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Autore: Juriaka    10/03/2021    6 recensioni
[AtsuHina - spoiler se non siete in pari con il manga]
Atsumu Miya stava benissimo. Una meraviglia, davvero. La sua vita risplendeva, era un convergersi di vittorie e avvenimenti positivi. Si crogiolava nella fama, aveva la possibilità di ingozzarsi di onigiri gratis ogni volta che lo desiderava grazie alla professione di suo fratello, e davanti a sé si prospettava un futuro radioso.
Atsumu Miya stava davvero, davvero benissimo.
Almeno, finché non si ritrovò disteso sul letto di Shouyou senza maglietta, la faccia sepolta nel suo cuscino, l’odore di arancia nelle narici, e soprattutto le sue mani sulla schiena.
Oppure: storia (molto) scema in cui Hinata decide di aprirsi un canale di video ASMR desideroso di aiutare le persone a dormire meglio, e Atsumu è disperato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Atsumu Miya stava benissimo




Atsumu Miya stava benissimo.
La sua carriera pallavolistica procedeva a meraviglia: era idolatrato dai fan, era in perfetta forma fisica, e la sua squadra aveva persino vinto la partita di apertura del torneo contro gli Adlers, giocando fuori casa. Hinata Shouyou, oltre ai souvenir e alla pelle dello stesso colore dell’alba, aveva riportato dal Brasile una voglia di vincere che aveva finito col contagiare l’intera MSBY. Un rinnovato entusiasmo, una fame verace, fluttuavano nell’aria della palestra quando si allenavano, e le prestazioni fisiche e psicologiche di ogni componente erano divenute ancor più efficienti (e le cosce di Shouyou s’erano fatte ancora più toniche, e oh dei, Atsumu avrebbe gettato suo fratello da un dirup pur di sentirle strette intorno al suo collo).
Atsumu Miya stava benissimo, davvero.
A sua disposizione c’erano schiacciatori fortissimi che faceva saltare e scorrazzare lungo il campo con uno schiocco di dita. Era lui il regista, era lui il burattinaio, era lui l’artigiano che modellava la vittoria come creta. Un aumento di stipendio sarebbe stato auspicabile, ma Atsumu preferiva concentrarsi su ciò che possedeva: un aspetto mozzafiato, popolarità, intelligenza, una brillante abilità (e tanta modestia).
Certo, la sua routine quotidiana nell’appartamento condiviso con i compagni di squadra non era proprio il massimo del comfort (convivere con Sakusa equivaleva a un’esperienza traumatica e potenzialmente fatale, soprattutto se per sbaglio si beveva dal suo bicchiere, mentre Bokuto urlava, urlava, e urlava dalle sette del mattino sino alle nove di sera), però trascorrevano la maggior parte del loro tempo in palestra, fra allenamenti mattutini e pomeridiani, e poi c’era Shouyou nella stanza di fronte alla propria, Shouyou che si destava all’alba per meditare in salone, con i primi raggi del sole che si riflettevano sulla sua pelle, incastonandosi tra le sue ciglia color carota, e le lentiggini che brillavano come diamanti e…
No. No. No.
Atsumu Miya s’era imposto esclusivamente una regola: nessuna tresca con i compagni di squadra. Innamorarsi all’interno del campo lavorativo era strettamente proibito, la pallavolo era troppo importante per rischiare di comprometterne l’equilibrio. La sua sbandata per Hinata Shouyou era passeggera, sarebbe svanita nel giro di qualche settimana.
Perciò, Miya Atsumu stava benissimo, davvero. Davvero. Il desiderio animale di scoparsi Shouyou nello spogliatoio, sul tavolo da pranzo, nella doccia, sul balcone, e mentre meditava, era peeeerfettamente sotto controllo.
O almeno, così credeva.

Sei ore, trentasette minuti e undici secondi più tardi,


‘’Voglio aprirmi un canale ASMR’’ annunciò Shouyou all’improvviso, prima di ficcarsi in bocca un onigiri.
‘’Vuoi aprirti cosa?’’ pensò Atsumu, strozzandosi.
‘’Vuoi aprirti cosa?’’ domandò Sakusa ad alta voce, inarcando scettico le sopracciglia, seduto di fianco a lui.
Hinata Shouyou era il solo componente della squadra a essere riuscito a guadagnarsi dapprima la sopportazione, e poi la fiducia, di Sakusa Kiyoomi. Shouyou spolverava gli scaffali anche quando non era previsto dal turno delle pulizie, sparecchiava la tavola, rispettava i suoi spazi, non si era mai azzardato a bere dal suo bicchiere. Sakusa, in cambio, gli riservava l’onore di sedersi sempre vicino a lui durante i pasti consumati insieme, nonostante la sua sedia fosse comunque più distante rispetto alle altre. Tradotto, significava che anche Sakusa non era riuscito a rimanere indifferente al fascino del nuovo arrivato. Atsumu era convinto che sì, certamente il fatto che si lavasse sempre le mani era un punto a suo favore, ma anche le cosce che parevano scolpite nel marmo avevano giocato un ruolo essenziale nell’evoluzione del suo rapporto con Sakusa.
‘’Un canale ASMR’’ ripeté Shouyou, con convinzione. ‘’Uhm, i video che fanno addormentare le persone. Quelli con i massaggi, i sussurri, i suoni rilassanti. Yachi mi ha detto che la notte non riesce a riposare bene, e quindi mentre pensavo a come potessi esserle d’aiuto, mi è venuta in mente questa idea!’’
‘’Basta che non sporchi’’ rispose Sakusa scrollando le spalle, poi si pulì la bocca con il tovagliolo e si alzò fissando Atsumu. ‘’Oggi tocca a te sparecchiare.’’
‘’Guarda che lo so!’’ ribatté Atsumu con la voce strozzata (massaggi? sussurri? suoni rilassanti?).
‘’Lo so che lo sai. Quindi piantala di farti aiutare da Shouyou per pulire due cazzo di piatti.’’
‘’Per me non è un problema, Omi-san! Io sono felice di aiutare!’’
‘’Lo so. Ma tu fai già tanto, Hinata. Sei troppo buono. E Miya è troppo pigro.’’
Poi si voltò e scomparve nel corridoio, e Atsumu percepì il rumore della serratura che girava. Shouyou si voltò a guardarlo, sbigottito.
‘’Mi ha appena… mi ha appena fatto un complimento?’’
‘’Credo proprio di sì, Shouyou-kun.’’
‘’Oh mio dio’’ sussurrò Shouyou, lo sguardo fisso sul corridoio in cui Omi era appena scomparso. ‘’Non ci posso credere.’’
‘’Neanche io. È la prima volta che gli sento dire una cosa del genere. Porca merda.’’
Shouyou rimase pietrificato per qualche istante. Atsumu, nel frattempo, raccolse i piatti dal tavolo e li sciacquò sotto il lavandino.
‘’Atsumu-san!’’ lo chiamò di nuovo Shouyou, voltandosi a guardarlo con gli occhi luccicanti, rame sciolto nelle iridi.
Oh dei. Sarebbe stato meraviglioso afferrarlo per il colletto della felpa, spingerlo contro il lavandino, leccargli il collo, le orecchie, baciargli la fronte e…
No. È un compagno di squadra. No.
‘’Non è che mi aiuteresti?’’
‘’Certo’’ rispose immediatamente Atsumu senza esitare, nonostante non sapesse di cosa si trattasse. Avrebbe fatto qualunque cosa, per Shouyou. Si meritava l’universo. ‘’Che ti serve?’’


