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Autore: Exentia_dream2    08/03/2021    2 recensioni
Erano giorni di occhi bassi e tremori d’anima. Giorni in cui Hermione indossava una corazza di ricordi arrugginiti per proteggersi dal freddo, nonostante il gelo penetrasse dai rattoppi di sere trascorse a guardare la linea dell’orizzonte e quelle dei solchi di ogni lacrima che non riusciva a buttare giù come saliva. Se ne stava ferma a curare le ferite e a buttarci sale sopra soltanto per avere l’impressione di essere ancora viva.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Glicine.
 

Mi dici che… che non funziona più,
siamo soli adesso noi sopra un pianeta blu…
 
Erano giorni di occhi bassi e tremori d’anima. Giorni in cui Hermione indossava una corazza di ricordi arrugginiti per proteggersi dal freddo, nonostante il gelo penetrasse dai rattoppi di sere trascorse a guardare la linea dell’orizzonte e quelle dei solchi di ogni lacrima che non riusciva a buttare giù come saliva.
Se ne stava ferma a curare le ferite e a buttarci sale sopra soltanto per avere l’impressione di essere ancora viva.
 
e quando arriva sera, invadi la mia sfera.
Non è la primavera che non sento da un po’…
 
Era la sera a farle male, a entrarle nell’anima e a riempirla di risate che sbiadivano col passare dei minuti, il profumo dei fiori che aveva tenuto tra le mani e che aveva accarezzato in punta di dita, velluto bianco e rosa di cui conservava ancora la memoria.
E presenze stinte di iridi che ancora amava, perse chissà dove nel loro rincorrere qualcosa di irraggiungibile, come la primavera che rincorre l’autunno con la speranza di non far appassire i propri soli, il proprio calore.
 
Non sento da un po’ i brividi sulla mia pelle,
il tuo nome tra le stelle.
 
Era il vento che le faceva accapponare la pelle, in quei silenzi assordanti di nomi non urlati, di parole taciute nel buco dello stomaco, che raschiavano la gola e restavano in bilico tra la bocca e i denti.
E brividi di un’assenza che lasciava la propria forma sul cuscino accanto al suo e lei l’accarezzava ogni mattina, quasi come ci fosse davvero lui steso su quel letto di lenzuola stropicciate e pianti assorbiti dal cotone.
 
Sembra ieri, sembra ieri che la sera
Ci stringeva quando tu stringevi me…
 
Erano braccia che non la stringevano più in quelle sere che non sapevano più d’amore e promesse, che avevano perso il riverbero delle loro risate che si sovrapponevano fino a diventare una ed esplodere in un leccarsi le labbra e sorridere ancora.
E abbracciarsi da sola soltanto per non cadere a pezzi sembrava una barzelletta raccontata male al riflesso di se stessa che la guardava come fosse una sconosciuta.
 
Ricordo ancora quella sera che guardavamo le…
Le code delle navi dalla spiaggia sparire,
 
E i ricordi, a mulinarle nelle vene, che non lasciavano mai il porto della spiaggia di dolore che era la sua mente, mentre il resto spariva in una scia di rimpianti e promesse che non era stata in grado di mantenere, di mani strette senza forza per lasciarle sempre libera di poterla accarezzare.
 
vedi che son qui che tremo.
 
Ferma, avvolta in quella corazza rattoppata male, che si strappava ad ogni passo che lei muoveva per avvicinarsi a lui.
Ferma, a tremare di un amore che non voleva finire e non sapeva come ricominciare.
 
Parla , parla, parla, parla con me…
 
Era non urlare più, non guardare più la porta chiudersi, non trovare più il muro delle mani di lui a chiudere ogni accesso.
Zitta, a chiedere dialoghi che si teneva dentro come fossero i suoi stessi organi, attorcigliati su loro stessi, mentre tutto intorno si sgretolava sotto il peso di silenzi che li inglobavano in sfere di irriconoscenza e delusione e loro due si demolivano il cuore di battiti sordi che non riuscivano a tacere.
Ma forse ho solo dato tutto per scontato e…
E mi ripeto che scema non saper fingere…
Dentro ti amo e fuori tremo come glicine di notte.
 
Erano i sensi di colpa a divorarle l’anima, a bucarla come fosse un telo di cotone su cui lui spegneva le proprie illusioni come fossero sigarette finite e mai fumate, nebbia di idee che erano tornate prepotenti a compromettere la vista sui paesaggi, sulle fotografie in cui sorridevano, che impediva a entrambi di guardarsi negli occhi e chiedersi un perdono che chissà se sarebbero stati capaci di concedere.
 
Scommetto che, che ora non prendi più
L’abitudine di fare sempre come vuoi tu.
 
Era la consapevolezza di non aver mai dato di più, di aver voluto condurre giochi troppo pericolosi e iniziare qualcosa che non avrebbe saputo gestire né vivere, nonostante gli avvertimenti, i rimproveri, le paure di non riuscire ad andare oltre.
E lui che adesso era dietro al muro della sua ostinazione, del suo orgoglio che non lasciava spiragli di speranza. Mai.
Era la voglia di stringersi a lui quando c’era un muro a dividerli, quella di scappare quando lui apriva le braccia e il muro non c’era più.
 
E quando arriva sera, mi manca l’atmosfera,
non è la primavera…
 
Ed era l’inverno che li aveva congelati di brividi che non comprendevano, le pareti di una camera che entrambi conoscevano a memoria, una foresta che si stendeva ai loro piedi e che li guardava per la prima volta nudi di abiti che avevano smesso di indossare dal primo sguardo di quella nuova vita, sempre in silenzio ché a volte le parole servivano soltanto a sputarsi addosso un passato sbagliato.
 
