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Autore: ChrisAndreini    15/03/2021    1 recensioni
Una figlia di papà rigida e viziata
Un insicuro amante dei film d'autore
Una ragazza abile a non farsi notare
Un caotico fervido sostenitore di diritti LGBT+
Una entusiasta e goffa artista
Un musicista appena arrivato in città
Un laboratorio al quale sono costretti a fare gruppo nonostante le marcate differenze
E una tempesta inaspettata che li colpisce donando loro mistici poteri
Il caos è inevitabile, così come i sentimenti
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Piovono Polpette

 

-Va bene, ragazzi, vi devo assolutamente chiedere una cosa!- era stata la prima cosa detta da Kenneth quando si erano finalmente riuniti tutti quanti.

-Queenie non è ancora arrivata- replicò Aria, molto assente, giocherellando con un tovagliolo.

Era molto distratta quel giorno, dato che tra il pomeriggio del giorno prima e quella mattina erano successi una serie di numerosi stranissimi eventi.

Aria era abituata alla sua goffaggine. Fin da quando era piccola aveva una pessima coordinazione, e inciampava spesso, cadendo rovinosamente a terra. Aveva iniziato il corso di recitazione gratuito al Neige Theatre proprio per diventare più consapevole del proprio corpo, ma non aveva ancora avuto grossi risultati.

Di certo non aiutava il suo essere costantemente di fretta, esagitata e iperattiva.

Perché iperattività e goffaggine non vanno molto a braccetto, bisogna dirlo.

Il fatto è che Aria era abituata a cadere.

…un po’ meno abituata era a non cadere.

E per non cadere intendeva inciampare, rischiare di cadere di faccia, e ritrovarsi spinta all’indietro da un’improvvisa folata di vento che la rimetteva in equilibrio.

Ecco, a questo proprio non era abituata. E dubitava fosse tanto normale.

Eppure era successo già tre volte in meno di ventiquattrore.

Doveva dirlo a qualcuno? No, l’avrebbero presa per pazza.

Ma se continuava si sarebbe scoperto comunque.

Da cosa era dovuto? Perché succedeva? Era impazzita per davvero o era diventata magica? Dubitava la seconda ipotesi, sarebbe stato fantastico ma quello era il mondo reale, non si svendevano poteri a caso, giusto?

Eppure…

-Proprio perché la regina di ghiaccio non è ancora arrivata preferisco discutere della questione adesso- la voce di Kenneth era così intensa che attirò l’attenzione di Aria, che lo guardò storto.

Ammetteva anche lei che Queenie non fosse Miss simpatia, ma c’era davvero bisogno di parlare sempre male di lei alle sue spalle? Non era viziata e fredda neanche la metà di quanto la gente pensasse. Anzi, era gentile, e si impegnava, e… sì, forse era un po’ rigida, ma non era colpa sua, ma delle persone che non provavano neanche a conoscerla.

-Guarda che anche se ti sta antipatica è comunque parte del gruppo e deve essere presente per la scelta del progetto- lo rimproverò, cercando di essere comunque incoraggiante e allegra.

-Sì, lo so. Ma non voglio parlare del progetto, ma farvi una piccola domanda personale- Kenneth era insolitamente insicuro e incerto.

Adam gli lanciò un’occhiata allertata.

-Kenneth, non mi pare il caso- provò a dissuaderlo, guardandosi intorno preoccupato. Erano in un tavolo molto isolato, e non c’era nessuno che potesse vederli.

Ed era strano… che Kenneth avesse scelto il tavolo di proposito?

L’attenzione di Aria venne del tutto presa dalla situazione assurda che iniziava a formarsi. Era insolito che Kenneth e Adam si comportassero così, sembravano spaventati da qualcosa.

Ma da cosa?

-Lo so che è strano, ma è meglio parlarne- insistette Kenneth, rivolto verso Adam, non del tutto certo, e lanciando un’occhiata a Catherine per cercare la sua assistenza.

La ragazza sollevò le spalle, e lo guardò in difficoltà. Non sembrava avere idea di cosa consigliargli.

-È successo qualcosa?- provò a chiedere Noah, iniziando a preoccuparsi.

-No!-

-SÌ!- risposero Adam e Kenneth, all’unisono.

Poi si guardarono storto.

-Sentite, per caso a voi è successo che…?- alla fine Kenneth prese coraggio e iniziò a chiedere, ma venne interrotto dall’arrivo di Queenie, che li raggiunse elegante e rilassata, per niente consapevole dell’aria tesa che già tirava al tavolo.

-Scusate il ritardo, la lezione è durata più del previsto- si scusò, sedendosi accanto ad Aria e lanciandole un allegro sorriso che non lasciò indifferente la ragazza.

Insomma, dai, Queenie era decisamente una bella ragazza, e non era un segreto che Aria fosse pansessuale.

Poi, che fosse più attratta dalla persona che dall’aspetto era un altro conto, e anche in quel caso Queenie le piaceva. Era gentile, e si impegnava tanto, ed era anche molto più divertente di quanto apparisse all’esterno.

-Non fa niente, anzi, potevi anche ritardare di più- la accolse Kenneth, sgonfiandosi come un palloncino e diventando molto più restio a dare l’informazione che era in procinto di condividere.

