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Autore: MelaniaTs    09/03/2021    0 recensioni
Boston è una cittadina fiorente e bellissima, ordinaria sotto certi aspetti ed anche molto conservatrice. Adelaide Thompson, cresciuta nell'alta borghesia Bostoniana, non vede l'ora di spiegare le ali verso la libertà. Gabriel Keller, però sembra pensare il contrario.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia si svolge in contemporanea con la storia di Thomas Davis in Il tesoro più prezioso. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE -Albero Genealogico:I Thompson - I Keller

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Gabriel

Ero in trepidante attesa di una telefonata da parte di Adelaide. Erano due giorni che non la sentivo e ne sentivo la mancanza, mi ero decisamente abituato alle nostre telefonate in quei due mesi di lontananza. Ormai riuscivo a comprenderla anche attraverso un apparecchio e kilometri di distanza, sapevo infatti che c'era qualcosa che non andava. Ultimamente nelle nostre telefonate era evasiva su certi argomenti, mi parlava solo dell'Università e del suo amico Eddy. Quando si trattava di lui indubbiamente si lasciava più andare. Ammetto che ero geloso di lui, anzi no! Ero stato geloso di lui, fino a quando questa domenica Adela non mi aveva confidato che ci aveva visto giusto. Aveva dichiarato a Eddy di sapere che era gay e lui non aveva ritrattato, anzi aveva confermato. A quella rivelazione ero salito in paradiso, l'amico della donna che amavo, colui che sembrava potesse portarmela via era gay. Quindi Adelaide non mi avrebbe lasciato per lui. Mi ero imposto che le avrei dato la sua libertà, e l'avrei lasciata alla sua vita così come lei voleva. Senza aiutarla economicamente, senza starle addosso, permettendole e anche incitandola a fare esperienze nuove lì all'università. In tutto ciò dovevo ammettere che lei era più brava di me, io quando ero stato ad Harvard ci avevo dato giù dentro con l'alcol e le canne, ovviamente anche io sesso. Ma quello me lo ero portato dietro già da prima, stava di fatto che all'università ogni occasione era buona per fare baldoria. Al contrario di Heidi che quando me ne parlava mi lasciava intendere che certi aspetti delle feste non le piacevano.
Però andava, viveva e faceva esperienze. Com'era giusto che fosse stava anche allontanandosi, forse oltre a Eddy aveva conosciuto un altro ragazzo, se ne era invaghita e addio Gabriel. Per questo era stata così evasiva!
Temevo che non mi chiamasse sempre per lo stesso motivo, ma poi tornavo in me. Adelaide Marie Thompson era tutto tranne che codarda, non mi avrebbe tenuto sospeso come stava facendo.
Così paziente aspettavo, aspettavo uno squillo o una chiamata che non arrivava. Avevamo degli orari ormai, alle sei quando uscivo dall'ufficio a Boston terminavano i corsi della mattina. Quindi in quello stacco, prima che andasse a pranzare io la chiamavo e parlavamo di tutto per non perderci.
Al sabato invece lei mi faceva uno squillo intorno dalle 16.00 alle 17:30, quando la sua compagna di stanza non c'era. Da me l'orario oscillava dalle ventidue alle ventitré, ero a letto e come sempre attendevo trepidante che mi chiamasse. Anche in quel caso parlavamo tante, ma spesso ci concedevamo al sesso telefonico. Alcune volte, quando accendevo Skype, mi ero spesso ritrovato lei in completo intimo pronta a sedurmi.
Sì Adelaide aveva tanto spirito di iniziativa, lo aveva avuto fino al sabato appena passato. Ma qualcosa era cambiato già dalla domenica successiva.
Che avesse conosciuto un ragazzo alla festa? Per questo non parlava mai di se in quei giorni? L'avevo persa me lo sentivo.
Era venerdì e da due giorni non ci sentivamo, anche quel giorno era andato poiché ormai erano le nove di sera.
Rientrato dalla mia corsa serale, salutai la mamma andando a preparami un sandwich, di mangiare non ne avevo tanto voglia. Ma se lei vedeva che almeno azzardavo per fatti miei qualcosa, non si faceva alcun tipo di domanda.
Pamela era seduta al tavolo, segno che già aveva cenato da un po'. Il computer acceso era concentrata sul monitor.