Ventidue minuti e otto secondi più tardi,

Atsumu Miya stava benissimo. Una meraviglia, davvero. La sua vita risplendeva, era un convergersi di vittorie e avvenimenti positivi. Aveva la possibilità di ingozzarsi di onigiri gratis ogni volta che lo desiderava grazie alla professione di suo fratello, e davanti a sé aveva un futuro che si prospettava radioso, adeguato alla sua personalità altrettanto brillante. Era circondato da persone che stimava, e gli amici e la sua squadra erano praticamente la sua famiglia.
Atsumu Miya stava davvero, davvero benissimo.
Almeno, finché non si ritrovò disteso sul letto di Shouyou senza maglietta, la faccia sepolta nel suo cuscino, l’odore di arancia nelle narici, e soprattutto le sue mani sulla schiena.
Atsumu Miya non stava benissimo.
Atsumu Miya era fottuto.

Cinque minuti e quarantaquattro secondi prima,

‘’Grazie per l’aiuto, Atsumu-san!’’ esclamò allegro Shouyou sistemando la videocamera sulla scrivania, in modo che puntasse verso il letto. La sua voce squillante riecheggiò nella stanza, dritta sotto la pelle. ‘’Se vuoi puoi toglierti la maglia e sdraiarti, tanto qui ho quasi fatto!’’
Oh cazzo.
Atsumu si sfilò la felpa della tuta e la canottiera (merda), poi si sdraiò sul letto soffice affondando la faccia nel suo cuscino (meeeerda), e infine ispirò il suo odore di arancia che impregnava la federa (merda, merda, MERDA).
‘’Anche Meian-san ha approvato l’idea!’’ aggiunse Shouyou eccitato. ‘’Ha detto che potrebbe essere utile per far guadagnare popolarità della squadra. E, nel frattempo, potrei aiutare le persone ad addormentarsi. È perfetto!’’
Perfetto. Perfetto, diceva. Non era perfetto. Era un cazzo di disastro.
‘’Anche se in realtà non è che sia molto pratico, con questo tipo di video. In Brasile però ho imparato a fare i massaggi!’’
‘’Fanculo’’ mugolò Atsumu.
‘’Cosa?’’
‘’Nulla. Andrai benissimo. Tu riesci sempre a fare tutto, Shouyou-kun.’’
Anche se non poteva vederlo, Atsumu lo sentì aprirsi in un sorriso. Merda.
Ma certo che sarebbe andato benissimo. E Atsumu sarebbe morto.
Udì Shouyou muovere qualcosa, probabilmente stava sistemando l’angolatura della telecamera.
‘’Se faccio qualcosa che ti dà fastidio’’ aggiunse poi, e Atsumu quasi sobbalzò, perché la sua voce risuonò vicinissima al suo orecchio. ‘’Dimmelo. Tanto dopo posso tagliare le parti che vengono male, okay?’’
Atsumu annuì nel cuscino (nel suo, cuscino). Sinceramente, l’unica cosa che avrebbe voluto tagliarsi in quel momento si trovava un po’ più in basso.
‘’Sei sicuro di volerlo fare, Atsumu-san?’’
‘’Shouyou-kun, non mi stai mica mettendo i carboni ardenti addosso.’’
Shouyou ridacchiò. ‘’D’accordo. Uhm, ti dà fastidio se uso l’olio? Per il massaggio, intendo.’’
La mente di Atsumu andò nel pallone più totale, smise di processare ciò che accadeva intorno a lui, dentro di lui, nel mondo, nell’universo. E rimpianse con amarezza i carboni ardenti.
‘’No no, fai pure’’ rispose, pronto a morire con onore. ‘’Fatti pure me già che ci sei’’ avrebbe voluto aggiungere.
‘’Okay, allora iniziamo!’’
Udì Shouyou svitare qualcosa, probabilmente la boccetta dell’olio. Qualcosa di freddo gli gocciolò lungo la schiena, e Atsumu ebbe giusto un istante di rimpianto per non aver insultato suo fratello come ultimo gesto in quella vita, prima di…
Scoppiare. Sciogliersi. Ascendere. Scoprire il segreto nell’universo.
Oh.
Oooooh, merda.
Porco cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Caaaaazzo.

