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Autore: Talitha_    13/03/2021    3 recensioni
Da quando lei ed Adrien hanno scoperto le rispettive identità, Marinette ha sempre negato, con ostinazione, ogni possibilità di un futuro insieme. ⁣
Sarebbe sbagliato, pericoloso. ⁣
Tuttavia, dopo ancora quattro anni, i suoi sentimenti per lui e gli errori del passato continuano a tormentarla. ⁣
È davvero esclusa in partenza ogni possibilità di trovare un lieto fine?⁣

« Perché c’è di peggio che non conoscere mai l’amore: trovarlo in un tempo della propria vita che lo rende impossibile. »⁣
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Première partie

 

«Il y a pire que ne pas connaître l’amour, c’est de le trouver dans un temps de ta vie qui le rend impossible.»

 

Prologue 

 

Parigi, 10 gennaio 2017

 

Adrien sapeva.  

Marinette sapeva

Sapevano entrambi la verità, quella che i loro cuori da tempo avevano iniziato a palesare. Da quando Ladybug arrossiva di fronte alle battute e agli sguardi d’amore di Chat Noir, e da quando Adrien si era reso conto che Marinette non poteva essere solo un’amica

Ora, erano uno di fronte all’altra, i corpi sferzati dalla gelida aria d’inverno di una notte parigina. 

Eppure, nessuno dei due aveva freddo. 

Tremavano, sì, ma perché erano innamorati, e perché avevano paura di quello che sarebbe venuto dopo. O meglio, di quello che non sarebbe potuto venire

“A-Adrien” mormorò Ladybug, e quel nome sussurrato si perse in una nuvoletta bianca di calore.

Chat Noir deglutì, e un altro di quei brividi d’amore e di paura gli scese giù lungo tutta la spina dorsale. La voce con cui Ladybug aveva pronunciato il suo nome era... diversa. La consapevolezza con cui lo aveva pronunciato era diversa. Ora sapeva che lo amava, e non solo come il perfetto e bellissimo modello Adrien, ma anche come lo spiritoso, sornione, pieno di sé - ma anche incredibilmente affettuoso - Chat Noir. Il suo cuore saltò un battito, perché anche solo pensare una cosa del genere gli sembrava impossibile. Un sogno finalmente divenuto realtà. 

Eppure, quando Chat Noir alzò i suoi occhi verdi su Ladybug, tutta la sua felicità scemò via. Vi lesse, infatti, un sentimento duro, un velo di dolore che subito aveva sorpassato la gioia di lei. 

“N-non possiamo stare insieme, Adrien” disse subito dopo, senza alcun tipo di preavviso. Il cuore di Adrien perse un altro battito. Dalla paura, adesso. 

È incredibile, pensò, come una semplice frase possa causare tanta infelicità dopo una gioia così dolce e pura. 

“Non possiamo stare insieme” ripeté Marinette, come a convincersi lei stessa. “E lo sai benissimo anche tu”.

Chat Noir protese una mano verso di lei, e si slanciò un poco in avanti. “Milady, p-possiamo prov...”. 

“No”. Due lettere, una sillaba. Un cuore in frantumi. 

Ladybug si ritrasse dal tocco della sua mano sul braccio. Indietreggiò di qualche passo, fino ad arrivare con la schiena contro un muro di pietra, su cui, metri più in alto, alcuni camini accesi rilasciavano sbuffi di fumo. Marinette premette i palmi delle mani contro il muro, poi chiuse con forza i pugni, tanto che persino da sotto la tuta sentì le unghie conficcarsi nella pelle. Quel “no” imperioso era stato pronunciato nonostante il nodo in gola che quasi le impediva di respirare. Adesso teneva gli occhi fissi sul pavimento, perché sapeva che se li avesse alzati su di lui sarebbe scoppiata in lacrime. 

Adrien non rispose. Semplicemente, perché non sapeva cosa dire. Non intendeva certo rinunciare - così - a lei, soprattutto adesso che sapeva di essere ricambiato sotto ogni aspetto. D’altra parte, però, aveva visto il lampo di dolore che aveva attraversato gli occhi di Marinette quando gli aveva parlato, e non se la sentiva di insistere, di causarle ancora più sofferenza. 