"Parli con Heidi?" Le chiesi mentre mordevo il mio panino. Che avesse raccontato qualcosa a mia sorella?
Lei scosse la testa. "No! Questa settimana non è disponibile, però mi ha mandato una traduzione da fare come compito l'altro giorno. Dall'inglese al portoghese. È cattiva!" Rispose ridendo.
Accennai anche io a un sorriso mentre mangiavo. Quindi anche con Pamela non si stava facendo sentire, cosa diamine mi stava nascondendo.
"Aveva i primi esami in questi giorni." Rivelai a mia sorella pulendomi la bocca e lasciando metà panino. "Ho bisogno di una doccia. Mamma non gettarmi il panino." Le dissi arruffando i capelli a Pamela e dando un bacio alla mamma prima di uscire dalla stanza.
"È strano!" La sentii sussurrare.
"Ci saranno problemi in paradiso?" Le rispose Pamela. Senza fare il minimo rumore restai dietro l porta ad ascoltarle parlare di me. Quindi anche loro pensavano che c'era qualcosa che non andava. "Lei è lì e sai quanti fusti ci sono all'università, la sua amica Carol frequenta tanti giocatori di basket, può avergliene presentato uno e addio Gabe." Sussurrò mia sorella divertita. "Questo sarebbe il motivo per cui anche io dovrei andare all'università."
"Questo non è un buon motivo per frequentare l'università." La riprese mia madre. "Spero che tuo fratello non soffra." Concluse poi preoccupata.
Scossi la testa e lentamente lasciai la porta per dirigermi in camera mia.
Avevo cercato di non far percepire i miei malumori, in linea di massima ci riuscivo anche al lavoro. Tenevo separata la mia vita privata dal lavoro, ero impassibile sul campo, freddo e calcolatore. Ma lì a casa non ero riuscito a nascondermi a mia madre e mia sorella. Ero così trasparente? Oppure ci erano arrivate da sole che qualcosa non andava.
Entrato in camera mi spogliai e subito mi infilai sotto la doccia. Avevo bisogno di spazzare via tutto, i pensieri negativi e le parole di Pamela.
Quelle infatti non erano miei pensieri carichi di insicurezze e gelosie, la sue parole erano una realtà. C'erano i 'fusti' all'università, frequentava effettivamente degli sportivi anche. Chiusi gli occhi per chiudermi tutto alle spalle, non volevo più pensare.
Fui destato però dallo squillo insistente del cellulare. Staccai la doccia e prendendo un telo corsi a rispondere.
"Eccomi... sei insistente." Sbuffai, erano le dieci di sera. London forse mi cercava per qualche contratto. "Pronto!" Risposi scocciato.
"Oh... ti ho disturbato?" La voce di Adelaide mi arrivava delusa e titubante.
Cazzo! Non mi aspettavo una sua chiamata. "No! No Heidi... scusa ero sotto la doccia e non ho visto che eri tu." Le risposi giustificandomi. Se lo avessi saputo avrei portato il telefono dietro.
"Oh... quindi adesso sei tutto nudo?" Mi chiese allusiva.
Scossi la testa! Quella era la mia Heidi audace e tentatrice. La riconoscevo subito dalla voce, sicuramente stava immaginando la scena e perché no, stava anche eccitandosi. "Sto asciugandomi con un telo in realtà."
"Oh!" Disse lei trattenendosi, dopodiché doveva aver ponderato cosa dire perché fece un colpetto di tosse. "Puoi avviare Skype?"
"Oh sì!" Le risposi, avevo bisogno di vederla. Per capire se lei c'era realmente o fosse solo un mio desiderio quella di sentirla come la solita Heidi.
"Birbante! Posa l'asciugamano lontano dal tuo corpo però." Mi ordinò intanto che avvertii la chiamata Skype sul computer.
"Sei parecchio audace questa sera!" Le risposi divertito accettando lo Skype. "Ciao mein liebe." La salutai appena vidi il suo viso rotondo sullo schermo.
"Ciao!" Mi salutò lei, era un saluto sollevato, sorrideva, cercava il mio sguardo e si mordeva il labbro. Sembrava indecisa.
"Tutto bene Heidi?" Le chiesi senza girarci intorno mentre mi mettevo una t-shirt.
Lei annuì seguendo i miei movimenti, poi fece una smorfia. "Quindi eri seminudo."