-Per quanto mi piaccia l’idea di ritardare il più possibile qualsiasi interazione con te, è giunto alla mia attenzione che più rinvio i problemi, più tardi vengono risolti, quindi vogliamo discutere del soggetto del cortometraggio e prendere poi vie traverse?- Queenie aveva la risposta pronta, con lingua affilata come un coltello ma mantenendo la compostezza.

Era proprio una queen, il nome era decisamente azzeccato.

Kenneth non replicò, e si limitò a sbuffare, stravaccandosi sulla sedia irritato.

-Non dovremmo ordinare da mangiare, prima?- chiese Noah, incerto, ma sperando di trovare un terreno comune.

-Sì, vi prego, il mio stomaco sembra una lavatrice impazzita per quanto fa rumore- gli diede man forte Aria, che quando si trattava di cibo era un pozzo senza fondo.

-Buona idea, meglio mangiare e parlare del corto- Adam accolse con piacere il cambio di argomento, e chiamò una cameriera. Sembrava sollevato che Kenneth non avesse rivelato quello che stava per dire.

Purtroppo il suo sollievo non durò molto, perché dopo aver ordinato e una volta in attesa dei piatti, Noah riprese la parola, e si rivolse direttamente a Kenneth.

-Che stavi dicendo, prima?- chiese, curioso.

-Uh…- Kenneth esitò, lanciando un’occhiata a Queenie, che era troppo impegnata a scrivere un messaggio al telefono per badare a loro.

-Come va?- le chiese Aria, notando le sopracciglia inarcate.

-Oh, bene! Mi ha scritto l’insegnante di teatro. Dice che dovremo spostare le prove di questa settimana a martedì prossimo. Mi ha incaricato di dirlo a tutti- spiegò Queenie, un po’ preoccupata.

-…forse non è il caso di dirlo davanti alla regina dei ghiaccioli- commentò infine Kenneth, dopo una breve pausa riflessiva.

Sentendosi chiamare in causa, Queenie alzò la testa dal telefono, e fulminò Kenneth con lo sguardo.

-Guarda che sono qui davanti- gli ricordò, irritata.

-Appunto! Preferiresti che ti parlassi male alle spalle?- la provocò Kenneth, rigirando la frittata.

-Come se non lo facessi comunque- lo accusò Queenie, scuotendo la testa.

-Che tenera, credi davvero di essere nei pensieri di tutti costantemente? Un po’ piena di te, non pensi?- continuò a provocarla Kenneth.

-Quando ti deciderai a crescere e smetterla di comportarti così?- senza sapere che rispondere, Queenie alzò gli occhi al cielo e chiamò in causa il suo comportamento infantile.

-Quando tu la smetterai con questa costante aria di superiorità- continuò Kenneth, iniziando ad infiammarsi… letteralmente?

Forse era solo Aria ad essere impazzita, ma le sembrò per un attimo che i suoi occhi si facessero rossi, e che del fumo iniziasse a sollevarsi dalle sue mani.

-Kenneth, lascia stare- Adam gli mise una mano sulla spalla, incoraggiandolo a calmarsi, e qualsiasi illusione di fuoco sembrò sparire.

-Hai ragione, non ne vale la pena. Parliamo del corto- Kenneth provò a cambiare argomento.

-Qualcuno di voi ha qualche idea?- chiese Adam, introducendo l’argomento e risollevandosi parecchio.

-Un filmato documentaristico che illustra la gioventù dei giorni nostri, con una voce fuori campo e riprese dei classici luoghi di ritrovo, magari gli hobby, e qualche intervista- rispose subito Queenie, pratica.

-Dovrebbe essere un corto, non un documentario- la riprese Kenneth, sempre polemico.

-Tu hai qualche idea?- chiese Queenie, stringendo i denti.

-Sai benissimo la mia idea: un corto che denuncia le disuguaglianze della nostra società, che si ripercuotono soprattutto sui giovani. Un cortometraggio di protesta!- rispose lui.

-Non devi fare di ogni cosa una questione politica- si lamentò Queenie, riprendendo il litigio che avevano avuto il giorno prima.

Proprio in quel momento, un potente tuono fece sobbalzare sulle sedie i sei studenti, che si girarono di scatto verso la fonte, mostrando chiaramente il loro terrore.

Ma non era un nuovo fulmine a ciel sereno, bensì un semplice vassoio caduto per sbaglio a terra.

Aria fu la prima a tirare un enorme sospiro di sollievo.

-L’esperienza di ieri mi ha proprio traumatizzato, ho i nervi a fior di pelle- commentò, respirando profondamente per calmare il battito del suo cuore.

-A chi lo dici- le diede man forte Noah, giocherellando con il tovagliolo.

-Beh, dai, non è successo nulla, non succederà nulla, stiamo bene e non accadrà più niente del genere- cercò di cambiare argomento Queenie, che tra tutti sembrava quella più agitata dall’improvviso forte rumore.

-Queenie, stai bene?- le chiese Aria, mettendole una mano sul braccio e iniziando ad accarezzarglielo amichevolmente.

Queenie sembrò rilassarsi parecchio al suo tocco, ma rimase alquanto all’erta, e dopo qualche secondo, si scansò.

-Sì, sì, sto alla grande!- rispose, in tono acuto -Allora, ci sono altre idee?- chiese poi, provando a tornare all’argomento principale.

-Io stavo pensando di fare sprazzi della nostra vita, magari tipo un video su noi che cerchiamo di fare il video, pertanto una specie di esperimento o metanarrazione- Noah venne in sui soccorso condividendo timidamente la sua idea.