Sembra ieri, sembra ieri che la sera
Ci stringeva quando tu stringevi me…
 
Erano braccia che non la stringevano più in quelle sere che non sapevano più d’amore e promesse, vuoti d’aria che le davano la nausea e le facevano vomitare sofferenze e tristezza, malori che le intorpidivano i muscoli e le facevano bruciare gli occhi.
E inginocchiarsi sul pavimento freddo soltanto per sentire il calore del proprio corpo.
 
Ricordo ancora quella sera che guardavamo le…
Le code delle navi dalla spiaggia sparire,
 
E i ricordi, a massacrarle il cervello, a sedersi prepotenti accanto in una sedia vuota che Hermione aveva lasciato libera soltanto per aspettare il suo ritorno, con la speranza che lui la occupasse con un sorriso e le mani piene di cose belle da vivere insieme, come fossero regali che non vedeva l’ora di scartare.
 
vedi che son qui che tremo.
 
Ferma, avvolta in quella corazza rattoppata male, che si strappava ad ogni passo che lei muoveva per avvicinarsi a lui.
Ferma, a tremare di un amore che non voleva finire e non sapeva come ricominciare.
 
Parla , parla, parla, parla con me.
 
E lui, muto di promesse e immobile, consapevole di regalarle l’ombra delle sue spalle che copriva il riflesso di quello che erano stati insieme e che forse sarebbero potuti ancora essere; rigido in un mantello d’inquietudine che Hermione non riusciva a comprendere.
Fermo, con il viso rivolto verso un labirinto d’incertezze, meandri di scuse sconclusionate.                                                                                                                                                                                                                                           
 Ma forse ho solo dato tutto per scontato e…
E mi ripeto che scema non saper fingere…
Dentro ti amo e fuori tremo come glicine di notte.
 
Erano giorni di occhi bassi, i capelli a cadere sugli zigomi come sipari di un teatro vuoto e decadente. E l’eco di gioie scolorivano d’angoscia e dietro le quinte copioni dimenticati di una storia persa e spartiti di note tremanti mai suonate.
 
Dietro di noi  vedo giorni spesi su treni infiniti,
ma forse è solo che mi manca parte
di un passato lontano come Marte.
 
Erano reminiscenze di sguardi rubati dietro i vetri di vagoni impolverati di finzione, sorrisi appena accennati in un viaggio che durava ore e cominciava nel momento esatto in cui finiva.
 
Tu cosa dirai, vedendomi arrivare,
quando ti raggiungerò?

 
Era ripetere a memoria un saluto che aveva il sapore di benvenuto, il retrogusto di un arrivederci e mai di addio.
Era disegnare gli occhi di lui con una matita smussata e le sue labbra piegate in un sorriso che sussurrava senza parlare “finalmente sei qui!”, baciarle fino a quando i polmoni non si accartocciavano. Baciarlo ancora, ché l’aria sembrava non essere necessaria.
 
Ricordo ancora quella sera che guardavamo le…
Le code delle navi dalla spiaggia sparire,
 
E i ricordi. I ricordi a schiacciarli al suolo, con le braccia stese per toccarsi un’ultima volta, sfiorarsi almeno e non perdersi del tutto.
 
vedi che son qui che tremo.
 
Erano fremiti d’ossa incrinate, fruscii di passato che riempivano di timore, batticuori colmi di fiducia.
Era restare in attesa della primavera, del fiorire di profumi e carezze fatte in un punta di dita quando i vestiti erano soltanto d’intralcio.
 
Parla, parla, parla, parla con me…
 
Erano crateri di realtà da cui non riuscivano a salvarsi, tirati giù, inghiottiti da giorni e sere in cui erano stati bravi a fingersi muti e sordi. E ciechi.
 
Ma forse ho solo dato tutto per scontato e…
 E mi ripeto che scema non saper fingere…
Dentro ti amo e fuori tremo come glicine di notte.
 
Era piegarsi al buio, pregare l’universo e tutti i santi, ricucire ancora la corazza che aveva addosso, sciupata, consunta, con l’impronta dei tocchi di lui disegnati in ogni punto.

Ora che non posso più tornare a quando ero bambina
Ed ero salva da ogni male…
 
Erano sere di vuoti e desiderio di dimenticare, di cuore sbucciato e ginocchia illese, di occhi gonfi e deboli, di spalle piegate, acciaccate, stanche.
Erano giorni di lui, sere di lui.
Ore interminabili, cattive, nocive; minuti inquinati, rotti e secondi di carta ridotti a brandelli.
Di loro, di lei, di lui. Di lui.

 
E da te, da te, da te...

 
 
Angolo Autrice:
 
Allora, non so cosa sia questa cosa e chiedo scusa a tutti voi per aver averla pubblicata, ma, da quando è finito Sanremo –nonostante io detesti il Sanremo− sono in fissa con questa meravigliosa canzone che, a mio parere, meritava molto, ma molto di più. Probabilmente non ci ho azzeccato una mazza del significato di questa canzone, ma, ormai mica potevo lasciarla marcire nel pc? No.
Detto questo… beh, mi piacerebbe fare una raccolta con le canzoni che più mi hanno colpito e non prometto assolutamente di portarla a termine.
Comunque, questa è la prima storia e niente, spero che almeno a qualcuno possa piacere.
 
A presto.
   
 
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