Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Alarnis    08/03/2021    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Qui per me

 
Il suo sgradevole “Che ci fai tu qui?” rivolto a Moros giunto nel cortile interno del castello di Raucelio, accolse il ragazzo, mentre il soldato Ubaldo ne prendeva a suo modo le difese giustificandone la presenza “E’ qui per vedere suo cugino.”. Qui per Nicandro, pensò con antipatia lei.
Squadrò Moros, ma il volto del ragazzo non fece tuttavia una piega se non salutarla con un “Buongiorno.”, stringato, a cui lei minimamente rispose. Mantenne un’aria di sufficienza, altera: i capelli imboccolati sulle punte che le scendevano sul petto fluenti, ben pettinati sul capo con una linea che li divideva in due parti uguali. Un ricco vestito rosso scarlatto: il suo colore preferito.
“Ah, sì?” aveva pronunciato stupita a Ubaldo, passando da uno sguardo truce a uno affabile, limitandosi a dire “Vado a chiamarlo.”, forse perché presa alla sprovvista di trovarselo là. Si rimproverò di non aver mandato altri ad annunciare quella visita.
Voltò i tacchi dei pregiati stivaletti a lacci incrociati, che dalle caviglie si chiudevano al ginocchio e lasciò il cortile per la residenza padronale.
Aveva camminato impettita, piano nell’uscire di scena, ma poi fuori dalla visuale del ragazzo, era corsa veloce per nascondersi: le gote infiammate, portandosi entrambe le mani al viso, sentendole scottare.
Non era là per lei: quel pensiero l’aveva più che offesa, tormentata.
Ma perché?
Lei, lo odiava. L’aveva odiato dal primo istante. Ed ora lui era qui, s’era detta.
E’ qui. Credeva di poter morire di quella consapevolezza.
Aveva portato l’indice alle labbra a riflettere. Lei lo odiava e quel pensiero la trattenne ferma nel corridoio per qualche minuto, morsicando una pellicina del dito, nervosa. No! Scacciò il pensiero di lui. Lui era antipatico, perciò lei… Si sforzò di non pensare a lui, ignorandolo; cosa che non poteva succedere in compagnia di Fiamma, Doralice, Carlotta e Viviana. Domestiche, più che amiche, ma sicuramente in quel periodo una buona spalla.
“E’ li da quante ore?” osservava la bionda e grossoccia Carlotta. “Certo che è tenace!” sottolineava Viviana. “E’ molto bello.” esprimeva la sua preferenza Doralice. “Avete visto che sguardo?” giudicava Fiamma, tutte accalcate a spiare Moros dalla finestra della sala da pranzo, dove s’erano perse a discorrere assieme, osservandolo da più di tre ore in paziente attesa di aspettare. Dunque, riusciva ad essere paziente, si disse.
“E’ proprio cocciuto.” fece lei alle proprie fantesche, minimamente intenzionata ad introdurlo in casa, appoggiata in quel proposito, quanto invogliata a fare esattamente il contrario. Le domestiche avrebbero fatto volentieri gli onori di casa; Doralice e Fiamma sembravano parecchio interessate a lui, cosa che iniziò a darle fastidio e la fece irritare “Non ho nessuna intenzione di farlo entrare!”, prima che Carlotta le picchiettasse la spalla.
“Lavinia?” si sentì richiamare: una voce sicura di non sbagliare fosse lei. Lei strizzò gli occhi al cielo, mentre le quattro domestiche le facevano ala e si inchinavano.
Guglielmo, assieme a Nicandro, indagò “Cosa cattura così la tua attenzione?”, accigliato, mentre lei diventava paonazza, per vergogna o per…
Guglielmo si era limitato a guardare con circospezione dalla finestra, senza mutare d’espressione, mentre altrettanti sorrisetti confusi comparivano nel volto delle fantesche.
Corse qualche istante di silenzio. Lei si sentì mozzare il respiro.
“Abbiamo ospiti. Ci scuseremo del ritardo.” disse cordiale Guglielmo nella sua tenuta migliore: la barba perfetta che gli sagomava il viso, i capelli fluenti che scendevano morbidi appoggiandosi sulle spalle. Un ricco farsetto di colore blu zaffiro. Lui che da nulla era divenuto conte le ricordò il concetto di nobiltà: quella dell’animo.
Come si era sentita ridicola e frivola quel giorno, soprattutto alla luce dell’abbraccio tra Moros e Nicandro, luminoso come non si vedessero da secoli. Le braccia di Moros che alzavano in aria Nicandro in un volo, come fosse leggero come l’aria.
Lavinia lanciò un sasso nell’acqua, seduta sopra una vecchia roccia. Si sfogò con quel gesto. Avrebbe voluto, lei, volteggiare tra quelle braccia, quella era la verità.
Di sentimenti non aveva mai capito molto, per questo le piaceva il più delle volte star sola.
Accanto a quel fiumiciattolo, dall’alveo quasi asciutto, aveva deciso di sbocconcellare qualcosa, prima di ripartire nella sua ricerca.
L’amore per lei non era né l’ondeggiare dei glutei di Doralice né la vischiosità dei baci della soffice Carlotta, quando le aveva scorte rivolgere le loro attenzioni ai soldati del castello. Eppure sotto il sapiente bacio di Moros era quasi annegata.
L’amore per lei poteva essere un sorriso, ma li aveva perduti: tutti. Quello di Guglielmo, quello di Nicandro. Restava solo l’odio di Moros.





NdA. Mi scuso con chi legge, se alle volte posto velocemente e altre volte no ^_^ 
Forse è perchè mi piace scrivere e lo faccio di getto. Così per non perdere la vena creativa lascio andare le emozioni.
Del resto non sempre si ha tempo per le proprie passioni e quando succede è stupendo!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Alarnis