Le dita di Shouyou erano burro fuso. Calde, morbide, avvolgenti. Atsumu avrebbe voluto sentirle stringersi attorno alla sua gola, ficcarsele in bocca e succhiarle come lecca lecca. Ci si sarebbe strozzato volentieri. L’olio profumato (era cocco, quello?) si mescolò all’odore dello shampoo di Shouyou emanato dal cuscino. Ovviamente, dire che Atsumu aveva appena raggiunto il nirvana era un eufemismo. Le mani di Shouyou scivolavano sulla pelle, fra le sue scapole, lungo le vertebre. Inizialmente si limitò a spalmare l’olio un po’ alla buona, briciole di timidezza che trapassavano dai suoi tocchi esitanti. Poi, dopo qualche minuto, guadagnò confidenza, e oh, cazzo, merda, cazzo, sì, iniziò a massaggiare i muscoli con il palmo della mano eseguendo movimenti circolari e intensi, ponderando al meglio la forza per evitare una pressione troppo invadente, ma che risultasse comunque efficace. Shouyou gli massaggiò la carne intorno alle scapole, e Atsumu si lasciò sfuggire un sospiro appagato come le fusa di un gatto. Shouyou lambì ogni centimetro di pelle nuda, divenuta carta vetrata a causa dei brividi, poi ripercorse con solerzia il contorno delle sue ossa, accarezzò ogni singolo cuscinetto che si trovava tra una vertebra e l’altra. Era un po’ come se la sua schiena fosse diventata una tela, e Shouyou ci stesse dipingendo sopra prestando attenzione ai particolari, curando ogni singolo dettaglio, anche quello più nascosto. E più procedeva verso il basso, più Atsumu veniva dilaniato dentro. Era indeciso se fuggire, rimanere lì a morire come un martire, o se schiacciarlo contro il materasso per poi aprirgli le gambe. Atsumu perse completamente la cognizione del tempo, e ogni qualvolta le dita di Shouyou si avvicinavano all’elastico dei suoi pantaloni, Atsumu doveva sforzarsi con tutto se stesso di evitare di alzare il bacino per andargli incontro.
Mugolii di piacere gli sfuggirono dalle labbra. Atsumu si era trasformato in un budino molle e tremolante.
‘’Se non finisce in fretta’’, pensò disperato, ‘’io adesso mi sborro nelle mutande.’’
Non seppe per quanto tempo continuò. Gli parve un istante, e al contempo un’eternità. Quando finalmente i palmi caldi di Shouyou lasciarono la sua pelle, che era diventata cera morbida sotto le sue dita, Atsumu voleva morire, voleva affogare nel suo materasso.
‘’Abbiamo finito!’’ cinguettò Shouyou, tutto allegro. ‘’Puoi anche alzarti, Atsumu-san!’’
Alzarsi? Non c’era verso che Atsumu si sarebbe potuto alzare. Non in quelle condizioni, non davanti a lui. Aveva una sequoia millenaria rizzata fra le gambe, neanche la felpa oversize avrebbe mai potuto nascondere l’eccitazione che gli aveva letteralmente scarnificato le viscere. Shouyou se ne sarebbe di certo accorto.
‘’Credo che resterò qui un altro po’ ’’ sussurrò dunque Atsumu, la faccia seppellita nel cuscino. ‘’Il tuo letto è più comodo del mio.’’
‘’Oh! Ma certo, rimani pure quanto vuoi! Possiamo vederci un film, se ti va.’’
Certo che voleva. Cosa c’era di più bello che trascorrere la serata a vedere un film in via del tutto amichevole con il proprio compagno di squadra che Atsumu voleva scoparsi fino a sanguinare, per poi stringerlo contro il petto e baciargli i capelli fino all’alba? (In questo ordine, era importante.)
Atsumu doveva fuggire da quella stanza. Necessitava urgentemente di un diversivo.
Avrebbe potuto chiedere a Shouyou di andargli a prendere un bicchiere d’acqua (Shouyou era troppo gentile per rifiutare) e approfittare del momento per sgattaiolare nella sua camera, chiudere la porta a chiave, e segarsi in santa pace con il nome di Shouyou fra le labbra e il ricordo delle sue mani sulla schiena.
‘’Ehi ehi ehi!’’ esclamò una voce proveniente dall’atrio.
Bokuto fottuto Koutarou era tornato. Atsumu l’avrebbe baciato in bocca per l’immenso sentimento di gratitudine che gli esplose nel petto.
Hinata sobbalzò e corse nell’atrio esclamando ‘Bokuto-san!’, come un cane che accoglie il proprio padrone quando torna a casa. Atsumu, rapido come un serpente, scivolò via dal letto e corse verso la propria stanza, le voce di Shouyou e Bokuto che riecheggiavano allegre nel salone.
Nel momento in cui si trovò nel corridoio, però, Sakusa uscì dalla propria camera. Lo squadrò dall’alto in basso, soffermandosi soprattutto sul basso, poi inarcò le sopracciglia in uno sguardo così disgustato che Atsumu, che non s’era mai sentito in imbarazzo in tutta la sua vita, arrossì.
‘’Non dire niente a Shouyou-kun e non farmi mezza domanda’’ sibilò.
‘’Non ne avevo nessuna intenzione. Per la mia sanità mentale, fingerò che non ti abbia visto con un’alzabandiera neanche fossimo al campo scout.’’
Atsumu annuì, poi sgusciò nella sua stanza chiudendosi dentro, tirando un sospiro di sollievo finalmente libero di infilarsi una mano nelle mutande. Raggiunse l’orgasmo in tempo record.
‘’Atsumu-san!’’ civettò una voce qualche minuto dopo alla sua porta, bussando. ‘’Allora il film ce lo vediamo?’’
‘’Anche io!’’ esclamò Bokuto, poco lontano. ‘’Omi Omi, vuoi vederlo pure tu con no-’’
‘’Io non voglio vedere Miya per almeno i prossimi cinque anni.’’

Un’ora, quarantasette minuti e dodici secondi più tardi,

Atsumu voleva baciarlo. Era un bisogno impellente, necessario. Era peggio di quando Shouyou gli aveva massaggiato la schiena.
Il problema, adesso, stava nel fatto che Shouyou s’era rannicchiato contro di lui, la testa poggiata sulla sua spalla, e i capelli che gli solleticavano il collo. E Atsumu del film non aveva visto niente, non sapeva neanche di cosa parlasse, troppo preso a tentare di reprimere l’istinto di mettergli un braccio attorno alle spalle, mordergli la guancia spruzzata di lentiggini, spingere Bokuto giù dal divano e leccargli l’addome.
Quella non era una sbandata come le altre. Non era semplice attrazione fisica, non si trattava di un desiderio superficiale. Certo che voleva scoparselo, ma non era solo quello, perchè altrimenti non gli avrebbe contato le ciglia che sfarfallavano mentre era preso dal film, non avrebbe voluto portarlo all’acquario, non gli sarebbe sembrato così luminoso, e soprattutto non avrebbe avuto voglia di chiamare suo fratello e dirgli ‘’Samu, mi sono innamorato, e mo che cazzo faccio?’’.
Niente. Non avrebbe potuto fare niente. Non avrebbe dovuto fare niente, anzi. Shouyou era un suo compagno di squadra. Atsumu non si innamorava dei suoi compagni di squadra. Nessuna dichiarazione, nessun sentimento, nessun litigio. Era una regola fondamentale, la più importante di tutte, appiccicata nella sua mente come le calamite attaccate al frigorifero. C’era la pallavolo, c’era un perimetro di confine, e poi c’era la sua vita personale, che però di fatto era inesistente dato che la pallavolo occupava tutto il resto. Fra i due lati non era permesso amalgamarsi. Atsumu non aveva intenzione di rischiare di compromettere l’equilibrio perfetto della squadra per un suo desiderio. Atsumu voleva vincerlo, il campionato, stracciando e umiliando la concorrenza.
L’unica cosa che gli rimaneva da fare era segarsi su pornhub e sperare nel frattempo che la cotta passasse, o che quantomeno che si affievolisse.
‘’E adesso che facciamo?’’
La voce di Shouyou lo fece trasalire, nonostante stesse sussurrando. ‘’Come?’’
‘’Bokuto-san dorme. Lo svegliamo?’’
In quel momento, Atsumu si rese conto che lo schermo della televisione era spento. Il film doveva essere terminato da un pezzo. Bokuto, poggiato contro Shouyou, russava beatamente.
‘’Beh, sì. Cioè, dovremmo.’’
‘’Già, dovremmo.’’
‘’Aspettiamo cinque minuti, Shouyou-kun.’’
Shouyou chiuse gli occhi, si strofinò contro la manica della sua tuta. ‘’Sì, cinque minuti.’’


Sette ore, quarantasei minuti e nove secondi dopo,

Sakusa li svegliò spalancando la serranda del salone. Shouyou balzò in piedi e si rifugiò in camera sua per la meditazione mattutina, Bokuto si pulì la bava dalla faccia, e Atsumu sospirò portandosi la mano sulla fronte, devastato.
Sakusa gli allungò una tazza di caffé. Atsumu ci mise un po’ a capire che fosse per lui. Sakusa non gli aveva mai preparato la colazione in due anni di convivenza.
‘’È che mi fai davvero pena’’ gli spiegò, rispondendo al suo sguardo perplesso.
Atsumu si portò la tazza di caffé alle labbra.
Atsumu Miya non stava benissimo. Atsumu Miya stava uno schifo.


