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Autore: Arwen297    07/03/2021    0 recensioni
Quando si subisce la perdita di qualcuno che si ama, andare avanti con la propria vita mettendo da parte il futuro che si era pensato insieme e i ricordi che ci legano a quella persona può essere a volte molto dura.
Riuscire ad andare avanti e trovare un nuovo senso a tutto ciò che dovrà avvenire e trovare la forza di combattere anche, almeno che, non sia proprio la persona amata a dare un segnale e a spingerci a non arrenderci.
Raccolta di One-shot: sono leggibili separatamente senza problemi ma concorrono a fare una piccola trama comune, in quanto i personaggi sono gli stessi per tutti e tre gli scritti.
Storia partecipante al Contest Fiume - Acquarelli organizzato sul forum di EFP da Juriaka
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Vai avanti e vivi

Idea di Arwen297
Storia partecipante al contest "Fiume - Acquarelli"
Prompt: Fantasma | Sovrannaturale

 
Non so quanto tempo è trascorso da quando mi sono immersa nei ricordi, per quanto belli soprattutto dolorosi. Ritrovare Chiara nella mia mente ripensando ai bei giorni passati insieme mi sostiene il morale da sempre, nei momenti in cui la sua mancanza si fa sentire più forte.
Il tempo sulla spiaggia sembra quasi essersi fermato, è solamente un’impressione? O forse è davvero così?
Apro gli occhi, il tramonto è davanti a me e tinge il cielo di rosso. Ti piacevano i tramonti, li amavi, soprattutto se eravamo insieme a guardarli.
L’aria sembra ferma, una sensazione di attesa mi pervade, come se stessi improvvisamente aspettando qualcuno, il sole cala lentamente.
Mi sento improvvisamente a disagio, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro e io non riuscissi a capire se questo evento possa essere negativo o positivo.
Guardo intorno a me, sulla spiaggia non c’è nessuno.
Eppure fino a quando non ho chiuso gli occhi per poi riaprirli era piena di persone e di bambini che giocavano.
Possibile che siano andati improvvisamente tutti via? Dentro di me ho come il sentore che qualcosa non quadra, che tutto ciò non sia normale. Un incubo forse? Sto forse dormendo? O è la realtà?
Sento l’agitazione salire, man mano che mi rendo conto di quanto il silenzio circostante sia innaturale: nessun uccellino che pigola, nessuna voce che giunge dalla passeggiata poco lontana, nessun grido di qualche bambino che gioca. Sembra che tutto intorno a me sia sparito.
Un lampo verde arriva all’orizzonte: il famoso e raro raggio verde di cui alcuni parlano, visibile al tramonto, non era mai accaduto di vederlo e pensavo quasi fosse una leggenda creata da chissà chi e per quale occasione: probabilmente solo per sfregiarsi di una nuova scoperta astronomica o per inventarsi una storiella da raccontare ai bambini.
Eppure, per quanto sia naturale questo fenomeno, quello a cui sto assistendo è qualcosa di totalmente inusuale: il raggio verde è famoso per essere un lampo di qualche secondo, questo invece sembra durare molto più del dovuto, lo vedo risplendere con intensità sempre maggiore e allungarsi verso la spiaggia dove mi trovo, annullando lo spazio tra me e la linea dell’orizzonte.
Lo vedo fermarsi immobile poco lontano da me, un cerchio verde pallido appena percettibile ad occhio umano a causa della luce ancora diurna il mio sguardo ne è attratto, la mia mente altrettanto e sento il vento alzarsi velocemente come mosso da un’energia sconosciuta. Forse sto sognando?
Una miriade di sfere luminose, minuscole compaiono davanti a me facendomi pensare involontariamente di avere le allucinazioni: sono sempre stata scettica sul sovrannaturale e sul paranormale in generale, specie quando si tratta di eventi che si possono spiegare benissimo anche scientificamente, tra le due quella che era appassionata di tutto ciò era Chiara… non io!
Già Chiara.
Osservo le minuscole sfere di energia lucente che si uniscono e raggruppano formando via via qualcosa di più definito: una figura che io reputo pian piano umana ma soprattutto familiare. Che sia solo uno scherzo della mia mente? Che la mia disperazione sia arrivata talmente tanto in fondo da giocarmi brutti scherzi? Osservo la figura che pian piano nella sua trasparenza acquisisce sempre più nitidezza e più assume una forma compiuta, più la riconosco e il mio cuore perde battiti.
Perde i battiti nel rivedere dopo mesi il tuo corpo minuto, i tuoi capelli lunghi e color rame esattamente come li avevi prima dell’inizio della terapia che ti ha costretta a tagliarli prima, a perderli poi nella speranza di non perdere la tua battaglia contro quel mostro. I capelli, se fosse andato tutto bene, sarebbero ricresciuti tornando quelli che ricordavo e che il mio inconscio sembra mostrarmi, perché tutto ciò è frutto dell’immaginazione, vero? Non saprei che altre spiegazioni potermi dare, non c’è niente di logico e comprensibile in tutto questo.