Tuttavia, non valeva la pena fare un tentativo? Il loro amore - lei - non valeva forse il rischio? Adrien sapeva che avrebbe fatto di tutto per stare con lei, tutta la vita, insieme per sempre. 

E non era, quello, solo uno di quei pensieri leggeri come il vento che attraversano, le volte, la mente dei ragazzini. Lui lo sentiva. Sentiva il filo rosso che il univa, sentiva come tutti i momenti della loro vita li avessero portati ad incontrarsi in quelle vesti, come supereroi, per permettere loro di imparare a conoscersi come forse nessun altro sarebbe stato capace di fare. Chi, come Ladybug, conosceva così bene il suo lato scherzoso, bambinone, malizioso, giocherellone? Nessuno. Lui si sentiva libero di comportarsi così solo con lei, e sapeva che c’era un motivo se erano finiti uno di fronte all’altra, in quel momento. 

C’era un motivo se erano finiti per provare un sentimento d’amore così puro e totale l’uno per l’altra. E l’unica cosa che Adrien sapeva di volere era vivere quell’amore in tutta la sua completezza, e respirarlo e assaporarlo ogni giorno della sua vita. Con lei. 

Forse, se in quel momento Adrien avesse dato voce a i suoi pensieri, forse - e dico forse - tra di loro sarebbe finita in un modo diverso. Ma Adrien rimase in silenzio, mentre Ladybug lottava con tutte le sue forze per trattenere le lacrime e cercare di sciogliere il magone che le bloccava la gola. 

Era sbagliato. Tutto quello era sbagliato. Maestro Fu non avrebbe dovuto dare i Miraculous proprio a loro, sapendo come sarebbe andata a finire. Lo sapeva? Probabilmente sì. I pensieri si susseguivano nella mente di Marinette alla velocità della luce, e lei non riusciva a stare dietro a tutti. Si sentiva di stare per impazzire, le gambe le tremavano e sarebbe caduta a terra se la voce di Adrien non avesse attirato la sua attenzione. 

Milady”. Un sussurro. Un brivido. 

Ladybug scosse la testa, perché non voleva, non poteva, rispondere a quel richiamo così dolce ed invitante. Sentì un leggero fruscio, quello della coda di Chat Noir che sferzava l’aria mentre lui si avvicinava a lei. Lentamente. Quasi avesse paura di spaventarla se fosse stato troppo brusco nei movimenti.

Quando il corpo di Chat Noir fu vicino quel tanto da percepirne il calore, una calma rasserenante invase il cuore di Marinette. Avvertì una mano delicata schiudere uno dei suoi pugni, che teneva ancora stretti rabbiosamente, quasi potessero catturare quel qualcosa di inafferrabile che a lei sfuggiva. Forse, sperava, la soluzione a tutti i loro problemi.  

Il palmo di Ladybug si schiuse dolcemente sotto il tocco delicato delle sue dita. Persino sotto due strati di tuta, Chat Noir poteva percepire il calore della sua pelle. Nelle orecchie, invece, gli rimbombavano i battiti feroci dei loro cuori, confusi, tristi e stremati. Troppe emozioni nel giro di così poco tempo

Milady” ripeté Chat Noir, e questa volta gli occhi di Ladybug gli risposero. 

Verde e azzurro si incrociarono, e nessuno dei due poté fare a meno di notare la patina lucida negli occhi dell’altro, quel sentore di pianto che solitamente precede le lacrime.  

Il cuore di Adrien si strinse in una morsa quando osservò lo sguardo confuso e disperato di lei, le guance pallide e il naso rosso per il freddo. E il respiro affannato che dava vita a innumerevoli nuvolette di aria calda. 

Era bellissima e innamorata e sofferente. Innamorata di lui, per la precisione. E sofferente a causa sua

Chat Noir non riuscì a impedire alla propria mano di accarezzare quella guancia morbida, con la speranza di farle tornare un po’ di colore, o quantomeno di riscaldarla. 

Ladybug trasalì al suo tocco, il battito sempre più forte del cuore le riecheggiava in tutto il corpo. Avvertiva uno strano formicolio nella pancia, come se la sola vicinanza di Adrien potesse risvegliare le farfalle nel suo stomaco e farle svolazzare tutte insieme. 

Risvegliatore di farfalle. Mmh, suonava molto bene. 