-Potrebbe essere interessante- diede il suo consenso Adam.

-Piace anche a me, anche se la mia idea era di creare una specie di storia adolescenziale, non reale, ma realistica, che illustra i problemi dei giovani- provò a proporre Aria, cercando di distrarsi sia dai propri problemi, che dai chiari problemi di Queenie.

Avrebbe voluto aiutarla, ma era difficile se l’amica si rifiutava di farsi aiutare.

-Mi piace l’idea di fare una storia, hai davvero delle proposte interessanti, Aria- si complimentò Queenie, sorridendole incoraggiante, e facendola arrossire come un pomodoro.

Sfido chiunque a non trasformarsi in un frutto (i pomodori erano frutti, giusto?) davanti al complimento della bella e intelligente reginetta della scuola.

Guardando le due ragazze interagire, Kenneth roteò gli occhi, e borbottò tra sé un commento che sembrò quasi un “ipocrita del casco”, anche se Aria non avrebbe saputo dire se avesse pronunciato proprio quelle parole o si fosse immaginata tutto lei.

-Tu Catherine, hai qualche idea?- chiese Noah verso la ragazza silenziosa, e Aria si ricordò solo in quel momento che era presente anche lei. 

A sua discolpa doveva dire che era davvero tanto silenziosa, e con Queenie vicino, Aria aveva la priorità di concentrarsi su altro. 

Si rese conto che Catherine, di nascosto a tutti, ma allo stesso tempo completamente alla luce del sole, aveva iniziato a filmare la conversazione.

Si sorprese molto dall’essere chiamata in causa in quel modo.

-Non ho idee particolari, mi va bene tutto- sollevò le spalle, e continuò a riprendere la scena.

-Qualcosa mi dice che la tua idea preferita è quella di Noah- la provocò Kenneth, con una gomitata amichevole, indicando la telecamera che teneva in mano. Si ritirò immediatamente come colpito da una piccola scossa. La cugina lo guardò storto.

-Riprendo tutto per sicurezza- si giustificò, impassibile.

-È un’ottima idea, in effetti. Bisogna sempre cogliere le occasioni perché gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, nel mondo del cinema- Adam prese le sue parti, pensieroso.

-Tipo morire a causa di un fulmine- borbottò Kenneth, molto tra sé, ma riuscendo comunque a farsi sentire da tutti e a ghiacciare l’atmosfera.

…letteralmente, all’improvviso si era fatto freddo.

-Potresti piantare di parlare di quello che è successo ieri?! È acqua passata!- si lamentò Queenie, fredda.

-Noi possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi- obiettò Kenneth, mostrando una profondità poco in linea col personaggio.

-Che?- Queenie lo guardò come se fosse pazzo.

Adam schioccò le dita.

-Aspetta, aspetta, non dirmelo… Magnolia, vero?- chiese, verso Kenneth, colto da un’illuminazione.

-Yup, grande!- Kenneth sollevò il pugno, che Adam gli batté, soddisfatto.

Noah, Queenie e Aria rimasero a guardarli molto confusi.

-Citazione dal film “Magnolia”, del 1999- spiegò Catherine, in un sussurro.

-Oh! Non l’ho mai visto- Aria scosse la testa, ammettendo la propria ignoranza.

-E quindi? Non cambia il fatto che puoi tranquillamente astenerti dal nominare fatti passati!- continuò ad insistere Queenie, stringendo i pugni.

-Va bene, basta parlare di quello che è successo ieri- Aria prese le sue parti, rassicurante, Queenie accennò un sorrisino.

Kenneth però non aveva ancora finito.

-So che è molto da te evitare un argomento che ti disturba, ma sei innaturalmente agitata su questa cosa- osservò, squadrandola dalla testa ai piedi.

-Io non ho idee particolari, ma mi piacerebbe lavorare sul montaggio, dato che è il mio oggetto di studio preferito- Adam tentò invano di cambiare bruscamente argomento, ma Kenneth era troppo occupato a guardare Queenie per pensare a lui. Non lo ignorò con malizia, semplicemente la sua mente riusciva facilmente a concentrarsi solo su un pensiero alla volta.

E al momento era invasa da Queenie.

Wow, se Kenneth Neri non fosse la persona più omosessuale di cui io abbia mai scritto (Daniel Sleefing escluso), si potrebbe quasi pensare che abbia una cotta nascosta per la ragazza, visto quanto frequentemente fosse al centro dei suoi pensieri. 

Ma i pensieri riguardo a lei erano perlopiù negativi, fidatevi.

-Per caso è successo qualcosa di strano dopo il tuono? Qualcosa che ti preoccupa, e ti agita, e magari di estremamente innaturale?- continuò ad indagare, avvicinandosi a lei.

Queenie strinse i denti, e sgranò gli occhi, dando chiaramente la sua risposta.

Poi scosse violentemente la testa, con fin troppa veemenza.

-No certo che no! Che eventi strani dovrebbero essere capitati?- chiese, guardando Kenneth come se fosse pazzo, ma stringendo con forza le mani una sull’altra e poi contro il petto.

In circostanze normali, Aria avrebbe cercato di fermare Kenneth e di rasserenare Queenie, ma quello che il ragazzo aveva appena detto catturò tutta la sua attenzione.

