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Autore: Rosmary    12/03/2021    5 recensioni
{Missing Moments della long Paradiso perduto | Spoiler Alert se non si è arrivati al Capitolo Diciotto della longfic}
Quando Rose ha iniziato il suo quarto anno a Hogwarts non ha pensato neanche per un istante che sarebbe stato teatro di nuove esperienze e confusioni. Forse avrebbe dovuto immaginarlo, che a volte gli equilibri cambiano crescendo.
“Non fai prima a dire che ti dà fastidio?”
“Cosa mi dà fastidio?”
“Che a Dave piaccia Rose.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Paradiso perduto'
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Spoiler Alert: il racconto contiene spoiler per chi non ha letto sino al Capitolo Diciotto di Paradiso perduto.



D I   A P P U N T A M E N T I   E   C O N F U S I O N I

Dicembre 2020

Che le sette del mattino arrivino sempre troppo in fretta è una verità che Lorcan ha scoperto non appena ha messo piede a Hogwarts, ma che esistano persone – folli – che pretendono di parlargli appena sveglio è una verità che s’è fatta largo col passare del tempo e cui lui non riesce proprio ad abituarsi. Insomma, è veramente così difficile capire che prima di mezzogiorno vuole solo silenzio?
A quanto pare sì.
Se così non fosse, adesso – adesso che l’orologio non ha ancora segnato le otto e lui non ha ancora avuto la decenza di mettere via il pigiama – la voce irritante di Dave Davies1 non sarebbe impegnata a riempirgli le orecchie di chiacchiere inutili sul compito in classe di Trasfigurazione e la ricerca di Incantesimi e la Flighty che ha perso il catalogo della biblioteca e Rose… Rose?
Lo sguardo di Lorcan si anima improvviso e focalizza il viso del compagno di stanza, d’un tratto interessato a scrutarne i ricci neri, gli occhi chiari cerchiati da occhiali tondi, l’aria tonta da battitore idiota che si trascina dietro da quando Alexandra Boot lo ha preso in squadra.
“Che vuoi da Rose?”
“Te l’ho detto,” risponde Dave. “Sapere se ci esci, non riesco a capire se siete solo amici o no.”
“E a te che importa?”
Dave abbozza un sorriso che sa un po’ di imbarazzo e un po’ di malizia, gratta poi la testa e si guarda attorno come in cerca di un appiglio.
“Vorrei chiederle di uscire, in giro dicono che siete solo amici, ma preferisco esserne sicuro. Non voglio mettermi in mezzo.”
“Di’ piuttosto che non vuoi guai con Lorcan,” ghigna Nathaniel Fawley. “Gli ho detto di guardare altrove, ma non ha voluto ascoltarmi,” aggiunge guardando il fondatore del Fight Club.
“E hai fatto male,” ribatte Lorcan. “Siamo amici, se vuoi chiederle di uscire fai pure,” dice a Dave. “Ma non fare il coglione.”
“Certo, certo,” s’affretta a dire Dave con un gran sorriso. “Appena la vedo le parlo!”
Lorcan non sorride né reagisce in alcun modo, si limita a scambiare uno sguardo con Lysander e a infilarsi in bagno.
Non sa perché è stato assalito dalla voglia matta di testare i nuovi incantesimi appresi su Davies: sono compagni di stanza dal primo anno e benché trovi irritante la sua abitudine di straparlare non ha mai nutrito vera antipatia nei suoi riguardi.
Eppure.
Rose è la sua migliore amica, dovrebbe essere contento che un bravo ragazzo sia interessato a lei – ma Davies è un bravo ragazzo? Ora che ci pensa, non sa niente di lui, sa solo che la sua autostima è cresciuta sin troppo da quando è stato promosso a battitore titolare di Corvonero. Ecco, forse avrebbe bisogno di essere ridimensionato, magari in pedana, giusto per ricordargli che non è nessuno e che è ancora lontano dal poter credere di interessare a Rose.
“A lei non interessa di sicuro.”
Nonostante sia un mormorio stretto tra i denti sputato fuori non appena si lascia la Torre alle spalle, Lysander che cammina accanto a lui lo coglie chiaro e tondo e ingoia una risata che, ne è certo, irriterebbe il fratello.
“Lor, la Sala Grande è dall’altra parte.”
“Non abbiamo Difesa alla prima ora?”
“Sì, ma è presto, facciamo in tempo a fare colazione.”
Lorcan storce le labbra, non sa neanche perché non abbia voglia di andare in Sala Grande e rischiare di vedere Davies parlare con Rose – come se a lei potesse importare di quello lì ripete ancora una volta a se stesso. E poi, poi dovrebbe dirlo a James, e magari anche a Rose, così da ridere tutti insieme dell’idiota illuso.
Però.
Forse è meglio rimandare a quando sarà più sveglio, perché il sonno gioca brutti scherzi e gli morde lo stomaco.
“Non ho fame, tanto vale andare in classe.”
Lysander inarca le sopracciglia e rassegnandosi alla fame decide di seguire Lorcan nel tragitto sbagliato.
“Non fai prima a dire che ti dà fastidio?”
“Cosa mi dà fastidio?”
“Che a Dave piaccia Rose.”
Lorcan gli rifila un’occhiataccia, ma anziché rispondere accelera il passo – e non sa se lo faccia per arrivare prima all’aula di Difesa o per distanziare il fratello.
“Ma non è mica una vergogna.”
“Che palle che sei.”
Lysander sogghigna e raggiunge Lorcan per spintonarlo giocoso.
“Secondo me le piace,” insinua divertito. “Sarebbero una bella coppia.”
“Ma che ne sai che neanche la conosci,” sbotta Lorcan. “E poi i giocatori di Quidditch le fanno schifo.”
“E tu che ne sai?”
“Me l’ha detto lei, dopo quella merda di provino che ho fatto.”
“Beh, magari l’ha detto per consolarti.”
Lorcan si volta di scatto verso il fratello, la fronte corrucciata e la voglia di chiedergli quando sia diventato un estimatore di Dave Idiota Illuso Davies. Tuttavia l’irritazione cede svelta il passo a un sorriso sbilenco che fa ridacchiare ancora di più Lysander, palesemente impegnato a prendersi gioco di lui.
“Geloso sei uno spasso,” celia Lysander.
“Non capisci mai un cazzo,” ribatte Lorcan.
Lysander avrebbe tanta voglia di confidargli un dubbio che ha da qualche mese e che a seguito di questo episodio crede di poter chiamare certezza, ma teme che Lorcan non sia ancora pronto ad accettare l’idea di avere una cotta per Rose. Si convince allora a cambiare del tutto argomento chiedendogli di ripetere assieme il capitolo assegnato per oggi.