Per un solo istante, Ladybug provò a considerare quella strana vocina che le sussurrava di lasciarsi andare al tocco delicato di Adrien sulla sua guancia. 

Chiuse gli occhi. 

Mentre percepiva il leggero strofinio del suo pollice contro lo zigomo sinistro. 

Mentre con la mano destra accettava la stretta delle dita di Adrien, che adesso avevano completamente sciolto il suo pugno. 

Per un solo istante, Ladybug si lasciò andare, e sembrò che una strana magia si fosse appropriata di quello spazio così stretto tra i loro corpi, spazzando via tutto il dolore e la sofferenza. 

Sussultò quando Adrien fece per avvicinarsi, ma non gli impedì di farlo. Il suo corpo aderì perfettamente a lei, mentre la sua abilità di risvegliatore di farfalle gli stava forse sfuggendo un po’ di mano, perché Marinette avvertiva adesso ali svolazzanti percuoterla tutta, dalla punta dei capelli a quella dei piedi. 

Nel frattempo, i suoi respiri - i loro respiri - si stavano facendo sempre, sempre più corti. Forse, pensò Marinette, perché a forza di respirare la stessa aria l’ossigeno tra loro era finito. Forse. 

Tuttavia, per quel singolo, unico istante che sembrava sospeso nel tempo, cercò di svuotare la mente da ogni pensiero che non riguardasse lui. Lui e il suo pollice delicatissimo che ancora le accarezzava la guancia. Lui e quel suo sguardo da innamorato perso che le faceva mancare la terra sotto i piedi. Lui e quella mano che fino a un momento prima era stretta alla sua e che adesso... oh, adesso stava risalendo un po’ più su, fino ad arrivare alla sua vita e...

Marinette emise un gemito, perché il suo tocco in quel punto l’aveva colta impreparata. Decisamente impreparata. 

Adrien sorrise, una nota di sadismo nella curva delle labbra. Incoraggiato dalla sua reazione a quel semplice sfioramento, inclinò leggermente il capo verso sinistra, richiamando l’attenzione dello sguardo di lei. Marinette alzò gli occhi, ora profondamente imbarazzata, e con un adorabile rossore che le dipingeva le gote. Strizzò gli occhi, e due piccole lacrime emersero dalle sue ciglia scure. Vi erano rimaste incastrate da diversi minuti, e il freddo aveva quasi minacciato di congelarle. Vi erano rimaste incastrate da quando, prima, gli aveva detto che non potevano stare insieme. 

Prima, in un tempo che le sembrava lontanissimo, quando aveva avuto la voglia di piangere e urlare e in cui aveva desiderato di non aver mai conosciuto Adrien. Che i loro cammini non si fossero mai incrociati. 

Era incredibile come in un lasso di tempo così breve il suo desiderio fosse cambiato tanto profondamente. Ora nella sua mente c’era solo e soltanto lui, e la sua mano che le circondava il fianco, e il suo viso sempre più vicino che adesso...

Che adesso sembrava tanto esprimere la voglia di baciarla. Oh, quanto voleva essere baciata da lui. E parve quasi che oltre a risvegliare le farfalle Adrien fosse anche incredibilmente capace di leggere nella mente, perché proprio in quel momento le sue labbra furono tanto vicine da sfiorare le sue, poi da lambirle e accarezzarle, conoscerle e assaporarle per quella che entrambi consideravano come la prima volta. 

Il tutto in quel singolo, dannato istante. Un fruscio, un battito mancato, poi morbido su morbido. Nasi e ciglia che si solleticavano. 

E Marinette si sorprese nel constatare come quel bacio fosse così diverso da tutti quelli che si erano potuti scambiare nel corso degli anni in cui si conoscevano, perché c’era la consapevolezza da parte di entrambi di essere parte di un tutto, di una cosa grande meravigliosa invitante cui entrambi avrebbero potuto prendere parte. 

Marinette visse ogni istante di quel bacio cercando di imprimere nella memoria tutte le sensazioni che le stava facendo provare. Forse perché una parte di lei sapeva che non ce ne sarebbero stati altri in futuro, perché tutto quello era difficile e impossibile, forse sbagliato. 

