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Autore: Merry brandybuck    11/03/2021    1 recensioni
Una storia Russingon in chiave moderna; i nostri due innamorati riusciranno ad avere un loro personale “ per sempre felici e contenti” ?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Figli di Fëanor, Figli di Fingolfin, Fingon, Maedhros
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Incest
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Sei di picche, due Re, due Regine e… due di cuori

Capitolo 1: Pastiglie, sigarette e chiacchiere sul tetto

 

Il campanello trillò tre volte. I nove abitanti dell’edificio erano a casa perché Maedhros aveva un febbrone da cavallo e da circa due settimane era a letto, in preda ai deliri; sua madre scese ad aprire la porta, sapendo già chi si sarebbe trovata sull’uscio: Fingon F. Nolofinwion.

 

Il ragazzo sembrava essere invecchiato di trent’anni: le sue normalissime rughe d’espressione si erano fatte più marcate, gli occhi blu scuri erano lucidi e gonfi, i capelli erano sporchi come tutto il resto del suo corpo ed erano scarmigliati, il volto era smagrito e la pelle era grigia, una maschera di cera; nel complesso sembrava stesse per svenire ai suoi piedi. Anche lei era stanca, ma il giovane aveva realmente subito un tracollo “ Amore della zia, come hai fatto a ridurti così ?” la voce le uscì a fatica, probabilmente perché stava fingendo di avere la situazione sotto controllo; non si era nemmeno resa conto di averlo apostrofato con un epiteto tutt’altro che appropriato, ma fa niente. L’altro le rispose in un singhiozzo “ Stia tranquilla: sono solo in pensiero per Mae, tutto qui” la donna sorrise, comprensiva, e gli mise una mano sulla spalla: “ Ho sette figli, riconosco quando qualcuno dice una bugia; immagino che i tuoi genitori non sappiano che stai messo in queste condizioni, giusto ?” Lui annuì; la scultrice lo prese per mano e lo condusse nell’atrio “ Adesso vai di sopra e ti lavi che ti si sente anche a 50 chilometri di distanza, poi che ne dici di passare la notte da noi ?” aprì l’anta di un armadio e ne tirò fuori un accappatoio celeste; glielo appese ad un avambraccio e poi lo lasciò andare di sopra.

 