Tredici ore, trentuno minuti e tredici secondi più tardi,

Hinata inaugurò il canale, ribattezzandolo ‘’NinjaShouyou ASMR’’, caricando il primo video la sera dopo cena, grazie anche al lavoro di editing svolto da Kenma. Come previsto da Meian, il video implose di visualizzazioni. Shouyou era entusiasta come un bambino che entra per la prima volta in un acquario, gratificato dal risultato e dall’idea di aver aiutato le persone ad addormentarsi e a scacciare via la loro ansia.
Quella stessa notte, immerso nel buio della stanza, Atsumu cliccò ‘play’ mantenendo lo schermo del cellulare a pochi centimetri dalla faccia, la luce che gli pungeva gli occhi e il cuore che pulsava accelerato.
Si trattava di mera curiosità, ovviamente, di certo non era interessato a vedere le dita di Shouyou spalmargli l’olio di cocco sulle spalle. Chissà, magari si sarebbe addormentato per davvero, magari quel video sarebbe sul serio riuscito a soffocare quella sovraeccitazione che da giorni gli faceva fremere le ossa.
Osservare i palmi di Shouyou che gli massaggiavano la schiena, però, più che spingerlo a chiudere gli occhi, lo spinsero a slacciarsi i pantaloni e ad abbassarsi le mutande, i denti conficcati nelle labbra per impedirsi di gemere ad alta voce. Perché le mani di Shouyou, le stesse che schiacciavano con ferocia le palle che Atsumu gli alzava, erano contraddistinte da una gentilezza inaspettata. Nei movimenti tramite cui gli stendeva i muscoli, era insita la stessa cura, la stessa passione, la stessa devozione, con cui Shouyou si librava sul campo da gioco.
Ovviamente non riuscì a vederlo tutto. Sei minuti furono più che sufficienti per permettergli di raggiungere un orgasmo epocale.
Dopo essersi pulito, cambiato, infilato di nuovo sotto le coperte, iniziò a scorrere i commenti incuriosito (avrebbe ammazzato il primo stronzo che si fosse azzardato a scrivere qualcosa di negativo).
‘’This doesn’t make me sleep’’, scriveva un utente, in inglese. ‘’This makes me horny.’’
Atsumu rise (perché davvero, era la cosa più accurata che avesse mai letto) e poggiò il telefono sul comodino, tentando di contare le pecore nella sua testa senza chiedersi che sapore avrebbero avuto le dita di Shouyou se se le fosse infilato in bocca.
Olio di cocco, senza ombra di dubbio.

Sette ore, sei minuti e cinquantacinque secondi più tardi,

Shouyou gli passò una ciotola di riso, e Atsumu lo ringraziò con lo stesso sorriso che si rivolge alla persona per cui si farebbe esplodere l’universo e su cui ci si masturba almeno tre volte al giorno.
‘’Atsumu-san’’ lo chiamò, dopo qualche istante.
‘’Mmh?’’
‘’Visto che il primo video ha riscosso tanto successo, mi chiedevo se ti andasse di aiutarmi a girarne un altro!’’
Se gli andava? No che non gli andava. Non gli andava affatto. Sdraiarsi nuovamente sul suo letto, l’odore di arancia nelle narici, il rischio di venirgli sulle coperte? No, sarebbe stata una pessima idea, sotto ogni punto di vista, un’agonia che non avrebbe voluto rivivere mai più.
‘’Certo’’ rispose dunque Atsumu ingoiando un pezzo di salmone, perché era temerario, perché era un coraggioso (coraggiosissimo!) cuor di leone che rideva in faccia al pericolo, perché i veri marinai non abbandonano mai (e poi mai!) la propria nave sebbene si trovi nel bel mezzo di una terribile tempesta, e soprattutto perché fondamentalmente era un coglione masochista. ’’Non è un problema.’’
Shouyou sorrise, le lentiggini che luccicavano per la gratitudine, poi s’alzò stillante entusiasmo e s’affrettò a lavare i piatti canticchiando.
Sakusa Kiyoomi, per la seconda volta in due anni, gli rivolse un’occhiata sinceramente comprensiva dimostrando di essere un umano, dopotutto, e sussurrò un ‘’mi dispiace’’ sentito, come se Atsumu stesse per andare al patibolo. Beh, probabilmente era così.
Atsumu Miya stava benissimo. Una meraviglia. Davvero.
Atsumu Miya voleva solo fuggire dall’altra parte del mondo, portandosi suo fratello dietro (perché sarebbe stato impossibile sopravvivere senza i suoi onigiri) e dimenticarsi dell’odore dello shampoo di Shouyou.

Tredici ore, dieci minuti e dieci secondi più tardi,

Atsumu si ritrovò nuovamente senza maglia, sdraiato a pancia in giù sul letto di Shouyou, le labbra premute sul suo cuscino.
Sì, era stata decisamente una pessima idea.
‘’Okay, Atsumu-san!’’ esclamò l’altro, armeggiando con qualcosa che Atsumu non vedeva, probabilmente la telecamera. ‘’Oggi facciamo sempre un massaggio, però un po’ diverso. Intanto, indosserò i guanti, perché da quello che ho capito il rumore del lattice rilassa le persone, poi utilizzerò dei pennelli morbidi. Ah, e poi…’’
‘’Shouyou’’ lo interruppe Atsumu, perché se avesse sentito un’altra parola non avrebbe più risposto di se stesso e il suo autocontrollo si sarebbe suicidato. ‘’Fai quello che vuoi, davvero.’’
‘’Oh, okay! Grazie, Atsumu-san!’’
Atsumu sospirò, per poi pentirsene l’istante seguente. Era stata una mossa molto poco intelligente, poiché la fragranza di arancia fluì direttamente al cervello. Non appena Shouyou si infilò i guanti, il rumore del lattice vibrò nella stanza e Atsumu fu scosso da un tremito.
‘’Rilassati’’ sussurrò l’altro (vicino, vicinissimo), appoggiandogli le dita sulla pelle. ‘’Sei rigido, Atsumu-san’’ aggiunse ancora, in un mormorio appena udibile.
Brividi, brividi, brividi.
‘’Ssh.’’
Cazzo.
Atsumu provò a rilassare le spalle, ma come poteva rimanere indifferente alla sensazione vellutata delle dita di Shouyou fasciate dai guanti, che scivolavano lungo la sue scapole come l’acqua di un ruscello?
Una scarica al basso ventre fu talmente intensa da procurargli le lacrime agli occhi. Atsumu stava raggiungendo picchi di incoscienza mai toccati prima di allora. Della propria capacità di autocontrollo non rimaneva altro che un’ombra labile e sfumata, come la scia lasciata dagli aerei nell’azzurro del cielo. Voleva soltanto affondargli le unghie nella schiena, mordergli l’interno coscia sino a farlo gridare dal dolore, spingersi dentro di lui. Voleva fargli raggiungere l’apice del piacere con il suo nome caldo sulle labbra (Atsumu-san, Atsumu-san, Atsumu-san), scoparselo da dietro ancora, e ancora, e ancora, per poi trascorrere la notte con la faccia nascosta nell’incavo fra il suo collo e la sua spalla, e baciargli i bottoni delle clavicole, e...
‘’Pensa alle vecchie’’, si disse, non appena le mani di Shouyou si avvicinarono pericolosamente ai suoi fianchi. ‘’Pensa a qualcosa di schifoso. Novantenni antipatiche con le unghie gialle, la pelle flaccida e i porri. Un casino di porri. Pensa ai piccioni spappolati sull’autostrada. A quando vedesti ‘Samu e Suna avvinghiati nudi nello spogliatoio. A quando Bokuto tirò una caccola in bocca ad Akaashi. Al terremoto. Alla scena in cui la madre di Eren viene divorata dal gigante. Pensa alla pista Arcobaleno di Mario Kart. Pensa a Kageyama Tobio. Pensa a qualcosa di brutto, a qualcosa di schifoso...’’
Invece, qualcosa di morbidissimo si sostituì alle dita di Shouyou: i pennelli. Le setole soffici gli accarezzarono la pelle come la brezza primaverile, seguendo il contorno delle sue ossa, dei muscoli. Percorsero ogni singolo centimetro di pelle scoperta, e Atsumu temette che i brividi gli avrebbero crepato la schiena come la tempera quando si asciuga, per quanto erano intensi. Sperò che la risoluzione della telecamera non fosse tanto elevata da riprenderli, o avrebbe alimentato chissà quanti pettegolezzi (fondatissimi, comunque).
Poi, Shouyou poggiò i pennelli, tornò a massaggiargli la zona lombare,e Atsumu tornò a tentare di contenere i gemiti. Perse completamente la cognizione del tempo, bruciando nelle fiamme dell’inferno e fluttuando su nuvole di zucchero filato. Atsumu voleva solo sprofondare nel letto e portarsi Shouyou dietro (e gli onigiri di suo fratello).
Soltanto quando udì il rumore del lattice provocato da Shouyou mentre si sfilava i guanti, Atsumu si concesse di tirare un sospiro di sollievo.
‘’Abbiamo finito!’’ esclamò Shouyou. ‘’Grazie, Atsumu-san!’’
Atsumu voltò il viso per guardarlo. Gli dava le spalle, stava sistemando la telecamera. Poi esitò un momento, prima di aggiungere. ‘’Ci vediamo un film, stasera?’’
Il peggior scenario immaginabile.
‘’Certo, Shouyou-kun’’ rispose quindi, senza la benché minima esitazione. ‘’Mi vai a prendere un bicchiere d’acqua, prima?’’
Shouyou sgambettò fuori dalla porta diretto in salone, e Atsumu ne approfittò per sgattaiolare nella propria stanza e chiudersi dentro, per porre rimedio al problema in mezzo alle gambe.