"Di sotto sono ancora nudo." La presi in giro, per quanto fossero eccitanti le nostre chiamate erotiche, questo non era il momento per farne una. La sua espressione e le sensazioni che mi portavo dietro da giorni ne erano la testimonianza.
"Dopo devi farmi vedere." Mi disse lei arrendevole.
Annuii, quello sguardo così mite e anche le parole ponderate non mi facevano riconoscere la mia Heidi. "Com'è andato l'esame?" Le chiesi.
Lei fece di nuovo una smorfia anche se gli occhi seri rivelavano che non stava scherzando. "8+1." Rispose dopo un po'
Sgomento la osservai. "Che voto sarebbe otto più uno?" Chiesi.
"Nessun voto! Otto settimane più una." Riformulò lei.
"Sono due mesi... devi rifare l'esame tra due mesi?" Chiesi, possibile che i suoi esami stessero andando male? Aveva rifiutato il voto? So che era possibile, mio cugino spesso li rifiutava perché non contento.
"No Gabriel, sono passati già due mesi." Mi disse.
Certo, da quando ci eravamo separati, era dura e lei era andata avanti. "Sono volati."
Lei annuì, si mosse cercando qualcosa sulla scrivania e quando la trovò mi coprì la video camera. Era una foto? Nera? La osservai attentamente, non era una foto, cioè lo era ma era strana, tutta nera con un puntino bianco. Era... spalancai la bocca sorpreso. Otto settimane più una.
"Mi hai detto una volta che con me puoi fare tutto." Disse lei non togliendo quella foto dalla video camera.
Sorrisi, stavo un attimo metabolizzando la notizia. Ma ormai avevo una certezza! Quella frase gliel'avevo detta quando avevo confessato di non avere usato alcuna protezione con lei durante il sesso. Ero... contento? In estasi? Piacevolmente colpito? Quello era un'ecografia e quel punto bianco doveva, per forza di cose, essere mio figlio.
Lo fissavo estasiato, mio figlio. Anzi no! Nostro figlio! Che di lì a poco scomparve mostrandomi il volto corrucciato di Adelaide.
"Ti prego Gabriel, smettila di avere quel sorriso inebetito." Mi riprese.
"Io?!... inebetito!" Le dissi realizzando cosa mi avesse tenuto Adelaide così distante in quei giorni. "Da quanto lo sai!?" Le chiesi felice.
"Settimana scorsa mi è saltato l'ennesimo ciclo... così ho deciso di intervenire, ieri sono stata dal medico." Mi disse per sommi capi.
"E..."
"Otto settimane più una. Sono entrata nel secondo mese, non lo so, sto ancora cercando di abituarmi all'idea. Non lo so Gabriel!" Ammise lei. Era così gracile che mi sciolsi nel vederla così.
"Vorrei poter essere lì con te. A confortarti e festeggiare con te." Le dissi.
Lei sorrise sollevando lo sguardo. "Devi fare lo stage ricordi? Mancano ancora dieci mesi." Mi ricordò.
Troppi a mio parere. "Volo lì, torno a casa da te." Affermai.
Lei incrociò le braccia al petto risoluta. "Assolutamente no! Da questo stage imparerai molto e con molte probabilità lavorerai presso quella filiale." Mi disse riprendendomi.
"Ti ricordi cosa ti dissi quando ne parlammo?" Le chiesi mentre lei annuiva.
"Se si tratta di me si può fare tutto."
"Ti dissi che se fosse accaduta una cosa del genere ti avrei sposata Adelaide. Perché con te potevo tutto." Ci tenni a precisare.
Lei arrossì. "Questo non significa che devi salire sul primo aereo per venire qui."
"No! Eppure vorrei sposarti già, come devo fare? Dimmi un po'." Le dissi osservandola attentamente. Lei sorrise, era un sorriso caldo e confortevole. "Ci vuole tempo no, intanto che seguiamo la procedura." Chiese.
"Sì se facciamo tutto in regola, pubblicazioni e analisi comprese." Le risposi.
"Le mie analisi sono ottime. Accertato ieri." Disse lei orgogliosa. "Ma non possiamo fare le pubblicazioni, così i miei mi trovano." Affermò.
"Heidi se ci sposiamo non è che avranno molto da dire su quello che decidi di fare." Le ricordai.
Lei scrollò la testa. "Un figlio sarebbe la priorità è non è il caso di continuare gli studi." Affermò. "So già che diranno così! I miei, i tuoi..." e tu! Quell'ultima parola rimase in sospeso ma sentivo che era lì.
