lei è una bella donna, non lo metto in dubbio – e in altre circostanze la inviterei a uscire – ma al momento la mia priorità è un’altra, ovvero fare luce su quello che di oscuro c’è in questo posto. Quel convento e le sue abitanti, non mi convincono e voglio vederci chiaro.»

Una bella donna? Io? Ma ci vede bene questo qui? Meglio sorvolare e concentrarmi su quello che ha detto dopo quella sua uscita infelice, mi dico.
 
«E perché lo chiede a me? Io ne so quanto lei.»

«No, ho l’impressione che lei sia al corrente di qualcosa che altri non sanno e io voglio scoprirlo. Inoltre, se collaboriamo – e ci pensi bene prima di rifiutare – avremo più possibilità di successo. Non è un’idea così folle come può sembrare. Un giornalista e un’investigatrice… contro delle monache e il loro segreto. Ci sta?»

In effetti questo Ruggero non ha tutti i torti. Ha l’aria di essere uno bravo, che non si arrende davanti a nulla, basta vedere come ha affrontato il commissario. E un tipo così, potrebbe proprio fare al caso mio.
No, non mio, mi correggo, ma del caso.

 
«E sia» capitolo «ma solo perché sto congelando e solo se mi convincerà di avere informazioni valide e si dimostrerà utile alle indagini. In quel caso, ci scambieremo le informazioni e lavoreremo insieme. Queste sparizioni sono molto importanti per me, in modo particolare una di esse e ho intenzione di sbrogliare questa matassa una volta per tutte. Quindi, se lei è veramente disposto a condividere il materiale che ha raccolto, con me, sappia che avrà il mio pieno appoggio. Mi segua, andremo in una piccola caffetteria qua vicino, dove fanno un’ottima cioccolata. Conosco i proprietari, non verremo disturbati.»

Senza attendere risposta, mi giro e riprendo la marcia verso l’auto.
 
 
                                                                                                            &&&&&

 
Ruggero Valsecchi era intrigato da quella donna. Sicuramente gli stava nascondendo qualcosa, ma lui era abile a risolvere i misteri e Marta Brambilla non avrebbe fatto eccezione. Anche perché, se dovevano collaborare, era necessario che fossero sinceri l’uno con l’altro.
Quando era uscito di casa quella mattina, intenzionato a fare luce su quell’ennesima scomparsa… non aveva previsto l’incontro con quella donna così intrigante quanto furba e sospettosa. In quarantacinque anni di vita ne aveva conosciute di donne interessanti, ma quella le batteva tutte. Marta era una calamita e lui doveva darsi una calmata se non voleva rovinare tutto.
Non le aveva mentito quando le aveva assicurato che il suo interesse era puramente professionale, o almeno, non le aveva mentito del tutto. Sì, non negava che gli sarebbe piaciuto frequentarla anche al di fuori della loro collaborazione, ma al momento non era contemplata la cosa.
Lui stava indagando sin dalla prima ragazza scomparsa avvenuta in quella zona, ma non era mai riuscito a incastrare quelle suore.
Quando quella mattina aveva sentito alla radio della nuova sparizione, non ci aveva pensato un attimo a mettersi in auto e a raggiungere il convento. Era stato uno tra i primi ad arrivare, ed era riuscito a parlare con una suora molto mascolina che subito dopo era scomparsa dicendogli che avrebbe informato la superiora. Non era più tornata. Ma tu pensa, anche le suore mentivano.
Ora… ora aveva stretto alleanza con un’investigatrice privata che gli avrebbe dato l’aiuto necessario per mettere per sempre la parola fine, a quella carneficina. Perché lui era sicuro che il commissario si sbagliasse, ma non aveva prove per fare rinchiudere quelle suore in celle più consone a loro, quelle del carcere.
Aveva tante cose da dire, a Marta, ma avrebbe aspettato di essere davanti alla famosa tazza di cioccolata. Faceva talmente freddo quella mattina, che persino i suoi neuroni si stavano congelando.

 
«Una… Dolly? La facevo più il tipo da Jeep CJ» poi, vedendo che lei lo guardava confusa specificò. «Ha presente quella bianca che guidava la cugina Daisy in Hazzard?»

«Sì, ma preferisco avere un tettuccio fisso sopra la testa quando guido. Vogliamo andare?» gli rispose e poi salì, facendogli capire che il tempo dei convenevoli era finito.

Salì sulla sua Audi TT nera – che per fortuna aveva fornito di gomme della neve – e la seguì.


                                                                                                            &&&&&

Angolo Autrice

Ciao, eccomi di nuovo qui nel mio angolino da aggiornare.
Vi ringrazio per avere letto questa storia e spero davvero vi sia piaciuta tanto da ritornare a leggerla ancora. 
Sì, lo so, l'ho pubblicata solo ieri e sono già qua con l'aggiornamento... oh, ma se sono ispirata parto in quarta e non mi fermo più. Veniamo a noi, ora.
La nostra Marta si è infiltrata tra i giornalisti fuori dal convento, in cerca di notizie interessanti e qui succedono un paio di cose che non aveva calcolato: 1) il commissario è cambiato, anche se sembra ancora più risoluto del primo e con un'idea ben precisa in testa. 2) potrebbe ricevere aiuto da un giornalista molto determinato che sembra saperne più di lei.
Chissà se riusciranno a trovare un punto d'accordo per indagare insieme. Avrete capito che i due non si dispiacciono, ma sono troppo presi dalle scomparse per accorgersene.  
Restate con loro, non ve ne pentirete. Al prox aggiornamento. Buona lettura!!!!!!!!!!!! 


 
   
 
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