Findekano si sentiva sempre a disagio a girare per la villetta della famiglia Fëanor senza la compagnia di Nelya o di Ty perché non era sempre stato ben visto dagli altri giovani: soprattutto dopo l’ultima volta che Kurvo gli aveva preso di nascosto il cellulare e aveva scoperto le sue chat con il maggiore… Salì le scale silenziosamente, reggendosi al corrimano, e percorse il corridoio quatto quatto; sentì un’imprecazione partire dalla prima stanza a sinistra: si precipitò a vedere cosa era successo, si fermò sulla soglia e buttò dentro la testa. La scena che gli si prospettò davanti era strana anche per quei matti: Carnastir, in canotta bianca e jeans, stava sbraitando contro Curufin, vestito di tutto punto, mentre quest’ultimo tentava vanamente di distribuire le carte per giocare a poker “ Sei diventato così stupido da non riuscire a dare una mano di carte ? Dimmi allora per quale stramaledetto motivo giochiamo a Teresina se non conosci i fondamentali !” Si alzò di scatto e solo in quel momento si accorse che il cugino era sul passo; quando gli fu davanti rimase fermo un paio di secondi, fece la sua solita espressione iraconda mista ad infastidita ( al suo interlocutore sembrava un cavallo con le froge dilatate) e poi gli puntò l'indice sul petto: “ Levati di mezzo, sei sempre tra i piedi, perennemente attaccato alle gonne di mio fratello !” Il corvino rimase un attimo sorpreso dal tono brusco, ma si trovò ancora più scosso dopo che l’altro gli diede un ceffone in pieno volto; si spostò, involontariamente, dal passaggio e si ritrovò a barcollare fino all’ingresso di un’altra camera: diede un veloce sguardo all’interno. I gemellini Amrod e Amras erano seduti per terra e stavano esaminando il contenuto di una scatola che avevano rovesciato; il ventitreenne si avvicinò e si inginocchiò al loro fianco per capire cosa stessero osservando con così tanta attenzione: sul pavimento c’erano due diari, delle matite colorate, dei bozzetti, delle lettere, due spade di legno e un paio di vecchie Nintendo: “ Bambini perché avete messo in disordine ?” chiese e subito si pentì: come aveva fatto a pronunciare quella frase così odiosa che gli diceva sua madre quando era piccolo ? Non è che si stava trasformando in lei ? ebbe un brivido. I bimbi girarono un attimo il capo e poi ripresero la loro contemplazione “ Stiamo guardando le cose che ci ha regalato il fratellone o, come dicono i grandi, i ricordi che ci ha lasciato” Fingon si spaventò: quella coppia di pesti era sempre stata pazza e scatenata, ma adesso stavano dicendo parole troppo serie per i loro nove anni “ Ma Russo è qua sopra: potete andare a trovarlo quando volete, basta salire una rampa di scale...” i due incrociarono le gambe “ La mamma dice che non possiamo vederlo” “ E perché ? Sta tanto male ?” questionò l’altro, preoccupato “ Sì, ma non è per questo… Mami non lo dice a noi; ne parlava l’altra sera con papà, mentre eravamo sotto il tavolo: lei dice che non dobbiamo vedere com’è conciato Mag Mag…” il più grande li accarezzò sulla testa: “ Voi state calmi: vi prometto che entrambi torneranno presto a giocare con voi” Poi si alzò e se ne andò; adesso che gli avevano messo la pulce nell’orecchio, era maggiormente intenzionato ad andare a vedere di persona quello che stava accadendo, quando qualcosa lo afferrò per la chioma e lo strattonò all’indietro: provò a girarsi, ma non fu necessario dato che riconobbe subito l’odore di cannella e biscotti al cioccolato che aveva avuto nelle narici ogni giorno fino alla fine della quinta superiore. “ Celegorm !” Il biondo rise: “ Vedo che ti ricordi ancora di me: da quando ti sei trasferito per andare all’università non sei più venuto a trovarmi; perché, Fin’ ?” Intanto gli cinse il collo con un braccio e continuò a prenderlo bonariamente in giro; l’amico notò compiaciuto che non era cambiato di una virgola: sempre gli stessi riccioli colore del grano, le iridi azzurre, il sorriso sfacciato, il telefono nella tasca anteriore dei calzoni e il tatuaggio verde sul bicipite. Vedendo che l’ex compagno di banco cercava spiegazioni e non gli dava corda, il Fëanorion tirò un sospiro: “ Sei qui per lui, giusto ?” Gli fece un cenno affermativo: “ So che non mi lascerai in pace se non vuoto il sacco, quindi eccoti la nuda e cruda verità… Ha iniziato a sentirsi male la sera del 7 quando era ancora a casa sua; il giorno dopo ha deciso di andare comunque al lavoro, anche se già gli era difficile stare in piedi: infatti la mattina del 9 Mako era al bancone del negozio di dischi e ha ricevuto una chiamata in cui gli diceva che non aveva la forza di