Scossi la testa. "Tu prenderai questa laurea! Ti ho detto, torno io a Boston." Le ricordai.
"Assolutamente!" Rispose lei risoluta, sembrava rinvigorita in un attimo. La mia decisione doveva averla risvegliata dalla sua accondiscendente apatia del momento. "Il bambino dovrebbe nascere la prima settimana di giugno. Sposto tutti gli esami di maggio a settembre, ti raggiungerò lì per il parto e staremo fin quando non concludi lo stage. Poi..." La seguivo, in un attimo aveva tirato su un programma per il nostro prossimo anno senza che me ne rendessi conto. "Poi torniamo insieme a Boston?" Conclusi.
Lei annuì. "Giusto. Io darò gli esami mancanti a settembre, il piccolo potrà viaggiare e tu avrai fatto il tuo stage." Disse battendo le mani felice. "È un programma perfetto."
"Effettivamente! Però manca ancora il nostro matrimonio." Ci tenni a precisare.
"Lo facciamo lì in Germania." Disse lei.
Sbottai. Forse era il caso di essere sincero. "No! Vengo io prima... Heidi io ho bisogno di vederti, di sentirti!" Ammisi.
Al che lei mi guardò intanto che metabolizzava ciò che avevo appena detto. "Minha vida!" Mi disse dolcemente, cercai di comprenderla ma non conoscevo il portoghese. "Anche tu mi manchi tanto." Ammise.
Le sorrisi, quindi poteva comprendermi. "Per Natale non avrò impegni qui. La società chiude per tre giorni... sarò da te, ci vedremo e avremo sistemato anche le carte burocratiche per il matrimonio." Le dissi.
Lei annuì. "Eddy potrebbe essere il mio testimone?" Chiese
Annuii. "Come London lo sarà per me."
"No!" Asserì lei. "Abbiamo già discusso della mia famiglia, avrà da ridire sui miei studi e anche London li spalleggerà." Affermò
"Adelaide tuo fratello è il mio migliore amico. Lo è molto più di quanto lo sia Eddy per te." Le ricordai.
"Allora si fa senza!" Affermò lei. "Vengo io là da te per Natale, ci sposiamo con i tuoi genitori come testimoni così non offendiamo nessuno e siamo coperti." Concluse.
La osservai, non c'erano versi. Proprio non voleva recuperare con la sua famiglia, non fin quando non avrebbe dimostrato loro che poteva laurearsi e diventare qualcuno sa sola. Ci sarebbe voluto molto più tempo del previsto.
"Va bene Adelaide. Faremo come vuoi tu." Le dissi, anche se sapeva che accettavo a stento la sua decisione. Lei sapeva meglio di me che quando la chiamavo Adelaide ero serio.
"Grazie! Vedrai che sarà bellissimo. Ci sposiamo sul Danubio, sarà romantico." Mi disse intanto che progettava il nostro matrimonio.
Ecco! Quello era il motivo per cui avevo accettato che non ci fosse la sua famiglia, il fatto che comunque mi avrebbe sposato.
"Il Danubio Liebe?" Le chiesi.
Lei annuì. "Quello del valzer, il fiume austriaco! Non sono mai stata in Europa, visto che hai tre giorni festivi potremo andare a Vienna." Continuò trasognata.
Annuii. "È un bel programma. Effettivamente ci spetta anche la luna di miele liebe." Le dissi.
Lei ancora battette le mani eccitata, ero contento che non avesse più quella sua espressione accigliata e preoccupata. Ero contento che fosse tornata la mia Heidi.
"Allora sappi che all'esame ho preso il voto massimo, poi non mi sono dimenticata!" Annunciò allusiva. "Tira via la maglia e alzati voglio vederti per intero." Ammiccò togliendosi la camicia che indossava.
Oh cazzo! Effettivamente adesso che ero più rilassato quello era un diversivo assai piacevole...

Quando avevo detto alla mamma del mio prossimo matrimonio era rimasta al tempo stesso stupita e contenta. Le avevo sentite parlare lei e Pamela di un'eventuale mia crisi con Adelaide, ed era normale quindi quella sua reazione. Titubante aveva però accettato la mia decisione.
Al contrario mio fratello Gellert non fu d'accordo e lo dimostrò apertamente di fronte a tutti al pranzo della domenica.