-Aspetta, di che eventi strani parli? È successo qualcosa di strano anche a te?- chiese, raddrizzandosi sul posto e iniziando a sentirsi molto meno pazza riguardo i tre avvenimenti sovrannaturali.

Kenneth si girò di scatto verso di lei, sorpreso.

-Anche a te?!- chiese, mentre il suo umore cambiava completamente.

-Oh mamma!- Adam si seppellì il volto tra le mani, a disagio.

Venne salvato dall’arrivo della cameriera, tornata proprio in quel momento con i piatti.

-Allora, l’insalata per la signorina Neige- iniziò a servire. Queenie era cliente abituale, quindi la conosceva bene, senza contare che la cameriera era stata sua compagna al liceo, anche se questa informazione Aria non la conosceva -…spaghetti per Ken…-

-..neth! Kenneth, Zoey. Non sono il pupazzo di Barbie- Kenneth la corresse e prese il piatto di spaghetti al sugo con polpette.

-Scusa, Kenneth, vecchie abitudini- la cameriera gli fece un occhiolino complice, e passò oltre -…zuppa per Adam, è uscita particolarmente buona oggi- a sentire quel commento ottimista l’umore di Adam salì leggermente, e riuscì addirittura ad abbozzare un sorriso in mezzo alla chiara sofferenza che svettava sul suo volto.

-Poi un doppio cheeseburger con patatine…- la cameriera guardò Noah, aspettandosi fosse lui ad averlo ordinato, ma Aria si affrettò ad alzare la mano, e iniziare a saltellare sul posto per attirare la sua attenzione. Non vedeva l’ora di mangiare.

-Oh, ecco a te. Quindi mi rimane una piadina e una pasta in bianco- la cameriera guardò prima Noah poi Catherine.

-Piadina- si affrettò a dire Noah, prendendole il piatto direttamente dalle mani per aiutarla.

-Pasta- sussurrò Catherine, aspettando invece che fosse la cameriera a posarle il piatto davanti. Stava ancora riprendendo tutto quanto.

Certo che aveva parecchia memoria in quella videocamera. 

Visto l’arrivo dell’agognato cibo, i sei iniziarono a mangiare, evitando di riprendere in mano l’argomento preoccupante.

Ma non durò molto.

-Allora, a te cosa è successo?- ruppe il ghiaccio Kenneth, dopo aver preso un paio di bocconi della sua pasta.

Aria aveva già divorato completamente il panino e metà delle patatine, quindi era pronta a parlarne.

…beh, circa… quasi… non del tutto. Insomma, si sentiva ancora stupida a parlare di quello che le era successo, ma se a Kenneth era successo qualcosa di strano poteva confidarsi, no?

E aveva decisamente bisogno di confidarsi.

-Allora… non prendetemi per pazza, ma… cioè, premetto che sono goffa, okay? Non è un segreto- iniziò a tergiversare, un po’ a disagio.

-Sì lo sappiamo- le diede man forte Kenneth, ridacchiando e tagliando corto.

-Ecco, sì, ecco… di solito cado a terra di faccia, e non c’è niente di male, sono abituata, ma ieri… e oggi… tre volte a dirla tutta, non sono caduta…?- la ragazza continuò a spiegare, senza spiegare del tutto.

Tutto il tavolo la guardò stranita e confusa.

Queenie sembrava sollevata.

Ma Aria stava cercando di non guardare Queenie perché non voleva sentirsi ridicola davanti a lei.

-È questa la cosa strana? Che non sei caduta neanche una volta?- chiese Noah, a bassa voce e molto incerto.

-Mi aspettavo di meglio, devo ammetterlo- Kenneth sembrava davvero deluso, e iniziò a giocherellare con gli spaghetti.

-Probabilmente gli esercizi di coordinazione che facciamo a teatro iniziano a dare i loro frutti- commentò Queenie, soddisfatta.

E solo allora Aria si rese conto che non aveva rivelato la parte più importante.

-Ah, no! Non è che non sono inciampata, sono inciampata più volte, ma mentre cadevo una specie di forza d’aria mi ha rimesso in equilibrio- spiegò meglio, attirando l’attenzione di tutti, che sollevarono di scatto la testa verso di lei, smettendo di mangiare.

-Cosa?!- chiesero Kenneth, Adam e Noah all’unisono, il primo eccitato, il secondo preoccupato, il terzo sorpreso.

-Beh, lo so che è strano, okay? Ma è successo, lo giuro, e non so che significa, ma non mi era mai successo niente del genere prima del temporale- Aria mise le mani avanti, sperando di non pentirsi di aver parlato.

-Che figata!- esclamò Kenneth, battendo il pugno sul tavolo.

Queenie fissava Aria come se venisse dallo spazio.

-E a te cosa è successo?- provò a chiedere Aria, per distogliere l’attenzione da sé.

-Una cosa un po’ più preoccupante, in realtà. Ma prima devo chiederlo anche a voi… a Noah- dopo aver lanciato un’occhiatina a Queenie, Kenneth decise di ignorarla per rivolgersi direttamente all’unico membro del gruppo che non aveva condiviso opinioni riguardo eventuali avvenimenti strani.

Neanche Adam e Catherine avevano detto alcunché, ma sicuramente Kenneth con loro aveva già parlato in separata sede, dato che Adam era il suo coinquilino, e Catherine sua cugina e migliore amica, da ciò che Aria sapeva di loro.

-Oh, io? Beh, non so…- Noah prese un morso della piadina, a disagio.