muoversi e gli chiedeva di venire ad aiutarlo. Non c’era certamente la possibilità di lasciarlo da solo in quelle condizioni, ma portarlo nell’appartamento del musicista non si poteva perché è già piccolo e in più ha degli inquilini, io praticamente vivo nel campus, allora ci siamo detti portiamolo a casa di Ma’ e Pa’, lasciamolo lì una settimana fino a che non si riprende e poi pace, amen; peccato che sono quattordici giorni esatti che ha la febbre a 40 senza variazioni e nessuno capisce per quale motivo: lo abbiamo portato dal medico e ha detto che non era nulla. Adesso siamo tutti tesi e impauriti perché non sembra intenzionato a migliorare: Curufinwe non riesce più a giocare a carte ( e sai quanto ci guadagnava in termini economici ), Moryo è diventato ancora più insopportabile del solito, i piccoli non hanno alcuno svago visto che le scuole sono chiuse per le vacanze estive e non hanno amici qui nel quartiere, mentre invece Kano è andato proprio fuori di melone” “ In che senso ?” “ Seguimi e vedrai” il giovine salì gli scalini di legno fino all’ultima porta che sembrava essere l’accesso ad uno spazio buio; l’ospite sapeva benissimo che quella era la “ cameretta” di Maitimo: conservava dei ricordi, diciamo, piuttosto caldi di quel posto… L’amico mise mano alla maniglia e provò ad aprire, ma con scarso successo: “ Mag, Maag, Maaag… MAAAG !” Dall’altra parte qualcuno gli rispose biascicando: “ Idiota, guarda che è aperto” riprovò di nuovo e l’antone si spalancò con uno scricchiolio sinistro; il flavo si diresse verso la finestra e sollevò la tapparella: la luce inondò la stanza, illuminando uno spettacolo pietoso. Russandol era sdraiato nel giaciglio, avvolto nel lenzuolo, con una pezza sulla fronte, la faccia bagnata dai sudori freddi, le gote arrossate, gli occhi chiusi, la capigliatura ramata raccolta in una treccia e incrostati di sporcizia, le labbra pallide e socchiuse, che emettevano gemiti e parole insensate; la camera era rimasta la stessa se non che tutt’intorno al letto erano disseminati dei contenitori di pastiglie, balsami, un termometro, piatti e posate, un catino pieno d’acqua e un tavolino: sull’ultimo era accasciata una palla di capelli mori. Il cugino si mise a raccogliere le scatole e a leggere le etichette: Tachipirina 1000, nurofen, voltaren, okiTask, Reinzina respirabene, spray Froben per la gola, Levotus, Toradol, Diazepam, rescue remedy e infine… pasticche di Citalopram; gettò uno sguardo al suo amico, che annuì tristemente: “ Mio fratello ha ricominciato con i medicinali” l’altro era allucinato: “ Ma sono dieci anni che ne aveva cessato il consumo” Maglor sollevò il cranio e si tirò su in una posizione passabilmente scomposta: “ Che volete ?” Le sue braghe erano sozze da far paura e la sua maglia dei Metallica era macchiata in più punti; anche il volto sciatto e stanco non aiutava “ Vi ho fatto una domanda” disse piccato; il fratello minore gli sussurrò qualcosa in un orecchio e questo strabuzzò gli occhi: “ TI SEI PER CASO BEVUTO IL CERVELLO ? MI SPIEGHI PERCHÉ LI DOVREMMO LASCIARE SOLI” rispose stizzito: naturalmente con tutto il casino che stava facendo, il malato se ne accorse e si mise a mugolare. Findekano andò nel panico “ Ma che accade ?” il moro mise un palmo sul viso del ragazzo e poi gli mise l’artefatto a mercurio sotto l’ascella; aspettati i dieci minuti di rito, estrasse l’aggeggio e lesse i risultati “ 39.1: è scesa rispetto a stamattina” fece un sorriso e poi diede una pacca sulla schiena del parente: “ Facciamo un patto: io vado a lavarmi, tu stai qui con Mae e poi quando torno vai tu in doccia, d’accordo ?” L’erede di Fingolfin non se lo fece ripetere e quasi buttò fuori gli altri due a pedate; quando se ne furono andati, si sedette sulla sponda del materasso e prese ad accarezzare le orecchie del suo amato, sussurrandogli a fior di pelle: quel profumo speziato e quella cute bollente gli fece tentare la pazzia di sdraiarsi al fianco del ventisettenne e di accostare le sue guance a quelle del compagno “ Anche da malato rimani sempre bellissimo Maitimo” l’altro improvvisamente aprì gli occhi, lo mise a fuoco e poi gli lanciò uno sguardo felice: “ Non ci posso credere: sei tornato Fin’...” mormorò, febbricitante; gli schioccò un bacio a fior di labbra e richiuse stancamente le palpebre. Subito dopo l’attimo di coscienza del fulvo, Makalaurë rientrò in stanza, fregandosi i capelli bagnati con uno strofinaccio, beccandolo con le mani nel sacco: “ Non riesci a stargli staccato neanche a pagare oro, vero ? Sei solo fortunato che non lo dica a mio padre; adesso fila subito a lavarti”.