"Reputo che tu stia cadendo nella sua trappola." Annuncio sfidandomi con lo sguardo.
Io lo fissai sbigottito. "Una trappola?!" Gli dissi puntando i miei occhi scuri in quelli gelidi di lui. "Certo! Sei un buon partito, vuole incastrarti." Disse lui non temendo la mia reazione.
"È la sorella di London e Chester, perché dovrebbe incastrarmi. Perché il nostro non può essere considerato una decisione presa per amore!" Gli dissi risentito.
"Perché questo non è amore! Si è fatta mettere incinta, nulla togliendo a London e Chester. Sai che ho molta stima di entrambi, però poteva non incastrarti in questo modo." Affermò lui tenendo ferma la sua tesi.
"Forse ti manca un piccolo particolare." Gli dissi lasciando le posate, mi era passata la fame. "Io ho messo incinta lei, io non ho usato precauzioni ed io le ho detto chiaramente che doveva prepararsi all'idea di una gravidanza e che l'avrei sposata semmai. Lei sta soccombendo a me!" Gli dissi alzandomi.
Lui fece altrettanto. "Davvero!? Allora perché la sposi qui... torna a Boston e parla con i genitori."
"Lei non vuole che i genitori decidano per lei. È così difficile comprenderlo?" Gli chiesi, come potevo fargli capire che le donne erano molto meno emarginate che lì in Germania a Boston?
"Tu puoi impedirlo." Mi disse lui.
"Io non voglio abbassarmi a richiuderla in una gabbia come hanno fatto i genitori." Affermai quindi. "Senti! Visto che ti è così difficile comprendere prima innamorati, poi mettiti nei miei panni. A Natale io e Adelaide ci sposeremo all'abbazia di Weltenburg, poi andremo in Austria dove traforeremo la luna di miele. Sei invitato ovviamente." Conclusi.
Lui scrollò le spalle grattandosi la nuca. Fece una smorfia poi sospirò. "Perfetto, se la pensi così fa come vuoi. Staremo a vedere se sarai felice o meno." Disse dando le spalle a tutti e lasciando la sala da pranzo.
Crollai sulla sedia osservando nostra madre che sospirò sfiorandomi un braccio. "Cerca di capirlo, sei il suo riferimento. Per lui non sbagli mai e questo per ora lo reputa un errore." Lo giustificò. "Ma si ricrederà Gabriel, dagli tempo."
"Gellert dovrebbe capire che sbagliare è umano, se si sbaglia in nome di un ideale o dell'amore non è mai sbagliato." Concluse lo zio Thaddeus rammaricato.
Tutti la pensavamo effettivamente allo stesso modo, Gellert era troppo rigido, con se stesso e con gli altri. Tendeva a voler essere sempre perfetto, voleva scalare le vette del successo è in ambito lavorativo ci stava quell'ambizione. Ma nella vita reale c'era il bisogno di essere più elastici, altrimenti gli obbiettivi che si era preposto gli avrebbero portato solo infelicità.
"Spero che si ravveda." Conclusi.
Al che Pamela sorrise cambiando argomento. "Visto che Adela resterà qui fino al quattro gennaio potresti prenderti una vacanza, che so portarla a San Pietroburgo anche. È una città romanticissima."
Per quanto Adelaide sarebbe rimasta a lungo ritenevo che i giorni fossero pochi per un vero viaggio di nozze. Però appoggiai la proposta di Pamela cercando di organizzare una luna di miele indimenticabile per Heidi, per quanto avesse scelto lei quel matrimonio volevo fosse qualcosa di perfetto anche se era senza i suoi genitori.

Forse perché sapevo che l'avrei rivista presto, forse perché effettivamente i mesi passarono veloci e novembre era piccolo, forse perché adesso tutto era tornato alla normalità tra noi due. Ma dicembre arrivò subito e con esso anche le feste di Natale erano più vicine.
Mia madre aveva voluto che comprassi un abito apposito per il matrimonio, sicuramente non lo avrei più rimesso, complice una soffiata di mia sorella aveva infatti saputo che Adelaide aveva acquistato un abito per la cerimonia.
"Non devi essere da meno!" Aveva detto la mamma.
Non volevo esserlo ma pensavo che uno dei tanti abiti che erano chiusi nell'armadio andassero bene. Soprattutto perché non avrei mai indossato un frack, ne un papillon, di questo ne ero certo.