Quando James sopraggiunge è così che li trova: impegnati a porsi vicendevolmente domande all’esterno dell’aula ancora chiusa.
“E io che ti cercavo in Sala Grande,” esordisce, circondando il collo di Lorcan con un braccio non appena gli è accanto. “Ma interroga oggi? Non aveva detto settimana prossima?” chiede poi, adocchiando il libro aperto tra le mani di Lysander.
“Lys voleva ripassare lo stesso,” risponde Lorcan. “Perché mi cercavi? È successo qualcosa in Sala?”
“No, che doveva succedere?”
Lorcan storce le labbra e James s’acciglia, mentre Lysander è costretto a ingoiare l’ennesima risata.
“Allora?” incalza James. “Che è successo?”
“Davies vuole provarci con Rose.”
“Chi?”
“Dave Davies,” interviene Lysander. “Il nostro batt...”
“Ho capito,” liquida James. “Il coglione.”
“Uno che rompe il cazzo all’alba,” s’accoda Lorcan.
“Tu che gli hai detto?”
“Di non fare il coglione.”
James sogghigna e gli batte un debole pugno sul petto per avvisarlo dell’aula finalmente aperta.
“Ma non ho capito perché non eri in Sala,” bisbiglia James non appena si siede al loro affezionato ultimo banco.
Lorcan, che vede sfilargli accanto proprio Davies per sedersi accanto a Lysander, assottiglia lo sguardo e inumidisce lento le labbra.
“Non avevo fame,” risponde. “Secondo te a Rose piace?”
James, una smorfia perplessa in viso, guarda Davies per un rapido istante prima di mimare un diniego, reazione che rinfranca Lorcan e che per qualche strana ragione allevia anche la morsa allo stomaco – sarà che non ha più molto sonno.
Deve trascorrere quasi l’intera giornata prima che i due ragazzi riescano a incrociare Rose per più di due minuti, il quinto anno non sembra intenzionato a dare loro tregua e di certo non ha alcun interesse a preservare la loro sanità mentale.
La trovano in biblioteca, seduta al suo banco preferito, impegnata a chiacchierare con Allison.
“Splendore, oggi sei introvabile,” saluta Lorcan.
“Senti chi parla,” scherza in risposta Rose. “Avete altre lezioni?”
“No, siamo liberi,” risponde James, prendendo posto accanto a lei. “Che anno del cazzo, non possiamo fare direttamente gli esami e passare al sesto?”
“Dovremmo scoparci qualcuna al Ministero per corromperla,” celia Lorcan.
E se Rose e James ridono, Allison sbarra gli occhi e si guarda attorno imbarazzata – quando arrivano loro due, ha sempre voglia di salutare Rose e defilarsi.
“Scopati la Preside, magari ci mette una buona parola,” ghigna James.
“Quella la lascio a te, così ti dai un mossa,” replica Lorcan. “Non vorrei dovermi congratulare con quello lì.
“Sta’ tranquillo, sabato risolvo.”
“Cos’è che risolvi?” chiede Rose.
James non le risponde, si preoccupa però di circondarle le spalle con un braccio per stringerla a sé e calarsi a baciarle la guancia.
“Allora?” incalza lei. “Di che parlate?”
“Roba di poca importanza,” mormora lui. “Anzi, nessuna.”
“A proposito di roba inutile, devo dirti una cosa,” si intromette Lorcan. “Dave Davies vuole chiederti di uscire.”
E se Rose sgrana gli occhi, Allison le stringe il braccio eccitata e si volta a guardarla con l’espressione di chi avrebbe voglia di esultare ma è costretta a trattenersi.
“Hai capito chi è?” trilla Allison. “Il battitore Corvonero, quello riccio.”
Rose morde le labbra sollevate in un sorriso e ondeggia sulla sedia dov’è seduta come a voler sfogare l’improvvisa adrenalina che l’ha sorpresa. È quando si volta di nuovo verso James e Lorcan che l’esultanza silenziosa sbiadisce, perché trova entrambi impegnati a osservarla con sopracciglia alzate e bocche sigillate.
“Cosa c’è?”
“Sei seria?”
“Rosie, è un coglione.”
“Non è vero, è molto carino,” interviene Allison. “Ed è sempre qui a studiare,” aggiunge. “Ho sentito dire che l’anno scorso usciva con una del settimo anno,” dice poi a Rose.
“Ma chi te l’ha detto?”
“Zabini,” risponde con una smorfia. “Sai che è un impiccione.”
“È anche parecchio bugiardo,” ribatte lei. “Poi per parlare con te si inventa di tutto.”
“Che vuoi dire?”
“Ma quanto sei ingenua, Ally,” ghigna Rose.
Allison corruccia la fronte irritata e Rose, il sorrisetto furbo ancora in viso, orienta di nuovo gli occhi chiari sui due ragazzi.
“Non ho detto che mi piace,” dice. “Però è carino.”
“Se lo dici tu,” borbotta James. “Non pensavo ti piacessero i coglioni.”
“I giocatori di Quidditch non ti facevano schifo?”
Rose, un sospiro esasperato, mostra a entrambi i palmi in segno di tregua.
“Ho solo detto che è carino,” ripete. “Ma poi tu come sai questa cosa?” chiede a Lorcan.
“Me l’ha detto stamattina.”
“E perché l’ha detto a te?”
“Pensava fossi la mia ragazza.”
“A quanto pare gli occhiali non lo aiutano a vedere bene,” commenta James. “L’ho già detto che è un coglione?”
Rose ride e senza preavviso si alza e si fa posto sulle gambe di James, che la stringe svelto e sorride quando avverte le sue labbra sfiorargli la guancia in un bacio che tramuta a sorpresa in un morso.
“Fai più storie di mio padre,” scherza Rose. “Non devi preoccuparti.”
James mima un finto broncio che induce lei a mordicchiargli di nuovo la guancia, ridendo quando lui si arrende al sorriso.
“E se facessimo un’uscita a quattro?” propone improvviso Lorcan. “È perfetto, così tu esci col coglione e io ti aiuto a fuggire quando capisci che è coglione.”
“Allora facciamo a sei,” interviene James.
“Tu sei impegnato,” liquida Lorcan. “Hai tutta la biografia di Bathilda da studiare,” aggiunge malizioso.
“Ma cos’è questa storia di Bathilda? Anche Louis ne parlava in estate.”
“Una cazzata,” risponde James.
“Allora puoi venire,” rilancia Rose. “Non è male come idea.”
“No, ha ragione lui,” sospira James. “Devo proprio.”
“E impegnati, abbiamo una reputazione da difendere,” ironizza Lorcan a bassa voce.
“Devi uscire con quella, Eve Steeval2?” indaga Rose. “Te la sei già baciata, non ti ha stancato?”