Cinquantatre minuti, sedici minuti e due secondi più tardi,

Shouyou appoggiò la nuca sulla sua spalla. Aveva scelto un film che pareva fosse un capolavoro, e difatti non staccava gli occhi di dosso dalla televisione, le sopracciglia inarcate in un’espressione rapita, coinvolta. Atsumu aveva dimenticato il titolo l’istante dopo che l’altro l’aveva pronunciato, e mentre sullo schermo si susseguivano scene ricche di pathos, e la colonna sonora rimbombava solenne nel salone, Atsumu pensava esclusivamente a quanto vicina fosse la sua mano.
Avrebbe voluto stringerla.

Undici giorni, nove ore, ventidue minuti e quattro secondi più tardi,

La domenica e il martedì, Shouyou registrava un nuovo video da caricare il giorno seguente sul canale, aiutato da Kenma con il processo di editing. Atsumu si lasciò massaggiare le cosce, il collo, le braccia, mentre l’altro gli elencava le differenti proprietà dei vari oli che utilizzava (quello alle mandorle dolci è elasticizzante e nutriente, quello al cocco è emolliente, l’olio di argan invece ha proprietà antiossidanti, Atsumu-san!).
E mentre Atsumu convergeva tutto il proprio autocontrollo nel disperato tentativo di trattenere l’orgasmo e di non saltargli addosso (le vecchie, Kageyama, le vecchie, Kageyama...), Shouyou creava una sinfonia di suoni grazie a sussurri, sfregamenti vari, e pennelli. Atsumu aveva appurato che la stessa fantasia che caratterizzava Shouyou sul campo da gioco si rifletteva pure in ciò che gli faceva. Un giorno utilizzò persino la schiuma da barba, gliela spalmò addosso e i suoni della spuma si irradiarono per la stanza, come se fosse mousse al cioccolato. Un’altra volta ancora, utilizzando una matita per gli occhi, trascorse un’ora buona a disegnargli lungo la schiena. Per Atsumu fu tremendo, perché lui avrebbe desiderato fare lo stesso con le sue lentiggini, unendole fra loro come il gioco di unisci i puntini. Insomma, Shouyou proponeva sempre nuove idee, e Atsumu puntualmente si ritrovava a domandarsi se sarebbe sopravvissuto alla colazione successiva.
Una cosa, comunque, l’aveva capita: smettere di essere innamorati di Shouyou era impossibile. Si trattava d’un processo irreversibile, contro natura, Atsumu non sarebbe mai e poi mai (e poi mai, e poi mai) tornato quello di prima, non dopo aver percepito le sue dita addosso, non dopo essere stato sfiorato, toccato in quel modo. Non dopo aver visto film quasi tutte le sere accovacciati l’uno contro l’altro come pezzi di puzzle complementari, il plaid sulle ginocchia come se avessero novant’anni, e non giocatori professionisti.
Quando Atsumu s’era ritrovato a sorridere semplicemente perché lo sentiva respirare, aveva compreso che non c’era più niente da fare. Era totalmente partito di cervello, desiderava soltanto elencare tutto ciò che adorava di lui, a partire dalle caratteristiche più evidenti, come le lentiggini che s’affacciavano timide sul naso, sino al fatto che indossava i calzini sempre di colore diverso l’uno dall’altro. .
S’era creato qualcosa di intimo, fra loro due. O almeno, Atsumu lo reputava tale. Di cosa pensasse Shouyou, invece, Atsumu non ne aveva idea. La sua personalità era troppo differente dalla sua, molto più aperta e incline alla condivisione.
Quella mattina, Sakusa gli porse di nuovo una tazza di caffè. Oramai s’era trasformata in un’abitudine, segno di quanto dovesse risultare patetico agli occhi degli altri. Nonostante Atsumu fondamentalmente non facesse altro che lasciarsi coccolare da Shouyou che lo massaggiava, per lui quei giorni erano stati estenuanti e stressanti, perché rischiava perennemente di morire un secondo sì e l’altro pure.
‘’Secondo me dovresti dirglielo e basta’’ osservò Bokuto, dandogli una pacca confortante sulla spalla.
Atsumu si guardò intorno circospetto, per essere sicuro che Shouyou fosse al bagno e non lì con loro. ‘’Dirgli cosa?’’
‘’Che sei innamorato di lui’’ rispose Bokuto, poi si portò un dito alle labbra pensieroso. ‘’O che vuoi succhiargli il cazzo, Tsum Tsum. Fa lo stesso.’’
Atsumu arrossì, poi strinse le labbra. ‘’Io non esco con i compagni di squadra.’’
Bokuto e Sakusa si scambiarono uno sguardo, ma poi di mutuo accordo non insistettero. Atsumu non avrebbe mai creduto che Bokuto e Sakusa potessero intendersi su qualcosa. È proprio vero che l’amore fa miracoli.