Ma non fu a questo che pensava mentre le labbra di Adrien catturavano le sue e ci giocavano e le punzecchiavano e le scoprivano per la prima volta. Oh, no. In quel momento pensava solo a quanto potesse essere incredibilmente bello e liberatorio un bacio, soprattutto uno come quello, che sembrava quasi il frutto di un incantesimo di una fata dei boschi.  

Fu solo dopo, quando le loro labbra si separarono con uno schiocco dolcissimo, che Ladybug si ritrovò a fissare gli occhi verdi di Chat Noir - e a immaginare un futuro in cui in ogni singolo istante poteva girarsi e guardarli - che si rese conto di essersi lasciata andare un po’ troppo. Perché non poteva esserci nessun futuro tra lei e Chat Noir, nessuno

Nessun futuro in cui le sarebbe bastato voltarsi per trovare conforto nel verde dei suoi occhi, o nella morbidezza delle sue labbra. 

Perché lei era Ladybug e lui Chat Noir, e non era permesso loro neanche di conoscere le rispettive identità. Figurarsi di stare insieme

Per questo, quando Adrien riaprì gli occhi dopo quel bacio magico e bellissimo, si scontrò di nuovo con lo sguardo duro di Ladybug, che adesso premeva i palmi contro il suo petto cercando di allontanarlo da sé. Di allontanare quelle mani così dolci e gentili, che sapeva mai le avrebbero fatto del male. 

Adrien non capiva. Aveva per caso sbagliato qualcosa? Le aveva fatto male? L’aveva fatta sentire a disagio? Lui non...

“Adrien”. La voce tagliente di Ladybug interruppe il flusso dei suoi pensieri. 

M-Milady ho fatto qualcosa di sbagliato? Io...”

Ladybug scosse la testa. “Adrien, tutto questo è sbagliato, noi, qui, adesso” disse, puntando un dito verso di lui e poi verso di sé. 

“Sbagliato? Ma...?”

Come poteva una cosa tanto eterea e perfetta essere addirittura sbagliata?

Ladybug rifuggì il suo sguardo, gli occhi piantati a terra. “Non possiamo montarci la testa, Adrien. Tra noi non può esserci niente.”

“M-ma perché?”, rispose lui, nella voce un sentore di pianto. 

Intorno a loro, quell’atmosfera che prima era così magica era tornata ad essere fredda e buia. Se prima sembrava che la luna splendesse solo per loro in cielo, insieme con le sue amiche stelle, adesso la loro luce aveva un che di pallido e lattiginoso. 

La felicità nel petto di Adrien era completamente smorzata, afflosciata, e cercò invano di trattenerla afferrando con decisione la mano di Ladybug che lo aveva spinto via. “Perché pensi che una cosa bella come l’amore, il nostro amore, possa essere sbagliata? Da quando l’amore è una cosa da mettere da parte?”

Adrien pronunciò quelle parole con rabbia, perché conosceva la luce di ostinazione negli occhi di Ladybug, e sapeva che non ci sarebbe stato nulla in grado di farle cambiare idea. Era così dannatamente cocciuta e orgogliosa. 

“Da quando è tra noi” si costrinse a rispondere Marinette, nel tono più glaciale e imperioso che potè. “Non possiamo stare insieme, Adrien. Per quanto lo vogliamo, semplicemente... n-non possiamo”.

Adrien sentì una gelida disperazione montargli nel petto. Non poteva finire così. Non si sarebbe arreso. Mai. 

Strinse il pugno libero, mentre con l’altra mano teneva ancora stretta quella di Ladybug. “Dimmi perché?”, disse tra i denti, la voce spezzata. “Dimmi perché ti ostini a negare i tuoi sentimenti, quando sappiamo benissimo entrambi che sono la cosa più bella che ci sia mai potuta capitare?”

Una prima lacrima - prima di una lunga serie di lacrime - rigò il volto disperato di Chat Noir.  “Dimmi perché” esclamò tanto forte che la sua voce risuonò lontana, nell’eco della notte “ti ostini a farci soffrire entrambi, quando sarebbe così facile, così terribilmente facile, mettere tutto il resto da parte e vivere felici?”

Ladybug rimase ferma, impietrita. Non aveva il coraggio né la forza di ribattere. 