James avverte uno strano disagio agitarsi dentro. Vorrebbe dirle che Eve Steeval è una gran bella ragazza, che lo attrae e che lo diverte l’idea che sfrutti il ruolo di Prefetto del sesto anno per incontrare lui negli orari meno consoni, ma vorrebbe anche dirle che in effetti, , è già stanco di frequentarla e che non prova grande eccitazione al pensiero che con molte probabilità trascorreranno il sabato pomeriggio nella propria camera di dormitorio, profittando della solitudine regalata dalla corsa a Hogsmeade. Vorrebbe anche dirle che, se non fosse per quella stupida scommessa che stuzzica l’orgoglio, non ci penserebbe due volte a passare il fine settimana con lei, ovunque e con chiunque scelga di intrattenersi.
Tuttavia non dice nulla, si limita a sorriderle e a baciarle casto la punta del naso, mentre le dita catturano ciocche rosse.
“È un no?” incalza Rose.
“È un mi stancherò presto,” ribatte James.
“Dovrebbe essere un muovo il culo,” interviene Lorcan. “O il damerino fa prima di te.”
Rose s’incuriosisce, ma non ha tempo di seguitare a indagare perché Allison le afferra il braccio per richiamarne l’attenzione e le indica Dave Davies, che da poco in biblioteca sembra guardarsi attorno con l’aria di chi non è qui per studiare.
“Perché non ti alzi?” consiglia Allison. “Fingi di cercare qualche libro, secondo me si avvicina subito.”
“Dici che non viene qui?”
Allison storce le labbra e con un cenno del capo indica James e Lorcan, Rose li guarda a sua volta e si stringe nelle spalle titubante.
“In pratica non ha neanche le palle di invitarti davanti a noi,” sentenzia James. “Ma con chi dormi, Lor?” chiede retorico.
“Con delle figure di merda in carne e ossa,” ironizza lui.
E se Allison alza gli occhi al cielo, Rose decide di seguire il consiglio dell’amica conquistandosi le occhiatacce dei due ragazzi.
Ed è proprio fingendo di cercare un libro che si avvicina allo scaffale più prossimo a Davies, bene attenta a non guardarlo neanche per sbaglio e a esibire la sua consueta espressione di gelida indifferenza.
“Ehi.”
Ehi – Rose pensa che non sia proprio un grande inizio, ma quando incrocia gli occhi chiari di Davies e i suoi ricci neri pensa che, in fondo, può anche soprassedere.
“Ciao,” risponde allora.
“Non dirmi che devo ripresentarmi,” scherza lui. “Sarebbe imbarazzante!”
Rose mima un sorriso poco convinto e svelta passa in rassegna le occasioni in cui ha scambiato qualche parola con il Corvonero: poche, in verità, ma ora almeno capisce perché in questi mesi abbia approfittato di ogni occasione per parlarle.
“Credo di ricordare il tuo nome,” ribatte ironica.
Dave sistema gli occhiali sul naso in un moto di agitazione, convenendo con se stesso che le risposte secche di Rose non sono affatto incoraggianti – qualche lingua biforcuta direbbe che la principessa aspetta che le sia srotolato il tappeto rosso prima di concedere un barlume di confidenza. Tuttavia, una fugace occhiata alle proprie spalle lo informa della presenza di Lorcan, e questo vuol dire solo una cosa.
“Sai già tutto, non è così? Te l’ha detto Lorcan.”
“In effetti sì,” risponde furba. “Sei sveglio, mi fa piacere.”
Lui si concede un sorriso divertito e fa un passo in avanti.
“Allora ti va? Ti assicuro che faccio il bravo!”
“Il bravo?”
“Certo,” conferma sorridente. “Possiamo anche vederci in gruppo, se preferisci.”
“Possiamo fare in quattro,” rilancia lei.
“Meglio! Porto un mio amico...”
“No, l’amico lo porto io,” interviene sbrigativa. “E lui porta qualcuna.”
Dave non fa in tempo a chiedersi se l’amico in questione sia Lorcan o addirittura Potter che si ritrova il primo alle spalle con un ghigno stampato in viso.
“Mi rubi la migliore amica, Davies?” chiede sarcastico, dando una pacca sulla spalla al compagno di Casa.
“A quanto pare sono arrivato tardi, qualcuno le ha già spifferato tutto,” ribatte lui. “Per me va bene,” aggiunge guardando Rose, consapevole di aver mentito spudoratamente, ma teme che dirle di non volere Lorcan tra i piedi equivalga a beccarsi un due di picche.
Alcuni scambi di battute e poche parole su dove e a che ora dopo, Dave si allontana e Rose pensa bene di trascinare Allison fuori dalla biblioteca per parlarle in privato.
La Tassorosso scuote la testa in un categorico no prima ancora che l’amica apra bocca.
“Ma non sai neanche cosa voglio chiederti!”
“Non verrò con te alla Testa di Porco, non faccio la quarta incomoda,” dice. “E poi Lorcan mi mette a disagio, lo sai.”
Rose le rifila un’occhiata indispettita, ma Allison scuote di nuovo la testa.
“Non sei la quarta incomoda, che sciocchezza, e parlo io con Lor, gli dico di essere più… gentile.
Gentile,” ripete Allison. “Dice cose imbarazzanti.”
“Sei troppo suscettibile.”
“Non contare su di me.”
“Ma se non vieni tu, Lorcan dovrà portare una ragazza.”
“E allora?”
“Non le sopporto quelle che gli girano intorno, sono tutte odiose.”
Allison sorride bonaria e le stringe la mano come quando, da bambine, si preparavano a disubbidire ai genitori per correre quanto più lontano possibile.
“Questa volta dovrai sopportarle.”
“Sei una pessima amica.”
“Posso aiutarti a scegliere i vestiti, però.”
“Sei la migliore amica del mondo.”
Allison scoppia a ridere e Rose la segue a ruota.
Il fatidico sabato arriva a seguito di una settimana che è parsa a tutti lunghissima, complici la caterva di pagine da studiare e, nel caso di Rose, una certa agitazione dovuta all’imminente appuntamento. Impegnata a concentrare le attenzioni sulle opinioni di Lorcan e James, ha riflettuto solo in un secondo momento che quello con Dave Davies sarebbe stato il suo primo appuntamento e l’idea di condividerlo con Lorcan ha seguitato a rassicurarla e agitarla insieme: da un lato un appoggio, dall’altro un’inedita sensazione di disagio – come se sentisse di dover fare bella figura in presenza di Lorcan, che al contrario di lei di esperienza ne ha già accumulata parecchia.
Si è chiesta se tutto questo abbia senso.