I rapporti con Gellert sembrava fossero tornati alla normalità, tra di noi era tornato il solito clima complice. Lui mi consigliava nel lavoro ed io lo spronavo a portare avanti gli ultimi esami prima di iniziare a pensare alla sua laurea.
Lui a differenza mia stava per laurearsi in diritto aziendale, avremo lavorato sempre insieme alla BGC ma in settori diversi. Forse tra i due Gellert era quello che si sarebbe rilassato di più, dal momento che la sua presenza un giorno sarebbe stata richiesta in più filiali. Io rinunciando al mio 'dovere' col nonno, avevo rinunciato anche alla presidenza della società e dovevo ammettere che mi sentivo leggero consapevole di non dover avere tante responsabilità. Ovviamente mi ero preparato per quel passo da quando a quattordici anni ero arrivato a Boston, mi piaceva il mio lavoro e ciò per cui avevo studiato. Mi dispiaceva aver dovuto rinunciare ad un futuro in direzione, ancor di più della poca fiducia che il nonno aveva in me. Ma avevo preso tutto con pazienza e adesso dopo cinque mesi potevo ritenermi tranquillo.
Il mio matrimonio con Heidi era la giusta conclusione ed un augurio per il nuovo anno. Una vita fatta di me e lei insieme. Ovviamente non avevo potuto nascondere la notizia a London, appena lo avevo sentito, dopo l'annuncio della gravidanza, gli avevo rivelato tutto.
Lui rassegnato mi aveva detto che accettava la nostra decisione solo perché almeno Adelaide non era stata così avventata da fare tutto da sola anche in questo caso. Si era complimentato con me e mi aveva anche detto che avrebbe fatto da padrino a nostro figlio, maschio o femmina che fosse.
A metà dicembre finalmente feci il biglietto aereo ad Adelaide, sarebbe partita per la Germania il 20 dicembre. Mentre invece ci saremo sposati il ventitré così da poter passare il Natale in luna di miele.
Quando andai a prenderla all'aeroporto quel giorno, la prima cosa che notai era quanto fosse più bella del solito.
La seconda che, come lei a me, anche io le ero mancato. Lo dimostrava il modo in cui si era lanciata tra le mie braccia e il bacio appassionato che mi diede.
Il suo sorriso era raggiante, la felicità arrivava fino al suoi occhi verdi e luminosi.
"Hai fatto un buon viaggio?" Le avevo chiesto prendendole la borsa.
Lei assentì. "Ho praticamente dormito quasi tutte e dieci le ore." Ammise con una smorfia.
"Questo vuol dire che stanotte non dormirai." Le avevo detto.
"Oh beh! Lo spero..." Mi sussurrò lei con uno sguardo birichino.
Scossi la testa divertito e le stampai un bacio sulle labbra. "Vieni, ti porto a casa. Purtroppo devo tornare in ufficio per via di una riunione." Dissi una volta in auto. Posai la sua valigia nel cofano e poi la raggiunsi.
"Mi aspettavo più valigie questa volta." Le dissi mettendo in moto.
"In realtà ho spedito qualche ricambio quando mi hai fatto avere il biglietto aereo." Rispose appoggiando la testa alla mia spalla.
Le sorrisi, avrei realmente voluto stare con lei quel pomeriggio. Ma avevo una riunione di fine anno e anche il brindisi di auguri per Natale con i colleghi .
"Non preoccuparti, starò con tua madre e Pamela." Mi rassicurò lei.
Al che dopo averla lasciata a casa mi diressi in società, qui ricevetti una notizia che non mi aspettavo. Gellert non c'era!
"È andato via, a Dubai." Mi disse lo zio Taddheus. "C'è stato un'emergenza alla sede che si trova la ed è voluto partire adducendo che era importante per il suo stage."
Fui spiazzato! Il suo stage? Sapeva che mi sposavo e gli avevo chiesto di farmi da testimone e lui mi lasciava?
"È una scusa!" Dissi amareggiato.
"Lo temo anche io. È sempre stato contrario a questo matrimonio, pensavo che lo avesse accettato e invece..." affermò lo zio.
"Ha trovato un modo per farmi comprendere la sua disapprovazione." Dissi con una smorfia. "Anche tu la pensi così?" Gli chiesi, pensando a mio padre e al nonno, anche loro mi sarebbero stati contro, ne ero certo. In fondo Heidi non era una Jenkins.
