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Autore: DanzaNelFuoco    10/03/2021    2 recensioni
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La sensazione è quella di affogare. Boccheggia in cerca di aria, le mani che corrono alla gola come se potesse essere di qualche aiuto e le ginocchia che cedono sotto il suo peso.
La stoffa dei jeans si lacera contro l’asfalto ruvido del marciapiede e il ragazzo di fronte a lui si piega per sorreggerlo.
“Va tutto bene?”
Arthur scossa la testa, cercando di deglutire. No. No che non sta bene. Ventidue anni della sua vita sono appena stati riscritti da un paio di occhi azzurri visti per caso in uno sconosciuto lungo la strada.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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COW-T #9 (23/03/2019) 
prompt: Absence makes the heart grow fonder 



 

- Absence makes the heart grow fonder -




La sensazione è quella di affogare. Boccheggia in cerca di aria, le mani che corrono alla gola come se potesse essere di qualche aiuto e le ginocchia che cedono sotto il suo peso. 

La stoffa dei jeans si lacera contro l’asfalto ruvido del marciapiede e il ragazzo di fronte a lui si piega per sorreggerlo. 

“Va tutto bene?” 

Arthur scossa la testa, cercando di deglutire. No. No che non sta bene. Ventidue anni della sua vita sono appena stati riscritti da un paio di occhi azzurri visti per caso in uno sconosciuto lungo la strada. 

“Devo chiamare un’ambulanza?” 

Arthur nemmeno sente la domanda dello sconosciuto che ora sa chiamarsi Merlin… Dio, non può mica essere vero, no? Ci dovevano essere degli acidi nei muffin che ha mangiato questa mattina e adesso lui è in preda a trip da LSD che gli sta facendo credere di essere stato re Artù almeno un millennio prima. E che lo sconosciuto nel quale è incappato pochi secondi fa, sbattendoci contro con la testa china sul cellulare, sia Mago Merlino. Sì, decisamente un trip, non può essere altrimenti.

Gli gira la testa, non arriva abbastanza ossigeno al cervello e ora lui è su un campo di battaglia ed è ferito… Mordred… la sua gola rifiuta di aprirsi e Merlin è chino su di lui e Arthur si sente tradito, è stato tradito… e c’è un lago, un lago e una barca che beccheggia nell’acqua andando alla deriva, ma Arthur non ha più un corpo per sentirlo. 

“Cazzo!” sente esclamare e per un attimo gli sembra di vedere un lampo di luce dorata balenare negli occhi dello sconosciuto prima di svenire. 

 

* * * 

 

Quando riapre gli occhi è un po’ confuso. È in una stanza che non conosce e fatica a connettere dove si trova e perché vi si trovi. 

“Arthur?” chiede cauto, staccandosi dalla parete, lo sconosciuto. Merlin. 

“S-sì?” balbetta, faticando a trovare la voce ancora roca. Cerca di tirarsi su e si rende conto di non essere in una stanza di ospedale.

“Ti senti meglio?” chiede Merlin, avvicinandosi lentamente a lui, come se stesse trattando un animale feroce e ferito, e volesse evitare di farsi sbranare. 

“Sì” Arthur annuisce e gli gira un po’ la testa, ma forse sono le duecento domande che gli frullano nel cervello e a cui non riesce a dare un ordine. Dove si trova, perché si trova lì, è stato davvero re Artù in una vita precedente, quanto forte ha sbattuto la testa per starselo davvero domandando.

“Come sai il mio nome?” 

“Era scritto sui tuoi documenti” risponde quello, quasi imbarazzato. 

“Non è - Perché non mi hai portato in ospedale?” 

Lo sconosciuto non risponde. I suoi occhi azzurri vagano sulla stanza, senza posarsi su un oggetto in particolare. 

“Pensi di darmi qualche risposta, Merlin?” Il tono gli esce più acido e petulante di quanto si sarebbe aspettato e lo sconosciuto sobbalza, come colpito da una scossa elettrica. Adesso l’attenzione di quegli occhi di un azzurro incredibile è tutta concentrata su di lui. 

“Come mi hai chiamato?” 

“Merlin” Arthur ripete, chiedendosi se non sia stato un errore. 