Tuttavia, non trovando risposta, ha tentato di accantonare ogni sensazione e non fantasticare troppo – anche perché nelle sue fantasie ci sono cose strane, come Eve Steeval che finisce in Infermeria proprio sabato e James che, libero, li raggiunge alla Testa di Porco, oppure Lorcan che si presenta da solo per farle ancora più compagnia… Strane, proprio strane.
Così strane da indurla anche a chiedersi se Dave Davies le piaccia davvero, ma ha convenuto che a differenza di qualche altro ragazzo che l’ha avvicinata lui le piace un po’ di più – lo trova carino, proprio carino, le piacciono soprattutto i ricci neri e gli occhi chiari. E poi è più grande di lei e Roxanne dice che i ragazzi più grandi sono più interessanti, quindi Dave Davies con il suo anno in più è per forza interessante, ed è anche sicura che piaccia a diverse ragazze, persino Allison lo trova molto carino e lei ha dei gusti tanto difficili.
Ancora in dormitorio, si specchia un’ultima volta. Alla fine non ha indossato niente di particolare, non vuole che Davies pensi di essere troppo importante, l’unico peccato di vanità che si è concessa è la mantella bordeaux realizzata su misura da Madama McClan, indossata a scapito del cappotto – ha la brutta sensazione che riscaldi meno, ma è certa di poter sopportare un po’ di freddo pur di sfoggiarla.
Quando sbuca oltre il ritratto della Signora Grassa non può che aprirsi in un sorriso: Lorcan è già lì ad aspettarla.
“Sei puntuale!”
Lorcan, gli occhi scuri che percorrono Rose dalla testa ai piedi, sorride sbilenco alla sua esclamazione e le si avvicina per baciarle la guancia.
“Solo per te,” ribatte. “Niente sciarpa? Fa freddo.”
“Ho il cappuccio,” dice. “E i guanti.”
Lorcan inarca titubante un sopracciglio, ma non insiste e le fa cenno di incamminarsi.
“Ho quasi litigato con Davies, è meglio che lo sai.”
“Perché?”
“Pensava che ci saremmo visti tutti alla Testa di Porco, quando ha capito che io e te ci saremmo andati insieme ha detto che non è normale perché l’appuntamento è il suo.”
“Ma in che senso?”
“E chi lo sa,” risponde Lorcan. “Che c’è di strano se prima di vederci lì ognuno si fa i cazzi suoi?”
“Io e te andiamo sempre a Hogsmeade insieme.”
“Gli ho detto anche questo,” dice. “A me sta già sul cazzo, ti avviso. Neanche ti ha vista e pretende cose, ma che vuole?”
Rose serra le labbra e guarda dritto dinanzi a sé, improvvisa l’agitazione accumulata nei giorni precedenti esplode e la induce a chiedersi se non sia il caso di annullare tutto e catalogare questo appuntamento come un’idea infelice.
A riportarla alla realtà è il braccio di Lorcan che inaspettato la stringe in vita e l’avvicina a sé, mentre l’altra mano corre ad acciuffarle il mento per avvicinare i loro visi – le scocca un bacio sulla guancia così sonoro da far ridere lei, i ritratti affissi alle pareti e persino lui.
“Sei rumoroso,” celia Rose, e per puro dispetto afferra i suoi ricci e li tira.
Ahi!”
“Scemo.”
“Sei una gatta selvatica,” scherza lui. “E hai una passione morbosa per i miei capelli.”
“Mi piace spettinarli.”
“Se tocchi quelli di Davies ti mordo.”
“Fai il geloso?”
“Il possessivo,” ironizza. “Sono i miei ricci che devasti, non quelli degli altri.”
Rose gli sorride furba, ma anziché ribattere scocca un bacio altrettanto sonoro sulla sua guancia e fugge prima che Lorcan si lamenti di essere stato assordato – quando lui la raggiunge e frana contro la schiena di lei, ride col viso premuto sui lunghi capelli ramati mentre le mani si allacciano sulla pancia di Rose.
“Perché non gli dai buca?” suggerisce Lorcan. “Fa freddo, restiamo qui.”
“Non voglio dargli buca, mi piace… credo.”
Lorcan non riesce a trattenere un sospiro e proprio non capisce perché quel mi piace pesi come un macigno.
“Lor,” riprende lei quando si incamminano di nuovo. “Cos’è che si aspetta un ragazzo al primo appuntamento?”
“Niente,” mente lui.
“Niente?”
Lorcan china il capo e intreccia le loro dita non appena sbucano oltre il portone d’ingresso, mentre Rose sfrutta la mano libera per sollevare il cappuccio sulla testa.
“A te non deve importare quello che si aspetta lui.”
“È uscito con molte ragazze?”
“Piaccio molto più io, se vuoi saperlo,” risponde impudente. “Il tuo Davies è poco più di uno sfigato.”
“Questo me l’ha detto anche James, ho capito che non vi piace.”
“Scusa.”
Rose sbircia l’espressione contrita di Lorcan e, occhi al cielo, stringe un po’ di più la morsa delle loro dita, sorridendogli all’istante quando si volta a guardarla.
“Sono contenta che ci sei anche tu.”
“Davies un po’ meno.”
Rose gli restituisce uno sguardo complice e Lorcan solleva le labbra nel suo sorriso sbilenco.
Quando arrivano alla Testa di Porco sono immersi in un chiacchiericcio così fitto che imbattersi nella porta del locale li sorprende e quasi li irrita.
“Puoi ancora fuggire.”
Rose gli fa cenno di zittirsi e Lorcan scoppia a ridere proprio mentre entrano nel pub divenuto ormai accogliente grazie al cordiale Leopold, che li saluta non appena li intravede.
“Il solito tavolo?”
“Sì, grazie,” risponde Rose. “Per quattro.”
Il barista sfoggia un gran sorriso e con un colpo di bacchetta raduna quattro sedie attorno a un tavolo distante dall’ingresso, guadagnandosi il pollice all’insù di Lorcan.
Nel frattempo Rose agita la mano in segno di saluto e Lorcan non fatica a individuare Davies nei pressi del bancone, con ancora il cappotto indosso. Fa appena in tempo a salutarlo a sua volta che delle dita gli sfiorano le spalle e lo avvisano che sia arrivata anche Madison3Madison qualcosa, è sicuro che abbia un cognome, deve averlo per forza, ma a lui proprio sfugge, così come non ricorda molto bene se sia Tassorosso o Grifondoro: poco male, sarà generico.
“Ci sediamo?” incalza Dave.
Rose annuisce e Lorcan senza neanche pensarci l’affianca e si siede accanto a lei – non la nota, la smorfia infastidita di Davies, né fa caso agli occhi assottigliati di Madison costretta a sederglisi di fronte.
“Cosa vi porto?” chiede Leopold non appena li avvicina. “Ma non manca una testa?”