-Non devi rivelarci niente, ma se ti viene in mente qualcosa potremmo aiutarci a vicenda- provò ad incoraggiarlo Kenneth, sporgendosi verso di lui e rischiando di sporcarsi di sugo.

-Ammetto che una cosa c’è, ma non è granché spettacolare- ammise Noah, dopo qualche secondo di esitazione e dopo aver deglutito il cibo.

-Ci va bene tutto- lo incoraggiò Kenneth.

-Beh, ieri, mentre tornavo al dormitorio, ero un po’ distratto, e sono finito con il piede dentro una pozzanghera, ma non mi sono bagnato. L’acqua è come defluita lontano da me, non so, è stato un po’ strano- spiegò, a disagio.

-Quindi i vostri poteri vi hanno in un certo senso salvati. Cavolo, io ho solo mandato a fuoco il dormitorio- commentò Kenneth, un po’ imbarazzato.

Di nuovo tutti sobbalzarono e si girarono verso di lui, sorpresi, tranne Adam che si limitò a seppellire il volto tra le mani a disagio per la situazione.

-Aspetta, l’allarme antincendio non è scattato per sbaglio?!- chiese Noah, che la sera prima era stato svegliato da un “falso allarme” che l’aveva spaventato parecchio.

-Eh… diciamo che quando è scattato il fuoco era già stato domato quindi non serviva più- Kenneth provò a tirarsi fuori dai guai, ridacchiando a disagio.

Adam sprofondò ulteriormente nella sedia.

-Wow, è assurdo. Quindi tre di noi hanno acquisito tipo degli strani poteri...- osservò Aria, iniziando a credere che quello che era successo non fosse una coincidenza.

-Io l’acqua, tu l’aria e Kenneth il fuoco. Manca la terra- osservò Noah, poco convinto ma decidendo di avere la mente aperta.

Era comunque leggermente pallido.

-Ad Adam e Cathy non è successo nulla di strano, ma la mia teoria era che forse il temporale di ieri centrasse qualcosa. Per questo volevo chiedere a voi- continuò Kenneth, pratico.

-Aspetta, tipo Mistfits?- chiese Noah, ricordando una vecchia serie tv.

-Esatto! Esattamente come Misfits!- Kenneth gli diede man forte -Tu sì che mi capisci- gli fece poi un occhiolino complice.

-Cercate di non uccidere assistenti sociali, però- borbottò Adam a voce così bassa che si sentì a malapena.

-Dovremmo imparare a controllare i nostri poteri, sempre se non scompaiono dopo un po’. Meglio rispolverare i miei vecchi fumetti per capire cosa fare in questa situazione- Aria iniziò a riflettere, battendo le ginocchia tra loro esagitata.

-Uhhh, supereroi, questa idea mi piace molto- Kenneth annuì intrigato, massaggiandosi il mento.

-Ma dico, vi sentite? Siete completamente pazzi- sussurrò Queenie, fissandoli allucinata.

Il sorriso di Kenneth crollò, e si girò verso di lei.

-Mi ero quasi scordato che c’eri anche tu… era molto meglio se non parlavi- la provocò, irritato.

-No, era molto meglio se tu non parlavi. Non vi rendete conto di cosa state dicendo? Poteri magici? Per colpa della tempesta? È più probabile che vi siate fatti una canna di troppo. Mi fate quasi paura per quanto sembrate crederci- continuò la ragazza, facendosi indietro con la sedia e guardandoli come se fossero completamente pazzi.

Le guance di Aria si imporporarono. La imbarazzava parecchio pensare che Queenie la considerasse pazza. Un po’ si consolava del fatto che in tutto il suo discorso, Queenie non aveva girato la testa verso di lei neanche una volta.

Ma le parole erano chiare.

E iniziò seriamente a dubitare della sua teoria.

Eppure per un attimo era stata così eccitata all’idea di avere poteri di aria, avrebbe persino potuto provare a volare. Wow, sarebbe stato meraviglioso.

Ma… sicuramente impossibile.

-Quindi siccome tu sei rigida come un blocco di ghiaccio…- Queenie si irrigidì ulteriormente a commento di Kenneth -…cinque persone hanno torto? Adam ha visto tutto, e lui non si era fumato alcuna canna- 

-Neanche tu- osservò Adam, iniziando a dubitare a sua volta della storia che, onestamente, se non avesse visto con i propri occhi avrebbe ritenuto completamente impossibile.

Kenneth ci pensò un attimo, poi annuì.

-No, ieri no, infatti- ricordò, soddisfatto.

-Se anche il dormitorio è andato a fuoco è molto più probabile che tu ti sia messo a giocare con l’accendino. E aggiungiamo anche piromania alla tua lista di reati- Queenie però non voleva sentire ragioni, e si teneva le mani sempre di più strette al petto.

Sembrava… spaventata.

Molto più spaventata che snob o pronta a giudicare.

Come se stesse cercando di convincere sé stessa, e non insultare Kenneth.

Aria iniziò a preoccuparsi per lei, e un’idea assurda iniziò a formarsi nella sua mente.

Non è che anche Queenie…

-Non sono così incosciente, e non avrei mai messo Adam in pericolo con una sciocchezza simile- Kenneth si alzò dalla sedia, e posò le mani sul tavolo.

Queenie rimase seduta, ma comunque i loro visi erano quasi alla stessa altezza, perché obiettivamente Kenneth era proprio basso.