 

Il giovane si ritrovò a guardarsi nello specchio del bagno aspettando che l’acqua si scaldasse a sufficienza ( aveva scelto la temperatura preferita di Kanafinwe, contrassegnata da una striscia di smalto ceruleo), intanto che si scioglieva le trecce; si soffermò a guardare le piastrelle plumbee, nascoste dai pigiami dei componenti della famiglia. Il cellulare mandò il suono di una notifica: Turco gli aveva mandato un messaggio su whatsapp: “ Non finire l’acqua calda; il babbo uscirebbe dalla grazia di Dio. Stasera per cena c’è l’insalata di riso della mamma” si buttò immediatamente in doccia: il signor Curufinwe, comproprietario e capo generale della sezione di Sviluppo e Ricerca sui prototipi della Noldor, non lo aveva mai preso in simpatia per via dei litigi che aveva avuto col fratellastro, quindi era meglio non farlo arrabbiare se non voleva trovarsi col fondoschiena sul marciapiede. Il getto rovente gli investì la schiena; dopo una prima sciacquata doveva scegliere quale shampoo usare: annusò la fragranza delle sei boccette dei figli e optò per usare quella del Fosco. Se ne versò un pochino sul palmo se lo passò sui capelli; non avendo tempo di riflettere sul senso della vita si sciacquò e uscì: si vestì in fretta e furia, si asciugò la chioma, si fece le trecce e corse fuori dal bagno. Quando la genitrice lo vide correre in cucina al pian terreno si mise a ridere: “ Vai piano; mangeremo tra mezz’ora: intanto tu vai ad aiutare quegli scalmanati a mettere in ordine” non gli rimase che obbedire; risalì i due piani di scale e si occupò di aiutare i bambini a pulire le loro camere. Dovette stare molto attento a non rompersi la schiena e a non farsi uscire un’ernia a ventitré anni, perché i piccoli continuavano a saltargli addosso; si chiedeva come Maedhros avesse fatto a sopravvivere per molto più tempo di lui a sei fratelli minori: glielo avrebbe sicuramente chiesto quando si sarebbe ripreso. Portò il suo ausilio anche a Mag, che gli stava preparando un sacco a pelo nella camera che condivideva col primogenito; misero a posto e poi provarono a ridare un certo contegno al degente: pulirono il suo viso, cercarono di lavargli il capo e gli misero una veste pulita. Finalmente quando la luce stava iniziando a cambiare, Nerdanel chiamò tutti a tavola: halleluja, si mangia.

 

