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Autore: E_AsiuL    11/03/2021    1 recensioni
Il rapporto tra il medico legale Tessa Beale e il detective Gabriel Giuliani non è mai stato idilliaco. Ma le cose potrebbero cambiare per via di un serial killer, il cui operato toccherà Tessa un po' troppo da vicino.
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ehilà! Oggi una cosa breve e che, forse, si poteva anche evitare. Ma non ho saputo resistere alla tentazione di divertirmi un po' alle spalle del povero Gabriel. Buona lettura e a presto!
 

7

Gabriel aveva sentito l’urgenza di prendersi una sottospecie di caffè alla macchinetta in sala relax. Quando era tornato alla scrivania, di fronte al suo pedante collega che non aveva mai nemmeno alzato gli occhi dai fascicoli che stava esaminando, non era riuscito a vedere in faccia la rossa che stava marciando spedita verso la porta della Green. Di lei, aveva solo sentito il ticchettare deciso dei tacchi assassini. Si mise comodo, e la studiò da sopra il bordo del bicchiere di plastica.

Tacchi che potevano essere usati come arma impropria. Calze nere, di quelle con la riga dietro, su gambe non proprio lunghissime, ma più che interessanti. Una gonna nera talmente stretta che sembrava dipinta e che incorniciava un culo da applausi. Se solo fosse riuscito a vedere anche il lato A…

«Ehi, Alex», cercò di attirare l’attenzione del suo partner.

«Mh?» Alex alzò appena gli occhi. Aveva altro per la testa, questo era evidente persino per Gabriel.

«L’hai vista la rossa che è andata dal Capo?» gli chiese, quando l’oggetto della sua attenzione era sparito dietro la porta della Green.

Alex aggrottò la fronte. La rossa? Certo che aveva visto Tessa. E che le aveva fatto la radiografia, come ogni volta. E il cuore gli si era stabilmente trasferito in gola, quando le aveva visto l’anello al dito. Il suo anello. Battendo le palpebre, si rese conto che Gabriel non l’aveva riconosciuta, di spalle. Sollevò un sopracciglio, chiedendosi se valesse la pena fare il finto tonto.

Gabriel sbuffò. «Non mi dire che non l’hai notata, perché non ci credo».

Alex inspirò lentamente. «Sto lavorando, io» ritorse, aspettando di vedere dove volesse andare a parare l’altro.

«Togliti un attimo quel ghiacciolo della Beale dalla testa, amico!» lo redarguì il collega. «Gesù, arriva un bel bocconcino qui dentro e tu non ti distrai?»

Alex scosse la testa. No, Gabriel non aveva riconosciuto Tessa. Se solo avesse saputo che stava sbavando per lei…

«Non l’ho studiata a fondo quanto te, Gabriel, no» concesse, mettendo giù i fascicoli.

«Aveva delle gambe…» Gabriel lasciò la frase in sospeso.

Alex si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia. «Pensavo fosse arrivata volando», lo prese in giro.

Gabriel gli scoccò un’occhiataccia. «Chissà se quelle calze con la riga erano collant o autoreggenti?» s’interrogò.

Alex fece del suo meglio per non ridere. Sapeva benissimo che erano autoreggenti. Tessa, una o due volte, le aveva usate per legarlo. Ma questo era un dettaglio che era meglio non rivelare.

«Comunque, credo che quelle gambe starebbero da Dio avvinghiate ai miei fianchi. Tu che dici?» continuò.

«Dico che non hai nessuna possibilità che questa tua fantasia si avveri» lo freddò, senza perdere il sorriso. In nessun universo possibile Tessa sarebbe andata a letto con Gabriel. Meglio tacere, per ora, su quante volte le gambe che il detective aveva appena ammirato si erano strette intorno ai suoi di fianchi. O le aveva avute sulle spalle.

Giuliani si accigliò. «Ah sì? E perché?»

Le labbra di Alex si incurvarono in un sorrisetto beffardo. «È altamente improbabile che ceda alle tue avances, tutto qua», rispose, scrollando le spalle.

«Oh, andiamo!» sbottò l’altro, tirandogli la pallina antistress che teneva sulla scrivania. Alex l’afferrò al volo. «Ha i capelli rossi», aggiunse.

«Me ne sono accorto» ridacchiò Alex. Li conosceva molto bene, quei capelli rossi. Li aveva toccati, tirati, li aveva avuti sul cuscino, se li era ritrovati in faccia… qualche volta in bocca nel sonno.

«Sai che si dice delle rosse…» ammiccò Gabriel. «Esclusa la Beale. Lei è l’eccezione che conferma la regola» sbuffò.

Alex non resisté: scoppiò a ridere.

«Che ti ridi?» sbottò l’altro.

«Hai notato i capelli rossi» sottolineò. Gabriel annuì. «Non ti sono sembrati, che so… familiari

Gabriel batté le palpebre, confuso.

«Pensaci, Gabriel. Hai mai visto quella particolare sfumatura di rosso?» lo stuzzicò.

Gabriel aprì la bocca per ribattere, poi sbiancò.

«Come puoi aspettarti che una che non troppo tempo fa hai etichettato come frigida, ceda al tuo fascino, detective? Se teniamo conto che non fai niente per esserle simpatico, è un miracolo se non ti ha ancora chiuso in una delle celle frigorifere, da vivo» lo prese in giro.

Gabriel era esterrefatto. Aveva fantasticato di portarsi a letto la Beale. Theresa Ghiacciolo-Su-Per-Il-Culo Beale. Un bel culo, però.

«Cristo santo…» mormorò. «Mi prendi in giro?»

Alex scosse la testa. «No. Era Tessa».

Merda. Quindi… era quello, che la Beale nascondeva sotto quelle informi tute da scena del crimine e quei camici blu da obitorio? Gabriel ingoiò rumorosamente, mentre Alex continuava a ridere.

«Gesù…» ripeté sottovoce.

Alex stava per chiedergli se avesse bisogno di chiamare un medico, quando la voce del Capitano Green lo interruppe.

«Hasler, porta quel tuo culo rinsecchito nel mio ufficio. Adesso».
 

Che vorrà mai il Capo da Alex? (E comunque, povero Gabriel...)
Alla prossima!
  
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