-Certo, come no. Sei la persona più insensibile e incosciente che conosca. Non ti interessa affatto delle altre persone- ribatté Queenie, sempre più rigida.

-A me interessa il bene degli altri, ma scusa se sono onesto con le persone a cui tengo, a differenza tua che non fai altro che ignorare tutto ciò che non ti fa comodo per vivere nel tuo mondo perfetto!- la discussione tra Kenneth e Queenie iniziò a deviare dai poteri, per andare molto più sul personale.

-Ti ignoro perché di te non mi è mai importato assolutamente nulla! Fattene una ragione!- l’ultima frase di Queenie fu la goccia che fece traboccare il vaso.

O forse è più appropriato dire la scintilla che provocò l’esplosione.

Perché Kenneth si infiammò completamente, dai palmi delle mani fino alle spalle.

Queenie sobbalzò e mise le mani avanti, provocando un muro di ghiaccio tra lei e il ragazzo.

E Aria, presa alla sprovvista, fece un movimento brusco e cadde dalla sedia.

O meglio, non cadde.

Rimase a volteggiare a mezz’aria e per la sorpresa sollevò a mezz’aria anche tutto ciò che c’era sul tavolo.

Ci fu un secondo di stasi dove i sei ragazzi si resero conto di cosa fosse appena successo.

Poi Kenneth indietreggiò sollevando le mani per evitare di bruciare qualcuno.

Aria si rimise in equilibrio e fece inconsciamente cadere tutti i piatti che si infransero al contatto con il tavolo. Il cibo non ancora consumato andò a finire da tutte le parti.

Noah sollevò la mano verso Kenneth e lo spense con un improvviso getto d’acqua uscito dal nulla.

E Queenie corse via dal locale così in fretta che Aria fu l’unica ad accorgersi della sua assenza appena riuscì a capire cosa fosse successo.

-Queenie!- provò a chiamarla, ma era già troppo lontana.

-Quella maledetta ipocrita! Diceva tanto a noi e poi è Elsa di Frozen!- commentò Kenneth, mentre provava ad asciugarsi al meglio i vestiti fradici. 

-Fico- borbottò Catherine, che… non aveva mai smesso di riprendere tutto il tempo?! Poteva essere un bel problema.

Ma Aria aveva problemi più urgenti da risolvere.

-Vado a parlarle!- si offrì, buttando sul tavolo un paio di banconote per pagare il pranzo e correndo fuori.

Per fortuna non ci mise molto a trovarla.

Perché… esattamente come Elsa di Frozen, aveva lasciato una specie di leggera scia di ghiaccio dietro di sé.

Aria la trovò pochi metri oltre l’edificio, in un vicolo nascosto, seduta a terra e circondata da qualche fiocco di neve che cercava invano di togliere.

-Queenie, va tutto bene?- chiese, avvicinandosi lentamente.

-Ah!- la ragazza sobbalzò preoccupata, ma sembrò rilassarsi vedendo Aria.

-Sì, alla grande. Torna pure dagli altri- provò a dire, mettendo su il sorriso più falso del mondo, e stringendosi più nelle spalle.

Aria non se la bevve neanche per un secondo, e continuò ad avvicinarsi.

-Capisco che tu sia un po’ agitata. Lo sono anche io, ma possiamo aiutarci a vicenda per questa cosa- provò a proporre incoraggiante.

-Non c’è niente in cui aiutarci. È tutto un enorme incubo, e tra un po’ mi sveglierò e sarò una ragazza normalissima circondata da gente normalissima e litigherò con Kenneth in maniera normalissima!- Queenie però non voleva ancora accettare la realtà, e Aria un po’ la capiva.

Insomma, per lei avere dei poteri era una figata assurda, ma sapeva che Queenie era fondamentalmente molto abitudinaria, e perfezionista, e realista, e un potere che non riusciva a controllare e che in teoria non era fisicamente possibile sviluppare era per lei come la kryptonite per Superman.

Aria le si sedette accanto, e rimase in silenzio, dandole il suo tempo per accettare la realtà e decidendo di non forzarla a credere nell’evidenza.

-Che stai facendo?- chiese Queenie dopo qualche secondo, lanciandole un’occhiata confusa.

-Condivido l’incubo con te, sperando che la mia presenza possa trasformarlo in un bel sogno- Aria le sorrise raggiante, e contagiò Queenie, le cui labbra si arcuarono leggermente.

Rimasero in silenzio qualche altro secondo, e il ghiaccio intorno a Queenie iniziò a sciogliersi, letteralmente e metaforicamente. La neve sparì, ma rimase comunque un senso di gelo.

-Ho paura, Aria… ho paura e ho freddo- ammise alla fine Queenie, stringendosi in un abbraccio e tremando visibilmente.

L’amica le si avvicinò un altro po’ e le cinse le spalle, per darle un po’ di calore.

-Quindi in fin dei conti non sei proprio Elsa, il freddo ti nuoce- osservò Aria, buttandola sul ridere.

-O forse è solo il terrore- la voce di Queenie era ancora spaventata, e si torturava le mani cercando invano di scaldarle.

Aria gliele prese tra le sue e iniziò a strofinarle con affetto.

Queenie si irrigidì, ma non si scansò.

E per essere più efficace, Aria alitò appena per riscaldarle ancora meglio, sollevando inconsapevolmente un venticello tiepido, che fece rilassare Queenie.