La sua mano era diventata inerte in quella di Chat Noir, che continuava a stringerla con forza, senza però farle del male. Sentiva ancora sulle labbra il profumo di lui, quello della sua pelle soffice e vellutata. Si prese con forza un labbro tra i denti, cercando di scacciare quella sensazione bellissima e terribile. Probabilmente non l’avrebbe provata mai più. 

Quel singolo istante in cui si era lasciata andare, poco prima, le sembrava ormai lontanissimo, surreale. Come quando la mattina ci si sveglia dopo un sogno e si ha il dubbio di aver sognato veramente. 

Il volto di Chat Noir era distorto da una smorfia di dolore, le guance completamente zuppe di lacrime. Quando lui tirò leggermente la sua mano, lei avanzò mollemente di un passo. Pareva non avesse neanche più il controllo del proprio corpo. 

“Ti amo, Marinette” un sussurro lontano le giunse alle orecchie. L’unica nota di dolcezza in una canzone di sofferenza. “Ti amo” ripetè Adrien, raccogliendo con la lingua alcune lacrime che si erano depositate sulle sue labbra, quelle che fino a pochi secondi prima l’avevano baciata, amata, e… 

“… e mi dispiace se ci ho messo così tanto per capirlo” continuò Adrien, afferrando con delicatezza anche l’altra mano di Ladybug, che sembrava sempre più un’estranea nel suo corpo. “Sono stato uno stupido, lo so. Perché per tutto questo tempo ho avuto la verità proprio sotto al naso e non ho avuto il coraggio di fare due più due.”

“Adrien…” un mormorio bassissimo, appena udibile. Marinette sentiva la gola completamente arida. 

“Aspetta, fammi finire” le disse con dolcezza, avvicinandosi ancora un poco a lei. “I-io… riconosco di essere stato un idiota, ma so anche di essere terribilmente, perdutamente innamorato di te e…”

“Adrien.”

“… e non posso fare a meno di pensare che senza di te nella mia vita, Milady, tutto sareb…”

Adrien.”

Una preghiera, una supplica

Ti prego, non dire più niente. Non faresti altro che peggiorare la situazione.”

Chat Noir alzò gli occhi su di lei, e quasi non la riconobbe con quello sguardo duro, distaccato, freddo. 

“M-Marinette?”

Ladybug scosse la testa. “Non sono Marinette, per te. Non devo esserlo. Non possiamo dimenticare chi siamo, ma possiamo evitare di venire ancora una volta meno ai nostri doveri di supereroi.”
“E tu credi che stare con la persona che si ama implichi venir meno ai propri dov…”

Basta!”, urlò Ladybug, sprigionando tutte insieme le emozioni e le lacrime che aveva faticosamente nascosto dietro un muro di freddezza. “Credi che mi piaccia dover dire queste cose?! Rinunciare a te, dopo tutto questo tempo passato ad amarti e a disperarmi, perché pensavo che non avresti mai ricambiato i miei sentimenti?”

Chat Noir la guardò spiazzato. La guardò mentre il suo volto si trasformava in una maschera di tormento e sofferenza, mentre lacrime su lacrime su lacrime le uscivano dalle ciglia come fiumi in piena. Dio, non aveva mai visto tante lacrime tutte insieme su un volto così bello, e…

“Mi chiedi perché non possiamo stare insieme? Non è forse ovvio? Come pensi ci comporteremmo con i nostri amici, in pubblico, in veste da supereroi? Dovremmo nascondere a tutti la nostra relazione, e metteremmo in pericolo tutte le persone che ci circondano! Non possiamo stare insieme, Adrien. Per quanto il nostro amore sia forte, e credimi” singhiozzò violentemente, mentre scuoteva la testa in preda alla disperazione “io so che lo è, sono anche la guardiana dei Miraculous, e non posso permettere che la nostra missione e le nostre identità vengano compromesse a causa dei nostri sentimenti.”
Chat Noir indietreggiò, troppo sconvolto da quelle parole per dire, fare, persino pensare, qualunque cosa. Le loro mani, l’unica cosa che ancora li univa, si sciolsero bruscamente dal loro intreccio. Ladybug si premette con forza un palmo sulle labbra, come a contenere i singulti che le squassavano il petto. 