"Reputo che Adelaide sia una ragazza adorabile ed è chiaro a tutti che vi amate. Hai la mia benedizione se questo può esserti di conforto." Mi rispose lo zio. Al che mi rilassai, quindi lui come papà aveva compreso che nessuno avrebbe mai potuto separarmi da Heidi e ne ero contento.
Mi restò solo questo, la disapprovazione di Gellert venne in secondo piano. Cercai di non far pesare ad Adelaide il fatto che egli non fosse presente al matrimonio. Adesso quella era una situazione che riguardava noi due e nessun altro.
Fortunatamente a casa nessuno parlò di Gellert e della sua assenza, così che Heidi non potette sentirsene in colpa.
Finalmente il ventisei dicembre nella abbazia di sposai la mia Adelaide. Mi aspettavo che indossasse un abito bianco, ma non che si lasciasse fasciare da un abito lungo e che come era prevedibile trasgredisse alle regole. Non era il classico vestito bianco, bensì aveva un corpetto bianco plissettato, con perline blu scuro. Sotto il seno vi era una fascia blu poi scivolava liscio sul ventre lievemente arrotondato, così che le fosse nascosto. L'ampia gonna bianca si apriva larga in uno spacco, sotto il quale compariva una seconda gonna dello stesso blu notte del nastro e delle perline. I capelli erano tirati su ed il trucco era leggero così che la sua naturale bellezza non venisse scalfirà. A coprire le spalle nude infine portava una cappa di pelliccia bianca e per concludere una parure semplice di orecchini e collana. Era praticamente stupenda e mentalmente ringraziai mia madre per avermi fatto acquistare quell'abito, per giunta blu, così da poter richiamare il suo vestito.

La cerimonia procedette tranquilla, tra l'emozione di Adelaide e la mia stessa madre, che lì dal suo posto seguiva passo passo ogni parola è le promesse che feci alla mia sposa

La cerimonia procedette tranquilla, tra l'emozione di Adelaide e la mia stessa madre, che lì dal suo posto seguiva passo passo ogni parola è le promesse che feci alla mia sposa.
Pamela nel suo abito blu era accanto ad Adelaide, in vece di sua damigella e testimone. Mi mancava la presenza di Gellert e ancora di più quella di London. Ma con Heidi avevamo fatto un patto, io non avrei avuto suo fratello come testimone e lei non avrebbe avuto il suo migliore amico Eddy.
Avevamo dovuto accontentarci entrambi, anche se per me ci sarebbe dovuto essere Gellert e non lo zio Taddheus. Anche se forse era meglio così dal momento che lo zio amava sinceramente Adelaide come una figlia. A cerimonia conclusa mia madre sorprendendoci ci portò a cena fuori per festeggiare.
Udivo Heidi dirle che non avrebbero dovuto disturbarsi, che la parure che le aveva regalato bastava e che poteva anche prendere la sua cappa.
"La festa di matrimonio ancora non è finita. Me la renderai prima di partire." Le aveva detto la mamma.
Era quindi sua quella pelliccia? Sorrisi, effettivamente non era da Adelaide Thompson in Keller indossare quel tipo di abbigliamento, anche se avrebbe potuto stupirmi. Avrei dovuto immaginare che era stato un prestito di mia madre.
"È tuo?" Le chiesi curioso.
Al che Pamela intervenne. "Ovvio, avevamo bisogno di qualcosa di vecchio." Affermò. "Con qualcosa di nuovo, di prestato e di blu, una monetine e qualcosa di rosso." Elencò riportando alla luce le tradizioni di buon augurio dei matrimoni.
Osservai mia moglie, cercando di immaginare cosa avesse di rosso in tutto quel contesto. Lei mi sorrise ammiccante quasi stesse immaginando i miei pensieri.
"La parure me l'ha regalata tua madre e mi ha prestato la cappa. Pamela mi ha invece donato un indumento rosso e la monetine che ho nascosto nel corsetto. Il vestito è sia nuovo che blu." Concluse.
Quasi affogai sentendola che diceva avere una moneta tra i seni. Diavolo di una donna, ecco cosa era mia moglie e sant'Iddio! La amavo anche per questo, era imprevedibile e caliente, unica nel suo genere.