“James è rimasto a scuola,” spiega Lorcan. “Era molto impegnato!”
“Ragazzo diligente, studiare anche di sabato!”
E se Lorcan soffoca una risata, Rose alza di nuovo gli occhi al cielo – studiare, certo, incollato a Eve Steeval.
“Rose, cosa prendi?” chiede Dave.
“Lei una cioccolata calda,” l’anticipa Lorcan. “E anch’io.”
“E i biscotti,” aggiunge Rose. “Quelli a cioccolata.”
“E anche i calderotti,” aggiunge Lorcan. “Quelli piccoli, un vassoio intero.”
“E lo zucchero a velo a parte.”
“Anche quello normale.”
“E l’acqua.”
“L’acqua?”
“Papà dice che l’acqua ci vuole sempre.”
“Allora l’acqua,” conferma Lorcan. “E un boccale di burrobirra.”
“Abbiamo già la cioccolata.”
“Mia madre dice che bisogna essere creativi anche quando si mangia,” ghigna lui.
“Allora voglio anche l’acquaviola.”
“Non ti piace l’acquaviola.”
“Piace a tua madre.”
“E che c’entra?”
“Non lo so!”
Lorcan le pizzica la guancia mentre lei ride e fa poi cenno a Leopold di depennare l’acquaviola.
“In realtà piace a me,” interviene piccata Madison. “La prendo io.”
“Va bene,” liquida Lorcan. “E tu, Davies? Sei a corto di parole?”
Rose sbatacchia le ciglia, ha la sensazione di aver del tutto rimosso la presenza degli altri due negli ultimi minuti. Non senza fastidio si ritrova a osservare la ragazza invitata da Lorcan, vale a dire Madison Cooper, una delle compagne di stanza di Allison – da quanto ne sa, Albus le ha fatto una corte sfrenata non appena hanno rimesso piede a Hogwarts, ma a quanto pare, riflette contrariata, Madison punta più in alto.
Illusa.
A Lorcan le fidanzate non piacciono e neanche le frequentazioni assidue, e di certo non sarà Madison Cooper a fargli cambiare idea – se fossero amiche, le direbbe di essere saggia e dare una possibilità ad Albus.
“Quindi è qui che trascorri i fine settimana?”
La domanda di Dave la riporta alla realtà e la costringe a dedicare attenzione al ragazzo per cui, in fin dei conti, è qui.
“Sì, è carino ed è meno affollato dei Tre Manici.”
“È anche meno accogliente,” interviene Madison. “A me non piace poi molto.”
“Beh, lì c’è la porta, nessuno ti trattiene,” replica Rose.
E se Dave sbarra gli occhi e Madison li assottiglia, Lorcan le sfiora la gamba con le dita per indurla a voltarsi verso di lui e sbirciare uno sguardo che sembra chiederle che intenzioni abbia.
“Scusa, Madison,” aggiunge allora Rose, forzando persino un sorriso cordiale. “Sono così legata a questo posto che reagisco male quando lo criticano.”
“Potresti essere un po’ più gentile,” ribatte la ragazza. “Ma forse ha ragione chi dice che sei prepotente.”
“E chi è che lo dice?” si intromette infastidito Lorcan. “Ho un paio di incantesimi da testare, devi solo dirmi su chi.”
“Sono arrivate le ordinazioni,” dice improvviso Dave. “Giusto in tempo,” biascica tra i denti.
“Che ti prende?” bisbiglia Lorcan a Rose, mentre le varie ordinazioni seguitano a levitare sino a loro. “Per me possiamo andarcene anche ora, devi solo dirmelo.”
“Madison mi è antipatica,” risponde in un sussurro lei. “Tutto qui.”
“E non potevi dirmelo prima?”
“Era inutile, a te piacciono solo quelle antipatiche.”
Lui trattiene a forza una risata e Rose si concede un sorriso rassegnato.
A nessuno dei quattro è chiaro come siano riusciti a superare il momento di tensione e imbarazzo, ma in qualche modo hanno ripreso a parlare come se non vi fosse stato alcuno scambio astioso e come se a Dave non desse fastidio il braccio di Lorcan allungato sulla spalliera della sedia di Rose e il suo intero corpo proteso verso la ragazza – più lo guarda e più ha la sensazione che si sia unito a loro solo per impedirgli di avvicinarsi a lei, altro che invitala pure.
“È ancora bollente,” si lamenta Rose, allontanando la tazza di cioccolata dalle labbra. “Ed è amara.”
“No che non è amara,” dice Lorcan. “La mia è buona.”
“La mia no.”
Lorcan non ci pensa due volte prima di rubare la tazza a Rose e bere.
“È buona, uguale alla mia.”
Lei storce le labbra e allunga il cucchiaino nella tazza di lui, assaggiando anche la sua cioccolata.
“No, Lor, è amara anche la tua. Dobbiamo aggiungere lo zucchero.”
“A me piace così.”
“No, ci vuole più zucchero,” ribatte Rose e svelta aggiunge mezzo cucchiaino di zucchero a lui e due a se stessa. “Ora sono più buone,” decreta dopo averle assaggiate entrambe.
“Ora sono dolcissime,” borbotta. “Soprattutto la tua.”
“Quindi sono più buone, più dolci.”
“Hai bisogno di dolcezza? Ci sono io per questo,” scherza. “Anzi, da oggi in poi ti chiamerò così.”
Cioccolata?”
Lorcan scoppia a ridere e Rose gli artiglia i capelli inducendolo a gemere di dolore.
Dolcezza,” ribatte lui, liberandosi dalla presa. “È perfetto per te, soprattutto quando fai la gatta selvatica,” aggiunge sarcastico.
“Se ti comporti bene, io non faccio la gatta selvatica,” ironizza a sua volta. “E adesso mangia,” aggiunge, premendogli un calderotto sulle labbra. “Così stai zitto!”
Lorcan ne addenta la metà e corre a sfilare l’altra parte dalle dita Rose per replicare i suoi gesti – e ride quando la vede mordere il dolcetto ridendo.
“Sei tutta sporca di zucchero a velo e cioccolata,” ghigna lui, passandole il pollice sulla bocca. “Un disastro.”
“Ma se hai ancora i baffi della burrobirra,” replica lei fintamente offesa. “Ecco, pulisciti!”
Ma Lorcan scarta il tovagliolo che gli porge e cattura la sua mano per usare il pollice di Rose così come ha usato il proprio. È ridendo che Rose riesce a sottrarsi, mentre le sedie su cui sono seduti si smuovono assieme a loro facendo più baccano di chiunque altro in quel pub.
Se ne accorgono solo quando dedicano di nuovo l’attenzione alle tazze di cioccolata, che Dave e Madison hanno tentato invano di inserirsi nella conversazione.
