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Autore: acchiappanuvole    15/03/2021    3 recensioni
Erano davanti alla stazione, il treno che li aveva portati era già ripartito, una folla si accalcava ancora alle barriere: infermiere, soldati francesi e belgi, una vecchia vestita di nero con una stia di polli. Candy si voltò. In lontananza, come le aveva promesso il Dottor Martin, c’era la sua destinazione: Etaples.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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 “….e già si sentiva in faccia l’odore d’olio e mare che fa Le Havre”
                                                               -Francesco Guccini-

L’Olympic tagliava il mare scuro in un tale silenzio che più di una volta ad Albert parve che la nave lo stesse traghettando verso l’ade. Di fronte a lui si intravedevano bagliori rossastri alzarsi spettrali dalla costa come porte dell’inferno. Era evidente che vi fosse da poco avvenuto un bombardamento come era altrettanto evidente che l’Olympic rischiava di essere silurata all’avvicinarsi sempre più imminente a Le Havre. Ad Albert una sensazione pensante come un macigno attanagliava il petto, immaginava cosa Candy stesse vivendo, cosa ogni giorno passasse sotto i suoi occhi e temette che lo sguardo della ragazza che amava si fosse velato per sempre dall’ombra della crudele realtà umana. Ci sono cose dalle quali non si può guarire.
“Perché sei voluta venire qui Candy” mormorò sfinito “e soprattutto perché te l’ho permesso.”
Poggiato al parapetto Albert fu scostato brutalmente da uno dei marinai “torna in coperta stiamo correndo un serio rischio”
“Quante miglia mancano?”
“non molte ma il capitano sta considerando l’idea di allontanarci dalla costa e scendere verso la Bretagna, è più sicuro”
Albert ne fu sorpreso “ma così ci vorrà più tempo ed inoltre più rimaniamo in mare più rischi ci sono”
“forse non ti rendi conto che è come se ci trovassimo in un campo minato gli Uboot sono ovunque!”
“Alzate la bandiera della nave ospedale”
Il marinaio rise malevolo “oh certo così ci faremo beccare tempo zero”
“E’ l’unico modo per far sì che non ci silurino, non lanceranno missili contro una nave ospedale”
“Sei solo uno sciocco americano ingenuo!”
“Fammi parlare con il comandante”
“torna nei ranghi!”
“Se non mi ci porti con le buone provvederò a persuaderti in altro modo.”
 
Ho guardato davanti a me
In mezzo alla folla ti ho veduta
In mezzo al grano ti ho veduta
Sotto un albero ti ho veduta
Al termine di ogni mio viaggio
Al fondo di tutti i miei tormenti
Alla svolta di ogni risata
Che uscivi dall’acqua e dal fuoco
D’estate e d’inverno ti ho veduta
Nella mia casa ti ho veduta
Tra le mie braccia ti ho veduta
Dentro i miei sogni ti ho veduta
Io non ti lascerò mai più.
                                                                                                                                                                             -Paul Eluard-
 