Undici ore, due minuti, undici secondi più tardi,

Atsumu sprofondò nel piccolo sofà viola melanzana con un sorriso sornione sulle labbra, la pancia piena di onigiri, e lo stesso entusiasmo di chi sa che trascorrerà le due ore successive a vedere un film con Shouyou appiccicato addosso. Era incredibile (e stupido e patetico e imbarazzante) come gli palpitasse il cuore semplicemente pregustando l’idea.
Quella sera c’era anche Akaashi, che sarebbe rimasto a dormire da loro per poi rientrare a Tokyo la mattina seguente. Atsumu sperò vivamente di non guardare Shouyou nella stessa maniera trasognata e inebetita con cui Bokuto guardava Akaashi.
Si accomodarono tutti sul divano, come a formare un grosso sandwich. Akaashi premette play, e Atsumu socchiuse gli occhi beato non appena Shouyou gli strofinò la nuca contro il collo.
‘’Sembra un’uscita a quattro’’ osservò Akaashi, nel silenzio.
Atsumu diventò rosso come una begonia in piena fioritura, mentre Shouyou si limitò a ridacchiare.
‘’Impossibile, ‘Kaashi’’ rispose Bokuto, senza distogliere lo sguardo dalla televisione ‘’Tsum Tsum ha detto che non esce con i suoi compagni di squadra.’’

Meno di un secondo dopo,


Shouyou s’irrigidì e sollevò la nuca, voltandosi per osservarlo. Un brivido di freddo gli attraversò la schiena.
‘’Oh’’ esclamò Shouyou, inarcando le sopracciglia. ‘’Non lo sapevo. E perchè?’’
‘’Perché ha paura di sminchiare i rapporti nella squadra e la sua carriera’’ rispose Bokuto al suo posto.
Nonostante fossero a soli pochi centimetri di distanza, Atsumu in quel momento ebbe la sensazione che fra lui e Shouyou si fosse improvvisamente materializzato un oceano sconfinato. Shouyou si limitò ad annuire come se avesse compreso perfettamente, poi tornò a rivolgere la propria attenzione al film, ridendo alle battute e irrigidendosi durante scene di azione e suspense. Non si appoggiò più a lui, però, mantenendo una distanza ponderata per tutta la durata della pellicola.
Ora, Atsumu voleva bene a Bokuto. Davvero. Probabilmente era il suo migliore amico, e avrebbe preso a sprangate chiunque si fosse azzardato a torcergli un capello.
In quel momento, però, l’avrebbe strangolato volentieri.

Ventuno ore, trentasette minuti e quattro secondi più tardi,

Era martedì, e martedì significava ‘giorno del massaggio’, o anche ‘giorno in cui Atsumu si apprestava a combattere contro la morte come se fosse un eroe della mitologia greca pronto ad attraversare il regno dell’Ade e a ritornare indietro’.
L’allenamento s’era svolto liscio come l’olio, sia quello mattutino che quello pomeridiano, la coordinazione fra i giocatori era stata encomiabile (grazie a lui, ovviamente) e sia Atsumu che Shouyou avevano dato tutto. Nonostante quindi sul campo non ci fosse stato il minimo accenno che lasciasse presagire un’incrinatura nel loro rapporto, Atsumu era comunque convinto che qualcosa fosse accaduto, come se d’improvviso fosse comparsa una sottilissima lastra di pellicola isolante fra loro.
Era per ciò che aveva detto Bokuto la sera prima? Shouyou, contro ogni sua previsione, si aspettava qualcosa da lui? E se invece così non fosse? Era tremendamente difficile distinguere fatti reali, attendibili e comprovati, dalle fantasie fittizie gonfiate dalla speranza. Il confine fra i due aspetti era labile e sfumato, e Atsumu era troppo coinvolto per avere la capacità di analizzare in maniera scientifica l’intera situazione.
Comunque, l’avrebbe scoperto presto. Shouyou tra qualche minuto sarebbe di certo venuto a bussare alla sua stanza per il nuovo video, e allora ci sarebbe stata un’occasione per confrontarsi, o quantomeno per sentire nuovamente le sue mani sul corpo.
Finalmente, udì la porta di Shouyou aprirsi.
‘’Ecco’’, pensò Atsumu, il cuore che iniziava ad agitarsi. ‘’Sta venendo a chiamarmi, così parliamo e...’’
Soltanto che i passi di Shouyou, invece che avvicinarsi, si affievolirono nel corridoio, diretti verso il salone. L’istante seguente, qualcuno suonò il campanello, e Atsumu incuriosito si affacciò dalla propria stanza per vedere di chi si trattasse.

Due secondi più tardi,

Kozume Kenma entrò nel loro appartamento, e Shouyou gli saltò addosso manifestando lo stesso entusiasmo con cui si abbraccia un amico che ti ha sponsorizzato due anni di soggiorno in Brasile senza chiedere mai nulla in cambio (roba normalissima, dopotutto chi non avrebbe speso fior di quattrini per permettere a Shouyou di giocare a beach volley dall’altra parte del mondo, evidentemente Shouyou e Kenma erano ottimi amici, nient’altro), Miya Atsumu si sentì un po’ come se fosse stato scaricato proprio di fronte all’altare.

Un minuto e quarantasette secondi più tardi,

Shouyou, con un sorriso luminoso come il sole, gli annunciò che quella sera sarebbe stato direttamente Kenma ad aiutarlo con il nuovo video per il canale. Atsumu ebbe voglia di mettersi a piangere.

Cinque secondi più tardi,

Kenma gli sorrise a sua volta stillante malizia, lo sguardo affilato come i coltelli da pesce che utilizzava suo fratello in cucina.
Atsumu ebbe voglia di uccidere qualcuno.
Possibilmente Kenma.

Nove secondi più tardi,

Hinata aggiunse che Kenma avrebbe trascorso lì la notte (spero non sia un problema, Atsumu-san! ma tanto dormirà nella mia stanza!).
Atsumu ebbe voglia di chiamare suo fratello.

Tre minuti e due secondi più tardi,

‘’Onigiri Miya, in cosa possiamo-’’
‘’’Samu!’’
‘’Tsumu, porco cazzo, sono a lavoro.’’
‘’È questione di vita o di morte. Devi aiutarmi.’’
‘’Io non ti devo proprio un cazzo.’’
‘’’Samu, sono nella merda.’’
‘’Tu sei sempre nella merda. Tu sei una merda.’’
‘’’Samu.’’
‘’...’’
‘’Samu!’’
‘’Fa’ in fretta, Tsumu. Telegrafico.’’
‘’Sì. Allora. Vorrei uccidere lo pseudo migliore amico del tizio che mi voglio scopare. Poi, sono innamorato di Shouyou-kun, che sarebbe pure lo stesso tizio che vorrei scoparmi. Che faccio?’’
‘’...’’
‘’’Samu?’’
‘’Così su due piedi, per la prima parte ti consiglierei la terapia.’’
‘’E per la seconda?’’
‘’Chiama mamma.’’
‘’Oltre alla mamma?’’
‘’Chiama papà.’’
‘’Oltre a papà?’’
‘’Piantala di essere codardo, testa di cazzo. Ciao.’’
‘’Ehi! Non sono un codardo! Samu? SAMU!’’