“La tua cioccolata è buona?” chiede Rose a Dave.
“Un po’ amara, in effetti,” risponde lui. “Ma non importa,” aggiunge con un sorriso, indirizzando poi un’occhiata a Lorcan. “Non sarà questo a rovinarne il gusto.”
Lorcan serra le labbra e contraccambia lo sguardo, mentre distende di nuovo il braccio sulla spalliera della sedia di Rose e allunga le dita sino ai suoi capelli.
È strano.
L’idea che Dave Davies abbia ottenuto un appuntamento con Rose lo irrita, e lo irrita dal momento in cui il compagno di stanza gli ha parlato di lei. È probabile, si dice, che sia dovuto a un istinto di protezione: Rose è la sua migliore amica, le vuole bene, non sopporta che qualcuno possa farla soffrire.
E poi c’è quella cosa, l’abitudine.
Non è abituato a vederla con ragazzi diversi da se stesso e James – e siccome James è suo cugino, potrebbe addirittura dire di non essere abituato a vederla con altri ragazzi.
È cresciuta all’improvviso, è successo l’anno precedente, quando compagni di corso e non hanno iniziato a guardarla con un certo interesse. Ricorda che lui e James si sono preoccupati di imporre a parecchi di guardare altrove, anche perché hanno scoperto che Weasley è un cognome che attira parecchio, e se la Weasley in questione è la figlia di Hermione Granger e Ron Weasley attira ancora di più, proprio come succede a James – hanno dovuto proteggerla dagli opportunisti, anche se lei ha sempre sostenuto di saper gestire le attenzioni.
E in effetti.
Prima di Davies non ha mai voluto accettare nessun invito, preferendo trascorrere il suo tempo libero con loro due e Allison – adesso cos’è cambiato? Che non siano più abbastanza per lei? Che l’idiota illuso le piaccia sul serio?
All’idea lo stomaco subisce di nuovo l’attacco di una morsa, eppure Lorcan è sicuro di non aver sonno, il suo corpo è proprio strano.
Quando sbucano fuori dal locale e il gelo pungente di dicembre li assale, gli equilibri tra le due apparenti coppie sembrano essere stati ripristinati: accanto a Lorcan c’è Madison e Rose parla con Dave.
“Ora possiamo stare un po’ da soli o no?” sbotta Madison.
Lorcan inarca un sopracciglio, ficca le mani in tasca e le scocca un’occhiata di sbieco. Tuttavia non fa in tempo a risponderle che una palla di neve lo coglie in pieno petto.
“Ottima mira, Rose,” esclama Dave. “Scusa, Lorcan, ci serviva un bersaglio,” aggiunge con tono di scherno.
“Mi hai ridotto a un bersaglio?” chiede Lorcan a Rose, il sorriso furbo che si fa largo sul viso.
“Due contro due,” ribatte lei. “Dave, occupati di Madison, a Scamander penso io!”
Dave vorrebbe tanto dirle che preferirebbe continuare a giocare con lei, anche perché Madison – che tra l’altro ha conosciuto solo oggi – non gli sembra così propensa a prendere parte alla partita improvvisata, ma capisce in fretta che Rose sia ormai impegnata a rincorrere il suo bersaglio, che dal canto suo ha appena appallottolato quanta più neve possibile e l’ha colpita alla schiena.
“Cento punti e Corvonero!” esulta Lorcan.
“Duecento a Grifondoro!” ribatte Rose quando, l’istante dopo, riesce a colpirlo di nuovo.
Ed è impegnata a racimolare altra neve, accovacciata, quando Lorcan le arriva alle spalle e le spiaccica le mani ghiacciate sul viso. Rose sobbalza così improvvisa da rifilargli una piccola testata.
“Mi hai congelata!
“E tu mi hai quasi spappolato il naso!”
Come si ritrovino a cascare a terra, dimentichi di chiunque sia intorno a loro, non è chiaro né a Rose né a Lorcan, eppure lei nel franargli addosso, con le mani premute sulle sue braccia e i capelli che ciondolano sino a posarglisi tra petto e spalle, avverte un’inedita stretta allo stomaco – è strana, le sembra di avere qualcosa attorcigliato dentro, e poi le sembra anche di avere caldo nonostante dei brividi le percorrano l’intero corpo sino a farle tremare un po’ le labbra.
Non sono mai stati così vicini.
Non premuti contro, non con le bocche tanto prossime da doverle serrare per impedire ai respiri di mischiarsi, non con gli occhi ingigantiti da palpebre apertissime. Ingoiano a vuoto all’unisono, e se Lorcan le sfiora il viso con un mano, a Rose si mozza quasi il respiro quando un pensiero traditore s’affaccia in lei.
Vorrebbe baciarlo.
Si tira su improvvisa, rischiando persino di scivolare nella neve, con gli occhi bassi e le dita tremule a sistemare la mantella e tirare su il cappuccio con la voglia di nascondersi, timorosa che il proprio viso possa tradire le insensate fantasie.
“Se ti interessa, Madison se n’è andata.”
La voce di Dave arriva a Rose ovattata, tuttavia voltarsi assieme a Lorcan in direzione del sentiero e scorgere la figura di Madison in lontananza è istintivo.
“Dovresti raggiungerla,” suggerisce lei a disagio.
“Cosa?”
“Torno con Dave a Hogwarts,” continua Rose. “Raggiungila, non preoccuparti.”
Lorcan schiude le labbra, le richiude, le schiude ancora – non capisce perché gli dica queste cose, e in verità non ha capito neanche perché sia sgusciata via dal loro abbraccio, a lui non è dispiaciuto per niente averla così vicina.
“Vuoi restare sola con lui?”
Lo sussurra al suo orecchio, avvicinandosi a lei quanto basta – e l’avverte, la punta d’astio che gli sporca la voce, ma seguita a non capire se sia fastidio nudo e crudo o un riflesso dell’istinto di protezione.
Rose non risponde a parole, preferisce incrociarne lo sguardo, sopportare la morsa che le strizza di nuovo lo stomaco, sorridergli e baciargli la guancia.
Lorcan la osserva perplesso, è successo qualcosa e lui non ha capito cosa, e quasi inveisce contro Davies che non imita Madison.
“Ci vediamo a cena?” chiede lui.
“Come sempre.”
“Va bene.”
Dave, lì in disparte, li osserva scambiarsi un sorriso e incassa l’occhiata ammonitrice di Lorcan.
“Torniamo a Hogwarts.”
“Non vuoi trattenerti? Manca ancora un po’ al coprifuoco.”
Rose scuote la testa e si incammina senza aspettare Dave, che tuttavia si affretta ad affiancarla e a rivolgerle un gran sorriso.
“Finalmente soli,” dice il ragazzo. “Non ci speravo più!”