“Ti ricordi?” chiede, stupito, lo sconosciuto - no, non lo sconosciuto. Perché quello è Merlin, dannazione e il cervello di Arthur fatica a sovrapporre quello che è stato il suo servo - scudiero, amico - con il perfetto estraneo, non più tanto estraneo, che ha davanti agli occhi. 

Arthur si sente sbiancare. “Non può essere vero,” mormora a fior di labbra. 

Merlin si precipita al suo fianco. Per lui non sembra essere passato nemmeno un giorno e più Arthur lo osserva più la sua vita di re di Camelot prende consistenza e quella da giovane londinese che esce le sere con gli amici e gioca a football sabato pomeriggio e studia in una prestigiosa università da figlio di papà perde spessore fino quasi a diventare un’ombra, un sogno ad occhi aperti. 

Arthur è ancora sdraiato, ma indossa una cotta di maglia e ha una ferita sul fianco e sta morendo, una mano sulla spalla di Merlin e Merlin… Merlin piange, tenendogliela. Perché Arthur sta morendo, Arthur è morto, eppure adesso è vivo. Come per magia. 

Magia.

- Io sono un mago. Possiedo la magia e l’ho usata per te, Arthur, solo per te.

- Merlin, tu non sei un mago. L’avrei saputo…

Merlin che possedeva davvero la magia e non glielo aveva mai detto. 

- Vattene.

Quanti anni sono passati? Quanti secoli da quel vattene? Eppure Merlin è ancora lì, al suo fianco. 

“Come -” Arthur cerca di articolare, ma le domande che gli si affollano nella testa sono troppe e non sa da quale partire ed è tutto così confuso e - perché diamine Melin non è tanto confuso quanto lui? 

“Perché tu non sembri uno a cui hanno appena ribaltato la percezione del mondo?” Chiede e Merlin ridacchia. 

Merlin ridacchia, l’impudente. 

Arthur si sorprende a tornare in schemi mentali vecchi di quasi mille anni come se non fosse passato un giorno. Come se gli ultimi ventidue anni della sua vita senza Merlin non fossero mai esistiti. 

“Perché a me non hanno appena ribaltato la percezione del mondo. Io mi ricordo tutto.” 

“Fin dalla nascita?” 

Merlin sembra quasi imbarazzato. “Oh, ecco… io non mi sono reincarnato. Ti ho aspettato tutto questo tempo.” 

“Tu non - non sei morto?” 

“No” Merlin scuote la testa. 

“Sei immortale?!” 

“Forse”

“Oh mio Dio.” 

Arthur ha bisogno di più di un momento per riprendersi. Re di Camelot, reincarnazione, magia e draghi. Tutto è diventato vero nel giro di un’ora. E ora Merlin è immortale. 

Forse qualcuno gli ha inavvertitamente fatto cadere una pastiglia di LSD nel caffè della mattina. 

“Qual è l’ultima cosa che ricordi?” chiede Merlin preoccupato. 

“Intendi l’essere svenuto in mezzo a una strada o l’essere morto nel medioevo?” 

“La stai prendendo straordinariamente bene.” 

“Oh non penso che il mio cervello abbia ancora completamente afferrato cosa sta succedendo.”

“Perché, hai un cervello ora, Arthur!” 

“Merlin!”

Il ragazzo ride e Arthur non può fare a meno di farsi tornare in mente le mille altre volte che lo ha visto ridere.

Come se non fosse passato nemmeno un giorno. 

- Qual è l’ultima cosa che ti ricordi?

Oh, sì giorni ne sono passati, invece.

- Vattene.

Il ricordo lo colpisce al petto, risvegliando una ferita vecchia di secoli e Arthur sente la necessità di sistemare ogni cosa perché ha già lasciato passare anche abbastanza tempo con la sua morte. “Io… L’ultima cosa che ti ho detto è stata di andartene.” 

Merlin fa un passo indietro, quasi come se Arthur gli avesse dato uno schiaffo. “Sì. È vero. Vuoi che me ne vada?” 

“No” Arthur risponde. “No, io - io volevo solo dirti che mi dispiace.” 

Merlin lo fissa con occhi sgranati. “Chi sei tu e che hai fatto all’Arthur che conoscevo?”

Arthur sbuffa. “Fino a stamattina non sapevo nemmeno che esistessi, ma mi sei mancato, Merlin.”

“Mi sei mancato anche tu, Arthur.” 

  
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