Adrien la fissava terrorizzato, perché la vista di lei, così sofferente, piccola, tremante e bisognosa di affetto lo colpì come una palla al petto. E se da una parte l’unica cosa che voleva fare in quel momento era prenderla, abbracciarla, consolarla, baciarla e asciugare quelle orribili lacrime dal suo volto, dall’altra si costrinse a non dare azioni ai suoi pensieri. Perché, sebbene tutto quello gli sembrasse completamente e irragionevolmente ingiusto, se lei non voleva stare con lui - a prescindere dal motivo che aveva causato questa sua scelta - lui non l’avrebbe mai forzata.

Il suo cuore sperava ancora, segretamente, che un giorno sarebbe stato possibile, per loro due, trovare la felicità. Ma lì, in quel momento, il suo posto non era tra le braccia di Marinette, bensì in un luogo lontano, freddo e solitario, come d’altronde sempre la sua vita, fino a quel momento, era stata. 

Chat Noir indietreggiò ancora di un passo quando Ladybug, annichilita, si ripiegò sulle ginocchia, le mani ancora premute sulla bocca. Indietreggiò di un solo passo, e subito fu pronto ad andare da lei ed offrirle un braccio, per sostenerla, si ripetè, solo per sostenerla in piedi, quando la voce di Ladybug lo colse di sprovvista, ancora una volta. “Vattene, Adrien” un mormorio che somigliava al suono di un’ala che si spezza. “Ti prego, vattene. Non rendere le cose più difficili.”

Chat Noir boccheggiò, fece per parlare, ma nessuna parola diede voce ai suoi pensieri. 

Vattene” ripetè Ladybug, in un lamento lungo e strascicato. 

Quante volte ancora quella singola parola avrebbe continuato a risuonargli nella mente. Quante volte ancora l’immagine di lei rotta e spezzata e ripiegata su se stessa avrebbe infestato i suoi incubi. 

Eppure, in quel momento, l’unica cosa che Adrien riuscì a fare fu ordinare alle sue gambe di muoversi, e di mettere quanta più distanza tra lui e Marinette. 

 

Quella notte - ogni suo avvenimento, battito, sussulto o brivido che sia - rimase scolpita indelebilmente nei cuori di Ladybug e Chat Noir. 

Quella notte, compresero e vissero un dolore talmente grande, potente, enorme da lasciare nella loro anima come un buco nero di sofferenza. 

 

Perché c’è di peggio che non conoscere mai l’amore: trovarlo in un tempo della propria vita che lo rende impossibile. 

 

[continue…]

 

 


 

Convenevoli finali:

Ahhh, non mi sembra vero!!! Finalmente è giunto il momento di condividere anche con voi lettori questa nuova storia *w* 

È la prima volta che scrivo una fanfiction con più capitoli (legati da un filo logico, almeno xD), quindi ci ho ripensato tante e tante volte prima di cimentarmi seriamente e cercare di portarla ad un punto d’arrivo che fosse sensato (e credetemi, ho faticato tantissimo ahah). 

Forse un piccolo chiarimento prima di leggere i prossimi capitoli: il fulcro di questa fic è la storia d’amore tra Adrien e Marinette. Anche se ci saranno spunti per parlare di altro, per favore, non rimaneteci troppo male se non lo farò, perché questi serviranno solamente come base per portare alla conclusione che ho in mente. E niente, ci tenevo soltanto a precisarlo per evitare scontenti o delusioni, anche se probabilmente non potete ancora capire cosa intendo, e forse è meglio così xP. 

Comunque, bando alle ciance! Vi prometto che cercherò di fare il possibile per aggiornare una volta alla settimana. Ho aspettato appositamente di avere le idee chiare in mente prima di pubblicare la storia, così da non farvi penare più di tanto :)

Non sarà una storia molto lunga, però credo che nel frattempo la raccolta di OS sarà momentaneamente in pausa (ovviamente continuerò ad aggiornarla una volta terminata questa, non preoccupatevi <33).

Bene, perdonatemi se ho abusato di questo spazio che mi ricavo ogni tanto, però non ho altro modo qui su Efp di avvisarvi e finisco sempre per scrivere saluti papireschi. 

Ovviamente, vi attendo con ansia nei commenti! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo prologo, e anche se avete qualche teoria per i prossimi capitoli!!

 

Grazie di cuore per aver(mi) letto fin qui, 

A presto, 

Talitha_ 

   
 
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