Quattordici ore, cinquantuno minuti, quarantatre secondi più tardi,

Atsumu si strofinò via il sudore dalla guancia, gettando un’occhiata impettita (disperata) a Shouyou che rideva dall’altra parte del campo con Inunaki.
‘’Cristo santo, Atsumu’’ sibilò Sakusa, alzando gli occhi al cielo. ‘’Vedi di riprenderti.’’
‘’Ma mi ha scaricato! Anzi peggio, mi ha rimpiazzato.’’
‘’Chissà come mai.‘’
‘’Eddai, Tsum Tsum!’’ disse Bokuto avvicinandosi, prima di affibbiargli una calorosa (e dolorosissima) pacca sulla spalla. ‘’È solo per il canale. Non puoi pretendere che faccia sempre i massaggi a te. Deve portare ospiti nuovi, altrimenti il pubblico rischierebbe di annoiarsi. E poi Kenma e Shouyou si conoscono da anni!’’
‘’Non mi sembra che fra Kenma e Shouyou ci sia solo un rapporto di amicizia.’’
‘’Infatti non l’ho mai detto’’ convenne Bokuto, annuendo serafico.
Atsumu sgranò gli occhi, inorridito.
‘’Cosa?’’
‘’Cosa?’’
‘’Hai appena detto… Kenma e Shouyou cosa? Bokkun! EHI! Torna indietro!’’
Ma Bokuto corse via lontano. Atsumu si voltò verso Sakusa, desolato.
‘’Voglio morire.’’
‘’Ti ammazzerei io volentieri, se non fosse illegale’’ ribatté l’altro, senza esitare.
‘’Poi ti sporcheresti di sangue, Omi-kun. Germi ovunque.’’
‘’Non tentarmi, Atsumu. Sono disposto ad affrontare le mie paure per ottenere qualcosa che voglio. A differenza tua.’’

Otto ore, nove minuti e cinquantotto secondi più tardi,

Shouyou postò il nuovo video. Gli comparve la notifica mentre giocava a Genshin Impact sul cellulare. Atsumu si morse le labbra, poi poggiò il telefono sul comodino, perché no, no, no, non avrebbe guardato, non gli interessava affatto. Poi però lo afferrò di nuovo con un grugnito e aprì l’app di youtube. Non appena vide la schiena nuda di Kenma, beatamente disteso sul letto di Shouyou, Atsumu lanciò il telefono dall’altra parte della stanza e affondò nel cuscino.
‘’Non sono geloso’’, pensò. ‘’Non sono geloso e non sono un codardo. Shouyou-kun può fare il cazzo che vuole con il suo canale e io non ho nessun diritto di arrabbiarmi. E infatti non sono arrabbiato. Questo è solo lo stress. È colpa del freddo. Ora mi alzo, mi faccio una foto figa, la posto su instagram e stasera esco.’’
Alla fine, però, non fece niente di tutto questo. Rimase immobile con le labbra serrate, il bruciore allo stomaco che divampava come un incendio.
Codardo, codardo, codardo.

Cinque minuti e diciannove secondi più tardi,

Miya Atsumu non stava bene. Anzi, stava davvero uno schifo, per descrivere con accuratezza la propria condizione psicologica. Ma Miya Atsumu aveva bisogno di testimoniare al mondo, e soprattutto a se stesso, di essere coraggioso, quantomeno per far rimangiare le parole a suo fratello. Per questo si concesse soltanto tre profondi respiri, prima di bussare alla porta di Shouyou nonostante il groppo alla gola.
‘’Shouyou-kun. Posso entrare?’’
‘’Atsumu-san!’’ esclamò l’altro, dopo un istante di silenzio. ‘’Certo che sì!’’
Atsumu s’infilò nella sua stanza, percependo il familiare odore di arancia che fluttuava nell’aria. In una sorta di riflesso automatico, inspirò profondamente.
‘’Hai bisogno di qualcosa?’’ domandò Shouyou, seduto sul letto.
‘’No, volevo solo parlare. Cioè, con te. Cioè, di te. Cioè, di me e di te.’’
Shouyou sorrise, invitandolo a continuare. Atsumu si sedette sul suo letto, agitato e teso come se avesse un istrice conficcato nel culo. L’unica volta in cui aveva provato a confessare i suoi sentimenti, era stato fermamente rifiutato (seppur con estrema cortesia) da Kita Shunsuke, durante la seconda settimana del primo mese di liceo. Osamu e Suna possedevano l’accortezza di ricordarglielo con una certa regolarità, mentre si sbellicavano sputacchiando onigiri. Fa che se lo dimenticava.
‘’Sei arrabbiato?’’
Shouyou inclinò la nuca, perplesso. ‘’Perché dovrei essere arrabbiato, Atsumu-san?’’
‘’Perché non mi fai più i massaggi alla schiena e perché non vediamo più i film insieme’’, pensò Atsumu, anche se come argomentazioni, a ben pensarci, apparivano piuttosto fiacche.
‘’Solo una sensazione’’ rispose quindi, scrollando le spalle. Si susseguirono degli istanti di silenzio, perché non sapeva che altro aggiungere.
‘’Atsumu-san’’ lo chiamò Shouyou. ‘’Posso dirti una cosa?’’
Atsumu annuì.
‘’Tu mi piaci molto.’’
Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.
‘’E credevo di piacerti anche io. Insomma, non è che tu sia proprio bravo a nascondere quello che provi. Ma questo fa parte del tuo fascino, immagino.’’
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo. Porco cazzo.
‘’Però poi Bokuto-san ha detto che tu non esci con i tuoi compagni di squadra. E quindi...’’
‘’Aspetta’’ lo interruppe Atsumu, con foga. ‘’Anche tu mi piaci, Shouyou’’
Poi si guardò le ginocchia. Enspira, inspira, enspira. Porca merda, ma come cazzo si era ridotto? ‘’Un botto, in realtà. Solo che non è che sia proprio una situazione ottimale, prendersi una sbandata per il proprio compagno di squadra.’’
‘’Perché? Per come reagirebbero i fan? Guarda che per me non sarebbe un problema tenere la relazione segreta o cose del genere…’’
‘’Ma come ti viene in mente?’’ lo interruppe Atsumu, quasi offeso. Tenerla nascosta? Atsumu avrebbe indossato volentieri le felpe con la faccia di Shouyou stampata sul cotone e la scritta ‘questo è il mio ragazzo’ sopra.
‘’Allora di cosa hai paura?’’
‘’Non lo so. Giochiamo insieme. Se succede qualcosa fra di noi, se litigassimo o peggio, ne risentirebbe anche la squadra.’’
‘’Io non credo, Atsumu-san. Tu sei troppo professionale e troppo competitivo per permettere che la tua vita personale influisca sulla tua carriera. E per me è lo stesso. E poi, se dovessimo litigare, potremmo sempre fare pace. Mi sbaglio?’’
Sbagliarsi? Certo che non si sbagliava. Aveva completamente ragione. Shouyou aveva sempre ragione. O forse, Atsumu era solo ipnotizzato dal viso dell’altro che si faceva sempre più vicino, le ciglia che sfarfallavano, gli occhi che luccicavano...