Quando Jonathan era giunto alle grotte aveva faticato a riconoscerla, così pallida e magra sembrava un piccolo fantasma rinchiuso in un’uniforme sgualcita sorretta solo dalla volontà. Candy gli aveva sorriso, le era andata incontro abbracciandolo genuinamente sollevata di ritrovarlo sano e salvo. Ma a Jonathan bastò poco per capire che la giovane infermiera dai capelli biondi che aveva conosciuto sul Point Sublime stava smarrendo se stessa, lo poteva chiaramente cogliere da quello sguardo ormai slavato, come una stoffa brillante rimasta troppo a lungo esposta alle intemperie.
“Te la senti di camminare un po’?’’ chiese il ragazzo indicando il sentiero verso il mare “staremo via poco, puoi assentarti?”
Candy annuì titubante prima di seguirlo lungo la strada polverosa che conduceva verso la baia, i Caffè che servivano omelette e tè troppo annacquato erano stati chiusi al seguito del bombardamento alla ferrovia, non vi erano più soldati che giocavano a carte, né il suono rasserenante della fisarmonica che si diffondeva nelle serate di quiete, quando l’anima trovava ancora un barlume di speranza. Tutto questo era scomparso, rimaneva solo silenzio. Tuttavia la luce di quel pomeriggio era dolce, Jonathan estrasse da un involucro di carta due biscotti di marzapane “a te signorina Andrew” disse porgendoli a Candy. La ragazza ne fu sorpresa, non ricordava nemmeno quando fosse stata l’ultima volta che qualcosa di dolce aveva sfiorato le sue labbra “grazie Jonathan.”
“Sostiamo sotto quel platano, ti va? Il gioco della luce del sole fra le fronde mi piace, è…” Jonathan si concesse una risatina ironica “terapeutico in un certo senso.”
Candy osservò a sua volta i grossi rami del platano, era passata diverse volte lungo quella strada, sempre di corsa, sempre con il cuore a mille e il rumore degli spari nelle orecchie, si rammaricò di non averlo notato.
“Non avevo mai fatto caso ci fosse un albero così grande qui”
“Beh capita a tutti di lasciarsi sfuggire dei dettagli”
“In passato non sarebbe accaduto” mormorò Candy “non riesco più a riconoscere bellezza in nulla”
“Candy…”
Lei scosse il capo e forzò un sorriso “perdonami sono solo stanca, piuttosto voglio sapere dove sei stato, ero in pensiero, temevo che…”
Lui la fermò “sono qui sano e salvo. Parleremo tra un minuto ho buone notizie, sono riuscito ad inviare messaggi tramite telegrafo e credo di aver trovato un modo per…Candy mi ascolti?”
“E’ arrivata una lettera la scorsa settimana, ho pensato me l’avessi mandata tu. Ero così presa nel tentativo di…” Candy si morse le labbra “ho aspettato ad aprirla, l’ho riposta accanto alla mia branda, desideravo leggerla tanto quanto ne avevo paura. Sono stata sciocca. Ha piovuto così tanto i giorni scorsi, tuonava la terra e tuonava il cielo, abbiamo dovuto spostare molti feriti nella parte più interna delle grotte perché l’acqua scivolava copiosa lungo le pareti, taluni sono talmente debilitati che basta un nulla perché si ammalino. Quando sono tornata per recuperare la lettera era talmente zuppa d’acqua che l’inchiostro ormai ne aveva fatto un’indistinta macchia scura” alcune lacrime le umidirono gli occhi “solo il nome era ancora leggibile.”
“Quale nome?”
“Albert” la ragazza si strinse nelle spalle “sono stata ad osservare quel nome scritto con quella grafia che mi è tanto famigliare ed ho provato un dolore indicibile Jonathan. Avrei avuto bisogno di quelle parole, delle sue parole, ora più che mai. Avrei dovuto aprirla subito, avrei dovuto…”
Il ragazzo le cinse un braccio intorno alla vita “Candy stai tranquilla, la ferrovia sarà riparata presto e anche così non fosse ho intenzione di portarti via da qui. Non è giusto rimanere, non serve.”
Lei si scostò “non posso andarmene, non potrei mai!”
“Sì invece, porteremo Terence con noi. Ho fatto degli accordi, un vecchio furgone ci permetterà di arrivare fino a Calais e da lì troveremo un modo per raggiungere l’Inghilterra.”
Candy lo guardò risoluta “sono un’infermiera ed il mio posto è qui perché è qui che ho scelto di essere.”
“Candy”
“non cambierò idea Jonathan” gli si fece nuovamente vicino “ma c’è comunque una cosa che puoi fare per me ed è salvare Terence. Lui deve tornare in America, ha bisogno della sua famiglia prima che tutto possa essere perduto.”
Una nuova ombra attraversò gli occhi di Candy, un’ombra che fece stringere in petto il cuore di Jonathan “non si è ripreso?”
Candy annuì “la ferita va meglio non è più in pericolo”
“ma?”
La vide serrare i pungi “ma è inutile, lui non è qui, non c’è nulla del ragazzo che ricordo, i suoi occhi non si posano su niente e nessuno, è come se mi passasse attraverso, come…” prese fiato nel tentativo di calmarsi “gli parlo di molte cose, oh cose così schiocche! Gli ho confidato perché mi sono tagliata i capelli e perché una cosa tanto futile mi faccia sentire più coraggiosa, della mia abitudine di muovere le mani mentre parlo e quanto significhi per me essere un’infermiera, del perché ho fatto questa scelta. Gli racconto la mai giornata, gli ripeto di quanto sia fortunato ad essere vivo, di quanti non sono tornati né mai torneranno alle loro case, mi arrabbio…mi arrabbio talmente che vorrei prenderlo a ceffoni. Lo feci una volta sai!? Gli diedi un ceffone così forte e lui me lo restituì con altrettanta foga. Nei suoi occhi si animava sempre qualcosa, non avresti potuto descriverlo, non avresti potuto indovinare cosa quell’animo impetuoso stesse combattendo dentro di se. Eppure…” Candy poggiò la fronte contro il tronco antico del platano “eppure ogni cosa in lui aveva il sapore della vita e dell’audacia. Sembrano passati mille anni. E’ così strano.”
Jonathan la osservò, non erano passate che poche settimane dal loro ultimo incontro eppure la ritrovava molto più adulta, non più una ragazzina ma una donna, una giovane donna adulta consapevole e forse, temette, per la prima volta disillusa.
“Cos’è che è strano?”
 Lei alzò le spalle “ti capita mai di associare le persone a qualcosa Jonathan? Sei un poeta dopotutto…”
Lui annuì “beh poeta è una parola grossa, è più corretto dire che mi piacerebbe esserlo ma sono ben conscio dei miei limiti. Però capisco cosa mi stai chiedendo. Prendiamo Scott, l’ho sempre associato ad un turbine di vento. Chi può catturare il vento? Di certo non il sottoscritto.”
Candy sorrise tristemente, sedettero addossati al tronco e senza pensarci la ragazza poggiò la testa contro la spalla della giacca sdrucita di Jonathan “quando conobbi Albert era estate, ero disperata perché la mia più cara amica veniva adottata ed io avrei dovuto rinunciare a lei e forse alla prospettiva di avere una famiglia. Il mio singhiozzare fu interrotto dal suono della cornamusa, il mio bel principe della collina splendeva come il sole di quel pomeriggio. E quindi da allora ogni mattinata estiva porta con sé il sorriso di Albert.”
Jonathan sorrise “è molto romantico”
“Anthony invece era la primavera, la primavera della mia prima adolescenza, il primo amore. Il profumo delle rose e di un futuro possibile”
“E Terence?”
Si guardarono per un istante prima che il suono della sirena colmasse il silenzio, era l’allarme antiaereo. Entrambi balzarono in piedi scrutando il cielo “stanno arrivando gli Stuka!”
Candy si voltò verso l’accampamento “non…non possono bombardare il campo ospedale!”
“Ma le trincee sì” Jonathan l’afferrò saldamente per un braccio “dobbiamo tornare alle grotte svelta!”
Corsero a perdifiato a ritroso lungo il sentiero, un velivolo dietro di loro si stava pericolosamente abbassando e Jonathan fu costretto a spingerla in una macchia di pruni, rotolarono tra le sterpaglie e quando Candy riuscì ad alzare il capo riconobbe il suono implacabile di un mitragliatore abbattersi sopra la trincea.
“Vigliacchi!” l’istinto la spinse ad uscire da quel nascondiglio di fortuna e Jonathan fu costretto a trattenerla con tutta la forza che aveva “Candy non fare idiozie!”
“Lasciami!”
Lui la strattonò con rabbia “vuoi andare a morire Candy! E’ questo che vuoi!”
“Dobbiamo fare qualcosa Jonathan…dobbiamo…” ma l’espressione del ragazzo era inequivocabile ed anche lei sapeva bene che nulla si poteva fare, sì lasciò cadere a terra schiacciata dal peso dell’impotenza mentre lo Stuka si rialzava in volo dopo aver preteso il suo tributo di sangue.
 