“Se vuoi andartene come Madison, non mi offendo.”
“Ma sei sempre così brusca?”
“Io non sono brusca.”
Dave inarca le sopracciglia e le fa un cenno col capo che sembra dire lo sei, invece.
“Non sono brusca,” ripete Rose. “Sono le persone a essere troppo suscettibili.”
“Sei anche abituata ad avere sempre ragione, noto.”
“Non è colpa mia se le persone suscettibili hanno torto.”
Dave scoppia a ridere e Rose, nonostante la confusione che l’ha ingabbiata, abbozza un sorriso.
“Quindi, perché sei ancora qui?”
“Me lo stai chiedendo sul serio?”
“Sul serio,” conferma lei. “Non mi sembri soddisfatto di com’è andata.”
“Però, sei anche diretta!”
“Davies, so come sono fatta,” sbotta. “Ti ho chiesto un’altra cosa.”
“Vedi che sei brusca?”
“Sarà che sei suscettibile.”
E se lui ride di nuovo, Rose si volta a guardare un passante solo per poter alzare gli occhi al cielo senza essere vista – ed esulta dentro di sé non appena intravede il cancello di Hogwarts.
“Come mai non giochi a Quidditch?” chiede lui. “Tutta la tua famiglia ci gioca.”
“Sono incapace,” risponde lei. “E non tutta, James non gioca.”
“È incapace anche lui?”
“Al contrario, non vuole ridicolizzare gli altri con la sua bravura.”
Dave è pronto a ridere una volta ancora, ma si accorge che Rose è seria.
“Vorrei averla anch’io una cugina che mi stima tanto, le mie mi considerano un imbranato.”
“Hai una famiglia numerosa?”
E mentre Dave parla della sua famiglia, Rose fingendo di ascoltarlo si rintana nei propri pensieri rovistati. È assurdo come sia cambiato il proprio stato d’animo nell’arco di qualche ora: non c’è più traccia dell’agitazione legata al primo appuntamento e alle possibili aspettative di Dave Davies, c’è solo spazio per una confusione che rischia di mozzarle di nuovo il respiro.
Non può essere.
Non può aver pensato di baciare Lorcan, non può averlo desiderato. Eppure se ripensa alle ore appena trascorse le sembra di aver avuto un appuntamento con l’amico di sempre e non col ragazzo che ora le cammina accanto, mentre se ripensa a questi ultimi mesi ha la sensazione di poter finalmente dare un nome a tutta l’antipatia nutrita nei confronti delle ragazze di Lorcan – gelosia.
Però, però non è detto che sia proprio così. In fondo, nutre antipatia anche nei confronti delle ragazze che circondano James – e di Eve Steeval più di tutte, che non è finita in Infermeria e lo ha trattenuto tutto il pomeriggio. Insomma, potrebbe esserci un’altra spiegazione, forse è perché stanno crescendo e tutte quelle cose sull’adolescenza, ragazzi e ragazze che le ha spiegato sua madre quest’estate. Forse è colpa del suo corpo che sta cambiando e che le scombussola anche la testa.
Come può capire?
Dovrebbe parlare con Allison, è lei la sua ancora di salvezza. Con James non può parlare perché… Perché? Perché è imbarazzante. Non troppo, però lo è, insomma è pur sempre un ragazzo – e nella migliore delle ipotesi schianterebbe Lorcan a prescindere, per precauzione, come dice ogni volta che allontana un ragazzo da lei. Non vuole che litighino perché lei non capisce niente.
“Che peccato, siamo già arrivati.”
Rose, sbalzata a forza fuori dai pensieri, registra a malapena che Dave ha smesso di camminare e con un rapido sguardo si accorge di essere ormai a pochi passi dal ritratto della Signora Grassa. Tenta di camuffare la sorpresa, è possibile che tra una parola e l’altra il ragazzo le abbia detto di volerla accompagnare sino alla Torre – e chissà che lei non abbia accondisceso di riflesso.
“Sei stato gentile ad accompagnarmi, grazie.”
“Avrei voluto farlo anche prima, non avevo capito avessi appuntamento con Lorcan.”
“Andiamo sempre a Hogsmeade insieme.”
“L’ha detto anche lui.”
“Ora mi rispondi?” rilancia Rose. “Perché sei rimasto?”
Dave passa una mano tra i capelli e si stringe nelle spalle, immagina non sia una buona idea dirle che ha prevalso una muta sfida con il compagno di Casa – la voglia di fargli capire che non si fa mettere in un angolo nessuno, neanche dal capo del Fight Club –, così improvvisa un sorriso e si azzarda a sfiorarle la guancia in una carezza, ma Rose segue la mano e si limita ad aggrottare la fronte.
“Perché mi piaci,” risponde infine, certo di non aver mentito, ma solo omesso una parte di verità. “Il problema è se a te piaccio io.”
No.
La risposta che scivola sulla lingua la schiaffeggia e la induce a scostarsi un po’ per invogliare lui a ritrarre le dita.
Però.
È certa che questa mattina le piacesse, questo potrebbe significare che è solo tanto, troppo, confusa da quello strano pensiero fatto su Lorcan.
Si domanda se Dave Davies non possa tirarla via dall’impiccio e farle dimenticare l’attimo di follia di qualche istante prima – forse deve solo affidarsi alla bella sensazione provata quando l’ha invitata a Hogsmeade e a tutti i commenti fatti con Allison durante la settimana.
Deve solo pensare che è carino.
Con i suoi ricci scuri e i suoi occhi chiari. Non sa come racimoli il coraggio di annullare le distanze e poggiare le labbra sulle sue, sarà che ha ragione James quando dice che è sfacciata. Sa però che a Dave non dispiace affatto, anzi reagisce in maniera anche troppo entusiasta, perché non le dà neanche il tempo di calare le palpebre, abituarsi a un contatto inedito e agli occhiali che un po’ la graffiano, che l’abbraccia e schiude la bocca.
Rose si ritrova a strizzare gli occhi, si chiede se sia normale che il primo istinto sia quello di ritrarsi, però tenta di non pensare e godersi quest’incontro così intimo e nuovo – lascia che sia lui a guidarla, rilassandosi non appena acciuffa i ricci tra le dita, scacciando in fretta e furia il pensiero che non siano morbidi come quelli di Lorcan, ma più crespi, brutti da tirare.
Si salutano con un bacio a fior di labbra, la promessa di rivedersi l’indomani e il gran sorriso di Dave.
Rose si sfiora la bocca non appena rimane sola e nel dire la parola d’ordine per entrare in Sala Comune incassa imbarazzata l’occhiolino malizioso della Signora Grassa.