Il pasto non fu propriamente piacevole: il capofamiglia continuava a guardarlo in cagnesco, Kanafinwe non era venuto, Atarinkë continuava a girare una carta di picche tra il pollice e l’indice, Caranthir sembrava ancora più minaccioso con le cicatrici che la boxe gli aveva lasciato in faccia e senza Nelyafinwe l’atmosfera era glaciale. I gemelli non davano segno di accorgersi di nulla, mentre la madre e Tyleko cercavano in tutti i modi di metterlo a suo agio, con scarsi risultati: quando aprivano un argomento di conversazione nessuno si dimostrava un minimo collaborativo; in sintesi la cena fu un vero fallimento. Subito dopo aver sparecchiato, il moro stava andando nuovamente a controllare il suo “Moroso segreto” quando la donna lo fermò: “ Vedi da solo che siamo in una situazione difficile; chi mi preoccupa di più però è Mako: conto su di te per farlo rinsavire” lo aveva guardato dritto nelle orbite, facendolo sentire ancora più a disagio di quanto non lo fosse già; lui giurò anche se non capiva bene cosa dovesse fare. Quando spalancò la porta della stanza vide che la finestra che dava sul tetto era aperta; simultaneamente la sua mente creò vari scenari possibili e si ritrovò ad urlare “ Oddio mio, che cos’ha fatto ?!?” Buttò il naso fuori dal davanzale, già pronto a vedere un cadavere steso in terra, ma tirò un sospiro di sollievo: Maglor era seduto sul tetto, coi piedi poggiati sulla grondaia, la scatola dei suoi farmaci a fianco e una sigaretta stretta tra le labbra; il suo profilo scuro era in contrasto con le luci calde del tramonto e i suoi capelli neri ancora umidi gli davano quell'aria da poeta maledetto che lo aveva sempre contraddistinto. Il giovane si calò piano piano e si avvicinò “ Posso sedermi qui con te ?” chiese “ Fai quel che vuoi, basta che non caschi di sotto” gli rispose quello tra una boccata e l’altra; si sfilò di tasca un pacchetto della Marlboro e gliene offrì una: Fin’ non rifiutò “ Cosa c’è che non va ?” il ventiseienne rise “ Tutto. Non mi sentivo così male da quando mi costringevano ad andare sul Tagada; ti ricordi ? C’eravate tu, Ty e Turgon tutti gasati e io che dovevo farmi portare in braccio da Russandol…” rise “ Puoi essere un po’ più specifico, per favore ?” non gli era mai piaciuto lo stile enigmatico del cugino; questo sospirò “ Per prima cosa Mae sta da schifo e non riesco a farmene una ragione; due, vogliono espropriarmi del negozio: tre, nostro padre ha rincominciato con la storia della ragazza” “ Cosa ?” “ Adesso è il turno Celegorm: sai che a ventitré anni mio papà aveva già un lavoro stabile, una moglie e un figlio, bla bla bla… Ecco nessuno di noi gli ha ancora dato dei nipoti e lui se ne è fatto un cruccio: continua a dirmi che devo trovarmi una fidanzata e fare un figlio al più presto. Eccheccazzo ! Se davvero vuole un erede perfetto che lo chieda a Curvo !” Il suo interlocutore si grattò il mento “ Ma lui ha solo quindici anni…” “ Chissene” sbuffò l’altro, spegnendo la cicca su una tegola “ Mi sono rotto di essere una bambolina che il babbo comanda a bacchetta ! Vorrei una vita tutta mia !” “ Se evitassi di strillare lo zio non ti sentirebbe” “ E IO VOGLIO CHE TUTTO IL MONDO SAPPIA CHE DA OGGI SONO UN UOMO NUOVO, CHE RIESCE A NON VERGOGNARSI DELLE SCELTE CHE HA PRESO E HA PORTARE AVANTI TUTTI I SUOI SOGNI !” Si era alzato in piedi e agitava le braccia, come impazzito; fortunatamente il parente lo fece acquietare prima che si facesse del male “ Sai che sono d’accordo con te ?” un’espressione di gioia si dipinse sulla faccia dell’amico “ Per la prima volta da mesi sono felice; raccontami un po’ di te. Come te la passi ?” La loro serata fu fantastica; rientrarono solo quando fuori fu buio pesto: il giovine si buttò nel suo giaciglio provvisorio e si mise a pensare. Ma perché tutti evitavano di parlare della sua “ non-relazione” ? Forse si vergognavano, la ripudiavano, la trovavano controversa ? Oppure sostituivano la parola Amore con la parola Incesto ? Probabilmente anche Mae si vergognava di loro due, dei loro baci, di tutte le carezze che si erano dati, di quello che c’era tra di loro. Strinse forte la mano del suo amato e guardò il soffitto: aveva troppi dubbi da risolvere in una sola notte, meglio rinunciare; annusando quell’odore che lo calmava e gli rendeva tutto possibile, si addormentò.

 

La tana della scrittrice 

Hi ! How are you ? Preciso che non ho ricevuto alcun pagamento per nominare le marche scritte nel testo: comunque eccoci qui con una Russingon ( lo so che la stavate aspettando impazienti); non c’è molto da dire, quindi… mi scuso per eventuali errori nel testo o se non è stato di vostro gradimento. Saluti e baci hobbit 

Sempre vostro 

Merry

   
 
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