 
Quando poterono ritornare al campo lo spettacolo che si presentò loro era agghiacciante, soldati, infermieri e medici correvano da un capo all’altro delle trincee, sembravano formiche impazzite mentre con barelle o mezzi di fortuna caricavano i pochi superstiti per portarli verso le tende. Candy riconobbe Anne, era pietrificata accanto ad uno degli accessi alla trincea, le mani tremavano visibilmente, la bocca sembrava voler emettere suoni ma la voce non usciva. Candy le fu accanto “Anne” l’attirò a sé “Anne!”
“C…Candy…Candy” scoppiò in lacrime “moriremo Candy, moriremo!”
“No tu non morirai. Ascoltami ora devi ascoltarmi” la scosse ancora “devi tornare alle grotte entrerò io nella trincea, dov’è Flanny?”
Anne scosse il capo “non lo so non lo so”
“Va bene, respira Anne okay, ne abbiamo viste tante non devi mollare ora. Respira e torna alle grotte”
“ E se attaccassero di nuovo? E se colpissero le grotte? Ci cadrebbero addosso Candy moriremmo tutti schiacciati.”
“Quei mitragliatori non possono nulla contro le grotte” intervenne Jonathan “stai tranquilla e fa quel che dice Candy.”
Anne si sforzò di annuire, respirò profondamente un paio di volte riuscendo ad allontanarsi.
“Non credevo avrebbero mai fatto una vigliaccata simile!” Candy era fuori di sé
“Probabilmente era un solitario” commentò Jonathan fissando inorridito corpi mutilati e agonizzanti, le urla strazianti che provenivano dalla trincea.
“Candy!”
“Flanny!” fu sollevata di vederla sana e salva
“Il Dottor Martin ha bisogno di quante più infermiere possibile te la senti di andare alle tende operatorie?”
Candy annuì con convinzione poi si voltò verso Jonathan “anche tu devi andare alle grotte io tornerò presto”
“Potrebbe esserci un altro attacco”
“Non ho intenzione di morire Jonathan ci sono ancora molte cose che devo fare. Ti prego aspettami alle grotte.”
Ma Jonathan fu irremovibile “sarò molto più utile quaggiù, avranno bisogno di braccia forti per trasportare i feriti”
“Ci serve tutto l’aiuto possibile ”asserì Flanny “stanno iniziando a violare le regole, sulla costa si combatte da tre giorni senza sosta e gli Uboot stanno tentando di affondare quante più navi possibili, pare che un piroscafo inglese  sia stato  silurato la scorsa notte.”
Jonathan impallidì “vuoi dire che non è possibile attraversare la Manica?”
“Solo un folle lo farebbe.”
  
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