Quattro secondi più tardi,

Atsumu finalmente (finalmente!) gli prese la mano. Scoprì che anche le labbra di Shouyou sapevano di arancia.

Due giorni, quindici ore, ventisette minuti e quindici secondi più tardi,

Atsumu si sdraiò sul suo letto con un sospiro sollevato. Era la prima volta che affondava la faccia nel cuscino di Shouyou senza essere teso come l’arco di violino. Forse, per la prima volta, si sarebbe goduto per davvero il massaggio e le sue mani di miele e burro sulla schiena.
‘’Sei pronto, Atsumu-san?’’ chiese l’altro, armeggiando con la telecamera.
Atsumu mugolò il suo assenso, come un gatto che fa le fusa. Quando percepì le sue dita massaggiargli le spalle, la tensione accumulata in quelle settimane sembrò dissolversi.
Poi, qualcosa di umido e soffice si poggiò sul suo collo. Shouyou lo stava baciando.
‘’Shouyou?’’ domandò Atsumu, sbarrando gli occhi. ‘’Che stai facendo?’’
‘’A te cosa sembra?’’ rispose l’altro sottovoce, leccandogli la scapola per poi mordergli la pelle tenera. Atsumu tremò, poi si girò di scatto e gli affondò le unghie nella schiena.
‘’Non che mi stia lamentando’’ disse con un ghigno, costringendolo ad avvicinare il viso, baciarlo, sorridergli, baciarlo di nuovo. ‘’Ma il video per il canale?’’
‘’Dopo, Atsumu-san.’’
‘’C’è la telecamera che sta registrando, Shouyou-kun.’’
‘’È il nuovo film che ci vedremo stasera insieme, Atsumu-san.’’
Porca di quella merda fottuta, pensò Atsumu, sfilandogli la maglia come se volesse strappargliela di dosso. Cazzo se era innamorato.

Ventiquattro ore, zero minuti e un secondo più tardi,

Il suo telefono esplose. Notifiche da twitter, facebook, instagram iniziarono a fargli vibrare il cellulare come se fosse indemoniato. Con le sopracciglia aggrottate in un’espressione confusa, sbloccò lo schermo e vide il messaggio di suo fratello.
‘’Congratulazioni. Vedi di non sminchiare tutto come sempre.’’
‘’Congratulazioni per cosa?’’ rispose Atsumu, corrucciato.
La risposta dell’altro fu immediata. ‘’Non l’hai ancora visto? Apri youtube’’.
Col cuore che pulsava, Atsumu ignorò la sfilza di notifiche che continuavano a lampeggiare e aprì youtube.
C’era un nuovo video pubblicato da Shouyou.
‘’Doing ASMR on my boyfriend (alias Atsumu Miya!!!)’’.
Atsumu sorrise. Un giorno, l’avrebbe sposato.

Cnquantaquattro giorni, un’ora, ventisette minuti, e quarantadue secondi più tardi,

Miya Atsumu stava benissimo. Davanti a sé si prospettava un futuro radioso (il campionato, la nazionale, le olimpiadi), suo fratello continuava a preparargli onigiri gratuiti, e i suoi capelli erano sempre più fighi.
E poi, c’era Hinata Shouyou, il suo ragazzo (il! suo! ragazzo!), che continuava a utilizzarlo come cavia da laboratorio per i suo canale. Adesso, però, Atsumu non doveva più stringere i denti per trattenersi, e poteva sentire il sapore di arancia direttamente sulla lingua, quando lo baciava. Il cuscino s’era impregnato anche dell’odore di Atsumu, dato che oramai potevano dormire insieme (e Atsumu poteva pure sfiorargli la schiena, contargli le lentiggini, mordergli le guance, dargli i baci sul naso, sussurrargli ‘’notte, Shouyou-kun’’ e sentire l’altro che rispondeva ‘’Buonanotte, Atsumu-san’’ e fare tutte quelle cose disgustosamente sdolcinate ma meravigliose che fanno tutte le persone innamorate).
E adesso, mentre Hinata Shouyou (il suo ragazzo!) gli succhiava il cazzo come se volesse ucciderlo per poi farlo resuscitare per poi ucciderlo di nuovo, anche se le loro dita intrecciate tradivano un sentimento ben più profondo, Miya Atsumu convenne che sì, stava benissimo.

Per essere precisi, Miya Atsumu non era mai stato meglio.



Dieci anni, centocinquantasette giorni, ventidue ore, quindici minuti e undici secondi più tardi,

Camminavano sulla spiaggia, la sabbia sulle caviglie, lo sciabordio delle onde in sottofondo.
‘’Lo sai’’ disse Atsumu d’impulso, sfiorandogli le dita. ‘’Sarebbe figo se ci sposassimo.’’
Shouyou si voltò a guardarlo con un sorriso gigantesco.
‘’È buffo’’, rispose. ‘’Stavo pensando esattamente alla stessa cosa.’’
Poi gli prese la mano. Morbida e tiepida. Burro e miele.
C’era un sacco di sole, quel giorno.


Sì, decisamente, Miya Atsumu stava proprio a meraviglia.



Note d'autrice
HEY! CIAAO! WAAA! Tutto questo entusiasmo è perché non dovrei assolutamente essere qui, ma oramai porto la bandiera ''you're not a clown, you're the entire circus'', perciò... ALLORA, come sempre le scuse noiosissime che non vuole nessuno ma cioè MI DISPIACE per questa cosa così stupida ma allora io sono una drogata di ASMR, trascorro ORE a vedere video di quel tipo perché altrimenti non dormo e vi giuro mi rilassano come... niente, come solo loro possono fare, e quindi mentre ne vedevo uno (massaggio alla schiena) ho detto OH WOW ma ci si potrebbe scrivere sopra qualcosa di idiota!!! :OOO E quindi eccomi qui. POI, altra cosa fondamentale: se notate robe strane (consecutio temporum sminchiate, frasi a effetto che però hanno fallito nel loro compito di frasi a effetto eccetera) è perché questa fanfiction l'ho scritta pure in inglese, e quindi alcune frasi che suonavano in inglese non suonavano in italiano soltanto che ho fatto un macello ho mischiato i documenti e quindi boh vabbè OKAY insomma andiamo avanti EEEEE niente. NO ASPETTATE importantissimo, il titolo è proprio un plagio bello e buono del libro ''Eleanor Oliphant is completely fine'' che sto leggendo in questo periodo e niente è meraviglioso (no veramente è stupendo se volete farvi un regalo pensateci) e vabbè oddio che altro dovevo dire??? AH OVVIAMENTE GRAZIE per essere arrivati sin qui, per aver letto e niente grazie davvero proprio che AAAH vi inonderei di coppette gelato e grazie di cuore okay ciaoooooo alla prossima (con cose più dignitose si spera ahahhaaga). AH NO FERMI mi devo scusare pure per l'epilogo tipo super sdolcinato ma boh volevo proprio il 'vissero per sempre felici e contenti'' e niente okay ciao sul serio GRAZIE DI CUOREEEE! See ya!
  
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