Ad accoglierla è la solita fiacca del sabato pomeriggio, quando l’imbrunire spinge gli studenti a far ritorno e in tanti si trattengono nei corridoi o prediligono il dormitorio.
Adocchia Hugo e Lily in un angolo, impegnati in una partita di Gobbiglie, e si avvicina a loro per il solo gusto di rifilare un buffetto al fratello.
“Che vuoi?”
“Distrailo, Rose,” trilla Lily. “Ho quasi vinto!”
“Quasi,” sottolinea Hugo. “Non mi batti di nuovo.”
“Prima ti ho proprio stracciato,” ghigna lei.
“Avete visto James?”
Ma entrambi scuotono la testa e Rose annuisce lasciandoli alla loro partita. Uno sguardo titubante alle scale a chiocciola le suggerisce di non sfidare la sorte e rischiare di trovarlo appiccicato a Eve Steeval, così si siede sul divano davanti al camino, rendendosi conto solo ora di avere ancora la mantella indosso e le mani ghiacciate comunque – le strofina tra loro mentre reclina il capo all’indietro per poggiare la nuca sulla spalliera imbottita.
È impegnata a osservare il soffitto da chissà quanto tempo quando un bacio casto le solletica il collo e la fa sussultare – nel voltarsi, incrocia due occhi blu e un sorriso sghembo.
“Sei tornata.”
“Tu dov’eri?”
“In camera mia.”
“Con Eve Steeval?”
James sogghigna e a Rose sembra particolarmente allegro, la irrita anche questo – oggi ha la sensazione che tutto riesca a irritarla.
“Perché la chiami sempre col nome e cognome?”
“Se vuoi posso chiamarla quella.”
“L’appuntamento col coglione è andato male?” s’informa James, e Rose coglie un’aspettativa compiaciuta nella sua voce.
“Non lo so,” risponde. “Ho passato quasi tutto il tempo con Lorcan, ma non l’ho fatto di proposito.”
“E dov’è? Perché non mi avete aspettato fuori?”
“Non sono tornata con lui.”
“In che senso?”
Rose gli racconta brevemente l’epilogo del pomeriggio, bene attenta a omettere quel piccolo, insensato pensiero che l’ha tanto scossa.
“E poi ci siamo baciati.”
James si rabbuia all’istante e Rose vorrebbe tanto chiedergli perché giudichi così male Dave Davies – che forse ha anche trattato un po’ male –, ma si limita a osservare quegli occhi blu distogliersi da lei e fissare le fiamme che si agitano nel camino.
“Ti è piaciuto?”
“Non lo so.”
“Oggi non sai niente.”
“E a te è piaciuto?”
“Cosa?”
“Isolarti con quella.”
James china il capo e sogghigna tra sé e sé, abbandonandosi a una piccola risata quando la mano di Rose gli sfiora la nuca e le sue labbra gli baciano la guancia.
“Puzzi,” dice lei. “Devi farti una doccia.”
“Io non puzzo.”
“Invece puzzi,” insiste, annusandogli il viso e facendolo ridere. “Non è il tuo profumo.”
“Sarà quello di quella,” ribatte sarcastico. “Non ti piace?”
“No.”
“E Davies è un coglione.”
Rose gli dà un piccolo morso sulla guancia e si rilassa di nuovo contro lo schienale del divano. James la segue a ruota, arrotolando una ciocca di capelli ramati tra le dita e poggiando la testa sulla sua spalla.
“Domani stai di nuovo col coglione?”
“E tu?”
“Dovrei,” risponde James. “Ma posso darle buca.”
“Non è che si offende?”
“Ne dubito, mi ha detto sin dall’inizio che non vuole una relazione.”
“E tu?”
“Io cosa?”
“Vuoi una relazione?”
“Non ci penso neanche,” risponde allucinato. “Anche per questo Eve mi piace,” aggiunge. “Ma non cambiare discorso, tu domani che fai?”
“Ho appuntamento con Dave.”
“E puoi dargli buca?”
“Penso di sì.”
Lui sorride e solleva di poco la testa per incrociarne lo sguardo chiaro. Le ore appena trascorse e in cui si è sentito euforico e agitato insieme gli sembrano lontanissime, la vicinanza di Rose riesce sempre ad annullare qualsiasi altra cosa – non di rado riflette che lei abbia un potere strano su di lui, qualcosa che è solo suo, loro.
Sussultano entrambi quando qualcosa nelle loro tasche diventa rovente, estraggono così dei falsi galeoni sui quali quest’estate Hermione ha applicato una serie di incantesimi per permettere loro di comunicare a distanza – Rose ha dovuto promettere alla madre di non usarli per barare durante i compiti in classe per convincerla a farle questo piccolo favore.
“Sarà tornato ora,” dice Rose, leggendo lo stringato «R, sei in Sala C?» di Lorcan.
«» risponde lei, e un istante dopo vede apparire altre due parole – «brava, dolcezza» – che riescono a farla sorridere.
“Dolcezza?”
“Dice che è il mio nuovo soprannome, solo perché gli ho zuccherato la cioccolata!”
James sorride e infila di nuovo il galeone in tasca.
“Prima o poi capirai che niente è meglio del salato.”
“Ma a me piace anche quello.”
“Un giorno ti piacerà solo quello,” ghigna lui. “Parola di James Sirius Potter!”
“Sbruffone!”
“Allora domani stai con me?”
“Ma sì che sto con te.”
James si apre in un gran sorriso e Rose si abbandona alle sue braccia in cerca di quiete – è stata una giornata strana.
 
 
 
 
 
1Dave Davies: Corvonero del quinto anno. Personaggio di mia invenzione.
2Eve Steeval: Grifondoro del sesto anno, Prefetto. Personaggio di mia invenzione.
3Madison Cooper: Tassorosso del quarto anno. Personaggio di mia invenzione.
Note dell’autrice: eccomi con l’ennesimo missing moments, spero sia piaciuto a chiunque l’abbia letto, per me scriverlo è stato molto divertente – nonostante non sia mancata quell’amarezza di fondo figlia del senno di poi. Inoltre, questo racconto partecipa al Gioco di scrittura indetto da BlueBell9 su facebook.
Nel caso non abbiate letto Della volta in cui Lysander superò Lorcan, specifico che Alexandra Boot è un mio personaggio originale ed è la Capitana di Quidditch Corvonero.
Colgo l’occasione per ringraziare coloro che in questi giorni hanno dedicato del tempo ai miei racconti e ai quali non sono ancora riuscita a rispondere (ho letto le vostre recensioni, al più presto rispondo ❤) e segnalare i due missing moments più recenti: Tra granelli di sabbia e Sono tutti i colori (mentre immagino sappiate già che è edito il Capitolo Ventitré della long!).
Grazie a chiunque è giunto sin qui.
Un abbraccio! ❤
   
 
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