-Questo sì che è piacevole- borbottò molto tra sé, chiudendo gli occhi e beandosi del vento e del conforto dell’amica.

-Allora, è un incubo meno invivibile?- chiese Aria, provando a ributtarla sul ridere.

Questa volta Queenie sorrise con molta più sincerità.

-Con te nessun incubo può restare tale a lungo- ammise, con un sorrisino che, ma forse era solo l’impressione di parte di Aria, sembrava alquanto malizioso.

A prescindere dall’intenzione di Queenie, la ragazza arrossì fino alla punta delle orecchie.

-Ah ah, mi fa piacere- rispose, intrecciandosi con le parole ma cercando di apparire sicura di sé, impresa molto difficile.

Ma doveva prendere le distanze, perché sì, aveva una cottarella per Queenie, era innegabile, ma Queenie era molto fidanzata e anche molto etero, quindi Aria si era già rassegnata a non approfondire quei sentimenti e mantenerli prettamente platonici.

-Allora, nel caso ti sentissi di nuovo in un incubo, chiedi pure a me- si mise a disposizione, amichevole.

Queenie sospirò profondamente, calmandosi, ma poi le venne una nuova paura.

-Spero che nessuno abbia visto nulla- rifletté, battendo nervosamente la mano contro la sua gamba.

In effetti… chissà cosa era successo poi agli altri.

 

-Non riesco a credere che Zoey ci abbia banditi a vita!- esclamò Kenneth, irritato, e ancora fradicio, mentre si asciugava al meglio con dei fazzoletti che gli aveva porto Adam.

-Hai bruciato la tovaglietta e il tavolo, Aria ha rotto tutti i piatti, e la pozza di Noah l’ha quasi fatta cadere. Ringrazia che non ha fatto domande prima di cacciarci fuori a calci- osservò Adam, che stava sudando freddo, agitato da tutta la situazione.

-Ho agito d’impulso, non intendevo annaffiarti così tanto, mi dispiace- Noah si grattava il retro del collo molto imbarazzato.

-No, figurati, mi hai spento, ti dovrei proprio ringraziare. Finché non imparo a controllare questa cosa devo stare lontano da Queenie- osservò Kenneth, ripensando alla ragazza che più odiava al mondo -Cavolo, questa era una delle mie magliette preferite- commentò poi, controllando le maniche bruciate. Per fortuna non si era scottato la pelle, ma la maglietta era ormai irrecuperabile.

-È ingiusto che Queenie non sia stata bandita. È quasi la totale responsabile del problema- rifletté Adam, molto tra sé, ma non trattenendo l’irritazione.

-Woo, amico, da dove viene questo comportamento passivo aggressivo?! Lo adoro, passa al lato oscuro!- Kenneth ridacchiò e gli fece un occhiolino.

Adam arrossì leggermente, ma cercò di non farlo notare.

-Dico solo le cose come stanno. Neanche io sono molto convinto da tutta la cosa dei poteri… cioè, ora lo sono, ma prima non lo ero… e ho ancora qualche incertezza al riguardo, ma il punto è che lei è sempre inutilmente aggressiva nei tuoi confronti… e lo sei anche tu, ma a differenza tua lei non lo ammette- si spiegò meglio, balbettando un po’.

-Grazie! Visto, il tipo migliore del gruppo mi da ragione, quindi ho ragione!- Kenneth provò a cingergli il collo con le mani in maniera fraterna… ma si portavano troppi centimetri, quindi gli cinse il fianco… e uscì un gesto più romantico di quanto non dovesse essere.

Adam sperò con tutto il cuore di non essere rosso come un pomodoro. Kenneth non ci fece neanche caso.

-Beh, è anche il tuo migliore amico, quindi è un po’ di parte- borbottò Noah, che obiettivamente preferiva Kenneth a Queenie, di gran lunga, ma allo stesso tempo credeva che fossero entrambi nel torto, almeno in parte.

-No, la mia migliore amica è Cathy, Adam è il mio miglior coinquilino/insegnante!- obiettò Kenneth, separandosi da un leggermente deluso Adam per scompigliare i capelli della cugina, che però lo evitò con prontezza di riflessi invidiabile, soprattutto considerando che non lo stava guardando ma controllava le riprese che aveva fatto.

Adam si agitò.

-Ehm, Catherine, stai cancellando, vero?- chiese. Insomma, era ovvio che avrebbe cancellato la chiara prova che loro avevano dei poteri, ma era meglio essere sicuri.

-Perché?- chiese infatti lei, confusa, piegando la testa.

-Ehm… non credo sia il caso di far sapere in giro che hanno dei poteri- spiegò Adam, in un sussurro.

-Già… potrebbero rinchiuderci da qualche parte per studiarci- rifletté Noah, ripensando a tutti i film di di questo genere. 

-Guardate che non dovete temere, Cathy è una regina nel tenere segreti i vid… ahi- la difesa di Kenneth venne interrotta quando la cugina gli diede una discreta ma evidentemente potente gomitata -… insomma, a tenere i segreti- si corresse poi, rendendosi conto dello scivolone.

Né Noah, né Adam notarono cosa potesse esserci di strano nella frase di Kenneth, e non indagarono.

-E se anche per qualche motivo qualcuno dovesse vedere qualcosa, penso che il primo pensiero di qualsiasi persona normale, in questo secolo, sarebbe: “begli effetti speciali”- osservò Catherine, a bassa voce, senza emozione, e mimando le virgolette con le dita alla fine.