«Nessun scherzo della tua mente». Sembra che tu mi abbia letto nei pensieri, o forse sei tu che sei direttamente i miei pensieri? «Sono io Alessia».
La tua voce è uguale a quella che ricordavo e diversa allo stesso tempo, rimbomba intorno e dentro di me come se tu stessa fossi fatta di aria, come se tu fossi l’energia stessa che crea questo vento che fino a una decina di minuti fa era totalmente assente.
«Come è possibile?». Faccio fatica a parlare, la bocca è improvvisamente secca e la gola non è messa tanto meglio, le mani sudano e il cuore batte all’impazzata, ma questa volta per paura.
Si sono terrorizzata perché sebbene io abbia sempre visto programmi sul paranormale quando ancora lei era in vita, un conto e vedere eventi di dubbia origine alla televisione e un conto è viverli.
«Finché non lascerai andare il dolore che ti tiene legata a me, finché non  torni a vivere, io non sarò libera di proseguire il mio viaggio…voglio saperti felice…non voglio che tu sia così». La tua voce rimbomba dentro di me rivoltandomi l’anima, andando a toccare proprio lì dove fa più male: il non volerti lasciare andare a distanza di mesi, il non voler lasciare fluire al di fuori di me nemmeno un pizzico del dolore perché ingenuamente penso che sia questa l’unica cosa che mi rimane di te.
«Non posso». Sussurro, quasi impotente nel constatare quanto lei abbia in realtà ragione a dirmi ciò, sto buttando consapevolmente via la mia esistenza tenendo lontano le persone che mi vogliono più bene inseguendo un qualcosa che non posso più rivivere. «Non ho la forza di lasciarti andare, di dirti davvero addio, non posso e non voglio. Fa male Chiara io…avrebbe dovuto prendere me la vita non te, senza di te non sarà più niente».
«Invece no, anche se io non sono più accanto a te, nel tuo cuore ciò che ti ho lasciato vivrà in eterno, ci sarà sempre un posto per il mio ricordo ma devi andare avanti, non voglio saperti così. Voglio saperti felice, voglio che tu divida la tua esistenza con qualcuno che ti possa amare anche solo la metà di quanto ti abbia amata io e soprattutto fare tutte quelle esperienze che non hai avuto tempo di fare con me. Esperienze che vorrei tu faccia anche per me, che non ho potuto fare. Sono stati anni meravigliosi quelli che abbiamo condiviso, ma ora è tempo che tu mi lasci andare, è tempo di dirci addio. Non avrò pace nemmeno dopo la morte».
Le lacrime scorrono, so benissimo che ciò che dici possa essere vero, che tutto questo mio dolore di trattiene qui e ti rende inquieta, dopo aver sofferto tanto negli ultimi mesi per la malattia anche adesso che sei in cielo o ovunque tu voglia, il fatto che tu non possa trovare la pace per colpa mia mi uccide.
Mi uccide una seconda volta, ferendomi ancora più profondamente della prima. Dunque è questo che devo fare? Dirti addio? Lasciarti andare e riuscire ad andare avanti? Trovare la forza di trascinarmi fuori da questa notte senza fine, senza luce perché la Luna che la illuminava eri proprio tu con i tuoi sorrisi e i tuoi occhi?
«Si è proprio questo che devi riuscire a fare, trova il coraggio di dirmi addio». Ti avvicini e mi abbracci, un brivido di freddo, intenso mi avvolge. Non il calore a cui sono abituata, non il profumo che aveva la tua pelle, che avevano i tuoi capelli, solo il freddo che caratterizza la morte e la sofferenza.
E piango. Piango all’improvviso, piango lasciando uscire tutte le lacrime che ho tenuto dentro per nascondermi e non far preoccupare gli altri. Piango perché vorrei poterti stringere ancora le tue membra e ora ho solo il tuo fantasma.
Piango, lasciando uscire tutti i ricordi, felici e meno felici. Soprattutto quelli dolorosi.
Piango, ripensando a quando ci siamo dette un addio non detto, perché dovevi solo riposare e non pensavo che potessi entrare in coma per poi spegnerti poche ore dopo.
Piango.
Piango perché mi rendo solo ora conto che ciò che manca è proprio quell’addio. Il coraggio di salutarti e vederti svanire per sempre.
Piango e non so se è sogno o realtà.
Piango e questo addio lo sento crescere facendosi spazio dentro di me. Fino a salire alle labbra, e mentre lo dico, piango perché sento la tua immagine farsi più chiara, le piccole sfere di energia ricomparire mentre si disintegra.
Piango perché il tempo ricomincia a scorrere nuovamente e improvvisamente intorno a me, ma soprattutto dentro di me dove, quel giorno, si era inesorabilmente fermato.
 
«Vai avanti, vai avanti e vivi».
   
 
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