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Autore: Reb_15    16/03/2021    0 recensioni
Alex se ne è andato e Jo è rimasta da sola a rimettere insieme i pezzi, le serve però un ponte per superare l’abbandono del marito e lo trova in Jackson Avery.
P.s.: ho iniziato a scrivere la storia dopo la messa in onda dell’episodio 17x07 ma questa non segue fedelmente gli avvenimenti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackson Avery, Jo Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1: UN PONTE VERSO ALTRI UOMINI

 
Alex la aveva lasciata, con una lettera. Non c’erano stati baci d’addio, non aveva potuto convincerlo a rimanere. Doveva ammetterlo, aveva pensato più volte di raggiungerlo in Kansas per parlargli, avrebbero potuto trovare una soluzione, Izzie si sarebbe potuta trasferire a Seattle con i bambini, in fondo ci sono tantissime cliniche oncologiche in cui avrebbe potuto lavorare e insieme avrebbero cresciuto Alexis ed Eli. Ma lui se ne era andato. Non si era voltato indietro, non aveva pensato ad un modo per far andare le cose e ora toccava a lei rimettere insieme i pezzi con colla e scotch, come diceva la Bailey, per provare ad andare avanti. 
Allungò la mano per suonare il campanello dell’attico, ma cosa le era venuto in mente? Jackson Avery? Non che non fosse un bel ragazzo, per intenderci, era proprio bello, ma anche un amico, almeno così credeva, un amico di Alex in realtà, che è più o meno la stessa cosa.
Il “din-don” del campanello la fece sobbalzare, non si era nemmeno resa conto di aver posato il dito sul bottone e di aver fatto pressione, non c’era più via di scampo. Sentì dei rumori al di là della porta, Jackson aveva sicuramente sentito ora si stava accingendo ad aprire. Si guardò intorno, il corridoio era vuoto e l’ascensore piuttosto vicino, ancora al piano, forse poteva risalire e tornare a casa. Nello sviluppare tutti quei pensieri aveva esitato e ora si trovava di fronte un Jackson Avery sorridente che la invitava ad entrare. Varcando la porta vide candele ovunque, fiori e stuzzichini sul tavolino del salotto. Oh no, era un appuntamento! Eppure a lei sembrava di essere stata chiara nel spiegare la situazione. Le serviva un ponte. Un ponte che la conducesse da suo marito a tutti gli altri uomini, doveva essere solo sesso, solo una volta. Oh Jackson! Si guardò le gambe, non aveva nemmeno indossato i pantaloni e la felpa arrivava a mala pena a metà coscia, lui era lì che la guardava, indossava una bella camicia e dei jeans. Le venne quasi da ridere, si era preparato per lei, per quel “non-appuntamento-che-forse-uno-dei-due-aveva-preso-come-appuntamento”. 
- Avevo portato del vino - disse sorridendo e porgendo al ragazzo la bottiglia incartata che aveva comprato al supermercato poco prima.
- Hai… hai già bevuto vedo - come era carino tutto imbarazzato, le guance erano diventate più rosee e si era passato una mano dietro la nuca.
- Si, ma adesso possiamo bere insieme… -
Si avvicinò pericolosamente a lui, gli posò una mano sul petto. Era così muscoloso, sentiva i battiti del suo cuore che aumentavano gradualmente velocità, il respiro si faceva quasi affannoso. Poi le loro labbra si unirono, calde e morbide, in un bacio sorprendentemente dolce e sensuale. Di colpo si sentì catapultata al giorno del suo matrimonio, il vento sui capelli, l’odore dell’oceano che si sentiva dal ferryboat. Alex sembrava così felice quel giorno, forse fingeva? Come aveva potuto lasciarla e far finta che tutto quello non fosse mai accaduto? Una lacrima iniziò a rigarle il volto e a ruota arrivarono anche i singhiozzi.
- Ehi Jo, tranquilla, è tutto a posto. Forse era solo un po’ troppo presto - Jackson le sorrise mettendole una mano intorno alle spalle ed invitandola a sedersi sul divano.
- Mi dispiace così tanto, Jackson. Volevo solo strappare il cerotto - i singhiozzi si fecero più forti.
- Dovevi essere il mio ponte e invece… guardami, sono patetica! Ero venuta per fare sesso e ora sono seduta sul tuo divano a piangere come una ragazzina del liceo dopo essere stata respinta dalla sua prima cotta! -
- Non è vero, non sei patetica. Sei solo ferita. Alex, tuo marito, ti ha ferita abbandonandoti. Ma non è colpa tua, va bene? Non è colpa tua - 
La strinse in un abbraccio dal sentore così familiare, tanto che per un attimo si sentì al sicuro, come in una tana accogliente e confortevole. Però non poteva rimanere lì, avrebbe complicato le cose, era solo un ponte, il ponte del sesso, ma ormai non aveva più voglia quella sera.
Non appena Jackson sciolse l’abbraccio si alzò, prese la borsa che aveva appoggiato vicino all’ingresso e dopo un breve saluto se ne andò. Appena uscita dall’edificio si appoggiò con le spalle alla parete e buttò fuori tutta l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento. Era incasinata, veramente incasinata.
   
 
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