-Ottima osservazione- ammise Noah, sorpreso dal ragionamento della ragazza, e dal numero di parole che aveva pronunciato di fila. 

Era proprio vero lo stereotipo che le persone silenziose quando parlavano dicevano cose intelligenti e interessanti.

-Giusto! Sei grande, Cathy- Kenneth provò nuovamente a scompigliarle i capelli, ma la cugina si scansò e lo guardò storto.

-Smettila!- gli ordinò, categorica.

-Va bene, va bene… in tutto questo non abbiamo neanche scelto il soggetto per il cortometraggio- osservò Kenneth, lasciando perdere la dimostrazione di affetto per tornare alle cose serie.

-In effetti…- notò Adam, preoccupato.

-Va bene, abbiamo ancora fino a lunedì, riusciremo a trovare qualcosa. Non possiamo decidere senza Queenie e Aria- rifletté Noah.

-Sarebbe bello poter escludere almeno Queenie- borbottò Kenneth, ma non insistette ulteriormente dopo che Catherine lo urtò con la spalla.

-Allora, immagino che ci vedremo alla festa di inizio anno… o direttamente lunedì- disse poi, verso Noah.

-Spero alla festa. Andate tutti e tre?- chiese quest’ultimo, lanciando un’occhiata sorpresa verso Catherine. Era convinto non ne avesse la minima intenzione.

-No, solo io e Adam- Kenneth rispose prendendo l’amico a braccetto e provocandogli un altro momento di rossore in zona guance.

-Oh, okay. Adesso devo andare, ma ci vediamo- salutò il trio e iniziò ad avviarsi all’università, dato che aveva un’altra lezione.

-Ci vediamo- lo salutarono Kenneth e Adam. Catherine si limitò a fare un cenno.

-Gli piaci- commentò poi Kenneth con un sorrisino, rivolto verso la cugina, che arrossì di botto.

-Non è affatto vero!- scosse violentemente la testa, rifiutando l’ipotesi.

-Beh, è abbastanza interessato da volerti conoscere- insistette Kenneth, allargando il sorriso e avvicinandosi alla ragazza, che gli diede le spalle.

-Ho lezione- tagliò corto, seguendo i passi di Noah e ignorando ulteriori discussioni.

-Li shippo- commentò Kenneth, tra sé, prima di girarsi verso Adam e proporgli di tornare al dormitorio o farsi un giro insieme.

Il proposito venne bloccato quando, nel girarsi, inciampò in una zona irregolare del marciapiede, rotto a causa di una radice che aveva deciso di uscire in superficie proprio in quel punto.

A differenza di Aria, Kenneth non era affatto abituato a cadere, quindi fu molto più sgraziato mentre si preparava all’inevitabile tracollo, ma fu abbastanza fortunato da portare Adam con sé, e quindi cadere sul morbido.

Per un secondo rimasero a fissarsi, uno sull’altro, i visi davvero tanto vicini.

Poi Kenneth scoppiò a ridere, rendendo l’atmosfera ben poco romantica.

-È la seconda volta in due giorni, non è che con i superpoteri otteniamo anche l’imbrana…?- le parole però gli si interruppero in gola, quando notò che sulla testa di Adam era spuntata dal nulla una coroncina di fiori.

Si guardò intorno, e si rese conto che la radice del marciapiede non era casuale. L’albero accanto sembrava mosso di vita propria, e Adam sembrava davvero tanto in difficoltà, con l’amico sopra di lui.

Kenneth si affrettò ad alzarsi per cercare di calmarlo, capendo che probabilmente per un etero avere un ragazzo sopra di lui poteva essere strano.

E poi Adam era poco incline ai contatti fisici troppo prolungati.

-Beh, abbiamo trovato la terra- commentò, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi a sua volta, dato che sembrava ancora molto assente.

-Eh, cosa?- chiese lui, riscuotendosi come appena svegliato da un sogno, e iniziando a guardarsi intorno.

-Tu, sei la terra- Kenneth indicò la coroncina di fiori.

-Oh… OH NO!- Adam iniziò ad agitarsi ulteriormente.

Kenneth raggiunse una consapevolezza.

-Aspetta… Bloom e Flora erano compagne di stanza… io sono Bloom e tu Flora… tutto torna! Siamo le winx!- osservò, divertito.

Adam voleva morire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ci ho messo più di quanto pensassi, ma sono giorni molto molto intensi, dato che ho parecchie lezioni e sto anche frequentando un laboratorio di filmaking che però, a differenza di quello dei miei personaggi, richiede un cortometraggio a settimana ed è difficile. 

Almeno il capitolo è uscito più lungo dei precedenti.

I ragazzi scoprono i poteri (non vi aspettavate succedesse così presto, eh) e ne aggiungiamo altri due: Aria ha l’aria (wow… che fantasia) mentre Adam la terra.

Ora resta Catherine. Ma vi dico che nel capitolo c’è un indizio.

Per il resto spero che il capitolo vi sia piaciuto, sto cercando di caratterizzare meglio i personaggi e rendere interessanti le loro interazioni. E immagino che ora le coppie principali iniziano ad essere più chiare ;)

È stato divertente scrivere la scena al ristorante. 

Grazie di leggere questa storia, un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Il gruppo partecipa alla festa di inizio anno

   
 
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