"Sei splendida e questo vestito ti rispecchia." Le dissi cercando di immaginare da dove avesse preso i soldi. Guadagnava quindi abbastanza bene da potersi permettere un abito da sposa.
"L'ho comprato come abito da sera, sicuramente se avessi detto vestito da sposa mi avrebbero rifilato almeno qualcosa che costasse il triplo." Ammise lei incurante di aver risposto ai miei pensieri.
Schioccai la lingua cercando di rimanere serio, ma non riuscii avvicinai il volto al suo collo solleticandolo con il respiro e lentamente arrivai al lobo dell'orecchio. "Sono contento che non ti sia costato tanto. Non avrò rimorsi nel caso dovessi strappartelo di dosso." Ammiccai.
Lei mi aveva guardato per poi sorridermi, eravamo ufficialmente sposati, ufficialmente uniti l'uno all'altra e una volta chiusi nella nostra stanza anche ufficialmente liberi di stare di nuovo insieme dopo quasi quattro mesi di separazione.
Trascorremmo così le nostre vacanze di Natale, in luna di miele in Austria.
Restammo sempre insieme fino al nostro rientro il due gennaio. Mi ero preso più di un permesso per stare con lei e godermi ogni attimo del suo tempo con Heidi, una nuova separazione ci aspettava e non sapevo se potevo o meno essere pronto come l'ultima volta.
Il tre sorprendendomi Heidi e mia madre mi chiesero di accompagnarle per degli affari in centro. Quando scoprii che si trattava di un'ospedale ne restai appunto basito, Heidi mi aveva preso la mano in segno di incoraggiamento e mi aveva sorriso.
"Questo è il mio regalo di matrimonio per te. Non vedo l'ora di rivedere nostro figlio." Mi disse dolcemente.
E compresi perché eravamo lì. Una volta all'interno della clinica attesi sempre più titubante ed emozionato. Avrei visto mio figlio, o mia figlia, per la prima volta. Avrei avuto modo di vivere almeno una volta quell'esperienza ed effettivamente Heidi stava facendomi un grande regalo dal momento che l'indomani sarebbe partita.
Fu così che vidi per la prima volta nostro figlio, Heidi non sembrava stupita nello scoprire che fosse un maschio, forse lo aveva già scoperto nelle precedenti ecografie, o forse, come disse poi in auto era vero che sentiva fosse un maschietto dall'inizio della gravidanza. Io ero febbricitante dall'emozione e sinceramente il giorno dopo ero riluttante a lasciarla andare. Volevo partire anche io, tornare a casa e godermi mia moglie, la sua gravidanza e la nostra vita.
"Mi mancherai!" Mi aveva detto lei. Ero contento che fosse stato lei a dirlo.
Io stesso provavo la stessa angoscia, ma temevo di risultare troppo debole a rivelarmi. "Passeranno presto questi mesi no?" Le dissi infatti. "Ti telefonerò tutti i giorni e ci vedremo su Skype sempre. Poi una volta che ci saremo ritrovati non ci separeremo più, torno a Boston con te." La rassicurai. Non volevo restare in Germania, volevo essere ovunque sarebbe stata anche lei.
Heidi mi sorrise e mi baciò. "Ti aggiornerò ogni giorno e cercherò di dare quanti più esami possibili per non restare indietro. Prima farò e prima potrò raggiungerti." Mi disse abbracciandomi.
Facemmo l'amore per tutta la notte. Al mattino la portai in aeroporto e ancora la baciai fino a quando non fummo costretti a separarci.
Non avevamo parlato delle due rette scolastiche, poiché spesso durante quei giorni mi aveva parlato dei suoi allievi e del suo lavoro. Segno che non voleva lasciarlo.
Avevo compreso che quella libertà da ella acquisita, fosse molto più importante di ciò che sembrava. Non era stato una ribellione verso la sua famiglia e quella era più che altra una sua crescita. Aveva bisogno di imparare ad essere indipendente ed io glielo avrei permesso. Per questo non le avevo detto che volevo pagarle la retta scolastica, fin quando mi permetteva di comprarle il biglietto aereo per Monaco o che tenesse il cellulare che io le avevo fatto prendere, almeno per il momento mi andava bene così.

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Piccola precisazione per chi non lo ricorda. I capitoli sono così veloci a livello temporale poiché la serie di svolge nell'arco di più anni.

 

   
 
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